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6.3.24

nuovi italiani

Sfogliando  le pagine    e le bacheche    social  dei miie contattti    oggi leggo      questo  bellissimo  post   dell'amica    e utente  Daniela   Tuscano

 Per la verità, #mattiafurlani di fragile ha poco. In pista macina falcate con la possanza d'un ariete, «è una bestia» dice di lui il greco #miltiadistentoglu, neo-campione che a momenti s'è visto scippare il titolo dall'azzurro, quasi come #luzlong con #jesseowens. Una bestia bestiale, ché quello di Tentoglu è un complimento, subito ricambiato da un altrettanto efficace «cagnaccio» pronunciato dal romanissimo Mattia con un curioso accento toscano. Sono forza pura, giovane; selvaggia perché innocente. Mattia dunque non è fragile. Ma, per celebrare la sua impresa con un brano musicale, nessuno mi è sembrato più adatto de #luomovolante di #marcomasini. Mica tanto per il titolo. Certo, Mattia nell'aria vola, anzi, cammina. E nuota. Però è un passo della canzone, «la forza di ogni fragilità», a racchiuderlo tutto. Ogni fragilità: quindi non debolezze isolate, ma la costante dell'esistenza umana. La fragilità diviene forza quando è totale, e la vivi, e dopo tante fatiche non ne puoi più, eppure non molli. Fragilità si muta in forza se non trattieni le lacrime e non te ne vergogni, se riconosci che senza tua mamma saresti niente, se ti sei sbattuto e sogni la vittoria ma quando la ottieni è un'altra storia e non credi ai tuoi occhi. L'#italia dell'#atletica, l'Italia più bella, ha inanellato altre strepitose vittorie, #lorenzosimonelli e #zaynabdosso quasi in contemporanea con Furlani. Vederli abbracciati nel tricolore, lei uno scricciolo fra i due ragazzi (ma misura 1.70, sono gli altri a essere spilungoni), radiosi ed entusiasti, fa bene al cuore. Sappiamo che sono di più (#catalintecuceanu, #ludovicacavalli, #elisacoiro, #leonardofabbri e l'inossidabile #yemancrippa), ma Furlani «la bestia» li rappresenta tutti, lui che non è un nuovo italiano ma un italiano nuovo, l'ibrido fra l'uomo e l'uccello, il futuro presente, la forza della fragilità.

© Daniela Tuscano



che   dimostra     che    nonostante   il razzismo  ed  la  exenofobia   della  nostra casse politica    easiaste   un L'Italia più vera, l'Italia più bella, quella senza pregiudizi, senza discriminazioni, che sa apprezzare e far crescere i talenti nello sport, nell'arte, nella scienza, nella vita quotidiana, affermando i principi della nostra Costituzione.
Questi ragazzi sono meravigliosi per la loro bravura e per la determinazione, la costanza con la quale si allenano per raggiungere questi obiettivi indossando la maglia azzurra della nazionale.
Per cui questi ragazzi si meritano la mia ammirazione ed il mio rispetto.

12.11.23

due italie il caso del libro lettera di una madre afrodiscendente alla scuola italiana di Marilena Umuhoza Delli

ringrazio la carissima Pacmogda Clémentine per     la segnalazione  del  libro    di  Marilena Umuhoza Delli  di   cui  trovate  sotto    la  copertina    ed  una piccla  introduzione presa  dalla  bacheca  di  Clèmentine  . 
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« Sono cresciuta in due Italie. La prima è l’Italia di mio padre, un uomo bianco bergamasco la cui presenza era garanzia di privilegio, appartenenza e riguardo. Scortata da lui ricevevo i saluti della gente in dialetto, regali, sorrisi. Al suo fianco ero automaticamente parte del club “noter”, un’italiana a tutti gli effetti. Papà era letteralmente il mio passaporto.
La seconda è l’Italia di mia madre, una donna nera “immigrata” e con disabilità. La sua presenza era portatrice di razzismo, emarginazione, segregazione. Accompagnata da lei, la gente ci insultava, polizia e vigili ci fermavamo regolarmente per controllare i documenti, la gente posava le borse sui sedili vuoti del pullman (anche di fronte alla stampella di mia madre). Al suo fianco ero l’”extracomunitaria”, la straniera - anche se parlavo un italiano perfetto e masticavi il dialetto, anche se ero nata e cresciuta in Italia”. 
Credo non mi serve aggiungere altro per farvi venire la voglia di leggere questa donna che ha messo nera su bianco quello che noi genitori chiamati stranieri viviamo con i nostri figli. Nel mio caso posso aggiungere che quando sono in compagnia di mio marito e quando sono sola in giro per qualche città, il trattamento è diverso. Quando sono con mia figlia da sola in viaggio e quando siamo in tre é anche diverso. La gente è indifferente solo dove siamo conosciute. Al di fuori di dove viviamo, siamo trattate da stranieri, extracomunitari con poca importanza. Si parla di queste cose perché speriamo che qualcosa possa cambiare perché i nostri figli sono italiani e non devono soffrire perché crescendo si sentono esclusi dai loro propri connazionali. Molti vanno in depressione. Non è giusto.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...