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14.3.19

Paolo, il "super-papà" che fa volare Sara verso il sogno della maratona e Di cancro si può anche vivere. Oltre la malattia, c’è la vita di ogni giorno.

dopo la  storia     di Luca      ecco  altre   due storie   una nazinale  ed  una locale  di chi lotta  e  spera   contro  dettermiante  malattie 

 da  repubblica  online   la prima e  sempre  da  gallura  news  la  seconda

Paolo, il "super-papà" che fa volare Sara verso il sogno della maratona
La storia di Paolo Vargetto che da poco più di un anno ha iniziato a gareggiare insieme alla figlia che convive con l'artrite idiopatica giovanile e corre su una carrozzina. Alla Roma-Ostia ha anche migliorato il personal best. "ll merito è di tutti voi amici che ci fate compagnia e ci incitate durante le competizioni. Io cerco come ogni genitore di fare il possibile per i propri figli


                                         di ROBERTO DI SANTE

ROMA - La forza dell'amore può tutto. Sfidare il destino, accendere un sorriso e  farti migliorare di oltre venti minuti il tuo tempo sulla mezza maratona. Spingendo per gran parte del tragitto una figlia che è diventata la principessa di tutti. Paolo Vargetto ha vinto la 45esima edizione della Roma-Ostia, fermando il cronometro a 2 ore, 14 minuti e 28 secondi.  Non è stato il primo a tagliare il traguardo, ma è come se lo avesse fatto. Perché ancora una volta è stato più forte di tutto e tutti. Perché la sua impresa è stata incorniciata - dall'Eur fino al mare - da applausi, grida di saluto e "cinque" battuti. Perché ha cominciato a correre solo a gennaio del 2018 quando la sua Sara, la dolcissima bambina che convive con l'Artrite idiopatica giovanile (A.I.G.), partecipò alla sua prima corsa su una carrozzina. 
Da allora Paolo e Sara, insieme, hanno conquistato sempre più chilometri e cuori. Come due complici, come due teneri innamorati. Alzando l'asticella, alla faccia della sorte e della fatica. Dalla 10 chilometri del debutto alla Corsa di Miguel, ai 21 della Rome Half Marathon Via Pacis a settembre, quando Paolo e Sara chiusero oltre le 2 ore e 35 minuti. E lui stremato si adagiò come una mummia sul marciapiede, dietro via della Conciliazione, per riprendere fiato. Come domenica scorsa quando i primi dodici chilometri, con la salita del camping, sembravano avergli di nuovo tagliato gambe e respiro. Qualcuno, della banda che lo seguiva, gli ha dato il cambio ma quando Sara ha urlato "Papà, la discesa!", non ci ha pensato due volte. Si è attaccato alla carrozzina di Sara e insieme sono scattati come un proiettile dell'anima. La principessa ama affrontare le discese come uno sciatore pazzo, ma vuole condividere il brivido del "pericolo" con il papà. Che spasso vederli partire come se affrontassero una pista nera. E tutti a chiedersi, ma dove le ha trovate Paolo le forze?
La risposta sembrerebbe facile, ma non è scontata. Nient'affatto. Perché la vita non è un film americano e lui vive a Ciampino. Però con Sara sta diventando una stella di speranza per tanti, soprattutto per quelli che soffrono.  Quando tutti lo elogiano preferisce sempre abbassare i toni. Anche quando lo definiscono un "papà supereroe" o "il papà dell'anno".  E lui risponde così: "ll merito è di tutti voi amici che ci fate compagnia e ci incitate durante le competizioni. Io cerco come ogni genitore di fare il possibile per i propri figli". E allora corri Paolo, corri verso il mare con la principessa e i tuoi amici. La strada riprende a salire, tu chiedi di rallentare mentre il nome di tua figlia risuona sulla Colombo, come un ritornello, tra i runner e gli spettatori. "Aho, stiamo andando a 5:20 a chilometro. Rallentiamo un po'....". Sembra  l'inizio di un'altra crisi mentre il cartello del 19esimo chilometro non è più un miraggio.  Forse la fatica è più forte dell'amore perché Paolo sembra perdere il treno di braccia su cui è salita Sara. Ma quel treno è suo. Non può essere che suo.
Un chilometro sputando l'anima mentre Ostia, dalla rotonda, apre le braccia per accogliere lui e la principessa.  Così riprende a spingere e sa che dovrà fare un ultimo grande sforzo. Anzi, grandissimo. Perché Sara vuole sempre, oltre al panino con il salame a colazione, arrivare al traguardo a tutta velocità. Come un missile. E chi può essere a far partire questo missile, se non lui? Un "biscotto" da affrontare in senso contrario al traguardo, poche centinaia di metri per far scaldare i motori alla fantasia e alla voglia di vivere di una principessa di 10 anni che fa le boccacce a una dura malattia. Si svolta, l'arrivo ancora non si vede. "Davanti al Kursaal scattiamo". Ecco lo stabilimento, ecco il segnale: il razzo Sara parte spinta da Paolo che poi si mette ricorrerla con i suoi compagni di viaggio. Bisogna mettercela tutta per stare dietro alla principessa che fa volare le ruote neanche fosse Zanardi.  La folla, oltre le transenne, impazzisce di gioia. Carlo, lo speaker che viene da Napoli, si esalta anche lui nell'annunciare l'arrivo di Sara e del papà.  Dai Paolo, gli ultimi metri. La vedi Saretta che tutta contenta taglia il traguardo. Con un ultimo sprint lo fai anche tu e l'abbracci felice. Lei ti dà il bacio più bello del mondo e a te brillano gli occhi di commozione. Poi ti divori due gelati per non svenire e per cominciare a scrivere una nuova favola per lei: la maratona. Un giorno. Forse. Con la forza del tuo amore.

  da Gallura  news  del 10\3\2019MMarzo 10, 2019arzo 10, 2019
Il cancro, è sempre “il male” ma talvolta può essere l’occasione per metterci davanti a delle scelte che ci insegnano a meglio affrontare questa malattia, a prescindere da dove il male sia localizzato e dalla sua gravità.

Da due mesi conduco una trasmissione su RTG, Radio Tele Gallura, che si propone di affrontare le varie criticità del nostro territorio, non ultimi i problemi della sanità.Capita così, anche se avevo pensato di parlarne, di ricevere una telefonata che ti vuole parlare di un problema sanitario ma soprattutto di un evento sportivo a Cagliari ad esso legato. 


Laura Diana 

Lei si chiama Laura Diana, ha 43 anni, da alcuni mesi ha scoperto di avere un tumore alla mammella. Viene da Siliqua ma risiede in Gallura da 20 anni e da una decina qui a Tempio.Al telefono sprizza energia, lo avverto subito. Vorrebbe che scrivessi di Solo Woman Run, l’evento sportivo che si sta svolgendo in queste ore a Cagliari.Lo scopo è sensibilizzare sulle malattie, in particolare sul cancro alla mammella che lo scorso 2018 in Sardegna ha interessato oltre 1300 donneE’ una gara di maratona che si svolge ogni anno a Cagliari e si lega a particolari problemi di salute. Lei vi parteciperà e con lei anche un’altra donna di Tempio.
Le invito entrambe in TV a Punto & Virgola, la mia rubrica sulle criticità del territorio. E’ cosa nota, infatti, che i tumori abbiano una incidenza straordinaria in Gallura. Bisogna parlarne e portare all’attenzione anche questo grave problema sociale


Teresa Careddu  

L’altra donna è Teresa Careddu, 50 anni, titolare di una panetteria a Tempio.Laura è vitalità allo stato puro, sposata, 3 figli ancora piccoli. Mi racconta la sua esperienza e capisci subito quale forza possa derivare non solo da un carattere energico e deciso, ma anche dalla malattia in sé che  ha saputo temprarla e renderla felice di avere scopi e obiettivi precisi.Teresa, sposata,  2 figli grandi, un viso e uno sguardo dolci che una iniziale timidezza non le impediscono di mostrare.

Le loro storie sono esempi di lotta e di resistenza. Tutto senza mai venir meno al ruolo naturale di donne, madri  e spose, non per forza in questa sequenza.Amano la vita, la malattia è diventata opportunità. Per estendere la conoscenza, mettere voglia e entusiasmo quotidiano per ogni dono che la vita ci offre.A Cagliari, oggi, ci sono anche loro. Con altre migliaia di donne a lanciare un messaggio di positività e di forza.In studio, lo apprendo solo dopo a trasmissione finita, lo staff viene coinvolto dalla storia.Normale, ascoltare due donne che non smettono un solo attimo di esternare la loro gioia di esserci, nonostante il male, avvalora ancor di più quel titolo che loro stesse hanno dato alla trasmissione.

Di Cancro si può anche vivere 

La malattia che quasi diventa un dono, perché ti da l’opportunità di metterti al confronto con te stessa e gli altri, può decodificare e cambiare la stretta analogia tra malattia e paura, rendendo quest’ultima uno stato d’animo e non una costante delle tue giornate. Non solo si può – aggiungo – ma si deve vivere.Un’altra lezione, un’altra esperienza che propongo a me stesso e a voi. Per capire come dovremmo tutti comportarci senza mai rinunciare alla bellezza della vita stessa.Ogni giorno che passa è un grande dono che insegna a vivere meglio la nostra vita di relazione col prossimo.
Grazie Laura e grazie Teresa.

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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