https://it.wikipedia.org/wiki/Trassilico
Dal campo alla tavola in pochi minuti. Al rifugio “La Mestà” le patate – dissotterrate dagli orti della zona e modellate una ad una, si trasformano in gustosi gnocchi. Così i fagioli giallorini, la farina di granturco ottofile servita con il baccalà, il coniglio cucinato alla cacciatora (da queste parti dicono in umido), la caciotta della Garfagnana cotto al forno. Franca offre agli avventori le paste fritte, Gleb, un russo arrivato da pochi anni, porta il formaggio di capra. Ai funghi pensa Modesto Mancini, esperto micologo, che ha casa a 50 metri dal rifugio. Basilio Cinquini, detto Enciclopedia, cuoco in pensione, intrattiene i clienti con aneddoti su piatti e paese. E a servire a tavola, pensa… il sindaco.
È una bella storia di resilienza quella che viene da Trassilico, antico borgo della lucchesia. Alla sommità del paese – 720 metri sul livello del mare – i ruderi di una rocca con vista mozzafiato su due panie (la Pania della Croce e la Pania Secca) e sul monte Forato, dal cui foro, nei giorni intorno a San Martino e alla Candelora, si vede scendere il sole al tramonto, spettacolo nello spettacolo.
«Quella rocca – ricostruiscono Pietro Rocchi e Italo Pierotti, due storici del paese – esisteva già ai tempi dei longobardi, poi fu presidiata dai lucchesi, infine dagli estensi di Modena». Fu smembrata e molti dei suoi pezzi furono venduti, anche ai paesani.
Nella rocca abitavano il castellano, gli armigeri e il notaro. A due passi, nella «casa del capitano» – nel 1661 – nacque lo scienziato Antonio Vallisneri, figlio del podestà Lorenzo.. Ed è intitolata proprio a Vallisneri la via principale che taglia il borgo. Oggi i residenti a Trassilico sono 72. Erano assai di più, nel 1947, quando fu declassato da sede di comune a semplice frazione prima di Fabbriche di Vallico e poi di Gallicano.
La frazione ha quattro chiese (la parrocchiale è intitolata ai santi Pietro e Paolo e, secondo la tradizione, è delle cento chiese costruite dalla contessa Matilde di Canossa). Ma il prete – don Fiorenzo Toti, pievano di Gallicano - qui celebra una sola volta al mese, delegando per le altre domeniche il diacono o un lettore.
L’ultima campanella alla scuola elementare ha suonato nel 1983. Lo può testimoniare l’ultima maestra del paese, Sandra Rebechi.
Nonni tanti, bambini pochi. Il fiocco rosa più recente risale a due anni fa, quando nacque Luna, figlia di una coppia italo-austriaca. Suo fratello, Noah, è del 2021. Prima di loro: Geremia, ha già nove anni, Emili nove, suo fratello Valerio undici. Quando, dodici anni fa, nacque Tommaso, Mario Mastromarino, un imprenditore pisano che a Trassilico ha la seconda casa, piantò un leccio beneaugurante.
Sotto un arco di una casa abbandonata, troviamo l’immagine di sant’Anna. La vecchia proprietaria, non restando incinta, aveva chiesto la grazia: ottenutala, fece mettere l'effigie in modo che tutte le donne desiderose di maternità o partorienti potessero visitarla.
L’ufficio postale ha chiuso nel 2001. Uno degli ultimi portalettere, Canzio Galanti, dopo la pensione si è dedicato alla falegnameria. Ha fatto le porte per mezzo borgo. Ora ha 95 anni.
A Trassilico c’erano una macelleria, una pensione con ristorante, un paio di negozi di generi alimentari. Tutti chiusi. Anche Natale Rebechi ne teneva uno sotto casa. A luglio Natale festeggerà 101 anni.
L’unico luogo pubblico rimasto è il rifugio “La Mestà”. Il nome richiama un’antica nicchia contenente una Maestà che si trovava sulle mura del castello, dov’è oggi la chiesa di San Rocco. Quattro camere per un totale di 8 posti letto (con un bagno in comune), un ristorante ed un bar. La sua gestione fu presa, anni fa, da Andrea Trolese, venuto con la moglie da Desenzano sul Garda a bordo della loro Panda: e subito rimasto «folgorato» da questo paese. Prese casa. Costituì una cooperativa. Cominciò a produrre vino e marmellate. Poi Trolese ha avuto una nuova opportunità di lavoro: è volato a Dubai e, per il rifugio, le cose si sono messe male.
Il socio Luca Emilio ha chiesto aiuto all’associazione paesana. Insieme hanno bussato alla porta del sindaco di Gallicano, David Saisi, sempre attento alle esigenze della frazione. «Sapevano che prima di fare il sindaco gestivo una casa vacanze e un ristorante – racconta ad Avvenire –. Mi hanno chiesto di entrare nella cooperativa, che altrimenti avrebbe potuto chiudere. Non ho saputo dire di no». Fuori dagli impegni istituzionali, ecco allora il primo cittadino salire su fino alla frazione, infilarsi nel rifugio, raccogliere prenotazioni, preparare le camere. E, all’occorrenza, servire il caffè, portare i piatti a tavola, pulire il locale. Curiosità e sorpresa tra gli avventori: «Non è da tutti farsi servire dal sindaco».
«La Mestà» ha ripreso vita. I trassilichini respirano. «Nessuna intenzione di mollare» dicono Stefano Franchi presidente dell’associazione paesana e la sua vice Manuela Bonetti. Che invitano tutti già da adesso alla prossima festa patronale di san Pietro e Paolo il 29 di giugno. E alla XX edizione della sagra del pane e il biroldo, salume tipico della lucchesia, in programma ad agosto a cavallo della festa dell’Assunta.
Dimentica Santorini: in Italia c’è una città identica che costa la metà
La Grecia è da sempre uno dei sogni estivi per eccellenza: casette bianche a picco sul mare, cupole blu che si stagliano contro il cielo e tramonti infuocati da guardare con un bicchiere di vino in mano. Santorini, in particolare, incanta ogni anno migliaia di viaggiatori con il suo fascino da cartolina. Ma non è tutto oro quello che luccica: raggiungerla non è sempre semplice, soprattutto durante l’alta stagione. I voli diretti scarseggiano o hanno prezzi esorbitanti, e una volta arrivati bisogna fare i conti con un costo della vita non proprio amichevole. Ristoranti, hotel, noleggi: tutto tende ad avere tariffe da destinazione vip.
Ma se ti dicessimo che esiste una località italiana che le somiglia incredibilmente, dove è possibile spendere la metà? Una città dove il bianco abbagliante delle case si mescola al blu del cielo, i vicoli profumano di fiori e cucina mediterranea, e la vista regala scorci che non hanno nulla da invidiare alle isole Cicladi. Una meta perfetta per chi cerca l’atmosfera di Santorini senza dover prendere un volo internazionale, fare scali o rinunciare a metà del budget in una sola settimana. No, non è un sogno: è molto più vicino di quanto pensi.
Sembra una piccola isola greca ma è un bellissimo angolo d’Italia
La “Santorini italiana” esiste davvero, e si trova nel cuore della Puglia: è Ostuni, la splendida “Città Bianca” che si erge su tre colli affacciati sulla Valle d’Itria e sul mare Adriatico. A renderla così simile all’iconica isola greca sono proprio le sue case, interamente tinte di calce bianca, che riflettono la luce del sole e creano un effetto quasi abbagliante, soprattutto al tramonto. I vicoli stretti e sinuosi, le scalinate e le terrazze con vista sul blu del cielo e del mare: tutto ricorda le atmosfere delle Cicladi, ma con un’anima autenticamente italiana.stuni non è solo bella da vedere: è anche una meta accessibile. I voli per la Puglia sono generalmente più economici, e una volta arrivati si può scegliere tra b&b caratteristici, masserie immerse negli ulivi e appartamenti con vista a prezzi decisamente più contenuti rispetto a quelli di Santorini. Per non parlare dei treni che, soprattutto per chi risiede lungo la costa adriatica, consentono di raggiungere la città senza problemi. In breve: Ostuni è la scelta perfetta per chi sogna una vacanza mediterranea da sogno, ma senza spendere una fortuna. E magari, sorseggiando un bicchiere di Primitivo al tramonto, ti verrà da chiederti: ma davvero non siamo in Grecia?
