Oggi 19 Aug 2021
di Sandro Orlando
Le Paralimpiadi sono una lezione di vita
L’ATLETA, DEPUTATA E VINCITRICE DI «BALLANDO CON LE STELLE», SPIEGA L’IMPORTANZA DI QUESTO APPUNTAMENTO. «DIETRO OGNI DISABILITÀ C’È UNA STORIA DA RACCONTARE: DOBBIAMO GUARDARLA CON OCCHI DIVERSI» . ECCO CHI PUNTA ALLA MEDAGLIA D’ORO
Ai Giochi paralimpici di Rio, si mise a piangere quando Monica Graziana Contrafatto vinse il bronzo nella finale dei 100 metri.. Solo quattro anni prima, l’amica e at-leta dell’Esercito aveva potuto seguiree in tv le Paralimpiadi di Londra dall letto di un ospedale dove era ricoverata per l’amputazione di una
gamba: ed era stata la vittoria di un’altra velocista paralimpica, Martina Caironi, a trasmetterle la voglia di provarci, per riscattarsi dalla tragedia che l’aveva coinvolta durante una missione in Afghanistan. A Rio Monica, Martina e Giusy si erano poi ritrovate tutte e tre, condividendo l’emozione di quelle gare, e la gioia del podio.
Giusy Versace, deputata di Forza Italia, conduttrice televisiva ed atleta, chenella sua carriera sportiva
vanta diversi record e la partecipazione a tre Europei e due finali nelle gare dei 200 e 400 metri amputati dei Giochi del 2016, ricorda connostalgia «l’atmosfera magica» di quelle Paralimpiadi, e ammette: «Mi viene da rosicare perché a Tokyo avrei voluto esserci anch’io, ma negli ultimi anni ho dovuto dare priorità all’attività politica, e questi Giochi li guarderò da spettatrice. La delegazione italiana conta peraltro dei numeri importanti, e anche una presenza femminile superiore al passato».«A RIO, NON ANDÒ COME AVREI VOLUTO»
«Le mie Olimpiadi non le ho vissute benissimo», continua Giusy («dammi del tu e non scrivere ex atleta, perché quando diventi atleta lo resti per sempre nell’anima»), «ero arrivata a Rio stanca, dopo che a Londra la Federazione aveva deciso di lasciarmi come riserva, anche se
avevo i minimi Mi ero preparata per anni a quell’appuntamento, ma in finale qualcosa non è andato. Eppure se ripenso a quei momenti, mi vengono i brividi: c’è tutta un’energia che non si può descrivere». Ci pensò poi la mamma a consolarla: «Mi disse: “Ricordati che tu ora seii entrata nell’Olimpoll’Oli ddeii più forti, e che la tua medaglia più importante l’hai già vinta 11 anni fa”». Era il 2005 e Giusy aveva 25 anni, quando in un incidente d’auto perse entrambe le gambe. «Prima ero una giovane manager in carriera nellaMilano della moda, correvo tutto il giorno, ma non in senso sportivo».
avevo i minimi Mi ero preparata per anni a quell’appuntamento, ma in finale qualcosa non è andato. Eppure se ripenso a quei momenti, mi vengono i brividi: c’è tutta un’energia che non si può descrivere». Ci pensò poi la mamma a consolarla: «Mi disse: “Ricordati che tu ora seii entrata nell’Olimpoll’Oli ddeii più forti, e che la tua medaglia più importante l’hai già vinta 11 anni fa”». Era il 2005 e Giusy aveva 25 anni, quando in un incidente d’auto perse entrambe le gambe. «Prima ero una giovane manager in carriera nellaMilano della moda, correvo tutto il giorno, ma non in senso sportivo».
«A RIO, NON ANDÒ COME AVREI VOLUTO»
«Le mie Olimpiadi non le ho vissute benissimo», continua Giusy («dammi del tu e non scrivere ex atleta, perché quando diventi atleta lo resti per sempre nell’anima»), «ero arrivata a Rio stanca, dopo che a Londra la Federazione aveva deciso di lasciarmi come riserva,, anche se avevo i minimi. Mi ero preparata per anni a quell’appuntamento, ma in finale qualcosa non è andato. Eppure se ripenso a quei momenti, mi vengono i brividi: c’è tutta un’energia che non si può descrivere»
Ci pensò poi la mamma a consolarla: «Mi disse: “Ricordati che tu ora seii entrata nell’Olimpo dei più forti, e che la tua medaglia più importante l’hai già vinta 11 anni fa”». Era il 2005 e Giusy aveva 25 anni, quando in un incidente d’auto perse entrambe le gambe. «Prima ero una giovane manager in carriera nellaMilano della moda, correvo tutto il giorno, ma non in senso sportivo».
Da quella tragedia si risollevò subito, dimostrando una grinta e unadeterminazione che neanche immaginava. Già due anni dopo Giusy riprese a guidare, poi si avvicinò all’atletica, cominciando a correre con un paio di protesi in fibra di carbonio. «Paradossalmente ho imparato ad amare la corsa quando ho perso le gambe. Lo sport è stato per me una grande opportunità di riscatto, mi ha aiutato a superare i momenti bui e a dimostrare a me stessa e agli altri chi sonoDa quella tragedia si risollevò subito, dimostrando una grinta e unadeterminazione che neanche immaginava. Già due anni dopo Giusy riprese a guidare, poi si avvicinò all’atletica, cominciando a correre con un paio di protesi in fibra di carbonio. «Paradossalmente ho imparato ad amare la corsa quando ho perso le gambe. Lo sport è stato per me una grande opportunità di riscatto, mi ha aiutato a
superare i momenti bui e a dimostrare a me stessa e agli altri chi sono».
superare i momenti bui e a dimostrare a me stessa e agli altri chi sono».
Diventa così la prima velocista senza le gambe, la «Pistorius italiana». Nel 2011 poi fonda anche l’onlus Disabili No Limits, per spingere i ragazzi con disabilità a praticare un’attività sportiva. «Se c’è una cosa grande dello sport è che ci aiuta a raccontare le storie delle nostre vite con una chiave diversa, agevolando l’inclusione», dice. «In Italia siamo indietro, in troppi vivono ancora la propria condizione con disagio».
Sempre nel 2011 arrivano i primi risultati di rilievo, come il primato europeo sui 100 metri. La mancata partecipazione ai Giochi di Londra non la fa perdere d’animo, e trova il modo di raccontare le Paralimpiadi del 2012 come commentatrice su Sky, diventando un volto televisivo Poi, mentre continua ogni giorno ad allenarsi, partecipa anche al programma Rai Ballando con le stelle, che vince, e scrive un libro ( Con la testa e con il cuore si va ovunque, Mondadori), per raccontare la sua storia «Perché dietro ogni atleta con disabilità c’è una storia fatta di sacrifici,cadute e nuovi inizi, un percorso chemerita di essere raccontato», ripete Giusy. «Raccontare le nostre imprese sportive aiuta la gente a guardarci con occhi diversi, e io l’ho sperimentato di persona», continua. «Un tempo quando andavo in spiaggia e mi staccavo le gambe, le persone intorno a me manifestavano un certo imbarazzo.
O ggi sono i bimbi che mi riconoscono in quanto atleta o ballerina Rai». L’attività parlamentare non le ha assicurato altrettanta visibilità, anche se a Montecitorio c’è una proposta di legge che porta la sua firma per inserire il diritto allo sport nella Costituzione, in quanto strumento educativo prezioso a cui tutti devono poter accedere. Ma non importa, in fondo si considera un’estranea alla politica, e per chi l’ha conosciuta guardandola ai Giochi di Rio, resterà sempre associata alla lezione che la vita è un regalo, e va vissuta senzamai mollare.