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4.10.21

DNA never lies (Il DNA non mente mai ) parte II

 come  promesso   ecco il  seguito   della storia   di  Giacomo Calvia  raccontata nel post   del 2 luglio    DNA never lies (Il DNA non mente mai )

  dal  foglio parrocchiale   cittadino http://www.quiberchidda.it/pdf/21popol4.pdf 


finalmente la sua storia   ha  un  lieto fine  .

La storia di Francesca  iniziata    

Scomparso

Francesca Darima cerca la madre

Edizione:1999/2000
Data messa in onda:30/11/1999

La storia di Francesca Darima comincia nel vecchio ospedale San Giovanni di Roma dove è nata l'11 novembre del 1934. Molti anni fa all'interno dell'ospedale c'era un reparto, chiamato 'le Celate', riservato alle donne che volevano restare nell'anonimato, a volte partorendo anche con il volto coperto. Molti dei neonati venivano poi lasciati nello stesso ospedale, come è accaduto a Francesca. Le 'celate' erano soprattutto donne che appartenevano alla borghesia romana. Le loro gravidanze erano talvolta il frutto di relazioni con gerarchi fascisti o comunque con persone di ceti altolocati.

La signora Darima non ha mai accettato alcuna proposta di adozione, non abbandonando mai la speranza di poter ritrovare la vera madre. Dopo aver trascorso i primi giorni di vita al brefotrofio di Roma, fu affidata ad una balia di Ripi, un paese in provincia di Frosinone. E' qui che andavano spesso a trovarla due signori, uno anziano e l'altro un po' più giovane, portandole molti regali. Finché un giorno queste stesse persone la condussero in una villa per farle conoscere finalmente la donna che l'aveva messa al mondo. Francesca Darima ricorda però di aver aspettato invano in una stanza con la volta circolare e con degli affreschi raffiguranti due angeli e delle rose.

In seguito, mentre frequentava il collegio San Filippo Neri di Roma, la donna ricorda un altro strano episodio accaduto durante una messa celebrata a Sant'Andrea della Valle: una donna dal volto coperto le si avvicinò chiedendole se avesse fatto la comunione, e poi le regalò una banconota rossa.

Denaro e lavoro alla signora Francesca non sono mai mancati. Qualcuno l'ha sempre protetta segretamente, facendo in modo che non avesse mai bisogno di nulla. La donna, infatti, dopo aver preso il diploma di infermiera, ha spesso lavorato in ambienti importanti, come assistente e dama di compagnia, e a volte sul suo conto corrente bancario ha trovato accrediti di somme considerevoli.

Ma, per tutta la vita, il suo pensiero costante è sempre rimasto quello di potere svelare un giorno il segreto che sta dietro alla sua nascita e conoscere la persona che l'11 novembre del '34 decise per qualche motivo di separarsi da lei.

Presso il brefotrofio di Roma esiste una lettera scritta dalla vera madre di Francesca, ma in Italia nessuna legge le consente di venirne in possesso. Tutti i tentativi e le ricerche condotte fino ad ora sono sempre state bloccate proprio quando si era vicini alla verità. L'unica notizia su questa misteriosa lettera è che sulla busta ci sono due iniziali: 'C. P.'

Francesca Darima ha preparato un appello, rivolgendosi alla madre con queste parole:

"Signora C. P. che l'11 novembre, alle ore 3,23 minuti deste alla luce una bambina all'ospedale San Giovanni vi prego, non andatevene, non negatemi il diritto di sapere la mia identità. Non andate avanti al giudizio di Dio senza aver dato giustizia a vostra figlia, perché lì non si concedono attenuanti. Ho visto morire tante persone, anche i più duri si sono ravveduti e ora prego Dio di non farvi morire, di ravvedervi..."



    le  cui    ultime  notizie      prima della svolta  di  Giugno \  Luglio     risalivano  al  

  • 11 ottobre 2004

    Alla ricerca di Francesca Darima manca l'ultimo tassello: incontrare la madre. Il segreto della sua identità è tuttora nascosto in una lettera sigillata con sopra le iniziali "C. P.", conservata nel brefotrofio in cui Francesca Darima è vissuta a Roma. Nessuna legge, però, le consente di conoscerne il contenuto. I progressi recenti delle sue ricerche le hanno consentito una ricostruzione della vita della madre. Sarebbe originaria di un paese della bassa Ciociaria e, nel 1934, sarebbe stata una novizia in attesa di prendere i voti. Francesca sarebbe nata da una sua relazione con un principe romano, ormai deceduto. Dopo aver partorito senza riconoscere la bambina, la donna sarebbe entrata in un convento di clausura col nome di suor Marianna. Dalle informazioni in possesso di di Francesca Darima oggi si troverebbe in un convento della Valle d'Aosta le cui suore, però, smentiscono.








E quindi la battaglia che lei ha condotto non prima di contattare Giacomo non sarebbero vere o si sono rilevate un buco nell'acqua ed i libri da lei scritti fallaci

2.7.21

DNA never lies (Il DNA non mente mai)



che storie interessanti si trovano leggendo i contatti di un tuo contatto . Una storia commovente Questa storia è commovente! Ed è bellissimo il fatto che l'anziana signora, dopo tanto tempo finalmente possa conoscere le sue origini e incontrare i suoi parenti... È una cosa meravigliosa!  
margine mi rassicura sull'attendibilità di questi test, ero piuttosto perplesso, dopo  gli errori   vedi il caso Omicidio di Meredith Kercher   e  forse  anche  quello  di  Yara Gambirasio  ora lo farò anch'io!!

 da 

È cominciato tutto per curiosità, con un kit per un esame del DNA acquistato su internet come regalo natalizio nel 2019. La nostra curiosità principale era scoprire l’origine etnica, se sarda, ispanica, nordafricana, o altro. Per vari contrattempi, i risultati giunsero solo a luglio 2020. Una volta tolta la curiosità sulla stima di etnia, guardammo le corrispondenze di DNA (sta a dire tutte quelle persone che condividono tra loro una o più porzioni di corredo genetico e per tale ragione possono definirsi parenti più o meno lontani) e lì ci fu una sorpresa: F.D., età compresa tra 80 e 90 anni, cugina di secondo grado.
A questo punto, non conoscendo nessun parente con quel cognome, feci l’unica cosa logica in questi casi, scrissi a colui che gestisce il profilo di DNA di questa signora su quel sito, C.S. E fu così che scoprii quanto segue: “Buongiorno Giacomo, la storia di mia madre è particolare, anche se comune a tante persone, ed è per questo che ci siamo rivolti a MyHeritage.
Mia madre è nata a Roma nel 1934, nell’ospedale San Giovanni, e appena nata da lì fu affidata ad un orfanotrofio. Non ha mai conosciuto i suoi genitori, ha vissuto la sua vita pienamente e con tante soddisfazioni, si è sposata, ha cresciuto noi figli. Una vita felice, convivendo con l’idea di non poter mai abbracciare i suoi genitori. Ora, negli ultimi anni della sua pur felice vita, a 86 anni, si sta tormentando: vorrebbe sapere, terminare la sua esistenza avendo anche solo un'idea approssimativa delle sue origini. L’analisi del DNA di mia madre evidenzia un 60% di etnia sarda, quindi con tutta probabilità sua mamma o suo papà erano di origini sarde, ma crediamo si possa trattare più della madre. Non abbiamo altri dati, nonostante le ricerche, la nascita di mia madre è avvolta nel mistero, non è stato possibile reperire nessun documento relativo alla nascita di mia madre, tantomeno relativo ai suoi genitori. Quindi Giacomo forse lei potrebbe aiutarci nell’esaudire il desiderio di mia mamma di sapere […] un cordiale saluto, C.S.”.
Da quel momento decidemmo di fare il possibile per aiutare questa nuova zia a scoprire i suoi genitori. Dissi a C. di acquistare un kit per il DNA da un altro sito che dà maggiori informazioni (23andMe), mentre io ne acquistai 3, uno per mia madre, uno per mio padre e uno per me. Ad agosto scoprimmo quindi che F.D. è cugina di primo grado di mio padre. Andando per passi, dovevamo scoprire se la parentela fosse dal lato Calvia-Casu oppure Gaias-Fresu. E così è cominciata la parte più bella di tutta questa storia, fatta di solidarietà, disponibilità, di persone che si sono prestate, spesso volontariamente
dopo il semplice racconto di questa vicenda, in una sequela di test del DNA che ci hanno portato a scoprire tutto.
Una cugina di mio padre si è offerta per fare il test e ai primi di dicembre stabilimmo a quale ramo familiare appartenesse la parentela e che il genitore in questione era il padre. A fine gennaio, grazie a un cugino che a sua volta si era reso disponibile, sapevamo il nome del padre di F.
Nel frattempo, però, erano già avviate le ricerche della madre, grazie a una stretta parentela con una famiglia originaria anch'essa di Berchidda, ma che oggi vive negli Stati Uniti d’America. E così, dopo aver ricostruito un ricco albero genealogico in pochissimo tempo (grazie a numerosi collaboratori), siamo stati in grado di selezionare alcune famiglie berchiddesi potenziali e la fortuna ci ha sorriso. A febbraio abbiamo fatto altri due test del DNA e al primo colpo abbiamo scoperto la madre di F.D. con una precisione del 50%. Infine, ai primi di giugno, la nostra ricerca si è conclusa dopo che un ultimo test ci ha confermato che la madre era una donna nubile, morta all’età di soli 45 anni nel 1942.
Così, un segreto durato per oltre 86 anni è stato svelato grazie al DNA che, come dicono negli USA, non mente mai. E tale verità svelata ha restituito un'identità a una donna, ma anche una cugina, una zia, una sorella per varie altre persone.
Tra poche settimane, F.D. verrà a Berchidda per conoscere i parenti, i luoghi che avrebbero potuto essere la sua casa e visitare le tombe dei suoi genitori. Non le restituiremo ciò che all’epoca le fu tolto dalla mentalità di quei tempi, ma la potremo accogliere con l’affetto che merita una berchiddese d.o.c. che solo un infausto destino ha portato lontano dal nostro paese.

 Pubblichero'  sempre  con il consenso  di Giacomo gli ulteriori  aggiornamenti  di questa  vicenda 

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...