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19.8.19

anche gli sfigati - ilellati e gli anonimi vi fecero la storia e ed ebbero un ruolo importante nel festival di WOODSTOCK da chi affitto il terreno a cantanti doimenticati ma che diedero un contributo importante come i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco


colonna  sonora
Woodstock/Woodstock 2, duration 03:46:01 recorded August 15-18, 1969 on an 8-track recording console. Originally released as a triple album on Atlantic Records' Cotillion label on May 11th, 1970. It was re-release as a two-CD set in 1994 by Crosby, Stills and Nash. Veteran producer, Eddie Kramer was the sound engineer during the three day event.




Ho scelto di riportate in attesa di una risposta ( sempre che v'interessi ancora  )     a tale mio quesito espresso nel post : << woodstock rivoluzione o fine d'un epoca ? secondo me entrambe . secondo voi invece ?  >>   i  cui   commento tale  articolo /..  ehm  ...  storia    su   woodstoock   de https://www.huffingtonpost.it .  Non solo   per   snob  (  come lo chiamano i miei  detrattori  )    o  come  sono  solito fare  contro  gli anniversari  imposti ed  obbligatori  o le  cannibalizzazioni    \  celebrazioni usa  e getta  , ma  per  motivi di  salute (  ora  in via  di  risoluzione   , vi risparmia o    i dettagli sull'odissea  che  ho dovuto  affrontare  per trovare  un   dentista  aperto in agosto   , un lancinante mal  di denti  , dovuto ad  un dente  rotto  non estratto  subito ,    sia perchè  certe  notizie    già a  margini degli articoli " revail   mitizzanti  o   apologetici   "  al 90  %  o pieni di d'ideologie  .
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Ma ora bado alle ciance ed ecco lì'articolo in questione de il fatto quotidiano

                               di Francesco Oggiano | 14 AGOSTO 2019


Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati
Woodstock 50 anni dopo, tutti gli “iellati” del festival: dal contadino che affittò il terreno ai cantanti dimenticati


Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio



Max Yasgur era un contadino di origini russe di Bethel, paesino di 4 mila abitanti nello stato di New York. Un giorno del luglio 1969 gli presentarono tale Michael Lang, un ragazzino che stava organizzando un festival musicale: era alla ricerca disperata di un terreno dove tenere la manifestazione, visto che quello previsto era saltato all’ultimo momento. Max Yasgur accettò di affittare il suo per 75 mila dollari. Fu così che si tenne il Festival di Woodstock e che la vita di Max Yasgur peggiorò notevolmente. Dopo quei tre giorni storici di cinquant’anni fa (15-17 agosto), Max venne ostracizzato da quasi tutti i compaesani di Bethel, che lo maledirono per i danni causati dai 400 mila partecipanti al festival e fu addirittura citato in giudizio dai suoi confinanti di terreno. Quando un anno dopo qualcuno bussò alla sua porta per chiedergli di fare un revival del festival, disse che non se ne parlava: “Per quel che mi riguarda, torno a fare il contadino”. Poco dopo vendette la sua terra e se ne andò in Florida, dove morì nel 1973 per infarto, appena quattro anni dopo Woodstock.
Era uno degli “iellati” di Woodstock: quelle persone che parteciparono al festival più famoso della storia ma che non ebbero la fortuna sperata, o videro la loro vita peggiorare negli anni successivi. Prendete i Canned Heat: il gruppo di Los Angeles tenne una delle esibizioni più memorabili sul palco eppure venne escluso dall’editing finale della pellicola dedicata a Woodstock, quella da Premio Oscar che di fatto ebbe la forza di lanciare molti altri gruppi inclusi nel montaggio. Peccato che la loro Going Up The Country fu la canzone tema del festival, e venne usata sui titoli di testa del documentario. “Ma di noi nel film non c’è traccia e non abbiamo mai visto un centesimo di royalty”, disse il batterista della band.
Ci furono gli assenti causa traffico. Gli Iron Butterfly (autori di In a Gadda Da Vida) arrivarono all’aeroporto New York, ma si ritrovarono l’unica strada per il festival bloccata da migliaia di auto. Addio esibizione. Joni Mitchell dovette scegliere tra Woodstock e la partecipazione al popolarissimo talk show di Dick Cavett. Causa traffico, non poteva farli entrambi e optò per il secondo. Ne seguirono un pentimento cinquantennale e una canzone bellissima (Woodstock, appunto).
Ci furono quelli fuori posto. Come The Incredible String Band. Un quartetto inglese più simile ai ricchi e poveri che a Jim Hendrix, la cui esibizione era prevista il venerdì, giornata dedicata alle performance acustiche. Vista la pioggia, la band si rifiutò di suonare e chiese di essere spostata al giorno dopo. Perciò eccoli accontentati a suonare il sabato, in mezzo ai giganti rumorosissimi del rock elettrico come The Who, Grateful Dead e Creedence Clearwater. La loro esibizione non fu proprio amatissima dalla folla.
Fuori posto fu anche Tom Hardin. Cantautore venerato da colleghi come Bob Dylan, Neil Young e Robert Plant, era sconosciuto al grande pubblico complice una dipendenza dall’eroina e una timidezza che non gli hanno mai permesso di dominare il palco. La sua performance a Woodstock, piano e chitarra, fu una tra le più toccanti, ma non cambiò la sua carriera. Nel 1980 l’uomo morì per overdose.
Infine, ci sono i “fortunati” per qualche minuto. John B. Sebastian, ex cantante dei The Lovin’ Spoonful, si aggirava attorno all’area musicisti solo in qualità di fan. Quando la pioggia rese impossibile sistemare la strumentazione elettronica prevista per Santana, gli organizzatori alla ricerca di un performer acustico si precipitarono da lui, chiedendoli di riempire quell’ora vuota. Sebastian salì sul palco per sua stessa ammissione fatto di acidi, e cantò cinque canzoni. Fu un momento bellissimo, ma la sua carriera da solista non prese mai il volo. Melanie Safka, invece, fu l’artista più sconosciuta di Woodstock. Era talmente sconosciuta che per anni è girata la leggenda che fosse una donna del pubblico invitata da Joan Baez a esibirsi sul palco. Eseguì sette canzoni con la chitarra acustica: praticamente quasi tutto il suo repertorio. Un brevissimo successo lo fece con una metacanzone pubblicata un anno dopo Woodstock che parlava… della sua partecipazione a Woodstock.
Ci sarebbe da chiederglielo, a tutti gli “sfortunati” di Woodstock se tornando indietro rifarebbero ogni scelta o cambierebbero qualche sfumatura di quei giorni. L’unico a rispondere indirettamente fu il contadino Max Yasgur. Quello che affittò la terra; quello che la seconda giornata parlò addirittura sul palco davanti a 400 mila persone, con la sua camicia bianca e gli occhiali neri dalla montatura spessa; quello che preso dall'entusiasmo, lui, conservatore e favorevole alla guerra in Vietnam,fece il segno della pace e lasciò alla storia le parole più memorabili di quell’evento: “Avete dimostrato al mondo che quasi mezzo milione di persone si possono riunire per tre giorni di musica e divertimento, senza che nient’altro accada”. Ecco quel Max Yasgur, che quando morì ricevette addirittura un necrologio su Rolling Stone, lo disse: “Non mi sono mai pentito di niente”.


  e proprio mentre  m'accingevo  a  chiudere     tale post  ,   ho scoperto navigando in rete   nella stanza  d'aspetto  del dentista   e  poi condiviso  sui miei social   questa  storia    presa  dal corriere  della sera  




USA

La stessa foto 50 anni dopo. La coppia di Woodstock conquista la rete
Judy e Jerry Griffin si incontrarono mezzo secolo fa al celebre concerto e non si sono più lasciati. Per celebrare l’evento sono stati immortalati sul magazine People
di Francesco Tortora




Si sono conosciuti il 15 agosto di 50 anni fa a Woodstock e da allora non si sono più lasciati. Fino a pochi giorni fa Judy e Jerry Griffin avevano raccontato il loro primo incontro a tutte le persone più care, ma non avevano nessuna immagine che testimoniasse l’evento. Recentemente guardando il documentario “Woodstock: Three Days that Defined a Generation” è apparso nel filmato una loro immagine durante il celebre concerto. A distanza di mezzo secolo la coppia ha accettato di apparire su People nella stessa posa e immediatamente le due immagini, uno accanto all’altra, hanno fatto il giro della Rete.In entrambe le foto i due guardano dritto nell’obiettivo e si coprono la testa con una coperta verde kaki per proteggersi dalla pioggia. Intervistato dal settimanale amerciano, Jerry ha raccontato che in realtà il loro primo incontro è stato un vero colpo di fortuna. Judy stava andando al mega-concerto con la sua macchina, ma a circa 120 km da Woodstock la vettura è andata in panne. La ragazza non si dà per vinta e fa l’autostop: «E così ho fatto salire sulla mia macchina questa ragazza carina - scherza Jerry -. Non aveva una tenda, ma ce l’avevo io».Cinque decenni dopo Judy e Jerry sono ancora sposati, hanno due figli e sono nonni di cinque nipoti: «Per 50 anni abbiamo cercato una nostra foto a Woodstock e di punto in bianco compare nel documentario - racconta Judy -. Quando è stata scattata, ci conoscevamo da meno di 48 ore. Scendemmo dall’auto e montammo la tenda. Restammo insieme per tutto il concerto e poi non ci siamo più separati»



qui purtroppo in inglese o peggio in anglo americano ulteriori dettagli della loro storia






 concludo  per  rimanere  in tema che afferma quanto detto nel post ivi citato  nelle  prime righe  concludo il  postr  sulle  note   di 




17.8.19

woodstock rivoluzione o fine d'un epoca ? secondo me entrambe . secondo voi invece ?







da https://www.huffingtonpost.it/

15/08/2019 14:17 CEST

Joan Baez: "Woodstock? Non ne ho nostalgia. Fu un evento importante, ma non una rivoluzione"
La cantautrice ricorda il festival 50 anni dopo: "Mi sentivo un outsider. C'era chi cantava della guerra, ma in pochi pensavano alle questioni serie. Io non l'accettavo"


                                           By Federica Olivo








Aveva 28 anni ed era incinta di 6 mesi Joan Baez quando salì sul palco di Woodstock. Cantò per un’ora, di notte, ma poi restò lì fino alla fine del festival, portando qualche volta la sua voce e la sua chitarra sul palco più piccolo. E sentendosi una voce fuori dal coro, diversa dagli altri artisti e, forse, anche da una parte del suo pubblico. A un certo punto, mentre cantava il primo brano dal palco più importante, si fermò. Chiese al pubblico - con toni, ammette lei stessa oggi, quasi bruschi - di sedersi. Era un modo per dire ‘ascoltatemi, non pensate ad altro, sentite quello che canto, quello che ho da dire’. A lei, artista e attivista, non bastava suonare. In quell’estate del 1969 voleva parlare di politica e di attualità. Voleva mandare un messaggio e temeva che gli altri - sopra e sotto il palco - presi dal divertimento e dallo svago non lo stessero recependo: “Non avrei sopportato neanche che qualcuno girasse una pagina di un libro! E lo dico sul serio”, racconta a distanza di cinquant’anni da quel concerto che ha fatto la storia.
La celebre interprete del folk oggi ha 78 anni e una voce ancora bellissima. Si appresta a lasciare le scene, dopo aver finito il tour internazionale che l’ha portata anche in Italia a luglio, per dedicarsi a una mostra di ritratti, alla scrittura, e a un documentario sulla sua vita. Forse alcuni se ne stupiranno, ma di Woodstock non ha nostalgia. Non tornerebbe indietro, né a quel concerto né agli anni ’60, di cui è stata tra i protagonisti indiscussi.
In una recente intervista al New York Times, parlando del concerto dal quale nacque, tra l’altro, il nomignolo “l’usignolo di Woodstock” che l’ha accompagnata in questi decenni, dice: ”È stato un evento importante, ma non una rivoluzione”. La cantautrice parla del festival con sentimenti contrastanti: l’allegria quando ricorda episodi divertenti e il distacco quando ne fa un’analisi complessiva. Quella tre giorni di musica e condivisione è qualcosa da cui si sente, ormai, lontana. “C’era chi cantava della guerra - spiega a chi gli chiede perché dice che non fu una rivoluzione - ma in realtà fu un festival allegro. Nessuno, in verità, pensava alle questioni serie e io ero sfrontata a sufficienza da non accettare ciò. Una rivoluzione implica assumersi rischi, come andare in carcere subire ciò che succedeva a chi lottava nei movimenti per i diritti civili o disertava il servizio militare”.
Certamente qualcosa di inusuale in quel festival epocale accadde e Joan Baez non fa finta di dimenticarlo: “Fu rivoluzionario il momento in cui i poliziotti misero da parte le pistole e fumarono erba”, ricorda. Tiene, però, a ribadire che un cambiamento sociale non avviene senza l’assunzione di un rischio “e a Woodstock l’unico pericolo che correvi era non essere invitato”, sostiene parlando con il quotidiano statunitense.
Tornando con la mente a quei giorni, prima di ogni altra cosa ricorda quanto si sentisse diversa dagli altri. A pochi mesi dalla nascita di suo figlio era lì a esibirsi mentre il compagno di allora, David Harris, era in carcere perché si era rifiutato di imbracciare le armi. Cantare non le bastava. Voleva affrontare i temi politici, dibattere delle cose che, dice oggi, “succedevano fuori”. Ma non era solo questo che la faceva sentire in qualche modo un outsider rispetto agli altri protagonisti di Woodstock: “Innanzitutto ero donna e, seconda cosa - racconta ancora al New York Times - non bevevo alcool né assumevo droga. Ricordo di aver incontrato Janis Joplin un paio di volte e di averle detto ‘oh Janis, dobbiamo vederci per un the’. Mi rispose alzando una bottiglia (di alcool) da un sacchetto. Io ero un’attivista politica, e molti di quelli che erano lì con me non lo erano”. E se qualcuno le fa notare che ricordando in questi termini Woodstock dipinge se stessa come una moralista risponde: ”È una bella parola. Ero maledettamente timida. Sono sicura che, in realtà, avevo il terrore del palco”. Esattamente di quel palco che oggi in tanti, in tutto il mondo, ricordano e che lei non rinnega, ma non rimpiange.

secondo me entrambe . fu un eventi unico ed irripetibile  lo dice  anche  la stessa (  mi sta simpatica   come un riccio nelle  mutande  ) Rita pavone   nello speciale rai ( ila solita trasmissione   mista   nostalgia  \  revail  )     ad esso dedicato  andato in onda  a  giugno   . Infatti neppure il concerto celebrativo per il 30 anni e quello successivo per i 40 sono stati in grado ( ma questo è normale niente è uguale al precedente ) sono stati in grado di ricreare quell'atmosfera . Infatti , ed è meglio cosi , non si è riusciti ad organizzare il concerto celebrativo per i 50 anni . Ecco che secondo me secondo me , appartenente ma influenzato per via del revival ( sono delle generazioni intermedia fra gli anni 70 ed 80 entrambe . Rivoluzione rispetto al periodo precedente agli anni 60 fine di un epoca perchè fu il funerale ( era già in declino almeno in america in europa ed in italia si chiude negli anni 80 ) del movimento hippy e " ideologia " libertaria e di ribellione che aveva caratterizzato quel periodo . fu uno spartiacque
fra ribellione e riflusso . Voi che ne pensate ?

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...