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9.7.08

Come Ponzio Pilato

Ponzio Pilato, il governatore romano reso celebre dalla Bibbia e dai vangeli, deve aver ispirato gli uomini e le donne, tutti capi di stato, riuniti al G 8 di luglio a Toyako (Giappone).


 


Dopo la discussione sulla necessità di ridurre globalmente le emissioni di gas serra per tentare di intervenire sul cambiamento climatico, dai cosiddetti 8 grandi (Gran Bretagna, Stati Uniti, Canada, Germania, Giappone, Francia, Italia, Russia; secondo logiche politiche ormai vetuste, altri paesi che meriterebbero un posto al tavolo sono tagliati fuori) è venuta fuori la seguente dichiarazione: “Un taglio delle emissioni di gas serra almeno del 50% entro il 2050. Punto. Seguono vaghe affermazioni di istituzione di piani a medio termine. Non c’è neanche chiarezza  sull’anno di riferimento a partire dal quale si dovranno calcolare i tagli delle emissioni: per l’Europa dovrebbero fare fede i dati del 1990, per il Giappone quelli odierni.  


 


Oltretutto, nemmeno una parola su un altro capitolo fondamentale della “questione clima”: l’adattamento ai mutamenti. Checché ne dicano gli ambientalisti radicali, anche bloccando completamente oggi l’emissione di gas serra, il mutamento climatico non si arresterebbe, dal momento che i gas serra perdurano a lungo in atmosfera e soprattutto perchè l’aumento della temperatura media è dovuto anche a fenomeni naturali, che si sovrappongono a quelli antropici amplificandoli.


 


Insomma, seguendo l’esempio dell’uomo che in virtù della sua indolenza lasciò condannare Gesù, se ne sono lavati le mani. Nel 2050 tutti gli attuali uomini di potere saranno morti o comunque fuori dai giochi; toccherà ad altri, che verranno dopo di loro, farsi carico delle scelte da intraprendere.


 


Un fallimento su tutta la linea, che testimonia sia la debolezza dell’attuale classe dirigente, incapace di reagire contro i gruppi di interesse e prendere decisioni forti, sia il fatto che ormai la situazione mondiale è completamente sfuggita di mano. L’idea balorda della crescita economica infinita (incapace di realizzarsi perchè il mondo, come tutti dovrebbero sapere, è capace di elargire solo o quasi risorse finite), ha ormai preso piede così fortemente che si è trasformata in un mantra, in un moto perpetuo  privo di ogni forma di controllo che ha soggiogato le persone.


 


Con queste premesse, la prossima riunione a Copenaghen, che dovrebbe costituire il momento focale per la stesura di un trattato post-Kyoto (peraltro largamente insufficiente, e comunque non applicato da molti paesi, tra i quali ovviamente non poteva mancare l’Italia, da sempre prima nei record negativi: il nuovo ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, laurea in Scienze della Pubblica Amministrazione quindi esperta conoscitrice di biologia, fisica e ecologia, facendosi portavoce del governo Berlusconi durante l'incontro dei ministri dell'Ambiente a Kobe, Giappone, nel maggio scorso ha preannunciato che cercherà di rinegoziare gli obiettivi di riduzione di anidride carbonica assegnati all'Italia dal protocollo di Kyoto, -6.5% entro il 2012 e -18% entro il 2020, definendoli onerosi e irrealistici. Non si sbaglia, visto che dall'entrata in vigore del protocollo l'Italia invece di diminuirle ha costantemente aumentato le sue emissioni, accumulando un debito monetario enorme) avrà certamente un gramo destino.


 


Sorprendentemente, ma neanche tanto se si legge con attenzione, la reazione dei paesi emergenti più importanti (Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica) è stata di biasimo: secondo il loro comunicato si aspettavano che i tagli  sarebbero stati  dell’80-95% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 (partendo da un 25-40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020).


Attenzione però: questi tagli avrebbero dovuto essere a carico dei soli paesi sviluppati, che avrebbero dovuto “dare l’esempio”. I sacrifici agli altri, mentre noi (nel senso dei paesi emergenti) bravi privilegiati possiamo continuare a fare come ci pare, perseguendo gli obiettivi della crescita economica infinita.


 


L’Unione Europea, per bocca del presidente della Commissione Barroso, nella sua solita ambiguità si è comunque dichiarata soddisfatta dell’accordo.


 


Le associazioni che perseguono la tutela dell’ambiente la pensano un po’ diversamente. GREENPEACE ha dichiarato che “'L'accordo e' solo un patetico slogan senza sostanza, non indica alcun anno di riferimento rispetto a cui si vuole operare tale riduzione, e non ha alcun obiettivo intermedio vincolante, come invece richiesto all'interno delle negoziazioni delle Nazioni Unite''.


 


Per il WWF, ''I paesi del G8 sono responsabili del 62% dell'anidride carbonica accumulata nell'atmosfera terrestre; il Wwf trova patetico il loro modo di schivare ancora le proprie responsabilità e il rifiuto a trasformarsi dalla principale causa del problema, in risolutori del problema stesso ''.


 


LEGAMBIENTE: ''Il cambiamento climatico e' un problema di oggi, perche' rimandare la soluzione a domani? Le strade da percorrere sono già chiare: risparmio energetico, mobilità sostenibile, fonti rinnovabili. Prefissarsi obiettivi sempre più lontani nel tempo, senza darsi scadenze intermedie e' solo un modo per evitare di affrontare subito l'effetto serra ''.  


 


Resta ancora viva solo la speranza per le iniziative che partono dal basso, dalla gente, in costante crescita. Una speranza comunque utopistica, dal momento che senza un processo di coordinamento centralizzato, ogni iniziativa, anche la migliore, rischia di trasformarsi in un cane sciolto incapace di incidere seriamente.


 


Secondo l’opinione di diversi studiosi, per assestare gli aumenti di temperatura su livelli accettabili le emissioni dovrebbero cominciare a decrescere entro i prossimi 10-15 anni. Per perseguire questo obiettivo i paesi industrializzati dovrebbero ridurre le emissioni tra il 25% e il 40% entro il 2020. Questo non prescindendo assolutamente da serie politiche di adattamento ai cambiamenti, che inevitabilmente si verificheranno.



The Snatcher



BIBLIOGRAFIA



Visconti, G.: Non sarà Kyoto a salvare il pianeta; Darwin, n.ro 23, Editoriale Darwin s.r.l., Roma, gennaio/febbraio 2008, pp.42-49

26.4.07

Zichichi - aumento temperatura è fenomeno naturale



I cambiamenti climatici hanno origini naturali”

Lo sostiene il professor Antonino Zichichi al Seminario internazionale in corso in Vaticano fino al 27 aprile.


CITTA' DEL VATICANO, giovedì, 26 aprile 2007 (ZENIT.org).- Intervenendo il 26 aprile in Vaticano al Seminario internazionale organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace sul tema “Cambiamenti climatici e sviluppo”, il professor Antonino Zichichi, Presidente della World Federation of Scientists, ha spiegato l'origine naturale dei cambiamenti climatici.

A questo proposito l'illustre scienziato ha infatti sottolineato che l’intervento delle attività umane influisce per meno del 10% e che i modelli utilizzati dall’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change, Commissione ONU fondata nel 1988) per simulare e prevedere i cambiamenti climatici sono incoerenti e non validi dal punto di vista scientifico.

Con una argomentazione precisa e scientificamente dettagliata, il professor Zichichi, che è anche membro della Pontificia Accademia delle Scienze, ha prima spiegato quali sono le basi matematiche del metodo scientifico, dopodiché ha precisato che i modelli matematici utilizzati dall’IPCC non rispondono a questi criteri.

A questo proposito il professor Zichichi ha ricordato che nei volumi dei Seminari Internazionali svoltisi a Erice (Sicilia) nel 2004, 2005 e 2006, i modelli utilizzati dall’IPCC sono stati puntualmente criticati per l’'approssimazione scientifica.

Secondo lo scienziato l’IPCC ha utilizzato “il metodo del 'forcing' per arrivare alle conclusioni che le attività umane producono variazioni meteorologiche”.

Il Presidente della World Federation of Scientists ha quindi affermato che sulla base delle attuali conoscenze scientifiche “non è possibile escludere che i fenomeni di cambiamento climatico possano essere di origine naturale” e che è plausibile che “l’uomo non c’entri niente”.

A tal proposito Zichichi ha spiegato come il motore della meteorologia dipenda da fenomeni naturali come per esempio “l’'energia inviata dal sole e le attività vulcaniche che sputano lava e una enorme quantità di sostanze in atmosfera”.

“Le attività umane incidono in questo sistema per un massimo del 10%”, ha continuato lo scienziato.

Guardando alla storia del pianeta, Zichichi ha ricordato che 140 milioni di anni fa Oslo e San Pietroburgo sarebbero state parte del circolo polare artico. Che lo stesso polo nord 280 milioni di anni fa copriva zone dove adesso si trova il canale di Suez, Lhasa in India e Houston in Nord America.

Nello stesso tempo però bisogna ricordare, ha continuato, che in mezzo milione di anni la terra ha perso per quattro volte il polo nord ed il polo sud. Per quattro volte i poli sono scomparsi e poi si sono riformati.

Il Presidente del World Federation of Scientists ha infine detto di non essere per nulla convinto che il riscaldamento del pianeta sia dovuto all’'aumento delle emissioni di anidride carbonica prodotte dalle attività umane, perché i cambiamenti climatici dipendano in maniera più significativa dal flusso di raggi cosmici.


dal sito http://www.zenit.org/italian/

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...