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31.7.24

ancora su Benedetta Pilato l'intervento di Lia capizzi

If you can meet with triumph and disaster and treat those two impostors just the same […] And—which is more—you’ll be a Man, my son!”.  Joseph Rudyard Kipling 
Se sei capace di incontrarti – con il Trionfo e con il Disastro e di trattare questi due impostori appunto allo stesso modo […] sarai un vero uomo, figlio mio! ) 



A chi ancora giudica folle la scelta di Benedetta Pilato foolle per perchè ha pianto lacrime di gioia e ha detto : << È il giorno più bello della mia vita Poterlo solo sognare (il podio) è stato un onore e un privilegio>> per Un quarto posto per 1 centesimo

sappia  che  è una 19enne che sa parlare ai ragazzi della sua generazione. E ha   ,   come fa  notare   il video  sotto  ,    diLia  capizzi  ,  qualcosa da insegnare a noi che non siamo della sua generazione. Essa    ha  capito   che anche    co quella  che molti  abituati  ad  una  cultura    agonistica considerano  il 4  posto ccome  una scofitta   o  una delusione   soprattutto    in  casi  come  quello  suo  , una  vittoria   . 



 bellissimo  l'intervento di  Lia Capizzi 

2.6.22

Il campeggio a scuola per diventare adulti , Raccontiamo la città con una Polaroid , L'auto del Presidente: a bordo della Flaminia 335

Anche in italia sta prendendo piede un esperimento simile a quello dell'Adulting School fondata nel
2016 in Massachusset di Rachel Weinstein qui e qui maggiori news . A Catania



 un progetto di cittadinanza ha trasformato gli spazi verdi dell'istituto in un villaggio. Per insegnare le regole della convivenza e la gestione di una comunità

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dopo  l'esperimento    di Gianluca  Vasallo   fatto  a Milano  ( Una Polaroid per raccontare Milano: il fotoprogetto su Instagram - la Repubblica ,  adesso anche  Savona   


Una staffetta social che utilizza strumenti d'altri tempi: è l'idea per realizzare una guida alternativa di Savona. Nata da una donna che è tornata nella sua terra

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Riappare ogni 2 giugno e nelle cerimonie di insediamento al Quirinale: un gioiello della tecnica italiana costruito nel 1961 per la visita della regina Elisabetta

2.12.21

imparare dale piccole cose e dai classici










Impariamo dalle pietre di Roma Nascondono la nostra storia e rappresentano anche la relazione indissolubile tra l’elemento naturale e la cultura umana
                                          di   Emanuele Coccia


La via Appia a Roma 


C'è qualcosa di strano e di magico nella traiettoria delle pietre a Roma. Come in nessun altro luogo al mondo, in questa città la memoria delle pietre sembra eguagliare quella delle montagne o delle valli: i palazzi, i templi i monumenti vivono così a lungo da avere la stessa età di un fossile e l'arte improvvisamente diventa geologia. È come se bastasse allungare la prospettiva temporale per accorgersi che quello che chiamiamo cultura è solo una degli infiniti modi attraverso cui la natura produce forme.
È come se a Roma fosse impossibile pensare che l'uomo sia qualcosa di diverso dalle forze che muovono le grandi placche tettoniche e che ridisegnano il volto del pianeta: è solo una loro versione locale e accelerata. C'è qualcosa di liberatorio in questa scoperta. La geologia contemporanea ha da qualche anno avanzato l'idea che l'eccesso di operazioni distruttive compiute dalla specie umana sul pianeta ne ha cambiato radicalmente il volto: non c'è più un solo centimetro quadrato della sua pelle che non sia direttamente il frutto della manipolazione umana o che non testimoni della presenza dell'uomo.
Si è chiamato Antropocene quest'epoca in cui guardando il pianeta si scorge solo e soprattutto una delle sue specie. A Roma è possibile fare un'esperienza simile e opposta: passeggiando tra le sue rovine si scopre che ciò che è in gioco in qualsiasi manufatto umano è qualcosa di planetario, che in ogni nostro minimo artefatto è sempre la Terra ad esprimersi e a prendere forma.
Nella scoperta che arte e natura sono non solo coetanee ma sorelle gemelle nate di una stessa madre, ne va qualcosa di più del solito piatto di lenticchie per la conquista della primogenitura. Perché, se il Colosseo è fatto della stessa sostanza dei sette colli e viceversa, allora la divinità o almeno la sacralità che siamo abituati a riconoscere alle nostre rovine passa da queste al suolo che occupano e da questo di nuovo a uno qualsiasi degli oggetti che fabbrichiamo.
Quello a cui è difficile resistere a Roma è la fede nella divinità delle pietre: la vaga intuizione che tutta la materia della Terra è qualcosa di divino, e che la sua divinità non dipende dal fatto di essere una montagna, una donna, un monumento ai caduti o un albero. È come se in questa città in cui mille religioni si sono incontrate si scoprisse che gli dei più importanti sono le pietre di cui è fatta. È forse a causa di questa strana prossimità magnetica con Roma e allo sguardo sul mondo umano che questa città impone a chi ci vive e la frequenta che il pensiero in Italia oggi sembra fortemente caratterizzato da una nuova vena naturalista, almeno osservato da chi, come me, in questo Paese non ci abita.
È come se un insieme di voci delle età più diverse (che quindi non sono l'espressione di una generazione in particolare, ma di un movimento più profondo), provenienti da discipline e pratiche molto distanti come possono esserlo la chimica dei materiali o l'architettura, la filosofia o l'arte si fossero date un appuntamento segreto per poter esprimere da punti di vista diversi una medesima idea: quella medesima intuizione che Roma incarna nelle sue pietre.
Non si tratta della versione locale e quasi folklorica della moda ecologista che sta attraversando tutto il pianeta. Non lo è per una ragione precisa: perché per queste voci la questione è meno quella dell'armonia dei viventi e delle loro comunità che quella della vita della materia, indifferentemente da tutte le opposizioni con cui possiamo provare a pensarla. In questa materia Laura Tripaldi, giovanissima studiosa di nanotecnologie all'università di Milano Bicocca, è sicura di riconoscere l'esistenza di una mente e non in senso metaforico. La materia non è mera estensione geometrica che si oppone a un io pensante, come avevano preteso Cartesio e quasi tutti gli occidentali con lui: è una forma di intelligenza, certo diversa dalla nostra, ma non per questo meno spirituale, meno complessa, meno libera. In un libro edito recentemente da Effequ (Menti parallele. Scoprire l'intelligenza dei materiali) Tripaldi chiede di spiegare cosa sia la materia a un ragno che secerne seta. In questo modo ottiene due grandi rivoluzioni.
In primo luogo, si capisce che l'intelligenza e la sopravvivenza del ragno è legata all'intelligenza della materia che usa - la seta appunto. In secondo luogo, la seta, una fibra proteica capace di adattarsi in maniera inedita in funzione dei contesti, dimostra che la materia ha un comportamento e dovrebbe per questo essere oggetto dell'etologia più che della chimica. La chiave per comprendere il comportamento della materia è la nozione di interfaccia.
Qualche anno fa, un libro di Branden Hookway aveva dimostrato che l'idea di interfaccia viene dalla meccanica dei fluidi e definisce la soglia in cui una materia è assieme soggetto e oggetto di sé: uno stato in cui la materia ha la stessa postura di un vivente autocosciente. Tripaldi sviluppa un'idea simile: la materia è intelligente quanto più diventa interfaccia nei confronti di se stessa e del resto del mondo perché, così facendo, aumenta la sua capacità di adattarsi al contesto e quindi la sua stessa libertà.
È solo pensando la materia come mente e madre che ci genera che riusciremo a capire la nostra stessa intelligenza: a partire da questa stessa tesi, Ingrid Paoletti, professore associato di tecnologia dell'architettura al Politecnico di Milano invita a un vero e proprio "attivismo materico". Nel manifesto Siate materialisti!, pubblicato da Einaudi, Paoletti articola le conseguenze politiche di questa nuova sensibilità: piuttosto che preoccuparsi di distinguere moralmente le buone e le cattive materie, sentirsi vicini o gemelli di qualsiasi materia significa ammettere che "non esistono demoni e santi tra le materie".
A chi pensa che la soluzione del problema ecologico sia l'economia delle materie e la separazione netta tra ciò che vive e ciò che non lo fa, Paoletti oppone la necessità di riconoscere "il continuum tra materiale e immateriale che si influenzano a vicenda", "l'omeostasi tra naturale e artificiale, tra corpo e spirito". L'equazione inedita del libro è quella che per immaginare una società più equa è necessario imparare a sentire che la materia "è viva nella sua microstruttura, viva quando è realizzata con materiali viventi, veramente viva quando la investiamo con la nostra intenzionalità". Ma si farebbe male a confondere questa svolta radicale del pensiero italiano, finalmente lontano dalle risacche della filosofia sociale a cui il Novecento l'aveva spiaggiato, con una forma banale di materialismo. Cercare di far coincidere l'intelligenza, la vita e persino lo psichismo con tutto quello che si trova davanti a noi e non dentro di noi è il sintomo di un atteggiamento che ha in filosofia un nome diverso: "panteismo".
Un libro di Emanuele Dattilo mostra che si tratta di qualcosa di molto più antico e diffuso di quanto si possa credere. Panteista, spiega Dattilo, è chi mette al centro della propria esperienza del mondo l'idea di materia non per negare lo spirito o l'anima, ma per ritrovare l'unità viva e dinamica del cosmo. Non si tratta più di opporre la materia alla coscienza ma di fare del pensiero, come aveva suggerito Poe, la materia che permea ogni cosa ed è in sé ogni cosa: e in nulla questa coincidenza si dà a conoscere in modo più trasparente che nel desiderio. Panteista è chi riconosce che il desiderio - "l'essenza della religione" secondo Feuerbach - è la materia di cui sono fatti gli dei: filosofo - letteralmente colui che conosce grazie al desiderio - è allora solo chi riesce a cogliere in ciascuna delle forme della materia uno degli infiniti nomi di Dio.
Questi tre libri sembrano rinnovare l'antica tradizione alchemica che faceva dello scopo del pensiero la sintesi della pietra capace di trasformarsi in tutte le materie del mondo. Le pietre di Roma, in fondo, ne sono un esempio perfetto. Abbiamo bisogno di una nuova età della pietra - o forse non ne siamo mai usciti. Siamo tutte e tutti Flintstones, e non è affatto una cattiva notizia.

30.6.19

in un paese con una maggioranza sessista e misogino ed con molta indifferenzale nostre ragazze del calcio pur sconfitte sono una speranza e simbolo di resistenza culturale a sifatto clima

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  ho  ricevuto questo messaggio  con a foto   che  trovate  a sinistra  su whatsapp    da  parte di    una mia amica   che  si lamentava    del perchè   sulla  sconfitta   dinamo  nella  finale  del play off     non ho detto  niente   della sconfitta    e  dell'eliminazione  delle  azzurre  dai mondiali  ,  arrivando a  scrivermi 😄🤔😢😎 : <<  tu  che stai quasi  h24  sul web e sui social non dici niente   di  quella  della nazionale  di calcio femminile  battuta nell'accesso  alle  semifinali . Non è che sei il  solito maschilista ?   >>
Ecco  più o meno   cosa le   ho risposto  .

A  volte   piuttosto che scadere  nella  melensa retorica   o nel  dover  dire qualcosa  a tutti  costi    è meglio il silenzio . E  poi  tu  che leggi i mie social   e  il mio blog.   e  oltre  a conoscere a mia prevedibilità    dovresti    sapere  cosa ne penso  . E  poi  ma  forse  ti sarà  sfuggito    che   ho   già espresso   il mio  pensiero  su  post  di fb  e  che sotto riporto



cammino delle nostre azzurre ai Mondiali finisce qui! 💔
Nel secondo tempo dominio dell'Olanda che vince 2-0 e passa in semifinale. Un applauso enorme a queste ragazze che ci hanno regalato un sogno in questa avventura incredibile! 🇮🇹💙👏 #ITANED🇮🇹🇳🇱 | #FIFAWWC

ed quindo lo stesso discorso  che feci  per  il secondo posto  , e  quindi  la  sconfitta  della dinamo  ,   vale  anche  per  le nostre ragazze  del calcio . E' vero non sono stato prolisso  e  logorroico  come   quando  ho parlato  della   finalissima  tra  Dinamo e  Venezia , ma   fra una  cosa  e l'altra  non ho visto   la partita  in questione e quindi esprimere   in maniera  globale    e totale le mie emozioni e le mie   sensazioni  .






21.12.15

il senso della vita è dentro di noi in noi stessi


https://www.facebook.com/MassimilianoSechiOfficial
https://www.youtube.com/channel/UCWjooB7HgcI1YiL6rIOj2bA
http://www.macshg.it/


Questo è il segreto della mia vita.
E' quello che ho provato da piccolo quando dovevo imparare a convivere con la mia disabilità, quando dipendevo dagli altri, quando la mia famiglia si è distrutta, quando mi vergognavo di uscire con le ragazze perchè mi sentivo un peso.
E' anche quello che mi ha portato a reagire, a voler smettere di credere a quegli sguardi che mi facevano sentire così diverso e così sfortunato.
Questo video è ciò che provo oggi quando riesco ad aiutare gli altri a credere che, nonostante tutto, ritrovando se stessi si può davvero essere felici.
Ecco, se domani lasciassi questa terra, questo è il video che vorrei le persone vedessero.





Infatti  .quando ci sono persone che si buttano giù anche solo x piccolezze dovrebbero ascoltarti per capire che da soli se vogliamo possiamo cambiare tante cose ed esser felici senza aspettare che le cose ci piovano dal cielo ..c è sempre qualcosa che possiamo fare x migliorare ogni situazione ..anche la più difficile.


27.5.14

lezione di dignità e umiltà Milionaria fa la spazzina per insegnare ai figli il valore dei soldi

anche   per  me  ,  che   essendo una generazione di mezzo  , non ho conosciuto  direttamente  ma  solo indirettamente  (  racconti  e scritti storici e politici  )    del lavoro della terra ( contadini e  pastori  ) e delle fabbriche  , questa  è  una lezione di vita


27.11.13

Olbia Dopo l'alluvione le donano un giubbotto Trova mille euro in tasca e li restituisce

unione sarda del 27\11\2013..












Una donna di Olbia ha trovato dentro un giaccone che le era stato donato dopo l'alluvione oltre mille euro e si è rivolta ai carabinieri per rintracciare il proprietario e restituirgli i soldi.
Protagonista una donna di Olbia che a causa dell'alluvione aveva perso tutto nella sua casa allagata. La donna, una casalinga di 55 anni, nel ritirare alcuni vestiti al Centro di smistamento della zona industriale, si è resa conto che all'interno del giubbotto, in una tasca interna, c'erano 1.180 euro in contanti. La donna, la cui casa è stata pesantemente danneggiata dall'alluvione della scorsa settimana, mostrando riconoscenza nei confronti di chi le aveva dato solidarietà, questa mattina si è rivolta ai carabinieri di Olbia per rintracciare il legittimo proprietario del giaccone. Ora i militari, utilizzando alcuni scontrini trovati nelle tasche, stanno cercando di risalire al proprietario.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...