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20.3.24

DIARIO DI BORDO N°39 ANNO II gli intoccabili Agnelli , “Era nuda, non vogliamo la salma di una peccatrice” Studentessa iraniana morta in auto col fidanzato, l’allucinante risposta di Teheran alla richiesta di rimpatrio della famiglia.,ministri pompieri

#Vespa aveva  fatto  riprendere la  vila  #elkann  con una drone , ma la famiglia   protesta    e la #Rai fa  sapere     che   pur   avendo ragione    non tramettera  il  video  . Per non disturbare  .  Ma   
 La  puntata  di #portaaporta  sull'inchiesta   #Elkann sparice  da  rai  replay   ed  il garante  della  privacy  indaga  sulle riprese   ( mai trasmesse  )    dal drone . Chi  toccai fili   muore 




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Era nuda, non vogliamo la salma di una peccatrice” Studentessa iraniana morta in auto col fidanzato, l’allucinante risposta di Teheran alla richiesta di rimpatrio della famiglia
MARZO 20, 2024 2 MINUTE READ di Marta Lima per Il Secolo d’Italia




“Restituiamo l’onore a Vida e aiutiamo la famiglia a riportare la salma in Iran, ha diritto ad essere seppellita”. È l’appello disperato di un amico di Vida Shahvalad, la giovane studentessa iraniana uccisa con il fidanzato, Luigi Nocerino, dai gas di scarico dell’auto nella periferia nord di Napoli. Il corpo della ragazza è stato “rifiutato” dall’Iran con una motivazione orripilante: “Era una peccatrice”. Per il solo fatto di essere venuta in Occidente per studiare.
La ragazza iraniana morta a Napoli col fidanzato e rifiutata dall’Iran
Tre giorni fa Vida era stata trovata esanime, in un’auto, con il fidanzato, 24 anni, anch’egli esanime. Vida, 20 anni, iraniana, regolarmente in Italia per studiare, era morta probabilmente a causa dei gas di scarico della vettura nel garage dove si trovava l’auto dei due, sotto casa di lui, di proprietà del padre, a Secondigliano, periferia settentrionale di Napoli. La coppia aveva chiuso la saracinesca alle spalle della macchina e l’aveva lasciata con il motore acceso, probabilmente per far sì che funzionasse il riscaldamento. Non avevano fatto i conti con i gas di scarico della macchina che hanno riempito il box e poi l’abitacolo della macchina.
Le salme sono state sequestrate e portate al Policlinico dove verranno sottoposte ad autopsia. Vida era iscritta all’università ma nel suo paese d’origine, l’Iran, la notizia della sua morte è stata data descrivendola come una ragazza «di facili costumi», come ha raccontato al Mattino il suo amico Ahmad Bahramzadeh, 28 anni, che studia odontoiatria a Pisa. E i familiari della vittima non riescono ad ottenere il trasferimento della salma nel paese. Nel servizio della tv Iran International si dice che la studentessa è «morta soffocata a Napoli» e che i due «erano seminudi» e «probabilmente stavano per avere un rapporto sessuale, ma a causa del monossido di carbonio hanno perso i sensi e poi la vita». Ma non è vero: i ragazzi erano vestiti.
A scoprire i due cadaveri era stato il padre di Vincenzo. Vani i soccorsi del personale del 118, che ha potuto solamente constatare il decesso dei giovani. La Procura ha aperto un’inchiesta e, dopo l’esame esterno delle salme, il pm di turno – fascicolo aperto dal sostituto Maria Sofia Cozza – incaricherà il medico legale per l’autopsia. L’ipotesi principale porta comunque gli inquirenti ad ipotizzare una tragedia, anche se saranno valutate tutte le altre piste.

 Alle   teste  calde      del #governo  che  evocano   le  #Br  per limitare l'acccesso   alle  università   risponde  la #Bernini  : <<  niente  limiti  non #drammatizziamo  >>. Una  ministra  sensata    c'è 



17.2.16

Terra dei Fuochi, «quello che non ho potuto dire da Vespa» di Anna Spena vita il 16 febbraio 2016 e ECCO CHI ERA ROBERTO MANCINI, IL POLIZIOTTO EROE CHE SCOPRÌ LA TERRA DEI FUOCHI

da http://www.vita.it/it/article 16\2\2016



Ieri [ in realtà era avantieri ] a Porta a Porta








ospiti in studio due mamme che vivono in Campania e hanno perso i loro figli per colpa di un tumore. Eppure il conduttore durante la trasmissione non ha mai usato la parola cancro. Marzia Caccioppoli: «In trasmissione per esempio non sono riuscita a parlare del problema dell'evasione fiscale o del fatto che in Campania non esiste la terapia del dolore. In queste terre la camorra esegue quello che lo Stato colluso le comanda». L'intervista


Marzia Caccioppoli con suo figlio Antonio morto a nove anni e mezzo


Ieri in seconda serata è andata in onda una puntata di Porta a Porta dove si è parlato di Terra dei fuochi. Tra gli ospiti in studio Beppe Fiorello, protagonista della prima puntata della fiction andata in onda in prima serata, sempre su Rai1, “Io non mi arrendo” che nella mini-serie interpreta il ruolo di Roberto Mancini, il poliziotto che per primo indagò sulla questione dei rifiuti tossici in Campania, Loredana Musmeci dell’Istituto Superiore della Sanità e la moglie di Roberto Mancini Monika Dobrowolska. Poi due “mamme delle terra dei fuochi” che fanno parte dell’associazione “Noi genitori di Tutti”, Anna Magri e Marzia Caccioppoli; i loro figli sono morti a 22 mesi e nove anni e mezzo per colpa di un tumore.
Ma alle due mamme è stata davvero data la possibilità di denunciare tutto?
Vita.it intervista Marzia Caccioppoli che racconta quello che avrebbe voluto aggiungere…



Dopo la puntata di Porta a Porta si sono sollevate alcune polemiche. Prima tra tutte, il conduttore Bruno Vespa non ha mai utilizzato, neanche una volta, la parola cancro o tumore. Ha sempre parlato di malattia grave e ha sottolineato più volte che la percentuale della terra inquinata “è solo una piccolissima parte della Campania”…
Quando io e Anna Magri abbiamo accettato l’invito eravamo consapevoli che non avremmo avuto modo di ribattere molto o di raccontare la gravità dei fatti. Queste sono le regole di quel format televisivo.

Allora perché avete accettato lo stesso l’invito?
Per due ragioni. La prima è che se non fossimo andate noi avrebbero potuto invitare qualcuno dei medici negazionisti che non fa altro che peggiorare la nostra situazione. La seconda è che il nostro obiettivo è mantenere alta l’attenzione mediatica sulla tragedia che si consuma ogni giorno nella nostra terra. Saremmo volute andare in trasmissione con qualcuno dei dottori che collabora con l’associazione. Ma questo non è stato possibile.

Cosa avrebbe voluto aggiungere ieri sera?
Che quel 3% di cui tanto si parla e che si tende a banalizzare come una percentuale piccolissima non è poi così insignificante se si considera che è tutta concentrata tra i comuni a Nord tra Napoli e Caserta.
Che quello per cui ci stiamo battendo non è solo il numero di morti per tumore ma soprattutto il numero dei bambini morti per tumore. Sono due cose differenti. Ieri è stato ripetuto da Loredana Musmeci, dirigente di ricerca all’Istituto Superiore di Sanità, che ci sono altre zone d’Italia come Brescia, Gela, Taranto, nella stessa situazione della terra dei fuochi…Il problema è anche questo: la Campania non è una regione industrializzata. Qui si vive ancora di agricoltura. Com’è possibile che ci si ammali allo stesso modo? I rifiuti tossici sono stati sversati per 30 anni tutti i giorni in queste terre. La camorra ha eseguito ed esegue quello che lo Stato colluso le comanda.

Quale altra questione doveva essere approfondita?
Quella dei roghi. Che invece di diminuire aumentano. Avevano parlato di 800 militari da mandare nelle Terra dei Fuochi. Io non ne ho visto nemmeno uno. Però quello che penso io è che le forze dell’ordine devono essere rafforzate sul posto. E che quei soldi invece potrebbero essere investiti nella prevenzione della salute dei bambini.




Anche ieri sera, durate la trasmissione, si è sottolineato più volte che non è scientificamente provato un nesso di causalità tra l’inquinamento ambientale e le morti per tumore…
Tutti continuano a ripeterlo. Invece di parlare venissero a vedere questo nesso al dipartimento di oncologia del Pausilipon o del Santo Bono di Napoli. Negano l’evidenza. Se non c’è questo nesso allora perché nel corpo della maggior parte dei campani che abitano quei comuni c’è piombo, arsenico, diossina. Dicono che la Campania è la regione più giovane d’Italia. Ma se i vecchi muoiono perché sono vecchi e i giovani ce li continuano ad ammazzare, che saremo una regione deserta? Faranno quello che vogliono con questo territorio.

Che vuol dire?
Che hanno deciso di condannarci a morte. A questo punto almeno ci dessero un giorno stabilito. È peggio svegliarsi ogni mattina con la paura di avere un cancro. Qua è diventata una roulette russa.

Qual è la verità che si tiene sempre nascosta?
Il problema principale è l’evasione fiscale. Se tu prendi e arresti uno che sta sversando rifiuti tossici, non fai altro che toccare l’ultima ruota del carro. Magari un rom o un poveretto senza lavoro che si sta guadagnando la mazzetta. Ma a chi appartengo quelle gomme? E quei pellami? Ecco noi mettiamo i microchip ai cani e non riusciamo a tracciare un camion di rifiuto tossici?

Di cosa ha bisogno questa terra?
Di fondi per tutelare i bambini che la abitano. Di controlli più seri. Di qualcuno che ci venga incontro e capisca la necessità di proteggerli. Se a mio figlio Antonio avessi fatto un esame tossicologico forse avrei potuto prevenire la sua morte. Ma l’hanno ammazzato silenziosamente e omertosamente il mio bambino. Questa è una guerra silenziosa.

Tra chi?
Tra lo Stato e noi poverini che subiamo. Lo Stato li avrebbe dovuti proteggere questi bambini. Invece ha ammazzato i figli delle madri di queste terre. Qua se vai a prenotare una visita per un nodulo sospetto c’è una lista d’attesa di cinque mesi. In cinque mesi il cancro ti uccide. Se sei povero nella Terra dei fuochi muori due volte. Quando mio figlio si è ammalato, l’ho preso e l’ho portato fuori dalla Campania. Qui non fanno neanche una terapia del dolore adeguata.

Anche questo avrebbe voluto dire…
Li fanno morire nel dolore. Un’altra delle nostre bambine l’hanno fatta morire con gli arresti cardiaci. L’altro giorno è arrivata all’ospedale Pausilipon una ragazzina di 12 anni con forti dolori alla pancia. La mamma credeva fossero i dolori mestruali. Invece era un cancro metastatico in una delle tube. Abbiamo delle bombe in corpo.

da http://www.famigliacristiana.it  mercoledì 17 febbraio 2016


ECCO CHI ERA ROBERTO MANCINI, IL POLIZIOTTO EROE CHE SCOPRÌ LA TERRA DEI FUOCHI
15/02/2016 La Rai gli dedica una fiction con Beppe Fiorello, ma Roberto Mancini ha fatto fatica a veder riconosciuto il lavoro che gli è costato la vita.
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Elisa Chiari


Aveva un nome famosissimo Roberto Mancini, ma era la fama di un altro, colpa di un’omonimia che portava altrove alla zazzera al vento dell’allenatore dell’Inter e poi del Manchester City e poi di nuovo dell’Inter. La beffa di un destino sgarbato.
Il Roberto Mancini, di cui parliamo, invece, non lo conosceva nessuno e capelli non ne aveva più, portati via dalle cure per il linfoma non Hodgkin con cui aveva combattuto per anni, dopo averne combattuto la causa: i rifiuti tossici, che oggi tutti ricollegano alla Terra dei fuochi, e che Roberto Mancini, da poliziotto, aveva scoperto prima degli altri, rendendone conto in una informativa che risale al 1996.
Quelle carte però restarono in un limbo (che fece dire a un Mancini demoralizzato: “Se fosse stata presa in considerazione forse non avremmo avuto Gomorra”), finché il Pm Alessandro Milita della Dda di Napoli, anni dopo, non la trovò. Chiamò Roberto Mancini e chiese la trascrizione delle registrazioni contenute in quell’informativa vecchia di parecchi anni, servivano per portare a giudizio una trentina di imputati per reati che vanno dall’associazione mafiosa al disastro ambientale, processo tuttora in corso davanti alla Corte d’Assise di Napoli.
Roberto Mancini a quell’epoca è poliziotto da un pezzo, entrato all’inizio degli anni Ottanta, passando per vari uffici, tra cui la Criminalpol e la Catturandi, con indagini su camorra infiltrazioni dei clan nel Basso Lazio, tra il 1997 e il 2001 Mancini collabora con la Commissione rifiuti della Camera, fa tra missioni e sopralluoghi in Italia e all’estero, si espone ai rifiuti tossici e alle loro esalazioni, e nel 2002 si ammala di linfoma. Nel 2010 Comitato di verifica del Ministero delle Finanze mette nero su bianco che la sua malattia viene da una “causa di servizio”, l’indennizzo, 5.000 euro, è poca cosa.
La richiesta di risarcimento danni che Mancini avanza alla Camera per “malattia professionale” si scontra con la burocrazia: l'attività svolta non ha determinato un rapporto di lavoro con la Camera. La risposta che arriva nel luglio del 2013 non è quella sperata, gli si dice che nel periodo della Commissione Mancini, pur collaborando con la Camera, ha continuato a fare il poliziotto, inquadrato nell’Ispettorato di Polizia presso la Camera, e che sarebbe toccato alla Polizia informare Mancini dei rischi diversi da quelli “tipici e propri delle sue mansioni professionali” e cioè dalla pallottola o dall’esito nefasto di una colluttazione più prevedibili nella vita quotidiana di un agente di Polizia.
Mancini non si arrende e non si arrendono neppure i suoi amici: nel novembre 2013 Fiore Santimone, amico di lunga data di Roberto Mancini, lancia una petizione su Change.org, la raccolta di firme schizza, il 6 marzo del 2014 Roberta Lombardi, con un’interrogazione parlamentare, porta il caso all’attenzione del Ministero dell’Interno. E in aprile il caso diventa una manifestazione pubblica in piazza Montecitorio. Roberto Mancini muore il 30 aprile 2014, le firme raccolte intanto sono 75.000, i promotori della petizione le consegnano alla Camera, che poco dopo invia al Ministero dell'Interno tutta la documentazione relativa alle indagini di Roberto Mancini sui rifiuti tossici.
La Presidente della Camera dà mandato perché parta l’istruttoria sulla vicenda. Nel settembre 2014 a Roberto Mancini viene riconosciuto lo status di “vittima del dovere” che non solo certifica la connessione tra la malattia e il servizio prestato ma riconosce alla sua famiglia il diritto al sostegno previsto dalla legge. Roberto ha infatti lasciato una moglie Monika e una figlia, Alessia, che oggi ha 15 anni. Come ha scritto Monika nel messaggio di ringraziamento alle persone che hanno messo quelle 75.000 firme non ci sono medaglia d’oro al valor civile né risarcimento che possano restituire l’affetto perduto ma: “Il suo importantissimo lavoro sul traffico di rifiuti tossici è servito a molte cose e adesso questo è ufficialmente riconosciuto. E’ giusto che chi ha dato la propria vita per il bene di tutti, venga almeno omaggiato dalle Istituzioni”.

8.7.15

RAGAZZO DI VITA di © Daniela Tuscano





Tu, ti ricordo con gli occhi ancora buoni, in un sussulto ridarello, e sempre era estate. Lo so, lo so cosa pensavi. Ti piaceva la penombra degli adulti, la studiavi a loro insaputa; salivi sull'auto sgangherata del nonno, inebriandoti dell'odore di benzina. Ma non lo rivelavi: chi avrebbe capito? Era, per te, odore di libertà; ti vedevi oltre la campagna, in fuga perenne, sparato fra il chiasso dei condomini. Avevi bisogno di perderti, di assommarti a una miriade d'altri Tu. E però ti sentivi solo e amavi esserlo, come il tuo sorriso, d'una timidezza fiera e impertinente. Non stavi fermo mai, il tuo pensiero balzava oltre il muro, la fretta mordeva nelle scarpe troppo larghe, e ti sentivi unico, fragile e brillante guerriero, nell'illusione dell'immensità.
                                © Daniela Tuscano

6.6.12

Non è uno scherzo! Parlamento elegge la moglie di Vespa Garante per la privacy

l'uinico mio commento  ----------------------  da vanti  a  'sta news   presa  dal consueto





Pdl, Udc e Pd votano compatti la nomina di Augusta Iannini, moglie del giornalista Rai Bruno Vespa, Garante per la privacy.

Ne esce fuori un conflitto di interesse grande quanto una casa tra marito giornalista e moglie che deve garantire la privacy dei cittadini, spesso messa sotto ai tacchi durante le sue puntate di Porta a Porta.
AI 107 PARLAMENTARI CHE AVETE VOTATO AUGUSTA IANNINI: VI DOVETE SOLO VERGOGNARE!!


emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...