Ed eccovi come sempre , non mi va di mescolarmi alle celebrazioni forzate ed obbligatorie ed ufficiali , anche se spesso non riesco a trattenermi e mi contraddico , uno dei miei consueti ed annuali ( anche il ricordo e tali tematiche sono e devono essere sempre valide adilà delle date celebrative ufficiali ) post sulla giornata del 27 gennaio .
Inizialmente avevo scelto di ricordare questo 27 gennaio ( giornata sulla shoah , anche se io preferisco parlare anche di olocausto cioè d'entrambe ) con queste due versioni del suono militare il silenzio
la prima
eseguita da Paolo Fresu esegue il "Silenzio" alla fine del concerto a Forte Dosso delle Somme (Folgaria - Trento) dedicato al centenario 1914-20014 dell'inizio della prima guerra mondiale nell'ambito del Festival "I suoni delle Dolomiti" il 27 luglio 2014
la seconda
Suonato da Pippo Noviello
perchè il fascismo ed il nazismo ed quindi l'antisemitismo ( già presente in Europa dal medioevo ) elevato a potenza trovarono l'origine nell'ardore nel calderone della grande guerra e poi nella frustrazione e delusione dei trattati di pace del Ma soprattutto perchè a volte a troppi bla bla , spesso strumentalizzati ed ipocriti è meglio come già diceva Pietro Calamandrei (1889-1956 ) in questa epigrafe
[...] Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.[....]
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per odio
decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.[....]
per il testo integrale http://www.ilpost.it/2016/04/25/epigrafe-calamandrei-kesselring/
meglio il silenzio .
Ma poi cercando in rete ( silenzio and shoah e poi dopo il libro vedere sotto 5 dicembre 1943 ) fonti d'ispirazione per il post ho trovato questa news semi ignorata dai media in quanto si preferisce ( e qui mi ricollego al discorso delle righe precedenti ) ricordare gli eroi ed gli appartenenti italiani fra i giusti delle nazioni che i carnefici ed i collaborazionisti italiani i fatti drammatici coem questo del 5 dicembre 1943 , il secondo più grande rastrellamento di ebrei dopo quello del 16 ottobre 1943 noto come Rastrellamento del ghetto di Roma
Ma poi cercando in rete ( silenzio and shoah e poi dopo il libro vedere sotto 5 dicembre 1943 ) fonti d'ispirazione per il post ho trovato questa news semi ignorata dai media in quanto si preferisce ( e qui mi ricollego al discorso delle righe precedenti ) ricordare gli eroi ed gli appartenenti italiani fra i giusti delle nazioni che i carnefici ed i collaborazionisti italiani i fatti drammatici coem questo del 5 dicembre 1943 , il secondo più grande rastrellamento di ebrei dopo quello del 16 ottobre 1943 noto come Rastrellamento del ghetto di Roma
I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei, 1943-1945
Simon Levis Sullam
Editore: Feltrinelli
Collana: Storie
Anno edizione: 2015
Pagine: 147 p., Brossura
- EAN: 9788807111334
Un libro che dimnostra che ancora c'è qualcuno\a che ha il coraggio di mettere idiscussione il classico mito italiani brava gente . Ed ha il coraggio di dire che La maggior parte degli ebrei catturati e uccisi durante i due anni della RSI lo furono per colpa di italiani, non solo dei tedeschi. E lo furono per delazione, per invidia, per i motivi più abbietti
Una ricostruzione --- secondo il commento lasciato da gianni 10/02/2015 15:15:53 su www.ibs.it da cui ho preso la foto --- utile a inquadrare con maggiore equilibrio la Shoah italiana. Vi fu un collaborazionismo a tutti i livelli anche italiano nella deportazione e nello sterminio, con buona pace del mito "italiani brava gente", ormai smontato dalla storiografia, ma rilanciato e amplificato dalla divulgazione di varia natura, specie negli ultimi anni: uno dei tanti sintomi del "paese mancato", in cui regnano l'inconsapevolezza, la retorica, le sublimazioni, le minimizzazioni e la proverbiale, machiavellica ipocrisia.
e poi questo articolo tratto da
Shoah, le colpe nascoste degli italiani
Sabato 5 dicembre 1943 molti veneziani andarono alla Fenice ad ascoltare il concerto di Arturo Benedetti Michelangeli. Domenica 6 dicembre 1943 molti veneziani andarono a vedere a Sant'Elena la partita del Venezia. In mezzo, nella notte tra il 5 e il 6, però, la città aveva vissuto uno dei momenti più drammatici della sua storia con il rastrellamento degli ebrei veneziani che finiranno poi, in gran parte, nei campi di sterminio. È questa l'immagine con cui comincia "I carnefici italiani. Scene dal genocidio degli ebrei 1943-45" (Feltrinelli, pp 160, 15 euro) di Simon Levis Sullam, docente di Storia Contemporanea all'Università di Venezia. Il titolo ricorda quello del saggio di Goldhagen, "I volonterosi carnefici di Hitler", che ha riaperto la questione sulla responsabilità dei tedeschi (e non solo dei nazisti) nella Shoah. E infatti anche Levis Sullam vuole riaprire un dibattito, che è quello della responsabilità degli italiani nella Shoah. Nei campi di sterminio nazisti sono morti circa ottomila ebrei italiani. Possono essere tutti imputati a responsabilità tedesca? Gli italiani sono proprio "brava gente" come amano rappresentarsi? In fondo - si potrebbe dire - nessun italiano è stato condannato per la deportazione degli ebrei, al contrario di quanto per esempio è avvenuto in Francia. E di contro numerosi sono gli italiani a cui è riconosciuto il ruolo di "giusto", nel giardino di Yad Vashem. Eppure la storia.dice Levis Sullam, non è esattamente questa. Anche gli italiani hanno dato il loro contributo alla Shoah. È vero che molti ebrei italiani sono stati arrestati direttamente dai nazisti, ma altrettanti sono stati arrestati e avviati alla deportazione dalla polizia italiana. Non solo, quasi sempre accanto ai tedeschi che arrestavano c'erano italiani che aiutavano, che informavano. Difficile dire che fossero tutti innocenti, anche se i tribunali non li hanno processati. Difficile anche sostenere che tutti gli italiani abbiano protetto gli ebrei, anche se la comunità ebraica ha avvallato per prima questa immagine edulcorata della realtà. La normalità che circonda il rastrellamento ebraico a Venezia (il concerto, la partita) sta a dimostrare che la percezione era diversa. L'antisemitismo non era certamente radicato come in altri paesi, ma esisteva eccome. Levis Sullam ricorda, tra gli altri, il caso del medico veneziano Giocondo Protti, conferenziere ufficiale dell'antisemitismo negli anni Quaranta, che suggellava i suoi interventi con quel tanto di scienza che doveva servire a convincere ed esaltava, siamo nel 1944, "il grandioso, catartico castigo divino" che attendeva gli ebrei. Anche lui innocente, tra l'altro, nel dopoguerra. E poi i delatori, anche ebrei stessi, come quel Mauro Grini che tra Trieste, Venezia, Milano identificò e denunciò un migliaio di ebrei ("anche di più" - si vantava) dietro lauti pagamenti. E ancora chi rubò i beni degli ebrei catturati, chi sequestrò i beni e nel dopoguerra divenne capo del servizio che doveva restituirli (è successo a Venezia). Insomma gli italiani non sono innocenti. L'immagine di un antisemitismo imposto e mal tollerato dagli stessi fascisti è leggenda. Anche gli italiani - dice Levis Sullam - furono carnefici e l'autoassoluzione collettiva del dopoguerra è stato un modo comodo per non fare i conti con le proprie responsabilità