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http://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2016/03/renato-zero-quello-che-non-ha-detto.html
il libro è in vendita anche su amazon: http://www.amazon.it/dp/1326596802/ref=tsm_1_fb_lk
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
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31.1.16
love is love anonymous attacca il sito del family day
E' tornato raggiungibile solo in mattinata il sito del Family Day 2016 dopo una notte di blocco causata da Anonymous. Il gruppo di hacker ha attaccato la homepage della manifestazione facendo apparire la scritta "Stop Omophobia. Love is love"
accanto a immagini stilizzate di coppie omosessuali e non. L'azione è stata rivendicata su Twitter. "Oggi sarete in piazza in migliaia", scrive il collettivo di 'pirati' informatici sul proprio blog, "nonostante facciate fatica a immaginarlo, è molto probabile che tra i vostri figli vi siano molti ragazzi e ragazze che, anche se non vi hanno mai confidato nulla, sono gay, lesbiche, bisessuali e transgender e che, in questo momento, si stanno chiedendo se avranno una vita felice come tutti i loro fratelli e amici, oppure no. Quali stati d'animo pensiate possano prevalere quando vi sentiranno urlare in piazza che c'è una sola famiglia e che essere omosessuali, bisessuali, transessuali, 'non è naturale'?" E poi continua: "Voi siete in piazza perchè dite di difendere la famiglia tradizionale. Noi vorremmo che tutte le famiglie che ci sono oggi, concretamente, in Italia, fossero rispettate per quello che sono. Per voi oggi è il Family Day, per noi ogni giorno è buono per far crescere il rispetto e la comprensione dentro ogni famiglia e per ogni famiglia". "Iniziamo questo Family Day con un gesto molto violento", è stata la risposta di Filippo Savarese, uno dei membri del comitato promotore dell'appuntamento romano, che stigmatizza il blitz di protesta messo in atto questa notte. "Nel nostro paese sembra prevalere, su tematiche come queste, un atteggiamento di intolleranza inaccettabile".
26.1.16
legge cirina la battaglia continua
dopo le manifestazioni nelle piazze italiane nella giornata del 23\1\2016 la battaglia continua . Perché
Continuerò nelle mie battaglie fin quando esisteranno gente come questa
“Sono contrario ai preservativi, non li uso e sono contrario. Abbassano il piacere e interrompono il momento. La soluzione alle malattie è la sessualità responsabile. Sono contrario anche alla pillola del giorno dopo.”
Continuerò nelle mie battaglie fin quando esisteranno gente come questa
per chi non vedesse il video ecco che c... ha detto
“Sono contrario ai preservativi, non li uso e sono contrario. Abbassano il piacere e interrompono il momento. La soluzione alle malattie è la sessualità responsabile. Sono contrario anche alla pillola del giorno dopo.”
Poi continua sulle donne…
“La condizione ideale è quella di avere un solo uomo o una sola donna nella vita, io non lo posso dire ma invidio chi ha questa possibilità. La moglie sottomessa cristiana è la pietra fondante, la pietra su cui si edifica la famiglia. Sottomessa significa messa sotto, cioè la condizione per cui la famiglia possa esistere. Una donna mite”.
poso capire simili scelte anacronistiche e spesso ipocrite espresse nella prima parte dell'intervento , ma quello che dice sulla donna no . E' vero che è fondante per la società e la famiglia sia quella ormai logora tradizionale sia in quella arcobaleno che in quella di fatto
19.7.15
Marco, 20 anni, sieropositivo: «Non sottovalutate l'Aids» Gli è bastato avere rapporti non protetti una o due volte per contrarre il virus dell'Hiv. E da allora è cambiata la sua idea della vita, dell'amore e della salute
L’Aids esiste ancora: l’Hiv si continua a trasmettere, anche se se ne parla meno di un tempo. Anzi, forse proprio per questo. Può succedere a tutti di contrarre il virus, anche a chi conduce una vita ordinaria. Oltre la storia intervista da me fatta nel lontano 2009 ( quando ancora il bolg si chiama cdv.splinder e poi salvata qui ) all'autrice di wwww.sieropositiva.splinder.it
Nicoletta mi pare si chiamasse ( dopo a chiusura della piattaforma splinder ne ho perso le tracce , ecco perchè alcuni url\ collegamenti da me riportati compreso il suo blog non sono più raggiungibili.n
E’ capitato a Marco, che ha vent’anni e ha scoperto di essere sieropositivo a marzo, quando si è sottoposto a una serie di esami per scoprire l’origine di una irritazione cutanea persistente. «Siccome dovevano farmi un prelievo, ho chiesto anche l’esame per l’Hiv – spiega -. Purtroppo tre test su tre sono risultati positivi».
ecco la sua storia intervista raccontata da http://www.vanityfair.it/news/italia/15/07/15/
Marco è gay, ha un lavoro fisso, che lo soddisfa, come commesso, ha avuto qualche storia occasionale, ma è alla ricerca dell’amore, più che delle avventure. «Nei rapporti mi sono quasi sempre protetto. Sarà capitato una volta o due che non lo facessi, ed è bastata quella disattenzione – dice –. E’ vero che prima di sapere del virus conoscevo solo le nozioni di base su Hiv e Aids: ero piuttosto ignorante anche perché è un argomento su cui ci si sofferma poco»..
Fra gli anni Novanta e l’inizio del Duemila si sentiva parlare molto del virus, poi è come se l’allarme fosse cessato, e per i più giovani, quelli che in quegli anni nascevano, l’Aids sembra quasi una realtà del passato.
«Invece è toccato a me – dice Marco -. Ed è stata una scoperta atroce. Non temevo tanto la morte, quanto l’idea della solitudine. Ci sono state tante notti insonni, crisi di panico, giornate passate a piangere. Mi sono cancellato dai social network, cercavo di isolarmi». Poi, però, Marco ha trovato il coraggio di affrontare la realtà e si è rivolto ai medici. «Ho cominciato a fare visite e controlli, a raccogliere informazioni. E ho avuto anche delle belle notizie. Ho saputo che la mia carica virale era bassa, e che non avrei per il momento avuto bisogno di farmaci. Devo ripetere i controlli ogni sette mesi, ma per ora posso evitare i medicinali, e i danni al mio corpo sono stati limitatissimi».
Anche se fatica a pronunciare quella sigla, Hiv, adesso Marco sa che ci potrà convivere. «Però rimane un peso costante, anche quando sono felice, un’ombra scura. E farei qualsiasi cosa pur di potermene liberare».
Marco ha trovato degli ottimi interlocutori nei medici e negli infermieri, che lo stanno seguendo e tranquillizzando, ma anche nelle sue amiche. «Sono fantastiche. Mi accompagnavano loro in ospedale, perché io non riuscivo a guidare, tanta era l’ansia. E intanto hanno deciso anche loro di sottoporsi agli esami e di informarsi meglio sull’Hiv e sull’Aids. Ora anche loro sanno tutto. Alle persone a cui voglio bene ho detto della mia sieropositività, non ho paura di farlo e so che mi capiscono, ma non ho voglia di parlarne a tutti».
Le amiche di Marco sanno bene che il virus non si trasmette abbracciandosi o bevendo allo stesso bicchiere: «Faccio con loro tutto quello che facevo prima, nulla è cambiato. Mi riempiono di affetto». Anche la mamma ha capito e gli sta vicino.
Ma Marco sta anche pagando il prezzo dell’ignoranza che ancora rimane a proposito dell’Hiv. «Mio fratello maggiore, ad esempio, da quando ha saputo separa gli asciugamani, le posate, persino l’asciugacapelli e la piastra, non vuole stare in piscina con me».
Anche lui, d’altra parte, prima di sapere di avere contratto il virus, aveva tagliato i ponti con un ragazzo che stava cercando di conoscerlo meglio, non appena era stato messo al corrente della sua sieropositività. «Avevo cancellato il suo numero, non volevo più saperne, avevo paura. A marzo, però, l’ho ricontattato per scusarmi di quello che avevo fatto. Quando ci siamo incontrati ho pianto a lungo, ho finalmente capito la portata del dolore che gli avevo inflitto. La verità è che se tutti fossimo più informati saremmo più tranquilli e sapremmo proteggerci meglio».
Marco oggi può fare tutto quello che faceva un anno fa. Ma qualcosa è cambiato profondamente: «Adesso sono più attento alla salute, mia e degli altri. Quando conosco un ragazzo mi prendo più tempo, non andrei mai a letto subito. Voglio capire se c’è chimica, se c’è intesa. E se si instaura un buon rapporto, voglio potergli parlare della mia sieropositività».
Lui ha imparato molto, e vorrebbe trasmettere il suo messaggio: «Non pensate all’Hiv come a qualcosa di lontano:state attenti a voi stessi e agli altri, non vivete i rapporti sessuali con superficialità, perché il rischio esiste davvero».
E, per il suo futuro, sogna «una convivenza con una persona speciale e un cane. E sogno che un giorno mi telefonino per dirmi che è stata trovata una cura».
28.6.15
Nessuno tocchi l'amore
Molti, ieri, hanno colorato i loro profili fb d'arcobaleno. Non sottovaluterei certi segnali: per chi è solo, o escluso/a, sono importanti. E proprio questo intendo sottolineare: la solitudine, o meglio l'isolamento, che a differenza della prima non ha alcuna valenza positiva. Per tanti ancora, partecipare al Pride ha significato questo: uscire dall'isolamento, dal peso opprimente d'uno stigma sociale,
psicologico, umano. Ma come? Ancor oggi, coi media che sembrano tutti dalla tua parte, con divi/e che sgomitano per apparire più gay friendly possibili (e, spesso, solo per un tornaconto economico)? E persino gli ambulanti indiani hanno capito l'antifona, se, come mi è capitato di veder ieri, si mettono a commerciare stole di piume rosa, bandane colorate e cappelli glitterati... Ma le prigioni, te le porti dentro; gli eccessi, intollerabili per alcuni, sono solo un grido muto, ineffabile. E' un peso di anni, di secoli, e non si abbatte con le leggi. Non è mia intenzione aprire dibattiti sugli ultimi avvenimenti d'America (benché preferisca occuparmi di coloro cui nessuno pensa, le donne, i cristiani e i gay del Medio Oriente trucidati dall'Is, ad esempio). Dico soltanto che vivere nel fiume carsico delle città, delle persone, dei vissuti a volte laceri a volte gioiosi, sempre diversi, sempre così impantanati di scorie, smog dell'anima, è l'unico modo per uscire dal recinto della superbia. L'unica maniera per dialogare, sentirsi relativi e lasciar cadere da sé l'odio e la diffidenza. I quali, quand'anche difendessimo la migliore delle cause, non sono mai buoni consiglieri. Occorre, insomma, partire dall'amore. Non dalla semplice emotività, che è irrazionale, ma dall'amore, che può essere comandato, incistandosi in una fitta trama d'elaborazione intellettuale, spirituale, etica. La fiducia non è ingenuità, ma uno specchio leggero che offre a tutti noi un pianoforte di salvezza.
Perla Rossa
25.6.15
Non sempre le idee maggioritarie sono dominanti
A mente fredda , dopo il family day dico la mia .
lo so che la fonte da me riportata informare per resistere è diventata ( infatti sto pensando di rimuovermi ) visto che
Ma come come da titolo Non sempre le idee maggioritarie sono dominanti, nel calderone del family day ci sono diverse entità infatti
(....)Un altro problema che è sorto negli ultimi mesi è quello del nuovo modo di affrontare coloro che non condividono l’inserimento nella società di determinate idee, in pieno stile “pensiero dominante”. Basta essere sufficientemente pratici di social-network per notare come sia stato trattato il Family Day e chi vi ha partecipato. I manifestanti sono stati definiti come omofobi, fascisti, catto-fascisti, bigotti, medievali – come se il Medioevo non avesse partorito Dante, Petrarca, Boccaccio, Giotto, la bussola, i grandi poemi epico-cavallereschi e non sia stato il seme del mondo moderno – e retrogradi. Insomma, un vero calderone di offese da stadio che non fa altro che incendiare la polemica in modo infruttuoso e, anzi, distruttivo; come se non bastassero le strumentalizzazioni dei diversi mezzi di informazione, come i già citati Ansa e Fatto Quotidiano, ma anche Repubblica che parla di “Spettro Gender” – come per far passare i manifestanti come circa un milione di Don Chisciotte. Non sono mancate uscite poco felici, come quella di Scalfarotto che ha parlato di “manifestazione inaccettabile”. La domanda dunque sorge spontanea: anche Agapo (Associazione Genitori e Amici di Persone Omosessuali) e diversi omosessuali hanno partecipato, sono omofobi anche loro?
da http://www.informarexresistere.fr/2015/06/23/non-sempre-le-idee-maggioritarie-sono-dominanti/
E poi vera o farlocca che sia questa testimonianza sempre di informare per resistere del /2015/06/22
- di Cristoforo Libero –
Cristoforo Libero è lo pseudonimo che ho scelto per scrivere in rete, in omaggio a S.Cristoforo protettore dei bambini e libero come augurio affinchè abbia sempre la libertà di seguire la Verità.
Ho 27 anni e sono giovane uomo con attrazioni omosessuali. Uso questa perifrasi non perché abbia paura dell’omosessualità, ma perché credo che la mia identità sia radicata innanzitutto nell’essere figlio di Dio, e poi in un corpo di carne sessuato, non in un desiderio astratto.
Negli ultimi anni è cresciuto a livello internazionale e nazionale il dibattito circa il matrimonio tra persone dello stesso sesso, le unioni civili, leggi contro l’omofobia, cambiamento di sesso agevolato e facilitato, adozioni per tutti, legalizzazione dell’utero in affitto, ecc … tutte scelte presentate come necessarie per il benessere delle persone con orientamento sessuale non eterosessuale e come possibilità di estendere a tutti i diritti civili.
Il caso o la Provvidenza (non la sfiga altrimenti sarei anche interista) ha voluto che mi trovassi a vivere questi tempi nella condizione di omosessuale e di figlio della Chiesa Cattolica.
“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici.” queste parole del Vangelo di Giovanni per me non sono lettera, ma sono volti di persone che per me han dato la vita: penso al modo con cui mio padre e mia madre si consumano per me ancora oggi, i tanti sacerdoti che ho incontrato sul mio cammino, i miei amici che si sposano ancora oggi nel 2015, e gli altri che sono sposati da 10, 20, 30 anni, ragazzi e ragazze impegnati nel servizio di volontariato e di educazione verso i più piccoli … Nel tempo mi è parso sempre più chiaro che l’amore vero non ha a che fare con il benessere, ma con il dono totale di sé … una vera e propria porta spalancata sull’ Infinito!
La chiamata a donarsi è inscritta nel mio corpo, che non è un mio oggetto, ma SONO IO! Il mio essere uomo, maschio mi rimanda sempre ad un’alterità, alla donna, una differenza che non potrò mai essere … e mi viene da ridere perché in un’era in cui tutti si riempiono la bocca di rispetto delle diversità, la madre di tutte le differenze, quella sessuale, viene quotidianamente denigrata e calpestata …
Ho sperimentato che l’omosessualità è una pulsione simile ad una promessa non compiuta perché non è in grado di accogliere la differenza tra i sessi ed in contraddizione con il corpo sessuato, quindi con me stesso, … inoltre non sono uno psicologo, ma l’esperienza mi ha mostrato che non sempre, ma spesso dietro l’omosessualità ci sono una serie di altre questioni (rapporto con il padre, rapporti con i pari durante l’infanzia e l’adolescenza, ecc.) che meritano di essere affrontate …
Ho trovato invece che il dono di me stesso in ciò che faccio tutti giorni e la costruzione di amicizie strette e profonde, in particolar modo con altri uomini e ragazzi siano una strada per la felicità; per non parlare del desiderio di paternità che può trovare strade per compiersi che nemmeno ci immaginiamo.
Conosco poi alcuni ragazzi e alcune ragazze omosessuali che attraverso un percorso di profonda conoscenza e accettazione di sé e delle ferite della propria storia hanno incominciato a provare attrazioni per l’altro sesso.
In nome di ciò che ho vissuto ieri sono sceso in piazza a Roma per affermare che le unioni civili sono in primis una presa in giro per le persone con attrazioni omosessuali, ingannati perché gli si fa credere una coppia dello stesso sesso sia uguale a una coppia di sesso diverso, offesi nella loro dignità di persone umane o perché ridotti ad angeli asessuati o ridotti ad istinto e strumentalizzati nella nostra ferite e sofferenze utilizzate per sovvertire un ordine sociale e renderci tutti più deboli.
Ho manifestato per dire al mondo che la differenza sessuale è bella, è un patrimonio di tutti e dobbiamo lavorare un sacco per valorizzarla e promuoverla. La maschilità e la femminilità hanno un volto bello che merita di essere mostrato.
Le famiglie sono ad oggi il pilastro del nostro welfare, mi domando in questo tempo di crisi chi si sarebbe preso cura di anziani, bambini e malati? E invece le famiglie si trovano tartassate dal fisco, e scoraggiate nel portare avanti scelte responsabile e durature, che messaggio vuol dare chi ci governa se impiego meno tempo a divorziare che a recidere un contratto telefonico?
Una famiglia stabile, capace di affetto e di portare avanti scelte durature è il meglio che si possa offrire ai piccoli di oggi, che magari avranno più la probabilità di essere adulti sereni domani. E a me interessa vivere in una società con persone serene in grado di affrontare la vita. I bambini hanno il diritto di vivere in una famiglia con il padre e le madre che si amino, perché due madri splendide non potranno mai sostituire un padre. E ieri è stato bellissimo vedere in piazza famiglie che vivono così!!!
Sul palcoscenico molte voci, diversi toni e accenti, alcuni che ho condiviso e altri di meno. Bella la presenza di confessioni diverse soprattutto perché è bello vedere l’unità costruita non sui compromessi, ma sulla verità. Vedere tutti gli uomini di buona volontà uniti riempie il cuore.
Infine a Roma più di tutto è stata una festa. Ho guardato negli occhi molti persone e ci siamo voluti bene, perché quando si ha a cuore la stessa vita ci si abbraccia come abbracci il migliore amico del liceo che rivedi dopo anni, anche se ci si conosce da poco. Quanto sono belle queste amicizie che mi rimandano sempre al mistero dell’Incarnazione, segno vivente che le cose grandi della vita passano attraverso di noi che siamo dei poveretti.
Il mio desiderio più grande è che questo abbraccio, questo volersi bene arrivi anche a chi ci contesta. Vorrei dire a loro che non li odio per niente, è che quello il mio cuore non è diverso dal loro. Solo essere amati per quello che siamo, nei nostri limiti e pregi, porta alla pace. E solo una vita donata è in grado di saziare il nostro desiderio di felicità.
Ripartiamo da questa proposta di vita alta. Ripartiamo da questo abbraccio.che riporto integralmente
dimostra che di queste persone dovremo tenerne conto quando andremo a raccogliere firme o a votare per un referendum
7.10.14
non c'è solo l'omofobia , ma c'è anche l'etero fobia
Comprendo e non biasimo ,soprattutto dopo le recenti contestazioni violente alle maifestazioni delle "sentinelle " cioè dela nuova maggioranza silenziosa , in parte questo pensiero che in parte sembra corrispondere l'articolo sopra
E' vero, l'omofobia va ripudiata con ogni mezzo e su questo non ci piove.
Ma è anche tristemente vero che oramai viviamo nell'epoca dell'eterofobia: se urli al mondo di essere omossessuale sei da elogiare e da capire, se urli al mondo di essere ETERO sei aggredito e spesso etichettato come fascista, nazista, di destra, vile, ignorante e da sconfiggere.Buffamente, infatti...gli anticonformisti si "conformano" alla lotta verso gli etero convinti.Per dei particolari schemi mentali, poi, sembra quasi che il Rosso Politico sia percepito quale colore protettivo dei primi innescando altre dinamiche comportamentali che tralascio e che mi divertono come lo sfruttare di tale situazione per assorbire simpatie (voti) di questo o di quella.Quindi, completo ed incondizionato rispetto verso gli Amici e le Amiche omosessuali, ma per Dio finiamola con l'epoca dell'eterofobia che fa concepire stati qui su face dai duplici significati e frecciatine variegate perchè la verità è che viviamo in una assurda società sempre più eterofoba dove quasi quasi l'etero si deve giustificare ! #eccheccazzo
Infatti Capisco il loro desiderio di Libertà di non essere obbligati a subire il lavaggio del cervello secondo le teorie del gender e la morale del matrimonio gay. Libertà dall’obbligo di considerare come leggi ovvie, regole naturali e programmi dall’asilo all’università, i dogmi della religione dell’Arcigay. Cosi pure quello di ricorre all'utero in affitto per avere una maternità fisica .
Meglio l'affido o l'adozione .
Ma allo stesso tempo contesto : 1) la loro insensata presa di posizione di d'aggiungere ala legge mancino anche l'odio contro i gay e gli lgtb . Si può fare anche una critica senza odio è evidente che non sanno farne senza odio 2) del rifiuto dicono di non essere contro i gay e per i diritti di tutti e poi pretendono e vogliono imporre che i rappresentanrti delle comunità gay e lgtb insegnino educazione sessuale. Non l'accetti non\ sei d'accordo benissimo ma è a far tuo perchè devi discriminare chi vuole ascoltarlo e\o nsegnarlo ? .
Mi fermo qui perchè chi mi segue sa come la penso è cioè come quela madre di un omosessuale che ha scritto a una sentinella ( VEDERE POST PRECEDENTE )
4.6.14
Così Angela è diventata Simone: storia (fotografica) di una transizione
espresso online del 03 giugno 2014
Simone ha 57 anni. Non ha lavoro, deve cambiare casa, ma è felice. Perché finalmente è (quasi) ciò che ha sempre desiderato essere: un uomo. La fotografa Alessia Bernardini lo ha seguito per i due anni in cui ha vissuto sulla soglia. Dal passato femminile a un futuro maschile. E ha raccolto l'esperienza in un libro, premiato a Riga. E che sarà a Milano il 7 giugno
DI FRANCESCA SIRONI
«All'inizio mi chiedevo: chissà se è vero fino in fondo. Chissà se non è solo un malessere psicologico. Alla fine ho scoperto che no: è reale. E noi non possiamo proprio giudicare». Alessia Bernardini è una fotografa. Che come vicina di casa, due anni fa, si è trovata una donna di nome Angela. Che le ha chiesto: «Aiutami a raccontare la mia storia».
La sua storia era la storia di una bambina, poi ragazza, poi adulta, che ha sempre provato vergogna, fino alla rabbia, all'odio, per il proprio corpo. Non perché brutto: grasso, storto o castano. Ma perché “sbagliato”, rispetto a ciò che lei sentiva di essere: il corpo di una donna per una persona che si vede uomo. È complicato, ma, racconta, Alessia, meno di quello che sembra: «Lui è sempre stato convinto».
Così, ha chiesto ad Alessia di accompagnarlo. Per due anni hanno sfogliato insieme vecchi album, camminato per strada, guardato la gente come guarda una donna che vuole essere uomo. Nel frattempo è arrivata anche per Angela la possibilità di realizzare, tramite il Servizio sanitario nazionale, il suo unico desiderio. E così le prime due operazioni. Gli ormoni. Oggi, lui si chiama Simone, ha 57 anni, è un uomo. È disoccupato, ma felice: «Tutta la storia che abbiamo voluto raccontare è un mix di sofferenza e successo, di dolore e possibilità».
le interviste, gli incontri, le fotografie e le vecchie polaroid sono diventate infatti nel frattempo un libro fotografico, intitolato “Becoming Simone” , che ha vinto il primo premio al Self Publishing contest di Riga e sarà presentato il 7 giugno a Milano in occasione dell' evento "Ladyfest" .
In un momento in cui anche il settimanale “Time” mette per la prima volta in copertina una transgender, Alessia Bernardini dice di aver voluto raccontare «Più che l'aspetto fisico, o le operazioni, lo sdoppiamento interiore, il doppio modo di vedere e vedersi anche nei momenti più semplici. Per questo nel libro passato e presente sono mescolati: non c'è un prima o un dopo nettamente separati. Io quasi, fotografandolo, non mi sono accorta di quanto fosse cambiato con la terapia. Solo dopo aver visto il libro completo ho realizzato»
Il cambiamento non è ancora totale. Manca la terza operazione, la più importante forse, quella che riguarda il pene. «Simone deve aspettare. Ha dovuto aspettare anni per ottenere le prime cure dall'Asl. Se avesse potuto, lo avrebbe fatto subito. E ora ha ancora attese davanti». E il libro, già chiuso? «Il titolo – becoming – racconta il processo. E lui ormai è un uomo». Che deve affrontare da uomo i 57 anni di vita che ha passato da donna.
A cominciare dagli sguardi degli altri: «Non è che la gente lo osservi: non è una persona appariscente», racconta Alessia: «Piuttosto il problema sono i vicini: lui continua ad abitare nella stessa casa dove la portinaia l'ha sempre chiamato Angela. Vorrebbe trasferirsi, iniziare in un contesto nuovo, con una nuova identità». Senza specchi, insomma del passato. Per ora, non può permetterselo. Ma intanto non prova più vergogna di sé. È felice, dice. Pensa di non aver perso nulla. Anzi: di aver guadagnato un futuro. Partendo dal libro con cui ha voluto provare a raccontarsi. Per dire che è difficile, sì, la transizione. Ma possibile. E che ora, ripete, lui è felice.
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