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6.7.21

CARO DAMILANO, DOPO GENOVA 2001 NON ARRIVÒ O ALMENO NON DEL TIUTTO L’ANTI-POLITICA

Da ex simpatizzante ed aderente al gruppo cittadino  locale del m5  dopo il 2001  perché  ...  ma questa è  un altra storia   .... posso dire che la verità  sta nel mezzo.  infatti  se da un lato è  vero che dopo il g8 del 2001 è stato un crescere di populismo  ed demagogia  di cui molti  grillini  ed
ex grillini confluiti nel centro destra sono l'esempio  e qui concordo  con Giovanni Mari  autore  -- da me  intervistato   per  il nostro blog --   di Genova,vent'anni dopo il g8 del 2001, storia  di un fallimento  e  Damilano   . Ma allo stesso tempo come dice Salvatore Cannavò in  

CARO DAMILANO, DOPO GENOVA NON ARRIVÒ L’ANTI-POLITICA
Il Fatto Quotidiano   5\7\2021

C’è una sinistra intellettuale talmente ossessionata dal M5S che non riesce a guardare nemmeno dentro la propria storia. Si prenda l’espressoe l’editoriale che il suo direttore, Marcodamilano, dedica a Genova 2001 e alla Diaz. Che se ne trae da quella storia? Che la dura repressione poliziesca, di cui Gianni De Gennaro non si è mai scusato, e la contestuale violenza dei Black bloc hanno distrutto quel movimento rendendolo un ’ 68 “durato 48 ore”. E quella potenzialità politica, quella speranza, finendo in un buco nero, ha consegnato giovani e meno giovani all’antipolitica. A Beppe Grillo. Solo che il G8 è del 2001, il Vaffaday è del 2007. In mezzo? Dopo Genova c’è la stagione dei Social forum, un movimento contro la guerra indicato dal New York Times come “la seconda potenza mondiale”, soprattutto c’è la sinistra al governo. Prodi e Bertinotti, Agnoletto eurodeputato e deputati che vengono da quel movimento eletti da Rifondazione. Semmai è la delusione di quell’esperienza, la sinistra che si fa casta e potere, a spingere milioni di elettori verso i 5 Stelle. Ma quell’energia non si spegne ancora: realizza il referendum per l’acqua pubblica nel 2011, scende in piazza con gli Indignados in quello stesso anno, dopo che aveva manifestato contro il governo Berlusconi. E solo dopo l’ennesima mazzata politica, il governo Monti, favorito ancora da quella pseudo-sinistra rimasta in campo, si dilegua. Dieci anni dopo. Ora, possiamo capire l’acrimonia versogrillo,la foga di voler costringere tutto in una chiave di lettura precostituita arriva a negare la vita e la realtà di quelle centinaia di migliaia di persone che attraversarono Genova venti anni fa. E offrirono una chance di rinnovamento alla sinistra, che questa si guardò bene dal raccogliere. Allora si spiega meglio perché la sinistra italiana e gli “spiegoni” dei suoi cantori non ne azzeccano una.


 non c'è  stata  l'antipolitica  vera e propria  ma al più antipartitismo o  dei tentativi poi naufragati nelle paludi dellla politika ( ho usato la k per differenziarla da quella vera ) o per  parafrasare  uno slogan del m5 degli esordi nell'olio della scatola di tonno da cui si volevano togliere i tonni .

28.6.21

genova 2001-2021 brucia ancora . intervista a Paolo e Daniele valeri autori della pagina facebook back to the G8  

 in sottofondo  

La legge giusta - Modena City Ramblers





Nel tentativo di analizzare quei giorni,  diu cui  fra  un meno di mese  saranno  20 anni ,  per  una serie    d'articoli  trovate   qui  e  qui  i primi due    su   ho   intervistato  Paolo e Davide  Valeri (   ne  avevo   giùà  accenato   nel mio post  : <<    )   che da 4 mesi esplorano, a vent’anni di distanza, gli eventi del G8 di Genova del 2001 con un canale video, un podcast audio e un libro pronto per essere pubblicato.  Paolo e Davide, sono   

  Due ragazzi, da oramai quattro mesi stanno ripercorrendo, nella loro pagina   facebook  https://www.facebook.com/backtotheG8/  con una maturità e responsabilità storica che fa loro onore, quegli eventi.
 Un libro pronto per essere pubblicato, un  canale video, un podcast audio, chiacchierate e interviste di facile fruizione per  chi non c'era  (  soprattutto  le nuove  generazioni   nate fra   acavolo  fra  il vecchio  e  il nuovo millenio   )   ma   chi    c'erà  ed   ha  volutamente   meno dimenticato ( ecco  un  mio  riferimento   all'ultima  domanda   a loro rivolta  : << nebbia o stato  ? >>  . La mia curiosità era tanta, soprattutto  perr  capire  come le  nuove  generazioni    vedono tali eventi  ,  le domande erano molte, e poi alla fine ahi   deciso di fare un intervista        sintetica   \  quasi informale  .  Vifaccio uno  spoiler  😁  sono  due  bravi ragazzi   fra  quie  ochoi  che  non hanno mandato il cervello all'ammasso  .  

 Buona lettura!


( IO )
Secondo voi com'è possibile che persone che ora hanno 6\10 anni o peggio sono nate nello stesso anno dei fatti della Diaz e di Bolzaneto (solo per citare gli episodi più gravi e vergognosi del g8 di Genova 2001) sanno tutto sul'11 settembre e niente su quella che può essere considerata la più grande violazione dei diritti umani a livello europeo?

( Davide e Paolo )
Per prima cosa l’11 settembre è stato un evento che ha molte meno sfumature, soprattutto per gli americani. Si è impresso nella loro memoria con forza, probabilmente anche per la tragicità con cui è stato vissuto all’interno della società americana (non solo per i morti, ovviamente, ma anche per la sensazione di essere stati violati, di essere stati attaccati su suolo nazionale).

E questo ricordo, in definitiva divenuto un tratto identitario, è arrivato fino a noi con molta forza, molta linearità.

Al contrario un certo modo di raccontare Genova, quel modo semplicistico che mira ad assegnare torti e ragioni ancora prima di capire le dinamiche, ha di fatto annacquato quei fatti nella memoria collettiva. Se è vero che per chi li ha vissuti sulla pelle e per chi si è preso la briga di capire quei giorni c’è la necessita di ricordare, di far sopravvivere quella memoria come un monito; per la maggioranza ancora oggi non è chiaro cosa sia successo. Genericamente si sa che la polizia ha “un po’ esagerato”, che qualcuno di troppo è stato menato e che è morto un ragazzo che voleva aggredire dei carabinieri con un estintore. La memoria collettiva è ancora troppo vaga e imprecisa perché diventi identità e produca una presa di coscienza: per questo ci siamo messi a raccontare il G8 di Genova, Perché pensiamo che sia necessario che le giovani generazioni facciano propria quella memoria come è stato per i grandi momenti civili della nostra storia, dal Risorgimento alla Resistenza.


(I ) Come è potuta bastare una generazione per perdere (salvo casi isolati come il vostro) la memoria di un evento così grande e farlo diventare nebbia e stato?

( D e P ) Perché la memoria è una cosa labile e viva. Labile perché il tempo la sbiadisce e ne cambia i contorni, ci sono un sacco di studi che testimoniano come i nostri ricordi vengano ricostruiti a posteriori e non sempre riescano a collimare coi fatti reali. Viva perché se non la si condivide, se non si fa della memoria un tratto comune, diventa solo un ricordo personale. Magari bello, significativo per chi l’ha vissuto ma privo di valore per la collettività. 

Quando uno si sposa si fa le foto proprio perché quando le riguarda ritrova un suo momento importante ma vissuto assieme alle persone che per lui erano significative, e questo su più larga scala succede anche con gli eventi storici. Eppure proprio per queste sue caratteristiche la memoria, e la memoria condivisa ancora di più, ha la necessità del confronto, dello scambio, del racconto. E’ evidente che qualcosa non ha funzionato: non credo per colpa di chi ha raccontato le proprie esperienze, anche contraddittorie, ma probabilmente a seguito di quella narrazione, portata avanti un po’ da tutti i media, che ha sempre presentato i fatti di quel luglio del 2001 attraverso la lente deformante degli opposti estremismi. Per questo oggi, a vent’anni di distanza, ci sembra necessario storicizzare in maniera diversa quella memoria e ci piace pensare di dare il nostro piccolo contributo in quella direzione in mezzo ai tanti che ci provano. Perché in definitiva basta che una generazione abdichi al dovere di raccontare ciò che ha vissuto e quella successiva si ritroverà orfana di quella storia.
  

( I ) Dal libro di Giovanni mari, da voi intervistato sembra che dal g8 di Genova non siano usciti né vincitori né vinti. Secondo voi invece?

( D e P ) Giovanni Mari parla di fallimento e lo fa in maniera puntuale, passa in rassegna gli attori di quei giorni e spiega chiaramente perché ritiene i loro comportamenti fallimentari: non è una questione di secondo noi o secondo altri, è così. Sono dati di fatto, non opinioni. Tuttavia se dobbiamo dirti dove non riusciamo ad essere concordi con lui è nel principio, ci sembra che il difetto stia nel manico. 

Cioè, perché bisogna decretare vincitori e vinti? Genova non è una guerra. 

E’ stata guerriglia di strada, questo è certo. 

E’ stata conflitto sociale, ovviamente: tra le idee del movimento e le istanze di poteri sovranazionali. 

Ma Genova è stato un attacco, una risposta ad un tentativo di coesione sociale attorno a principi e valori giusti. 

E di nuovo i giudizi non c’entrano niente: sono i fatti che parlano. Dopo vent’anni i punti dell’agenda che aveva il movimento sono diventate le emergenze condivise, a volte in parte o per convenienza, da quello stesso potere che ne esigeva la repressione. 

Insomma il problema non è chi ha vinto o chi ha perso vent’anni fa, il problema è trovare una memoria condivisa delle azioni e delle reazioni che erano all’opera allora e lo sono ancora oggi, perché siamo noi oggi che abbiamo tutto da vincere o tutto da perdere. 

( I ) Mario Placanica: assassino o capro espiatorio? 

( D e P ) Assassino non lo sappiamo, di sicuro non per la giustizia italiana che ha ritenuto l’azione a lui imputata come legittima difesa. 

Eppure ancora troppi sono i dubbi sulla dinamica. Non quella di piazza Alimonda, che ormai ci è chiara, ma quella all’interno del defender: non sappiamo con certezza chi c’era, chi ha sparato, perché quella camionetta stava lì. 

Haidi Giuliani ce lo ha detto chiaramente, lei non crede che sia stato Placanica a sparare, e al di là di condividere o meno la sua opinione i dubbi comunque rimangono e sono oggettivi. La mancanza di un indagine seria sulla morte di Carlo Giuliani è uno dei motivi per cui la memoria sui fatti genovesi è diventata così debole alla prova del tempo. 

Capro espiatorio senz’altro, con che grado di connivenza non ci è dato sapere ma sicuramente in certa misura Placanica è stato consapevole del meccanismo in cui era entrato. Un meccanismo che lo ha stritolato facendolo scivolare nelle maglie dell’istituzione psichiatrica e, senz’altro, gli ha rovinato la vita. 


(I ) Dopo 20 anni i fatti del g8 di Genova sono nebbia o stato?

(D e P ) cosa intendi nell'ultima domanda con l'espressione "nebbia o stato" ?  Ci sembra di capire che tu ci stia chiedendo se per noi quei fatti rimangono in qualche modo inconoscibili (nebbia) oppure è possibile assegnare delle responsabilità alla catena di comando (stato): è corretto ?

  ( I )  si proprio cosi . è una mia parafrasi della canzone Dalla foce al porto (Ciò che non siamo) Vito Rorro e Mayda Guerzoni contenuta nel cd "Piazza Carlo Giuliani .  

 ( D  e P  ) 

Nebbia fitta: nonostante tutto, persino di fronte all’accertamento dei fatti sfuggono le responsabilità politiche, sia nazionali che sovranazionali. Nemmeno oggi, a posteriori, è possibile dire qualcosa di critico in modo fattuale sulle responsabilità di chi generò quegli eventi. 

Nebbia di Stato, si potrebbe dire. Quella nebbia tipica che si genera quando i meccanismi del potere si autotutelano, una dinamica che in questo paese è tristemente comune e reiterata fin dalla nascita dello stato unitario.

Però, per chiarezza, non vorremmo dare la lettura di uno Stato forte che imbriglia e imbroglia le masse. In realtà i fatti di Genova si sono prodotti proprio perché il potere si trovava in una posizione di debolezza estrema. 

Era debole il consenso a quelle istituzioni sovranazionali a cui il movimento opponeva la sua critica, quello stesso consenso (ricordiamolo, a livello planetario) indeboliva la capacità di sfruttamento economica e delle elité ad esso connesse. Era debole il nostro neonato governo Berlusconi, che necessitava di accreditarsi sulla scena internazionale avendo un background non proprio da grande statista. Erano deboli le forze dell’ordine, coi vertici nominati dal precedente governo di centrosinistra ma desiderosi di vedersi confermati dal centrodestra in ascesa.

In definitiva, forse, più che nebbia di Stato è stata la presenza di uno Stato talmente debole da diventare lui stesso evanescente, come fatto di nebbia: la nebbia di quei gas lacrimogeni che hanno impregnato di nuvole tossiche la città e i polmoni di chi in quel momento aveva il potere dalla sua. La forza delle idee giuste e della condivisione con tanti altri, alla fine la forza stessa del futuro. 




19.6.21

Genova vent'anni dopo . IL g8 del 2001 storia di un fallimento . mia recensione - intervista all'autore Giovanni Mari




canzoni consigliate
PIAZZA ALIMONDA - Francesco Guccini
Sidùn - Fabrizio De André


Tra un mese  e  qualche  giorno saranno  20 anni   (  come passa in fretta  il  tempo 😥)   dal G8  di Genova  2001    e  già  iniziano  ad essere pubblicati libri   , speciali giornalistici -televisivi , ecc    su tali avvenimenti .
IL primo   o  almeno uno  dei  primi   ad essere usciti  é GENOVA, VENTI ANNI DOPO. IL G8 DEL 2001, STORIA DI UN FALLIMENTO (People editore, 180 pagine, 15 euro).  di  Giovanni Mari , giornalista, per quasi vent’anni si è occupato dello scontro tra i partiti italiani. Lavora per "Il Secolo XIX".
Appena ho letto il libro sono ritornato ali quei giorni e alla collaborazione  con il libro suo fatto del G8 Genova nome per nome   di Carlo Gubitosa e con il forum  poi culminato  in un intervista a uno della contro inchiesta pillolarossa sulla vicenda di piazza Alimonda . Collaborazione  derivata da un processo di trasformazione della frustrazione  e senso di colpa per non essere andato ma ero fisicamente impedito ero fratturato al ginocchio  e poi miei reduci soprattutto mio padre dai movimenti del 68\77 non volevano che andassi per paura ,poi confermata dagli eventi ,  di quello che sarebbe successo. un libro a 360 gradi quello di Giovanni Mari .
Esso mi ha confermato  alcune mie ipotesi in particolare quella del perché  alcuni giornalisti  che fecero delle contro inchieste come  sul  link  caso di Carlo Giuliani  hanno scelto  di farlo e le hanno pubblicate online in anonimato. un libro  che non risparmia  nessuno . infatti  
A distanza di 20 anni il G8 di Genova ci si   chiede se  si può storicizzare, quanto accadde in quel luglio 2001 si può dare un giudizio. Secondo   quanto sostiene il giornalista e scrittore genovese   la  risposta  è Si . Egli   In quei giorni era in piazza come tutti i giornalisti  per raccontare tali eventi, oggi ha voluto emettere una sentenza sull'operato dei protagonisti. Sentenza che è indicata nel titolo el titolo  del libro  : "Fallirono tutti - spiega Mari all'ANSA -. Anche noi giornalisti". "Cosa è accaduto si sa - spiega l'autore -, a me interessava giudicare. Alla fine ho raccontato 8 fallimenti": i capi di stato e i manifestanti, i governi, la politica, l'intelligence, le forze dell'ordine, la magistratura, i media.

Per ciascuno Mari ha emesso la sentenza dopo avere ricordato la morte di Giuliani, i disordini, le cariche della polizia, la 'macelleria messicana'. Bush, Prodi e gli altri "passarono come fantasmi a Genova senza toccare temi fondamentali dell'agenda come acqua e ambiente", fallirono D'Alema e Berlusconi. "Fallì l'intelligence che non si accorse dei segnali o non fu in grado di farsi ascoltare", le forze dell'ordine "sbagliarono strategie e tattiche". Mentre il centrodestra dava la caccia "alle zecche comuniste" e "Fassino toglieva dal corteo il simbolo". Fallì la magistratura "che alzò un polverone sulle forze dell'ordine e poi lasciò correre le prescrizioni, non toccò la catena di comando e i Black Block. E si fece scavalcare dalla Ue sulle torture". "Fallimmo noi giornalisti - dice ancora Mari -, troppo prudenti sulla sospensione della democrazia e incapaci di distinguere tra violenze di manifestanti e forze dell'ordine".    Fallì il movimento "che aveva ragione ma ha regalato la lotta per i beni comuni a Grillo e la lotta progressista al multi nazionalismo al sovranismo incattivito". Il libro dice chi sbagliò strategie , chi guidò i reparti e chi raccontò bugie. A vent'anni dal G8 di Genova, dai gravi fatti che hanno offuscato il summit e che lo hanno reso - questi sì - una svolta definitiva nella Storia d'Italia, Giovanni Mari, giornalista genovese e testimone, ripercorre i vari fallimenti che hanno connotato quell'esperienza, rendendola unica e irreversibile: il fallimento degli otto Grandi, del governo italiano, dell'intelligence, delle forze dell'ordine, della politica italiana tutta, e poi ancora della magistratura, dei mass media e, infine, anche del movimento noglobal. Una sconfitta che pesa su tutti. Questo libro è un sincero e amaro giudizio di valore che, a distanza, parla del bisogno di una dolorosa rielaborazione che conduca passo passo a una verità difficile. Il contributo di Mari getta una luce diversa sulla lettura di quel terribile snodo che ha verosimilmente segnato la rappresentanza politica e le dinamiche di piazza di questo Paese nel nuovo Millennio.    "E' una analisi amara - dice Mari -. Le forze dell'ordine fallirono in modo eclatante, non per colpa dei singoli. Dispiace per la gente per bene che voleva manifestare e per gli agenti per bene che furono infangati per colpe non loro". a vent’anni dal G8 di Genova, dai gravi fatti che hanno offuscato il summit e che lo hanno reso – questi sì – una svolta definitiva nella Storia d’Italia .Egli nella duplice veste di giornalista genovese e testimone, ripercorre i vari fallimenti che hanno connotato quell’esperienza, rendendola unica e irreversibile: il fallimento degli otto Grandi, del governo italiano, dell’intelligence, delle forze dell’ordine, della politica italiana tutta, e poi ancora della magistratura, dei mass media e, infine, anche del movimento noglobal. Una sconfitta che pesa su tutti.  Ma  fu realmente cosi  ?    solo un fallimento  Vediamo di capire  il perchè    chiedendolo all'autore. 


C’è chi è stato picchiato, chi continua a sognare quei giorni, chi ha deciso di non avere figli, chi ha cambiato completamente vita e chi ha perso di vista il “movimento” ma spesso, in modo sotterraneo, ha continuato ad andare in direzione ostinata e contraria, perpetuando quello spirito. eppure a Genova ne usci sconfitto, secondo te, perchè? 

Certamente i giorni di Genova rappresentano una ferita aperta per un’intera generazione fatta di semplici cittadini che volevano manifestare per un mondo migliore, per i giornalisti che sono stati imprevisti testimoni e persino per gli uomini delle forze dell’ordine. Una ferita che non si rimargina e che ha un sapore eterno di sconfitta. Ma, chi per non dimenticare, chi per redimersi, chi perché è convinto che quelle istanze fossero giusto – come del resto lo erano, oggi possiamo dirlo – non rinuncia a ricordare e a parlare. Manifestare in piazza non è un mestiere, manifestare un pensiero è un dovere. Per questo quella destinazione ostinata e contraria resta un binario per molti irrinunciabile.

A 20 anni dai giorni del G8 di Genova quindi molte domande sono ancora aperte. quindi Perché è importante raccontare Genova a chi per anagrafe, per distrazione o per scelta non c’era ? 

Il G8 di Genova è stato uno scempio assoluto, in cui lo Stato ha toccato un punto bassissimo. Chi c’era, chi non c’era e poi ha saputo, chi c’era e ha sbagliato: tutti dovrebbero sentire il bisogno di parlare e raccontare, di spiegare come è stato possibile arrivare a una sospensione così plateale della democrazia, come è stato possibile consentire una repressione illegittima e immotivata, come è stato possibile abbandonare una città. Perché mai migliaia di poliziotti e carabinieri siano stati mandati allo sbaraglio, infarciti di false notizie e di ordini sgangherati.

Che cosa n'è stato del “movimento”, di quell’afflato collettivo massacrato dai manganelli e dai media? In quali rivoli si è disperso il fiume di persone che ha manifestato? 

Il movimento si è disperso più perché non ha saputo aggiornarsi che per le botte subite. Ha lasciato che la sua istanza fortemente progressista fosse presa in ostaggio da sovranisti e populisti. Da un lato c’è stato quell’endemico fenomeno di sclerotizzazione che ha generato un’involuzione del movimento, dopo che per anni si era esteso: prima aveva trovato una forte risposta a una forte domanda, poi non seppe più rispondere. Dall’altro lato, la stretta securitaria post-11 settembre fece il resto. E la politica non offrì una sponda credibile.

Qual è infine l’eredità, di Genova e chi ha raccolto e perpetuato questo capitale di idee ? 

L’eredità di Genova è nascosta. Nel ventennale vedo che molto si sta muovendo per recuperarla. Un sistema intero voleva seppellire le idee di giustizia sociale, c’era quasi riuscito. Adesso, vent’anni dopo, parlandone, tornando sui contenuti, finalmente senza la trappola delle minacce e delle veline, si può riaprire il discorso.

Un racconto collettivo (senza reducismo) per spiegare Genova a “chi non c’era” e per raccogliere quello che Alessandro Leogrande chiamava “il seme sotto la neve” e che ha germogliato tanti altri mondi possibili, dall’economia solidale all’informazione indipendente e il cui lascito è stato raccolto da Fridays for future e da altri movimenti, come quello dei referendum per l’acqua pubblica o Occupy Wall Street. Scrive Angelo Miotto, giornalista, documentarista radiofonico e comunicatore che nel 2001 ha seguito in diretta le vicende del G8 per Radio Popolare è possibile ?

Sì, il seme sotto la neve può germogliare. Ma deve trovare una strada nuova, non necessariamente di piazza. Guardiamo la campagna trasversale e innovativa che ha portato alla Tobin tax: ecco, quella può essere una strada. L’altra è quella di smascherare, con i fatti, le fake news che troppi spacciano sui social. Lì si annidano i migliori nemici del cambiamento.

29.12.17

domande agli amici e conoscenti della polizia e delle forze dell'ordine in generale perchè chi comette abusi viene promosso e chi li denuncia viene emarginato ?

leggendo  l'articolo     che  trovate  sotto  


Mi  chiedo   e  provo  a  girare la  domanda  (  anche  se  credo  che  sarà una delle tante  che    volano nel vento  e  che difficilmente  saranno raccolte     da  coloro  a  cui  è  rivolta o  da  qualche  spiritoso coraggioso  )   ad amici  \  che    ricoprono , o  hanno ricoperto , ruoli  non importa   quali   nelle forze dell'ordine    come  nel titolo : perchè  chi comette  abusi   viene   promosso  e   chi li denuncia viene emarginato ? come fanno a spportare e non  .... incavolarsi davanti a << [...] logiche interne della Ps sorprendono. Poliziotti che “hanno gettato discredito sull’intera nazione” non risulta abbiano subito sanzioni disciplinari e, scontata l’interdizione, rientrano ai piani nobili del corpo. Mentre funzionari che si sono macchiati di colpe assai meno infamanti subiscono durissime sanzioni. Vale la pensa ricordare il caso di Filippo Bertolami vicequestore romano che nella sua veste di sindacalista ha fatto denunce scomode sulla gestione della polizia, specie all’epoca di Gianni De Gennaro, Antonio Manganelli e Alessandro Pansa: sprechi, utilizzo di beni, promozioni di agenti condannati come quelli del G8. Poche settimane fa è stato sospeso per undici mesi complessivi perché non avrebbe stampato un documento e perché non si sarebbe recato nell’ufficio del superiore.>>
  la  news   è  questa


da


Dopo la nomina al vertice della Dia di Gilberto Caldarozzi, condannato a 3 anni e 8 mesi per i falsi verbali della scuola Diaz, a un altro dei condannati eccellenti per la “macelleria messicana” del G8, è stato affidato uno degli incarichi più prestigiosi della polizia italiana. Pietro Troiani, il vicequestore passato alla storia come l’uomo delle false molotov, il 21

L'immagine può contenere: spazio all'aperto
foto mia scattata nel  giugno 2016

dicembre è stato nominato dirigente del Coa, il Centro operativo autostrade di Roma e del Lazio: il più grande d’Italia. Come per Caldarozzi tecnicamente non si è trattata di una promozione. Troiani resta vicequestore proprio come Caldarozzi resta primo dirigente. Questa è stata la precisazione del Dipartimento di pubblica sicurezza dopo che Repubblica aveva pubblicato le critiche delle vittime e dei famigliari dei manifestanti massacrati di botte e arrestati con false prove nella scuola Diaz nel luglio 2001.

Ma è innegabile che i due incarichi, vice direttore dell’antimafia e dirigente del Coa di Roma della Polstrada, siano considerati “ruoli apicali” in seno alla stessa polizia.
Diverso sarebbe stato assegnare i due funzionari a uffici amministrativi, non di prima linea.
Invece, ancora una volta sembra essere totalmente inevasa la precisa indicazione dei giudici della Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) che nelle condanne all’Italia per l’assenza, all’epoca, di una legge sulla tortura, chiedevano al nostro paese di provvedere anche al blocco delle carriere e sanzioanre i funzionari che coprirono i torturatori materiali di Diaz e Bolzaneto.
Pietro Troiani, all’epoca in servizio al reparto celere di Roma, ebbe un ruolo decisivo nella vergognosa operazione Diaz.

dal film  Diaz - Don't Clean Up This Blood 2012 diretto da Daniele Vicari ed incentrato sui fatti del G8 di Genova.
Sapeva che a bordo della sua jeep c’erano due molotov recuperate ore prima in corso Italia e ordinò al suo autista di portarle nella scuola mentre era in corso la perquisizione. Il sacchetto con le bottiglie incendiarie passò fra le mani dei massimi dirigenti della polizia italiana dell’epoca e venne alla fine sbandierato come la prova regina per l’arresto dei presunti black bloc.
Le logiche interne della Ps sorprendono. Poliziotti che “hanno gettato discredito sull’intera nazione” non risulta abbiano subito sanzioni disciplinari e, scontata l’interdizione, rientrano ai piani nobili del corpo. Mentre funzionari che si sono macchiati di colpe assai meno infamanti subiscono durissime sanzioni. Vale la pensa ricordare il caso


 di Filippo Bertolami vicequestore romano che nella sua veste di sindacalista ha fatto denunce scomode sulla gestione della polizia, specie all’epoca di Gianni De Gennaro, Antonio Manganelli e Alessandro Pansa: sprechi, utilizzo di beni, promozioni di agenti condannati come quelli del G8. Poche settimane fa è stato sospeso per undici mesi complessivi perché non avrebbe stampato un documento e perché non si sarebbe recato nell’ufficio del superiore.



21.9.16

il caso carlo giuliani sarà riaperto da Mario Placanica ? intervista esclusiva a Mario Placanica



per la  sezione  avvocato delle  cause perse    intervisto  Mario placanica  . 
Ora qualcuno   dell'estrema  sinistra   storcerà  il naso   e  magarti mi toglierà  il contatto o mi rimuoverà  dai loro  gruppi  , ma  nell'omicidio  perché d'esso  si tratta (  se  fosse  avvenuto per legittima difesa  che  bisogno  c'era  di depistare  , occultare , depistare ,   manomettere la scena del  fatto e il cadavere , minacciare  fotografi   e fare  messe in scena davanti alle telecamere  , e non  dare la possibilità  alla  famiglia   di  far fare  una controperizia sul  cadavere      ) di Carlo giuliani  ci sono diverse  stranezze  che fanno si che Placanica  sia  un capo espiatorio  (  lo  ha  dichiarato lui stesso  a  questo  giornale  ) . 
Inoltre  se  Placanica  fosse  l'assassino   che interesse  avrebbe , nonostante  sia  stato assolto    a  far  riaprire il caso chiedendo  che una  nuova  Ctu ( consulenza  tecnico balistica in quanto non hanno mai estratto dal cadavere un suo proiettile e il vero proiettile non  si  è mai trovato e  secondo lo stesso Placanica   la  ferita   che  aveva  Giuliani sulla  fronte  l'hanno  causata loro per togliere  il proiettile  . 

Dopo  questa  premessa   veniamo  all'intervista  , ovviamente  a 360   gradi  cioè non solo  sul g8  e  il caso giuliani  

1) viste le  diverse  versioni   che hai dato  sui fatti  di piazza  alimonda qual'è quella  definitiva  ?

A MIO PARERE FACENDOMENE UNA RAGIONE DI VITA QUOTIDIANA IL PROIETTILE CHE UCCISE IL POVERO CARLO NON PROVENIVA DALLA MIA PISTOLA BENCHE' VICINI ,ED ANCHE LA STORIA DELLA SCHEGGIA DEVIATA SOTTO L'OCCHIO UNA MONTATURA, CARLO AVEVA IN FRONTE UNA CICATRICE A FORMA STELLARE,SOLO UN PROIETTILE DI FUCILE FAL PUO' INCIDERE UNA IMPRONTA DEL GENERE.
2) come  mai  a distanza  d'annimi pare  dal 2007\8  e nonostante  sia  stato proscilto  in maiera definitiva   riprendi  le  tue  denunce  non è che   c'è  una  soprtas  di vendetta   nei loro  confronti ?

NO DA PARTE MIA NESSUNA VENDETTA, MI RITENGO A MIO AVVISO INNOCENTE E VOGLIO GIUSTIZIA PER CARLO.
2)sei sicuro  che  la  richiesta  di una nuova perizia balistica   venga  accolta , e soprattutto eseguita  correttamente  , visto che per  esempio 
Nell'agosto del 2009, i giudici della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo nella sentenza pronunciata sul caso hanno stigmatizzato la decisione della procura di autorizzare la cremazione il 23 luglio, prima di conoscere i risultati dell'autopsia, soprattutto in considerazione del fatto che la procura stessa ha giudicato superficiale il rapporto autoptico. La Corte ha inoltre espresso biasimo per l'intervallo di tre sole ore concesso ai familiari di Giuliani tra la notifica dell'autopsia e l'esame stesso, cosa che secondo i giudici di Strasburgo ha verosimilmente impedito ai genitori di incaricare un proprio consulente.

QUESTO NON LO SO MA RIAPRENDO IL CASO FAREMO IN MODO CHE RIEMERGANO I FATTI DI PIAZZA ALIMONDA IN TOTUS ANCHE SENZA CHE CI SIA IL CADAVERE ,E QUESTO MI RAMMARICA PERCHE' POTEVA ESSERE FONTE DI PROVA.

3)  ci   puoi dire il nme  di questa associazione  che  ti aiuterà con le  spese legali ?

PER QUANTO RIGUARDA QUESTA ASSOCIAZIONE CHE MI AIUTERA' NE PARLERO' IN SEGUITO.
 4) nutri odio verso l'arma  ?

NO NON NUTRO NESSUN ODIO VERSO L'ARMA ,MI SENTO SOLO ABBANDONATO DAI MIEI AMICI CARABINIERI, DA UNA ISTITUZIONE CHE RAPPRESENTAVO.
 5)  se  ti fosse data la possibilità rientreresti in polizia o nell'arma   ?

SE POTESSI RIENTRARE RIENTREREI NELL'ARMA DOVE ERO COLLOCATO, ERA IL MIO SOGNO DA BAMBINO DIVENTARE DEI ROS.
6) sei pentito oltreche  deluso   del periodo trascorso nell'arma  prima del g8 ?

NO NON SONO DELUSO, NON HO BEI RICORDI PERCHE' DOVEVO RIGARE DRITTO MA LO FACEVO ORGOGLIOSAMENTE.
 7)  a che punto  sono i tuoi procedimenti  giudiziari    quello  del 2004 per  presunta  estorsione e  spaccio di droga ., quello  intentato dalla tua  ex   cioè  Denuncia e indagine per violenza sessuale e maltrattamenti contro minore ?

NO NEL 2004 NESSUN PROCEDIMENTO PER DROGA, BENSI SONO SOTTO PROCESSO A CAUSA DELLA MIA EX MOGLIE, MA ANCORA NON SI E' RISOLTO MA SONO FIDUCIOSO PERCHE' ANCHE IN QUESTO SONO VERAMENTE INNOCENTE E VE LO DICO CON IL CUORE NON C'E' STATA NESSUNA VIOLENZA ,ANZI IO SONO CONTRARIO.....
8)  Il 3 agosto 2003, durante un periodo di congedo per malattia, mentre viaggiavi da solo su una Ford Focus,  fosti vittima di un grave incidente perdendo il controllo del mezzo e gettandosi dallo sportello mentre l'auto finiva contro un albero, sulla statale 106, all'interno del comune di Belcastro, hai riportayto  la rottura di una clavicola, di alcune costole e la lesione di tre vertebre. Vittorio Colosimo, il  tuo legale affermò la sera dell'incidente: La dinamica dell'incidente stradale in cui è rimasto coinvolto Mario Placanica non è chiara. A prima vista, l'episodio appare inspiegabile. e annunciò la nomina di un perito ipotizzando un sabotaggio. Infatti tu  temevi  che qualcuno potesse danneggiare la sua auto per provocarti  un incidente. La decisione non venne poi messa in atto.  Come mai  , hai  lasciato  che   l'inchiesta aperta dalla procura di Catanzaro  sia  finita  archiviata?

NON PRESI DECISIONI IO SULL'ARCHIVIAZIONE MA L'AVVOCATO COLOSIMO, IN OSPEDALE VENNE MICHELE TRAVERSA DI AN PRESIDENTE DELLA PROVINCIA E DISSE A MIO PADRE CHE MI AVREBBERO PAGATO L'AUTO DISTRUTTA PERCHE' C'ERA FANGO SULLA STATALE PROVENIENTE DALLA COLLINA, MA NESSUN RISARCIMENTO NE PER L'AUTO E NEMMENO PER I DANNI FISICI.
9) qualcosa   d'aggiungere   , rettificare ,   qualche  appello  da  fare ?

PURTROPPO A CAUSA DELLA PERDITA DI LAVORO VIVO CON LA PENSIONE E NON MI BASTA NEMMENO PER AFFRONTARE UN PROCESSO E CHIEDO AIUTO A CHI VOLESSE CONTRIBUIRE ALLA MIA RIPRESA COSA CHE AVREI FATTO IO CON LE ALTRE PERSONE AD EFFETTUARE UNA RICARICA SULLA MIA POSTEPAY 4023 -6006-5458-6835  CODICE FISCALE PLCMRA80M13C352Z

6.8.16

l'utopia della memoria condivisa i fatti di via d'amelio e di piazza alimonda a confronto


anche se  voi  credete  assolti 
  siete per  sempre  coinvolti



Il post d'oggi è dedicato a tutti coloro che

Giuseppe Scano ha condiviso il video di La Cronaca Italiana.

30 luglio alle ore 23:10 ·










Sono passati 15 anni dal G8 e dai "fatti di Genova". Questi fatti, per l'esattezza.




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4Augusto Gal, Francesca Pedroni e altri 2

Commenti





Paola Scano Ancora.....
Mi piace · Rispondi · 30 luglio alle ore 23:17





Giuseppe Scano cara zia [ Paola Scano ] si fin quando l'italia è sotto processo a straburgo per i fatti della scuola Diaz e Bolzaneto , ed nonostante il monito della Ue è l'unica a non avere nel suo ordinamento un reato di tortura . ricordare i fatti oltre la data de il classico anniversario mi sembra doveroso

Mi piace · Rispondi · 1 · 31 luglio alle ore 9:45.


Marianna Bulciolu Sul reato di tortura Giuseppe ha tutte le ragioni. Uno stato che non riconosca la tortura come reato non può definirsi civile.

Mi piace · Rispondi · 31 luglio alle ore 11:50


come mia zia e chi ancora crede nell'utopia nel caso italiano della memoria condivisa che tende : << a cancellare l'"anomalia italiana", cioè la contrapposizione ancora viva nel nostro Paese - a causa della sua storia peculiare caratterizzata dal fascismo e dalla Resistenza - tra fascismo e antifascismo, tra proletariato e borghesia . è quello di sradicare dalla storia del nostro Paese e dalla memoria delle masse le idee stesse della Resistenza e del socialismo, impedire che vengano trasmesse alle giovani generazioni e far sì che queste sentano negli anni futuri soltanto la campana della borghesia e del regime neofascista[ e non solo . Che poi è lo stesso obiettivo che da un altro versante si propone il neo duce Berlusconi, con la sua campagna anticomunista viscerale >> ( da www.pmli.it/nonmemoriacondivisa.htm ) , accusando come i fascisti e i prefascisti ( i governi dell'italia post unitaria ) d'essere socialista e comunista anche chi non lo è o non lo è mai stato << con toni da dopoguerra >> e da guerra fredda . Infatti basta vedere qualche tempo fa la proibizione ( sembra d'essere ritornati a tempi della Dc negli anni 50 \60 con strascichi negli i anni 70\80 ) da parte del sindaco di Olbia Settimo Nizzi ( forza Italia ) ha proibito prima o alla biblioteca comunale poi ad un privato di trasmettere il film la trattiva di Sabrina Guzzanti
Non ci può essere una "memoria condivisa" fin quando : 1) si guardano le cose da una parte sola , 2) si negherà ed non si ha il coraggio di provare a rimettere in discussione la propria davanti all'evidenza davanti dei fatti o quando essa fa acqua da tutte le parti
Infatti ci sono eventi ed associazioni che pur faticosamente si avviano o almeno ci provano ad arrivare ad una vera memoria condivisa da non confondersi con i primi che ancora faticano o non riescono .


Ecco i fatti  i due  tipi di  fatti  


  • Quelli che ci provano ed a tratti ci riescono

Appartiene , fra alti e bassi , quello della strage di via d'Amelio ( ne riparlerò nel mio viaggio , vedere
per le puntate precedenti l'archivio del blog , viaggio suoi luoghi della contro storia d'Italia ) quella in cui morirono Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina unico sopravvissuto fu l'agente Antonino Vullo, scampato perché al momento della deflagrazione stava parcheggiando uno dei veicoli della scorta . Evento come potete vedere sotto ricordato con calma e pacatezza , salvo qualche polemica ( vere il fatto prima citato ) da gente d'entrambe le parti politico \ culturali .






Giuseppe Scano ha condiviso il post di L'ALBERO DI VIA D'AMELIO.
19 luglio alle ore 16:36
·










19 LUGLIO 1992 - Agostino Catalano,Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina ,Vincenzo Fabio Li Muli, Paolo Borsellino, VIVONO!!La mafia e' invisibile, ma NOI, la vediamo benissimo!!Bisogna liberarsi da questa catena feroce dell'omertà che è uno dei fenomeni sui quali si basa la potenza mafiosa. Si è legati a questo fatto dell'omertà, del non riferire nulla delle cose di Cosa Nostra all'esterno, di non sentire lo Stato, di sentire sempre lo Stato come un nemico o comunque come una entità con cui non bisogna collaborare. Speriamo che cambi il vento, che venga il libeccio, che si porti via quest'afa. ( Giudice Paolo Borsellino )


  • quelli che ancora sono una ferita aperta ed ancora dividono e sono terreno di scontro irruento oltre alla normale e civile dialettica


Il secondo sono i fatti del G8 di Genova 2001 in particolare la vicenda di piazza Alimonda \ omicidio di Carlo Giuliani .
Infatti c'è ancora chi si divide e si contrappone anche violentemente fra : chi lo vuole martire ed eroe . Atteggiamento che non condivido in quanto è una vittima insieme a Mario placanica che viene considerato ed lui stesso a dirlo ed altri elementi emersi nel corso degli anni ma mai portati a dibattimento od ad uno vero e proprio ) ., 2) va oltre nel dire era un assassino , con insulti alla persona ed ai genitori o chi come il caso di zero calcare che mise sul suo profilo facebook una locandina a cui lui partecipava subisce non sollo insulti anche pesanti ma segnalazione che portano al limite della bannazione da fb .
Ecco quello che mi è successo , qualche tempo fa , ne parlo ora a mente fredda , fu fb solo per aver messo un post fotografico ( foto da me scattata a Genova )

Giuseppe Scano ha condiviso la sua foto.
19 luglio alle ore 9:53
·

Domani ore 17 sono 15 anni








In cui ricordavo , senza nessun comento polemico e senza voler prendere posizione in merito al fatto in questione . Vi lascio ai commenti degli utenti per farvi un idea

A testimoniare il fatto che la vicenda di Carlo Giuliani sia una vicenda ancora aperta c'è la censura che ho subito su fb



Giuseppe Scano
19 luglio alle ore 14:27 ·




visto che i censori del Coisp Segreteria Nazionale mi rimuovano dalla pagina fb un commento al post su piazza alimonda fatto come potete vedere sotto in maniera provocatoria certo ma inoffensiva . Lo riporto qui

quello che non capisco , posso capire la titolazione di una via o una piazza ancora la vicenda divide ed una ferita da qualunque parte la si veda aperta , che fastidio vi da un cippo neutro senza nessuna dedica o esaltazione retorica (stava facendo il suo dovere , martire , ecc ) ma con solo su scritto il suo nome, ragazzo , di nascita e di morte ? allora vi faccio una proposta provocatoria in particolare alla vostra sede Lombarda e Mianese perché non raccogliete firme per rimuovere si trova in una piazza della questura non rimuovete la targa dedicata all'anarchico Pinelli ? a voi simpatizzanti ma anche no del Coisp







File:Nuova Lapide Pinelli.jpg - Wikimedia Commons

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oltre a quello ho già detto ecco alcuni commenti da tratti dal primo dei due link sulla vicenda di zero calcare ( vedi sopra ) che . Insieme al commento lasciato sul mio post provocatorio riguardante la censura del gruppo del sindacato di polizia Coisp che chiede d'anni con una raccolta firme la rimozione del cippo neutro ( senza nessuna frase retorica e mitizzazante ) di piazza Alimonda e che come tutti gli anni , quest'anno ha chiesto la piazza per affrontare per modo di dire a 360 gradi la vicenda giuliani e poi oltre a voler far rimuovere un cippo fa un convegno intitolato “L’estintore quale strumento di pace” ovviamente a senso unico ripetendo la solita litania , quando ormai lo sanno dovrebbero saperlo anche i muri che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti .




Marini Antonello Credo che sia doveroso ricordare Pinelli, non si può morire in quel modo ed è altrettanto doveroso ricordarci che chiunque anche a causa di reati persino i peggiori, quando cade sotto la responsabilità della legge e delle forze dell'ordine deve essere trattato secondo la legge ed essere al sicuro. Oltre la legge il diritto sta a Dio ammettendo che esiste. Questo deve essere la normalità in un paese civile umano, perché questa è la differenza tra il bene ed il male.




l'abelinato arrogantea day ago


i commenti sull'argomento confermano solo una cosa: genova e tutto il tempo trascorso da li in avanti purtroppo non sono serviti a un caxxo...avete vinto voi! tenetevi il vostro stato fascista e reazionario costruito al solo scopo di tutelare i ricchi e i potenti sulla pelle di chi sta sotto. vi auguro solo che non vi capiti mai di essere dal lato sbagliato del manganello...che so, magari il giorno in cui decideranno di fare una bella tav o un inceneritore nel giardinetto sotto casa vostra invece che in posti di cui non vi frega una cippa e proverete a protestare, mentre vi apriranno il cranio in due prima di trascinarvi in un tribunale cambierete idea su cosa è giusto e cosa è sbagliato...nel mio mondo per voi storto un "tutore dell'ordine" che spara in faccia ad un ragazzo resterà sempre e comunque sbagliato a priori, qualunque cosa stesse facendo quel ragazzo






Mari More


Prima di dire le solite banalità signori revisionisti informatevi meglio...qualcuno di quelli che commenta ad cazzum ha letto delle controinchieste o ha approfondito la questione? No xche pare che commentate sulla base di quel che vi ha raccontato Topo Gigio...



Concludend o posso affermare  che A 15 anni  dai fatti di Genova   e dalla morte di Carlo Giuliani, Genova è una ferita ancora aperta.  Genova  non è  finista    come dice  Zero Calcare  qui
A voi decidere se coltivare il primo tipo o il secondo tipo di memoria condivisa

4.6.16

Le cose miglioriu sono quelle poco note e non quelle del turismo morfi e fuggi . la mia visita a Genova

mettendo apposto le cose di genere sulla mia moleskina

 

ho trovato questi due bozze di post che avrei dovuto scrivere al mio ritorno da G enova . Eccole in ritartdo ma eccole qui .

La prima è il  racconto   de mio viaggio a  Genova   avvenuto  fra il  27  al  31  maggio   per  vedere la  mostra   fotografica  Genesi   di Salgado   . Mentre mi accingo  a riordinare  i mie pensieri sparsi   dele  giornate e  " dei diversi   tipi  "    di Genova  (  la  popolare   \  faberiana e  don Gallo      quella  dei vicoli   e  dei carrugi ,  quela  nobile  \  superba    dei rolli  ,    quellla  del terrore  del  G8 del 2001  Piazza  Alimonda  e  Scuola  Diaz  )   mi ritornano in mente    le  due  canzoni     su di Lei  in particolare  quella  che  poi  è   quela  in canna nello stereo mentre   riordino gli appunti per  il post  d'oggi  .



Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare
respiro al largo, verso l'orizzonte.
Genova, repubblicana di cuore, vento di sale,
d'anima forte.
Genova che si perde in centro nei labirintici vecchi carrugi [....]

                   (  francesco Gucccini piazza  Alimonda ) 


Adedsso incominciamo  .
  Ho preferito    vederla  in primo giorno  appena  arrivato  subito dopo pranzo   per paura  di non
riuscire  a vederla    , volendo vedere  molte  cose  ,  ma sopratutto perchè  la  domenica  faceva  \ era  prevvisto  brutto tempo    e  ci sarebbe  stata  molta  gente  .


una  foto  rubata  con il cellulare  della mostra



Una  mostra  bellissima  ,  due ore  intense  per  visitarla   . Infatti 
Con 245 eccezionali immagini che compongono un itinerario fotografico in un bianco e nero di grande incanto, la mostra racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta. Genesi è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le zone in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto namibico e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Salgado ha trascorso diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat. Le immagini di Genesi, in un bianco e nero di grande potenza, sono una testimonianza e un atto di amore verso la Terra. Viaggio unico alla scoperta del nostro ambiente, l’ultimo progetto di Salgado rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate, per far sì che, nel tempo che viviamo, sviluppo non sia sinonimo di distruzione. Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo.

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Con 245 eccezionali immagini che compongono un itinerario fotografico in un bianco e nero di grande incanto, la mostra racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta. Genesi è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le zone in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto namibico e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Salgado ha trascorso diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat. Le immagini di Genesi, in un bianco e nero di grande potenza, sono una testimonianza e un atto di amore verso la Terra. Viaggio unico alla scoperta del nostro ambiente, l’ultimo progetto di Salgado rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate, per far sì che, nel tempo che viviamo, sviluppo non sia sinonimo di distruzione. Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo.

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245 eccezionali immagini che compongono un itinerario fotografico in un bianco e nero di grande incanto, la mostra racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta. Genesi è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le zone in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che at

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Potente nella sua essenziale purezza, il messaggio di Genesi è infatti incredibilmente attuale, qui ed ora, nei mesi di preparazione dell’EXPO, mentre la città di Milano e il Paese riflettono sulla sostenibilità dei progetti energetici e sull’imprescindibile necessità di vivere in un rapporto più armonico con il nostro ambiente, a partire dal tema dell’alimentazione. Proprio Milano sarà nei prossimi mesi il centro nevralgico dell’attenzione mondiale per queste problematiche. Un progetto iniziato nel 2003 e durato 10 anni, un canto d’amore per la terra e un monito per gli uomini, Genesi di Sebastião Salgado rappresenta un contributo importante a questo dibattito. Con 245 eccezionali immagini che compongono un itinerario fotografico in un bianco e nero di grande incanto, la mostra racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta. Genesi è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le zone in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto namibico e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Salgado ha trascorso diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat. Le immagini di Genesi, in un bianco e nero di grande potenza, sono una testimonianza e un atto di amore verso la Terra. Viaggio unico alla scoperta del nostro ambiente, l’ultimo progetto di Salgado rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate, per far sì che, nel tempo che viviamo, sviluppo non sia sinonimo di distruzione. Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo.

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In pratica una  sintesi   di quello  che  è il mondo   ed  la  vita    ,  che  rischia di scomparire  per  sempre ( non basta      i danni  fatti  dal  colonialismo  e   e  del capitalismo   \  glòobalizazione neo liberista   ora  .


 
Potente nella sua essenziale purezza, il messaggio di Genesi è infatti incredibilmente attuale, qui ed ora, nei mesi di preparazione dell’EXPO, mentre la città di Milano e il Paese riflettono sulla sostenibilità dei progetti energetici e sull’imprescindibile necessità di vivere in un rapporto più armonico con il nostro ambiente, a partire dal tema dell’alimentazione. Proprio Milano sarà nei prossimi mesi il centro nevralgico dell’attenzione mondiale per queste problematiche. Un progetto iniziato nel 2003 e durato 10 anni, un canto d’amore per la terra e un monito per gli uomini, Genesi di Sebastião Salgado rappresenta un contributo importante a questo dibattito. Con 245 eccezionali immagini che compongono un itinerario fotografico in un bianco e nero di grande incanto, la mostra racconta la rara bellezza del patrimonio unico e prezioso, di cui disponiamo: il nostro pianeta. Genesi è suddivisa in cinque sezioni che ripercorrono le zone in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl. Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Un’attenzione particolare è riservata anche alle popolazioni indigene ancora vergini: gli Yanomami e i Cayapó dell’Amazzonia brasiliana; i Pigmei delle foreste equatoriali del Congo settentrionale; i Boscimani del deserto del Kalahari in Sudafrica; le tribù Himba del deserto namibico e quelle più remote delle foreste della Nuova Guinea. Salgado ha trascorso diversi mesi con ognuno di questi gruppi per poter raccogliere una serie di fotografie che li mostrassero in totale armonia con gli elementi del proprio habitat. Le immagini di Genesi, in un bianco e nero di grande potenza, sono una testimonianza e un atto di amore verso la Terra. Viaggio unico alla scoperta del nostro ambiente, l’ultimo progetto di Salgado rappresenta il tentativo, perfettamente riuscito, di realizzare un atlante antropologico del pianeta, ma è anche un grido di allarme e un monito affinché si cerchi di preservare queste zone ancora incontaminate, per far sì che, nel tempo che viviamo, sviluppo non sia sinonimo di distruzione. Genesi è la ricerca del mondo delle origini, come ha preso forma, si è evoluto, è esistito per millenni prima che la vita moderna accelerasse i propri ritmi e iniziasse ad allontanarci dall’essenza della nostra natura. È un viaggio attraverso paesaggi terrestri e marini, alla scoperta di popolazioni e animali scampati all’abbraccio del mondo contemporaneo.

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Genova è bellissima è non è solo acquario e porto . Per visitarla in fretta Massimo un intera giornata correndo o due giorni pieni . 5 giorni per girarla con calmae ed assaporaerla godendosela . Dato che per vedere solo i Rolli \ palazzi della nobiltà Genovese ( visitabili integralmente solo due giorni a maggioil cosidettoi giorno dei Rolli ) ci voglionmo due giorni


Per esserre sintetici la mia vista a Genova potrebbe essere riassunta da queste mie tre foto foto : scattate salendo a Castelletto la prima




 dalla collina di Castelletto le  altre due      versioni  ( bianco e nero  la prima  , a  colori al seconda)  





 e  da  queste due   canzoni "  Guccini la prima   e  Fabrizio  De  Andrè  la  seconda    collegabili    "  alle foto precedenti  .    Piazza  Alimonda  di  Francesco Guccini   ( che  rapressenta  soprattuto nele  prime  strofe la colonna sonora  del mio  viagio a Gencoa  ) e   Crueza  de Ma  di Fabrizio De Andrè 
Infattti  Esssa non è  solo porto ed  acquario ma   anche :  tetti  ,  i carrugi , vicoli , piazze  , chiese    colline  , salite , Creuza de ma ,piazzette rolli  ( palzzi della nobiltà  )  ecc  .  Insomma   <<  Girala bene c'è tanto da guardare e fotografare >> (  un consiglio di  un mio amnico   Genovese  , ma ormai trapiantato qui  a tempio per  lavoro  )  .  Inoltre ecco  cosa dicono  ai commenti al mio reportage  fotografico  (  trovate sotto  i  link )  i Miei  contatti  Genovesi   :

-- che pubblicità per questa citta "sommersa"....
---- più che sommersa direi nascosta, tutta da scoprire chi la conosce bene e la ama nulla è celato, andate a visitarla

Complimenti!! sei riuscito ad esprimere l'essenza della città, mi hai fatta sognare :-) comunque sembra che ti sia piaciuta, dalle foto 

Per  non annoiarci   con tantissime foto  le  altre le  trovate  qui 

https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210087010241724
https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210090748455177
https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210087532974792
https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210087723939566
https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210090378525929
https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210091011341749
https://www.facebook.com/redbeppeulisse1/posts/10210087409571707

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...