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10.4.22

Questo bimbo a chi lo do ? nel rifugio di Kiev dove si trovano 28 bimbi nati da maternità surrogata che, a causa della guerra, non possono riunirsi con i genitori biologici.

 spesso    i  giornali femminili  contengono  storie  ed  articoli interessanti    come quello che    riporto  sotto  . Fncl  a  chi mi dice  che: sono solo letture   per  donne e non  per  uomini  .,   che  sono effeminato    perchè  leggo anche  quelli   




Reportage

Questo reportage è stato scattato nel rifugio di Kiev dove si trovano 28 bimbi nati da maternità surrogata che, a causa della guerra, non possono riunirsi con i genitori biologici.

Questo bimbo a chi lo do?

A Kiev c’è un “nido segreto” dove hanno trovato riparo 28 piccoli appena nati grazie alla maternità surrogata. Ma, per adesso, figli di nessuno. Non più delle donne che per nove mesi li hanno portati in grembo, non ancora dei genitori biologici che a causa della guerra non possono andarli a prendere. L’abbiamo visitato

Chi mi ha dato l’indirizzo si è raccomandato più volte di non rivelarlo a nessuno, per paura che potesse diventare un bersaglio dei raid russi. Le guerre provocano morti ma cambiano anche i vivi, alimentando i sospetti verso chiunque. La mattina del 19 marzo sono sceso dal taxi a Kiev e sono rimasto in strada, in attesa che mi venissero a prendere. Solo 2 minuti, durante i quali però 3 passanti mi hanno chiesto con aria minacciosa perché fossi lì, fermo, senza far nulla. Se ne sono andati solo quando è arrivata la persona che aspettavo e li ha tranquillizzati dicendo che ero un fotoreporter e stavo lavorando. Mi ha fatto cenno di seguirla e dopo qualche centinaio di metri sono arrivato alla mia meta: il “nido bunker” dove dall’inizio del conflitto hanno trovato rifugio 28 bambini nati da madri surrogate. L’idea è stata di Albert Tochylovsky, proprietario della BioTexCom, la più grande clinica specializzata qui in Ucraina per quella che tecnicamente si chiama gestazione per altri.

Entro nel palazzo moderno, scendo per una piccola scalinata e arrivo alla porta di questa nursery segreta. In un attimo il silenzio delle strade semideserte viene riempito dal frastuono del pianto dei bambini. La donna che mi ha guidato fin qui, Antonina, mi fa indossare un camice blu e dei calzari. Nella prima stanza le pareti sono ricoperte di scaffali carichi di pannolini e latte in polvere, nella seconda un’infermiera sta preparando un biberon. «Smettono di piangere solo quando diamo loro il latte» mi racconta. La guardo accennando un sorriso e penso che ci vuole fortuna anche a nascere al momento giusto e nel posto giusto. Fortuna che non è toccata a questi bimbi venuti al mondo da non più di un mese. I loro genitori biologici si trovano

in Italia, Francia, Germania, chiamano di continuo la clinica per sapere come stiano i figli ma non posso venire a prenderli per colpa della guerra. «Alcune coppie sono arrivate in Ucraina e si sono fermate a Leopoli, nell’Ovest relativamente tranquillo, in attesa che riusciamo a portare loro i piccoli nel modo più sicuro possibile» mi racconta Nikolai, un dipendente della BioTexCom che ha il compito di mettere in contatto gli aspiranti genitori con le donne ucraine che porteranno avanti la gravidanza.

L’Ucraina è la seconda meta mondiale dopo gli Stati Uniti per la maternità surrogata, che qui è legale ma può essere richiesta solo da coppie eterosessuali sposate. Ogni anno nascono tra i 2.000 e i 2.500 bambini e, secondo le ultime statistiche, attualmente nel Paese ci sono circa 800 donne incinte per conto delle coppie straniere che pagano tra i 40.000 e i 60.000 euro (la metà rispetto agli Usa). Nei primi 4 giorni di guerra Nikolai è riuscito a portare fuori da Kiev oltre 10 neonati, ma con il conflitto che prosegue sempre più aspro si può solo approfittare dei momenti di tregua per trasferire il maggior numero possibile di piccoli a Leopoli e riunirli finalmente ai loro genitori biologici.

Fino a quel momento è come se questi piccoli fossero orfani. Figli di nessuno. Non più delle donne che per 9 mesi li hanno portati in grembo, ma dopo il parto li hanno lasciati in clinica. Non ancora delle coppie che li hanno fortemente voluti, ma non possono ancora abbracciarli. Solo a Kiev,

dall’inizio della guerra, sono nati 45 bambini tramite la gestazione per altri e la maggior parte vive ancora in questo limbo. Anche legale, perché al momento non è chiaro chi siano i loro tutori né quale sia la loro cittadinanza. Secondo la legge ucraina, infatti, i genitori biologici devono venire a prendere di persona i neonati ma, prima di poterli portare fuori dal Paese, devono ritirare all’anagrafe la copia del certificato di nascita in lingua originale e il passaporto temporaneo. E gli uffici ora sono ovviamente chiusi.

«Ormai questi bimbi sono come figli per noi» mi dice Svitlana, tata di 50 anni, mentre prova a calmare il piccolo che ha in braccio. Vicino a una culla una sua collega in maglione color senape sorveglia altri due bimbi: ha gli occhi stanchi di chi non riposa da giorni, ma anche la fierezza di chi svolge il proprio lavoro con passione ed empatia. Mentre cerco di scattarle una foto senza disturbare, arriva Irina. Ha un camice fucsia e grigio e avvolge tra le braccia un bebè. Con un inglese stentato mi dice che non ha intenzione di andare via da Kiev: «Abbiamo paura, ma non possiamo abbandonare questi bambini. Resteremo qui con loro fino a quando le bombe smetteranno di esplodere. Fino a quando sarà necessario». Fino a quando sarà necessario lo dirà solo il tempo. L’odore dei neonati avvolge il sottoscala segreto governato da queste donne coraggiose. A volte trovano anche la forza per sorridere, nonostante siano stremate. Una di loro pulisce il rigurgito di un bambino col bavaglino. Un’altra prova a farne addormentare due contemporaneamente, dondolandoli uno sul ginocchio destro e l’altro sul sinistro. In lontananza vedo di nuovo Antonina, seduta su un grande materasso con una bambina sulle gambe. L’orologio alle sue spalle segna le 11 e 45. All’improvviso i bambini smettono quasi tutti di piangere e dall’esterno arriva il suono delle sirene ad annunciare un altro possibile bombardamento.


29.10.21

DIRITTI Marcinelle, estratti i corpi mai identificati in 65 anni: “Anche mio padre, e lo troverò. L’ho promesso a mia madre”

 

repubblica  4\10\2021

Marcinelle, quasi settant'anni dopo via all'esumazione delle vittime senza nome: la battaglia di un orfano molisano commuove il Belgio


L'iniziativa è stata presa da Michele Cicora, figlio di uno dei 17 morti senza nome della tragedia che fece 262 vittime: ha promesso alla madre di riportarle la salma del padre a San Giuliano di Puglia prima che muoia. La polizia: "E' una storia che ci ha colpiti e abbiamo deciso di aiutarlo"




La polizia belga ha iniziato l'esumazione dei corpi di 17 delle 262 vittime della tragedia avvenuta nel 1956 nella miniera di carbone Bois du Cazier di Marcinelle. Si tratta di 17 minatori che non sono mai stati formalmente identificati. Ben 136 dei 262 morti erano italiani.
L'iniziativa, che ha l'obiettivo di dare finalmente un nome a quelle persone, è stata presa da Michele Cicora, figlio di uno dei morti senza nome, ha reso noto la polizia federale. Cicora ha promesso alla madre di riportarle la salma del padre a San Giuliano di Puglia prima che muoia.
"E' una storia che ci ha colpiti e abbiamo deciso di aiutarlo", ha aggiunto la polizia. Si procederà al confronto dei denti e delle ossa con il Dna dei parenti. Verranno anche utilizzate informazioni conservate negli archivi del museo, sorto nel luogo della tragedia. Oltre a Cicora hanno richiesto l'esumazione anche una famiglia greca e una belga.
I prelievi del Dna in Italia e in Grecia sono stati effettuati con l'aiuto dell'Interpol. "Abbiamo anche un dovere di memoria nei confronti di quelle persone che erano venute qui per lavorare ma che hanno anche contribuito alla crescita economica del Belgio negli anni Cinquanta", osserva infine la polizia.

Incuriosito della vicenda    ho   fatto altre ricerche  con big  e  con gooole  ho trovato    la  stessa news   riportata     sotto diversi punti vista    da il   fatto quotidiano e  il  corriere  della sera   di cui trovate  sotto  dei  link  per  chi volesse  saperne   di più  o ricordare  l'avvenimento  . 



https://www.ilfattoquotidiano.it/



Michele Cicora, 69 anni, ha pochi ricordi del genitore scomparso l'8 agosto del 1956. In Belgio i cadaveri non riconosciuti si chiamano “Inconnu” e si trovano nel cimitero subito dietro Bois du Cazier, la miniera di Charleroi teatro dell'episodio


di Alan Scifo | 24 OTTOBRE 2021


“Ho fatto una promessa a mia madre: dovrò trovare i resti di mio padre morto a Marcinelle”. Michele Cicora, 69 anni, professore a Londra ma pugliese di origini, vede i primi frutti della sua battaglia per cercare la verità su suo padre, morto nella miniera di Marcinelle nella tragedia dell’8 agosto di 65 anni fa, quando sottoterra persero la vita 262 persone, di cui 136 italiani. Tra questi c’era Francesco, suo padre. “Io avevo 4 anni, ho solo qualche ricordo di lui. Da qualche anno sto cercando di trovare i resti di mio padre attraverso la riesumazione dei 17 corpi rimasti senza nome perché mai riconosciuti”.
In Belgio li chiamano “Inconnu” e si trovano nel cimitero subito dietro Bois du Cazier, la miniera di Charleroi oggi diventata un museo che raccoglie centinaia di visitatori l’anno. Tra l’erba verde e il grigio del cielo, quelle tombe senza nome sono ormai usurate dal tempo, in un silenzio che non rende loro onore: “Sono riuscito a contattare alcune fra le famiglie rimaste senza i loro cari. È giusto ricostruire ognuna di queste storie”. Dopo una lunga serie di vicissitudini burocratiche durate anni e qualche ostacolo incontrato, finalmente la promessa di Michele ha raggiunto l’obiettivo: le salme sono state riesumate ed è stato prelevato un campione dai resti al fine di arrivare al Dna e collegarlo a quello dei parenti. “Tutte le bare sono state disseppellite e sembravano in buono stato perché avevano un rivestimento in zinco – racconta Cicora – Tutte le istituzioni si stanno comportando con un alto grado di solidarietà perché hanno capito il dramma dei parenti delle vittime”. Tra questi ci sono altri italiani e tutte le loro famiglie sono state contattate da Michele Cicora che finalmente vede il traguardo: tanti sono abruzzesi, molti addirittura arrivano da un unico paese, Lettomanoppello, altri pugliesi e molisani, ma anche siciliani, tutte zone “vittime” dell’assurdo patto Italia-Belgio (celebrato addirittura quest’anno per il 75esimo anniversario) che illuse molti minatori italiani, trasferitisi in Belgio per cercare migliore fortuna, in cambio di un sacco di carbone per il governo italiano. Tra tutti i morti nella tragedia, i cui nomi vengono scanditi a ripetizione in una sala del museo, i 17 mai riconosciuti sono Pietro Basso, Pompeo Bruno, Rocco Ceccomancini, Edmondo Cirone, Eligio Di Donato, Dante Di Quilnio, Pasquale Ferrante, Michele Granata, Francesco Martinelli, Secondo Petronio, Eduardo Romasco, e altri di diverse nazionalità: François Allard, Oscar Pellegrims, Reinhold Heller, Ammar Belamri, Nikolaos Katsikis”.
Grazie al Dna, con gli attuali strumenti tecnologici, sarà finalmente possibile riconsegnare la memoria alle vittime e alle loro famiglie che adesso potranno porre un fiore sulla tomba dei loro cari. Questo accade nell’anno delle grandi celebrazioni per il sessantacinquesimo anniversario della tragedia, un evento molto sentito a Charleroi, dove ancora oggi tanti italiani vivono a pochi passi dalla miniera, in vecchie case un tempo usate dai minatori. La riesumazione delle salme ha portato molti a recarsi nel museo-miniera ad osservare un caso di cui si sta occupando la stampa belga e quella internazionale, mentre Michele Cicora attende con ansia di realizzare la promessa fatta a sua madre prima di morire.

 corriere  della sera  

Marcinelle, la sfida vinta di Michele «Test del Dna sugli ultimi 17 minatori sconosciuti, c’è anche mio padre»

di Alessandro Fulloni

Dopo le insistenze del professor Cicora, figlio di una delle 262 vittima della sciagura del l’8 agosto 1956, la polizia belga ha avviato l’esumazione delle salme rimaste senza nome e cognome. «Ritrovare le loro generalità vuole dire onorare la nostra Europa»


Tre anni di insistenze, bussando alla porta di tanti uffici Ue e delle autorità belghe e italiane. Poi finalmente qualcuno ha aperto: e adesso finalmente è partita l’indagine sul Dna che potrà ridare un nome e un cognome a quei minatori morti nella sciagura di Marcinelle, l’8 agosto 1956, e mai identificati. Fu un’ecatombe che sconvolse l’Europa: le vittime in totale furono 262. Il tributo maggiore fu pagato dagli italiani, con 136 caduti. Ma tra i morti si contarono 13 nazionalità, Francia, Germania, Spagna... I cadaveri di 17 tra questi minatori non vennero mai identificati — sebbene i nomi di tutti siano noti — e le loro tombe stanno in un angolo verde e curato del Bois di Cazier, il sacrario dedicato alle vittime. Sopra le lapidi c’è scritto «Inconnu», sconosciuto. L’effetto nel guardare queste grosse pietre — quasi il fondamento dell’Europa unita — è lo stesso, lacerante, che si prova davanti a Redipuglia e davanti a tutti i sacrari che ricordano le vittime delle guerre europee, da Ypres al Carso e poi scendendo giù: Anzio, Salerno, Montecassino, El Alamein.
Tra i diciassette «sconosciuti» c’è anche Francesco, il papà di Michele Cicora. Proprio a quest’ultimo, oggi 69enne professore di italiano in una prestigiosa scuola a Londra, si deve la possibilità di ridare l’identità ai minatori. Grazie alla sua insistenza, qualche giorno fa la polizia belga ha avviato una colossale opera di monitoraggio del Dna preso dai corpi dei 17. Sono già dieci le salme esumate dal sacrario ed entro una settimana al massimo lo stesso toccherà alle restanti sette. La sequenza genetica verrà confrontata con quella dei familiari, tutti facenti parte di un’associazione, ed entro sette od otto mesi gli sconosciuti dovrebbero ritrovare nome e cognome. In questi giorni l’eco dell’iniziativa in Belgio è impressionante. Dai tg nazionali ai quotidiani locali di Vallonia e Fiandre, tutti ne stanno parlando. «È il segno che la memoria è ancora viva...» riflette a voce alta l’insegnante.





SU MARCINELLE, TUTTO QUELLO CHE C’È DA SAPERE



Così il Corriere raccontò la tragedia
Marcinelle, la tragedia dei "musi neri" italiani
"Cerco mio padre tra i 17 minatori sconosciuti"
Marcinelle, i 17 senza tomba






18.1.16

Bonelli editore fine di un Mito ?

In una Italia    sempre  più in declino    non solo politico ed  economico  (  marchi e  ditte   svenduti alle  multinazionali estere , imprenditori  rapaci e non che fuggono a produrre  all'estero ,  classe politica  simile  a  quella dell'america latina  ,  cultura  sempre  più omologata  ai modelli esteri  , ecc.)   s'inquadra  il  declino sempre più inesorabile  ( ? )   di un mito culturale dell'italianità  in ambito fumettistico che  è   la casa  editrice Bonelli  .
Mi  sa  che  un   mio precedente post del novembre del 2015  confermi quanto dice  questo interessante articolo del portale nergate,it   sul  declino della Casa editrice Bonelli  che  ha accompagnato ed ancora ( chi sà  fino a quando )n accompagna    generazioni  d'Italiani 
Articolo  un po'  catastrofico come si può notare  dalla discussione privata  bsu facebook    ( che riporto con il permesso del'autore  )  sendo stato per circa 15 anni responsabile di Ayaaaak.net con relativa mailing list,  gruppo su yahoo  poi pagina facebook Uno storico sito di critica e analisi fumettistica

IO  che ne pensi di questo  articolo (  http://www.nerdgate.it/bonelli-la-fine-un-mito/ )    di nerdgate.it io penso che ha ragione se la bonelli vuole evitare di scomparire lo dovrebbe prendere in considerazione


Daniele Tarlo Tarlazzi Credo sia esagerato. La Bonelli è una macchina da guerra. Certo le vendite non aiutano, ma la crisi è generale. Il fumetto non tira più e il mercato funziona solo se pubblichi "casi editoriali alla moda" così come accade nel panorama discografico. Non è la Bonelli ad avere problemi è l'intero panorama culturale italiano che va impoverendosi sempre di più.




IO In effetti. Pero' è innegabile che alcune carenze in Bonelli ci sono


Daniele Tarlo Tarlazzi Carenze in Bonelli? Ma dove? Cioè io capisco che alcune storie possano piacere meno di altre e che alcuni sceneggiatori possano apparire, agli occhi del lettore, meno graditi di altri, ma da qui a parlare di carenze mi pare davvero una sciocchezza. Chi parla di carenze in Bonelli è perché in Bonelli non lavora, magari per mancanza di talento o forse perché certe idee mal si sposano alla politica editoriale della casa di via Buonarroti. Insomma: se chi critica la Bonelli di essere alla frutta dimostrasse il suo "valore" aprendo una casa editrice concorrente creando una diversa opportunità al mercato, ben venga. Ma ricordo che nessuno è mai riuscito a fare una vera e propria concorrenza all'editore milanese. Poi: se i grandi gruppi editoriali o anche editori più piccoli cercano di acquistare diritti per pubblicare in volume materiale Bonelliano, ci sarà qualche motivo. Insomma: una crisi di vendite sarà anche innegabile . Sarà anche innegabile dicevo, ma la Bonelli è sempre riuscita a sopravvivere cosa che altri editori purtroppo non sono riusciti a fare. Naturalmente se vorrai condividere il mio pensiero fai pure. Ma io sono sicuramente stanco di sentire i soliti profeti della sventura, cantare e magari sperare in una "fine" di qualcosa o di qualcuno.

 [.... ]

L'articolo pur essendo   troppo  catastrofico    contiene un fondo di  verità   sulla situazione dei fumetti   Bonelli .
Infatti  secondo   lo stesso   sito in un articolo di qualche tempo fa  
DIGGER 28 DICEMBRE 2015 
E’ la fine per il progetto miniserie di Sergio Bonelli Editore?Quale sarà il futuro del fumetto italiano?




Dopo le notizie della chiusura della serie Adam Wild che avverrà con il numero 26, quindi tra nove mesi e quella già annunciata a febbraio di Lukas con il numero 24, si vocifera che il progetto miniserie terminerà con la conclusione di Hellnoir. Questo sarebbe un duro colpo sia per la Sergio Bonelli Editore sia per l’intero panorama del fumetto italiano. Aspettiamo notizie ufficiali per capire quali saranno le scelte editoriali riguardo il futuro della casa editrice di riferimento del fumetto italiano.


Ora  pur  comprando    della  Bonelli  _ Dylan dog , Martin Mystere  , Orfani , le storie  e   di tanto in tanto qualche romanzo a fumetti   ., ed  leggendo a scrocco  o  conoscendo amici\che  che leggono anche gli altri   fumetti   della casa  editrice , e non essendo  uno specialista in fumetti   o  un  nerd  fissato con statistiche   , confermo   è  sono  d'accordo  al 90 %    con il sito  prima citato   ..
<<  Gia' la notizia della chiusura di un’altra serie della casa editrice Bonelli, baluardo del fumetto italiano; per chi ancora non lo sapesse, il 2016 porterà in edicola gli ultimi capitoli di due serie Bonelliane, Adam Wild e Lukas >Questa ennesima cattiva notizia, insieme  al calo di qualità  o  alternarsi   di qualità   di fumetti che leggo   mi  ha portato a farmi alcune domande riguardo la situazione della casa editrice, interrogarmi  su quali possano essere i motivi di una tale moria all’interno della produzione Bonelliana  ed a  chiedermi come  mai   sia passata   quasi in sordina era passata la chiusura di Mister No nel 2005, dopo una vita editoriale trentennale.E di come se << Il saluto a Jerry Drake è stato il primo grido di allarme in casa Bonelli >> non vi si ponga rimedio ? La decisione di chiudere la serie con protagonista Jerry Drake era arrivata non tanto per un calo delle vendite ( all’epoca  secondo  nergate.it  gli albi vendevano intorno alle 20.000 copie, soglia di sopravvivenza decisa dalla Bonelli ) , ma per un calo qualitativo della serie, dai responsabili individuato nella mancanza di tematiche; girando per i forum pareva fosse un’altra la natura di questa chiusura, ovvero la totale capacità degli sceneggiatori di mantenere fede alla natura del protagonista ( tra i capri espiatori si annovererebbero  secondo   alcuni  mie amici   che lo leggevano  ed  il sito  nerdgate .it  Mignacco e Masiero ), tanto che i fan della serie invocavano a gran nome sceneggiatori capaci ma impegnati in altre serie (Castelli, Boselli e Colombo in primis). Nonostante questa aperta manifestazione d’affetto per il personaggio

 di Nolitta,Mister No chiuse la sua serie regolare,regalando ai nostalgici qualche sparuto albo semestrale o annuale.In questa prematura fine si sarebbe dovuto intravedere   ( e   cercare  di porvi   rimedio  c, correndo ai ripari  )   lo spettro di una crisi nascente, una minaccia al regno di fantasia che da sempre viveva nella casa editrice milanese: il calo della qualità delle storie.  Su  Dylan Dog  è  vero si fatica a  trovare  un centro di  gravità permanente  , per ora   si  è solo  distrutto  (  giustamente  ormai   certi canoni erano logori e   stavano   per  diventare    non o erano già  diventati    degli stereotipi  ) ma  per  ora   esso è  fatto  di alti (pochi) e bassi (tanti, forse troppi) sarebbe ora  di  smetterla con  la distruzione  e    iniziare  con  la  costruzione   dando vita  ,  fin ora   erano  quasi   assenti  ai nuovi  personaggi   di cui si  è fin ora  solo accennato e  fatto solo qualche comparsata  . Infatti   << Il difetto che riscontriamo in entrambe le testate è sempre lo stesso, e ci conforta ricevere conferme anche da altri lettori; i protagonisti sempre più spesso non sembrano più loro, le storie a volte paiono sceneggiature adattate alle testate e non concepite appositamente per i personaggi che vediamo poi viverle. >> 
Prendete il Nathan Never,  invece   mio affido  perchè  ne  trova  confermo  in un ex mio  inquilino    al temo in   cui ero  studente  fuori sede   , non  che  fans  della  prim'ora ( dal n   0   della serie  )       a  quanto dice   il sito   di nerdgate.it   

Negli ultimi due anni la maggior parte delle storie sembrano distaccate dalla continuity della seire, si è cercato di forzare alcuni personaggi in una dimensione che cozza vistosamente con quanto abbiamo conosciuto nella vita editoriale precedente.L’esempio più evidente è la nuova vita di Janine, la storica segretaria dell’Agenzia Alfa, da sempre timida, spesso impacciata eppure un punto di forza della saga, per molto tempo ago della bussola morale di Nathan; tutto questo viene mascherato da un misterioso cambio di
personalità con l’undicesimo maxi, Il fantasma, in cui la timida segretaria diventa un’infallibile e tecnologica ladra.Per motivare questa scelta, vine deciso che addirittura l’assunzione anni prima in Agenzia fosse una sorta di passaggio necessario per questa sua nuova vita; si tratta dell’ennesimo deus ex machina messo a disposizione degli autori, che non rinunciano nemmeno a stravolgere la cronologia della serie asserendo che un prozio di Janine avesse inventato un rivoluzionario parabrezza per motivarne la ricchezza, quando tale invenzione era stata tributata al dr. Detroit del numero 82, Il vigilante.Il trattamento riservato a Janine è solo uno dei tanti piccoli difetti che sta colpendo il Nathan Never, che soffre il cambio di gestione mostrando un apparente distacco dal canone classico con cui ha fatto breccia nel cuore dei lettori; storie come Inferno, Operazione Drago o Gli occhi di uno sconosciutonon sono presenti da troppo tempo sulle pagine di Nathan Never.La realtà è che anche nelle storie dell’Agente Alfa manca una guida che mantenga in linea le trame ed i contesti narrativi che hanno reso la serie un punto di riferimento per i fumetti sci-fi nostrani; personaggi che si comportano in maniera atipica, riciclo di storie già presentate come in occasione del primo Nathan Never Magazine o nell’albo della serie Agenzia Alfa Nato dal buio (in cui vengono messe diverse storie non usate in passato ed inserite apparentemente per non buttare del materiale) sono segni di come la cura per la serie ed il rispetto del lettore siano poco considerati.La speranza è che i segni di ripresi visti con Scacco matto e Arkadin il sicario siano i presupposti di una nuova rinascita per Nathan Never, in concomitanza con i festeggiamenti per i suoi 25 anni di onorata carriera; la Bonelli vuole festeggiare in grande stile, si parla di variant cover e miniserie, ma forse la giusta rotta sarebbe diminuire le uscite parallele (quasi ogni mese oltre all’albo mensile ci sono speciali, magazine o maxi) e concentrare la qualità delle trame in meno uscite, ma con un alto valore per gli affezionati lettori.Un ritorno a storie appassionanti e in linea col personaggio è la speranza di molti lettori di Nathan Never Il problema in casa Bonelli, a mio avviso, è il voler imitare un modello americano; il mercato, ma soprattutto i lettori, a cui si rivolge la Bonelli non ha molto in comune col modello americano a cui si vota una casa editrice come la Marvel. Se oltreoceano le miniserie funzionano e convincono, in Italia non paiono avere grande seguito; noterei anche come la Marvel non abbia mai avuto un buona reputazione per quanto riguarda il rispetto della continuity (ci sono più resurrezioni e ritorni a sorpresa negli X-Men che nella Bibbia o in Beautiful!), cosa che invece si è sempre apprezzata nelle testate Bonelli.

Infatti   c'è come già dicevo  nel mio precedente  post  , un imitazione   passiva  del modello Americano almeno nello svolgersi e nella struttura delle storie ( vedi ad esempio l'annuale o Speciale Dylan Dog da quest'anno la saga del Pianeta dei Morti: fatto secondo me per dare lo zuccherino a chi è appassionato delle storie di zombi e simili .
 << L’idea   >> come   fa notare    nerdgate.it  e  che non condivido  completamente   <<  delle miniserie slegate da testate maggiori non era male, ci ha portato dei piccoli capolavori come Hellnoir ( letto  a  scrocco d'amici   ) del duo Ruju-Freghieri, ma forse non è quello che i lettori italiani cercano ;  collane  di ottima qualità   come Le Storie, o i Romanzi a fumetti  possono    , aver senso se visti come rivolti ad un pubblico occasionale o come test per nuove collane (come accaduto per la fortunata serie di Dragonero ). >> 
 La stessa idea di creare una serie e suddividerla in stagioni annuali (stile Orfani o Lukas) ha mostrato  nonostante  il   carattere  innovativo  del primo   (  totalmente  a colori ,   struttura  d'impaginazione   delle tavole  si  sul modello americano  della Marvel    ma   non passivo e  acritico ) sul second   non saprei   l'ho preso  il primo numero   e  il mio amico    lo ha  abbandonato dopo due  numeri  visto la mediocrità  e  l'americanata  delle storie     mostrerebbe  una certa debolezza; nonostante abbia un discreto seguito  specie  , Orfani in origine ero la prima prova di una serie a colori in casa Bonelli, ma il numero di vendite non ha dato il risultato sperato.
<< La voce di corridoio è che le miniserie chiudano con la fine del quarto e conclusivo capitolo di Hellnoir, per poi presentarsi, probabilmente, nella nuova veste di volumi da collezione, sulla scia delle operazioni tentate con la riedizione del romanzo di Dragonero o la raccolta in tre volumi della miniserie Greystorm (quest’ultima un’operazione di marketing discutibile); personalmente ritengo sia difficile mantenere questa linea editoriale, perchè al momento il mercato dei fumetti è piuttosto tragico ! >> 
Basti pensare che le vendite delle testate storiche sono in calo costante, e che le nuove serie lanciate (Adam Wild e Lukas ne sono un esempio) hanno una vita piuttosto breve; questo trend calante viene anche segnalato come un grido di allarme da grandi esponenti del settore, come Marcheselli, ManfrediSerra.  << In un contesto così complicato >> ,  come  giustamente   fa  notare  nerdgate.it  << dove vengono sfoltiti i ranghi dei team creativi, ha davvero senso lanciare nuove testate ? Non sarebbe più opinabile concentrarsi sulle serie già note e apprezzate e dar loro maggior cura ? Da poco è stato immesso sul mercato un nuovo personaggio, Morgan Lost, nato dalla fantasia del visionario Chiaverotti; è innegabile il carisma e il fascino di questo nuovo eroe, ma riuscirà a far breccia nel cuore dei lettori? Personalmente adoro il modo distopico ideato da Chiaverotti e compagni, così come la personalità complessa e caleidoscopica di Morgan, ma la domanda, per quanto flebile e spaventata, mi arriva alle labbra : quanto sopravviverà ? >>  . Già quanto   durerà ,  non potevano integrare  le tematiche   di  questi  due  ultime serie    nell'agonizzante  ,   lo seguo   dal 1994 ,  Martin Mystere  
  

alcuni fans  in particolare  questo  su http://comicus.forumfree.org


 
luminare
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Asterix
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sono un lettore della prima ora del buon vecchio zio Martin
e di conseguenza il mio parere può essere "di parte"

tutti i primi numeri , ed io arriverei fin quasi al 200 ,
meritano di essere letti,
poi purtroppo il declino è stato inesorabile,
per quanto mi riguarda ho tenuto duro e sono andato avanti,
sperando in un rilancio ,in qualcosa di "nuovo"
fino al n.269 uscito due estati fà
poi , mio malgrado ,ho gettato la spugna ,molto malvolentieri ,
ma forse è giusto così ,
non volevo "rovinare" con le ultime letture
il bellissimo ricordo degli altri volumi letti in passato
( cmq. è anche un fattore naturale , ha già "dato" tanto )

in ogni modo non posso che ringraziare in primis
Alfredo Castelli , e a seguire tutti gli Altri tra sceneggiatori e disegnatori
per avermi regalato delle bellissime e straordinarie letture

e,
per tornare alla storia che mi è piaciuta di più
( anche se è dura segliere )

direi : La setta degli assassini ( n. 88/89/90 )

i disegni di Roi sono da pelle d'oca,

solo l'inizio :

monastero di citeux imbiancato nella notte da una nevicata, anno 1119

basta , che mi stò commuovendo wink_old.gif





tanto coinvolgente all'inizio quanto noioso ora. dovrebbero avere il coraggio di 1)  chiuderlo, è troppo tempo che le storie sono altalenanti   ed in alcuni casi  pessime, così come la maggioranza dei disegni. tutti i disegnatori talentuosi dopo pochi albi vengono dirottati su altre testate (casertano, roi, villa, freghieri, filippucci solo per citarne alcuni). 2)  sfidare  come  ha fatto  recchioni    con orfani i  tabù   imposti  dai vertici  Bonelli   che costrinserro  Dylan Dog  a cambiare  rotta  vedere  il'accenno  nel  n  69  o  le polemiche   se  ne  discusse  sul gruppo di  yahoo ayaaah  e sul  news groups  it.arti.fumetti.bonelli   del compromesso  sul  primo numero di  dampyr. Oppure  un autore che lo dice pubblicamente senza giri di parole o giustificazioni varie. ecco uno stralcio di una mail di paolo morales, talentuoso scrittore di martin mystere, che è stata pubblicata sul forum di agarthi qualche " lustre  " fa  con il suo consenso. : 

"Ti farò una confessione, Aldous: se c'è una cosa che non sopporto sono le censure e le autocensure che vigono alla Bonelli, perché ci sono una quintalata di temi, frasi e situazioni che sono (diventati) tabù... Almeno nel web, lasciamoci un po' di libertà".





prendo  come spunto e  magariapprofondendo   le trasmissioni di voyager ed  affini ed  affrontare  tematiche come  i misteri della sindone  ed affini  .


 La Bonelli, per darvi un’idea, ha da sempre un mercato estero forte nei Balcani, specialmente in Serbia. Ultimamente proprio dalla Serbia, quando esce un nuovo prodotto, vengono chieste dai lettori garanzie sulla durata e il prezzo dell’albo, in modo da capire quanto esborso richiederebbe un’eventuale collezione e sopratutto se iniziare ad accollarsi una spesa che potrebbe terminare bruscamente; questo accade nel mercato nostrano, basti pensare al costo di un albo Bonelli e al suo potenziale mercato dell’usato. Le grandi saghe americane (Civil War, Guerre Segrete, Knightfall, Red Son) hanno ancora oggi un discreto costo, ma le serie Bonelli hanno dei prezzi piuttosto bassi, il che non invoglierebbe un acquisto in ottica di investimento.

Ora    è qui  sono d'accordo  in toto    con quanto dice   nerdgate.it  

 (....)   
UNA MINORE DISPERSIONE DEI TEAM CREATIVI E UN IMPATTO PIÙ GESTIBILE SULLE TASCHE DEL LETTORE POTREBBERO AIUTARE LA BONELLI AD USCIRE DA QUESTO PERIODO BUIO 
Il parere del sottoscritto è che la Bonelli può ancora invertire questa tendenza, ha molto da offrire al fumetto non solo italiano ma anche mondiale. La strada per la salvezza potrebbe essere quella di puntare inizialmente sui lettori storici, quelli legati alle serie di punta della casa editrice, ringraziandoli del fedele sostegno con storie all’altezza dei personaggi che tanto amano; è accettabile che dopo tanti anni di vita editoriale ci sia un lieve calo nelle trame, ma questo può essere ovviato tramite un attento programma di assunzione di sceneggiatori validi e con idee forti, anche gettando un occhio oltre i confini, tentando collaborazioni eccellenti ed importanti con maestri del fumetto. Allo stesso modo andrebbero limitate le uscite parallele all’interno delle serie, in modo da non disperdere il capitale creativo e al contempo non allontanare lettori che potrebbero spaventarsi di fronte ad una crescente spesa per seguire la continuity del proprio eroe (la crisi c’è per tutti, d’altronde): il credo della Bonelli deve essere “più qualità, meno quantità”, l’obiettivo riconquistare in primis la fiducia e il sostegno dei fan storici.

(...) 






Concludendo    questo  lungo post .
 Il declino si può arrestare     , ci sono ancora  un po' di margini ,   sempre che la Bonelli ci metta mano e non si concentri solo sul progetto d'Americanizzazione ( perchè va bene portare nuove fette di lettori specie queli appassionati al genere Marvel e simili ) si potrà evitare il declino sempre più prossimo Ci sarà anche spazio per nuovi personaggi e nuovi progetti, ma non ora; se proprio si volesse tentare un qualcosa di nuovo, personalmente rimetterei in sesto i Romanzi a fumetti, che oltre a dare vita a Dragonero (l’unico nuovo personaggio fin’ora valido) . e integrerei Orfani in Nathan Never magari facendo una storia in cui le origini dell'agenzia Alfa derivi dalle vicende narrate nelle prime tre saghe di Orfani . Fumetti che avevano anche presentato storie interessanti, sai in un’ottica di volume one-shot che come apripista per nuovi personaggi (come vorrei vedere una serie su Sygma!).
Per ora la situazione è dura e complicata, ma dopo anni che seguo direttamente e indirettamente la Bonelli e i suoi personaggi voglio credere in loro, nella passione e nella professionalità che ha da sempre contraddistinto la casa editrice di ( non somno in ordine cronologico ) Mister No, Martin Mystère, Zagor, Dylan Dog, Nathan Never, Tex e tanti altri eroi che hanno accompagnato i nostri sogni di adolescenti e continuano ancora oggi a regalarci qualche emozione. ed arricchimento culturale 







27.9.14

letture fumettistiche e viaggi fantastici orfani vhs topolino



in attesa ; 1)   del  Dylan  dog  spartiacque    cioè il n 337  (  ne parlo in questo post  precedente    in  questa intervista  Gigi Simeoni   uno  degli autori    della  svolta  )    .,  2  che si realizzi quanto annunciato a


3) dell'intervista a .... ma non voglio rovinarvi la sorpresa , ma vi do un indizio con il post d'oggi , ho letto, uno dietro l'altro,infatti  ho rischiato  d'addormentarmi  con la luce  accesa  ,   l'ultimo numero di Orfani di Roberto Recchioni / Emiliano Mammucari / Annalisa Leoni e Topolino con la storia del dottor Ratkyll e Mr. Hyde di Bruno Enna / Fabio Celoni / Mirka Andolfo .



Beh devo dire  anzi ridire   ( ne   ho già parlato precedentemente  su questo pagine  )  che Orfani mi ha molto impressionato. Questa serie ha generato in me reazioni contrastati, da un lato per l'eccellente livello tecnico della realizzazione  sia   nei disegni  sia   nella clorazione    facendomi ricredere  sull'uso  delle nuove  tecnologie    grafiche  in  tale  ambito  , dall'altro per la storia che, pur essendo narrata benissimo, non è tanto nelle mie corde in quanto a tematiche e sviluppo dei personaggi  c'era  più pathos     nei numeri precedenti  . In generale, gli altri numeri mi sono piaciuti, ma questo è stato forse il primo che abbia veramente amato per l'elementare brutalità del confronto diretto tra Jonas e Ringo, che incarnano due ideologie diverse, il primo quella della salvaguardia dell'ordine costituito a qualsiasi prezzo, perché pur sempre di ordine si tratta, il secondo della libertà di scelta e della verità a tutti costi, al diavolo i danni collaterali. E già sapevo che con presupposti simili sarebbero volate botte da orbi e   si sarebbe arrivati  allo scontro finale . Devo ammettere che tifavo per Ringo, ma il lirismo  e  l'intensità   della storia  e  dei suoi disegni    mi  a  reso incerto fino alla fine   chi  tifare  e  a  chi dare la   vittoria  .   naturalmente o che alla fine mi sono davvero gasato ...   e  allo stesso   tempo  scosso  per  la  brutalità e la  violenza    dello  scontro   , specie  la scena  finale  (  quella  d'aver  appeso  come   un impiccagione    il corpo  dell'ex compagno d'arme  )       che mi è sembrata  gratuita   ed  eccessiva  

Quando  ho aperto Topolino e sono arrivato alla seconda tavola dove c'è Pippo tutto incazzato che sfonda una porta con l'asciona, ho capito che il Topo aveva vinto , anche   se   per  il momento  aspetto per  dare un giudizio   globale  sia   la  seconda  puntata  di topolino  sia   la  prima  della seconda serie   d'orfani   .   e  quindi  un altro  scontro  epico fra  fumetti  .,   la serata.
Il timbro della sceneggiatura di Enna è come sempre brillante, magistrale, e ci regala momenti
estratto da  www.topolino.it/video/lo-strano-caso-del-dr-enna-e-di-mr-celoni/
davvero da incorniciare come quello in cui Mr. Hyde fa un bel lancio lungo con la preziosa Numero Uno di Paperone. Le tavole di questa storia sono arte pura, tra Celoni che riesce a "stretchare" fino all'impossibile paperi e topi creando queste atmosfere dark ricche di dinamismo e zeppe di dettagli, poi arriva Mirka che ogni vignetta è un colpo di fioretto e che devi dire? Solo che è un fottuto capolavoro. L'innocuo Paperino trasformato in un essere ricurvo e malvagio mi ha fatto letteralmente cagare sotto, Fabio SAPPILO che se stanotte ho avuto gli incubi è colpa tua che hai violentato il mio sonno  erano dai tempi dell'esorcista  e dei primi Dylan dog  ) che non  rivivevo  simili  cose   perciò... grazie per averci regalato ancora una volta una delle storie Disney più potenti che abbia mai letto !

16.3.14

differenza tra orfani e lady mafia

Un mio amico   , lettore  del nostro  blog  ,  mi ha  chiesto    dopo aver  letto i  post  su  ladymafia  : <<  come   prendi  orfani e  lo giudichi bellissimo  nonstante la  violenza  , prendi lady mafia e lo stronchi   senza  neppure  un appello \  seconda  possibilità    dopo  neppure  un numero .  Come mai  ?.    >>

Sono due  oltre   a essere  due  generi   diversi  . distopico  Orfani   Noir - hard  boiled   Lady mafia  . Inoltre   , come  certamente  saprai  , a  differenziali  è il  tipo   di trama   e  il  modo  con  cui  sono disegnati  
Orfani 

 Ne   ho anche  parlato   in questi due post  


ottimi i disegni   almeno da  quel che ne  capisco   non avendo fatto studi d'arte ma un semplice  liceo   artistico  e  la  facoltà  di  lettere , ottima la trama  che non si  fossilizza  su una  sola  vicenda   ma più vicende insieme 


                               Lady mafia  
Nonostante la  strenua  difesa degli autori che pubblico interamente  presa   da   http://ramath.forumup.it/about9941-.html&highlight=

Ma Lady Mafia è un fumetto noir, e il vortice di violenze che contraddistingue le sue vicende rientra nei canoni del filone narrativo a cui fa capo. Voler ridurre, però, il fumetto a questo e accusarlo di sfruttare il fascino del male per fini commerciali, vuol dire non aver letto affatto il fumetto o essersi fermati solo al titolo. Lady Mafia è molto più di questo, e di conseguenza rimandiamo le accuse e l'invito a sospenderne la pubblicazione al mittente.
In Italia, purtroppo, si tende a sottovalutare parecchio l’intelligenza media dei lettori, non ritenendoli capaci di farsi un’idea su cosa sia giusto o cosa sia sbagliato nelle letture che vengono loro proposte. Noi, al contrario, siamo convinti che chi ci legge sappia riconoscere la differenza tra il bene e il male. E il cadere di Veronica nell'errore/orrore va ricercato nel circolo vizioso della violenza, cui Veronica è abituata da sempre. In parole povere, conoscendo lei solamente il linguaggio della violenza (è figlia di boss e la violenza continua a seguirla anche all'interno delle mura della casa famiglia cui viene affidata), altro non sa fare che parlare appunto solo quella lingua. E' sbagliato, ma umano. E Veronica sa di sbagliare, come confida spesso nelle pagine del suo diario, lo sanno anche i personaggi che incontrerà nella trama (l'amico Nicola, il parroco, ecc.), può non accorgersene il lettore?!
Artisticamente parlando, Veronica offre sfumature, evoluzioni e conflitti di coscienza, che un "eroe bianco" non consentirebbe. I suoi errori, i suoi dubbi, i suoi sfoghi, quelle sue certezze che nello sviluppo della trama vacillano sempre più ne fanno un personaggio complesso, a tutto tondo. Ma quello di lei che non va mai perso di vista, è che Veronica sbaglia e continua a sbagliare perché nasce come antieroina: e come potrebbe mai un antieroe essere esempio di condotta giusta e morale?
Il messaggio del fumetto è dunque un messaggio positivo, che viene gridato attraverso la rappresentazione del negativo. Abbiamo scelto di mettere in scena gli orrori della violenza per renderne palese l'assurdità, l'amoralità, col fine di prenderne distanza.
E quando parliamo di rappresentazione della violenza, non ci riferiamo solamente a quella di stampo mafioso. La nostra battaglia si traduce in denuncia contro la violenza - tutta - da quella esercitata sulle donne, a quella praticata sugli animali, o ancora a quella rivolta a chi è diverso. Se così non fosse, e avessero invece ragione i nostri detrattori, non avrebbe, allora, senso l'ampio spazio lasciato a tematiche scottanti e attualissime, quali il femminicidio, l'omofobia, la vivisezione, il razzismo, lo stalking, sia all'interno delle trame del fumetto sia nella rubrica Lady Mafia Extra. A dare voce a personaggi fittizi nel fumetto sono professionisti (psicologi, avvocati, ecc.), che danno consigli e tracciano identikit per riconoscere predisposizioni e comportamenti violenti. Pur non avendo la presunzione di essere un fumetto “educativo” (ma lo sono forse gli altri?!), cerchiamo in tutta coscienza di essere un fumetto al meno “informativo”, proponendo al lettore temi e spunti su cui poter riflettere.”
“Lady Mafia” continua l'autore “è la madre della protagonista del fumetto, che avendo preso il posto del marito dopo la sua carcerazione, così viene chiamata. Ecco perché Lady Mafia è semplicemente equivalente femminile di boss, di padrino, e giammai una esaltazione del ruolo. Ma, forse, il problema è proprio tutto qui, la scelta di un'antieroina anziché di un antieroe. Forse un Mister Mafia non avrebbe sollevato tanto scalpore, come non lo fanno i romanzi, i film e le fiction di mafia, o i tanti videogiochi violenti non proibiti ai minori.
Paradossalmente, la scelta del protagonista al femminile voleva (e vuole tuttora) essere un "omaggio", passateci il termine, alla donna, una riflessione sul suo ruolo odierno e sui suoi drammi, personali e sociali. Veronica, per entrare in affari con la mafia, è costretta a fasciare il proprio corpo per nasconderne la femminilità; si muove in un mondo decisamente “maschile” (oltre che maschilista), tanto che è costretta ad assumere l'identità del defunto fratello Andrea per entrare a far parte di Nostraduania. Questa metamorfosi forzata, nei nostri intenti, vuole rispecchiare la snaturalizzazione della donna “moderna” in ambiente lavorativo, che si vede sistematicamente penalizzata e scavalcata, nel confronto con un collega uomo. Allo stesso modo, la lacerazione interna della personalità dell'antieroina, deve rimandare allo strappo che molte donne oggi provano dinanzi alla scelta tra carriera e famiglia.
Gli equivoci nel mondo della parola, come in quello reale sono infiniti. Il drammaturgo Bertolt Brecht ne è esempio eclatante. Il capolavoro Madre Coraggio e i suoi figli, scritto a ridosso dello scoppio della seconda guerra mondiale, è denuncia degli orrori delle guerre e delle tragedie che esse producono. Nelle sue intenzioni l'antieroina di Brecht, e sottolineiamo antieroina, a fine rappresentazione avrebbe dovuto ripugnare lo spettatore. Sì, perché Madre Coraggio è parte, seppur marginale, del macrocosmo "guerra"; e sebbene vedrà morire i suoi figli, con il suo carretto continuerà ad alimentare la macchina della guerra. Come poter avere simpatia per lei? Ebbene, il pubblico non soltanto ne ebbe compassione, ma la amò.”
La Cuore Noir Edizioni e Pietro Favorito non ambiscono a tanto per la loro antieroina, ma sperano almeno che venga capita!

Posso  affermare  che  Lady Mafia è un fumetto, almeno per il primo numero che ho letto ,  dal punto di vista tecnico, stilistico e artistico, orripilante\ mediocre  .Gli interventi  degli psicologi  andavano integrati  dentro il fumetto   e  non  come  appendici
E' uno di quei fumetti, con operazione marketing connessa  (  vedi  qua  )  , che, per chi ama quest'arte, può essere considerato solo un insulto se usato in maniera  estrema .
E' un insulto, per esempio, che questo albo appaia in uno dei prodotti di punta di quest'anno di Rai Uno. E' un insulto che trovi uno spazio spropositato nelle cronache di questi giorni. E' un insulto che venga pompato a tal punto da farlo considerare un fumetto di "culto" e che "rompe" con una certo "buonismo" dilagante (perchè è questo che viene detto tra le righe).
E' un insulto che si parli di censura e di ritiro!!! Ma lasciatelo lì a marcire sugli scaffali delle edicole: senza questa pubblicità non se lo sarebbe comprato nessuno.
E' un insulto che si parli di questo fumetto, oppure che questa ciofeca abbia agganci tali da farsi parlare addosso, e che si parli invece così poco di tutto il resto del fumetto italiano che è generalmente bello, ben fatto e che trascina ancora oggi decine di migliaia di persone nelle edicole o nelle fumetterie  mensilmente.

ne  ho parlato  per  chi fosse interessato precedentemente   qui  e  qui  

Un altra mia amica mi ha  fatto notare     che in essi c'è  troppo violenza   e che preferisce per  i suoi  bambini   i classici   come  : Mafalda (  I II )   ,  snoopy , topolino ( I II )  , ecc

 vero  e  non ti  biasimo  nei fumetti  e non solo purtroppo    c'è troppa  violenza   a  volte anche gratuita  ed  eccessiva  .





 Ma  in alcuni  casi è  funzionale  alle storie




E poi   bisogna  distinguere  ed  educare    che ,   anche  se la  violenza   non è mai  giustificabile specie quelle gratuita    c'è  violenza  e  violenza  .  quella  imposta   del potere  in genere  dal media    e  quella   proveniente  da dentro di noi     ma  che  dobbiamo tenere  sotto controllo . Per  spiegarmi meglio  fasi riferimento al  romanzo  ed il al film Arancia meccanica  ma  soprattutto  a    questo film  Trailer italiano di "L'onda" ("Die Welle"), il film tedesco diretto da Dennis Gansel del 2008




e  a   http://it.wikipedia.org/wiki/Violenza  ( con relativi  link  ) 
concludo  analizzando   l'uso della  violenza   nei due  fumetti     di cui  siu è parlato  nel post  d'oggi .

Lady mafia  
L'uso  è  solo gratuito  specie  la  scena  in cui  continua  a torturare  e  poi  ammazza  brutalmente uno   del commando  che  partecipo alla mattanza  della  sua  famiglia      , nonostante   quello  che  sta  torturando   per  estorcergli i nomi del restpo del comando  e  del mandate      che   uccise i  suoi genitori  sia  disposto ad  aiutarlo a rintracciarli  .   Infatti   nel finale   del  primo episodio   quando  un misterioso   personaggio  va
 a  confessarsi  e   come ultima cosa  afferma  ....  vedere  a  sinistra    la mia  scansione dell'ultima tavola del  primo numero di questo fumetto 
In Orfani  
Essa  almeno  , dall'impressione fattami   leggendo i primi  6  numeri  ,  non è  gratuita  ma  funzionale alla storia in questione . Infatti La Terra è colpita da un mega raggio mortifero, che spazza via mezza Europa e un sesto della popolazione mondiale. A puntarlo sul nostro pianeta, con premeditazione da una galassia lontana, pare siano stati gli alieni. In questo scenario post apocalittico sono ambientate le vicende di Orfani, i protagonisti della nuova miniserie Bonelli, un gruppo di bambini adottati dall'esercito per farne macchine da guerra. Che da grandi si ritrovano in un mondo ostile a combattere contro un nemico terribile e sconosciuto. Ma ......
da http://www.smemoranda.it/post/1332/Orfani-la-prima-serie-a-colori-firmata-Bonelli
( mie deduzioni e previsioni   che sembrano trovare  e troveranno  conferma   nei  numeri successivi al  6     )   si scoprirà che  il realtà è un regime di militari\  una dittatura che   sta educando \ formando,  con  una  pseudo  guerra    dei nuovi soldati per    ristabilire  l'ordine  . 
Ed  l' addestramento rende alcuni d'essi iulteriormente instabili e violenti e crea il desiuderio di vendetta .di .... e la relativa reazione di .... contro i capi che li ha fatto il lavaggio del cervello e addestrati in tale maniera cioè al motto Non facciamo arte. Facciamo cadaveri.


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emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...