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17.4.20

gli editori anzi che correggere i loro errori che inducono la gente a scaricare e a cercare online i giornali cosa fanno chiedono la chiusura e la censura di telegram

il  post  d'oggi  conferma  quello che  dicevo ieri  sull'artioclo 21  con  la  scusa   che  danneggia  l'editoria  . Ora   sarà anche  vero
soprattutto   per   :  i piccoli   editori indipendenti  che   non hanno partiti e  finanziamenti  pubblici diretti o indiretti  dallo stato e  dai partiti   ed  si finanziano   con abbonamenti o  donazioni  .,    per  la gli stampatori  , distributori  ed   rivendite   dei  giornali  cartacei . Ma  qui  usano  solo    repressione   anzichè  correggere   gli errori  di gestione :  1)  allegati inutili .,  2)  troppe  edizioni  locali   diverse  da  zona  a  zona   all'interno    di  una stessa regione  , esempio  la nuova  sardegna , 3)  invio poche  copie   di  mensili  o  settimanali  .,  4) obbligo di comprare  il  quotidiano  o   altra  rivista   con inserto o allegato   che  inducono la  gente  a  scaricare   o   a mettere  online  per  tutti i giornali  non solo i quotidiani    cosa  fanno  organizzano  la repressione  ed  la  censura

da   https://www.macitynet.it/

Telegram mezzo di diffusione illegale dei quotidiani: chiesto il blocco in Italia


C’è un’altra epidemia che si sta diffondendo parallelamente al coronavirus: quella dell’illegalità. Un abuso che attacca la libertà di informazione danneggiando un’intera industria, l’editoria, che viene perpetrato tramite i canali di Telegram.
Da quando è cominciato l’isolamento forzato, attraverso l’app di messaggistica oltre un milione di italiani, politici di primo livello inclusi, leggerebbero quotidianamente i giornali diffusi illegalmente sulla piattaforma. Un numero che secondo quanto denuncia la Federazione italiana editori giornali (Fieg) sarebbe raddoppiato proprio nelle ultime settimane, molto probabilmente a fronte del fatto che l’attuale stato di crisi ha incentivato la necessità di informarsi.
Lo conferma Repubblica nell’articolo apparso nell’edizione di mercoledì 15 aprile, riportando alla luce un’inchiesta che nei mesi scorsi denunciava proprio il fatto che mezzo milione di italiani da anni scarica e legge ogni giorno la versione PDF dei quotidiani diffusi tramite WhatsApp e Telegram.
La denuncia della Fieg all’Autorità garante per le comunicazioni (Agcom) è accompagnata dalla richiesta di chiusura di tali canali o se necessario anche quella temporanea dell’intera piattaforma di Telegram con lo scopo di mettere fine ad una pratica che ormai è letteralmente sfuggita dal controllo dello Stato.
Telegram strumento di diffusione illegale dei quotidiani: chiesto il blocco in Italia
E’ però difficile che si possa effettivamente fare qualcosa di concreto visto che già da anni vengono inoltrate segnalazioni di questo tipo alle società che gestiscono appunto Telegram e WhatsApp e ad oggi nessuna di queste è riuscita a smuovere le acque.
Anche se si potrebbe pensare che una diffusione maggiore possa ampliare la visibilità dell’offerta pubblicitaria con le pagine virtuali questa è difficilmente quantificabile mentre lo è quello dei mancati incassi da parte di editori ed edicolanti.
A pagarne le spese come dicevamo è un intero settore, in crisi già da anni a causa dell’evoluzione tecnologica che ha quasi soffocato la vendita dei quotidiani su carta sull’intero territorio: si stima che la lettura illegale dei quotidiani tramite Telegram e WhatsApp, aumentata esponenzialmente nell’ultimo periodo, causi una perdita di oltre 250 milioni di euro l’anno: troppi per lasciare che questa notizia passi in sordina ancora una volta.

    https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2020/04/ma-larticolo-21-della-costituzione.html

16.7.16

sciacallaggio ed ignoranza dei media sulla strage di nizza e sulla tragwedia ferroviaria in puglia

 in sottofondo  DADO Canta la notizia: "Ninna nanna... per Nizza"



la primna  è sulla  strage   di Nizza  http://www.alessandrocascio.com/?p=2841  condivisa    da pino scaccia

Attentato di Nizza – Il fake della bambola e del bambino

On 15/07/2016 by alecascio
Una bambina e il suo bambolotto? L’ennesimo caso di sciacallaggio mediatico.
Io questa bambola l’ho vista ieri notte durante la diretta. Il cameraman l’ha inquadrata da vicino, ma non c’era alcun corpo accanto ad essa. La bambola è stata presa dal fotografo e messa accanto a un corpo morto per scattare la foto simbolo della strage. I giornali l’hanno sbattuta in prima pagina, il fotografo l’ha venduta bene in barba a qualsiasi codice deontologico del giornalismo.
Miliardi di dollari in informazione in mezza giornata: a chi volete che freghi, quindi, dei morti?
Sotto vi ho fatto un’analisi dell’assurdità della foto.
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Per verificare dovete cercare le immagini in diretta di ieri, ore 2.00 circa, di sky Tg 24.
A.Cascio
La foto del bambolotto che cammina. Questo è uno dei video che ritraggono la bambola senza alcun corpo accanto.
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FATE GIRARE PER FAVORE, VERIFICATE E FARE GIRARE
L’autore della foto è Erik Gillard, almeno secondo Selvaggia Lucarelli, donna piena di tanta di quella retorica che ci si potrebbe scrivere un trattato. A me frega poco che il fotografo si chiami Gillard e che lei si senta la portatrice della verità in terra, io so cosa ho visto e ci sono i video a dimostrarlo. Lei saccente com’è non li guarderà, ma voi fatelo se ne trovate qualcuno.
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 la seconda    dalla  fogna    di libero  presa  da  un utente  della mia bacheca  facebook

Gisella Rossi Rossa con Carlo Romano e altre 22 persone.
9 h · 

La volgarità di «Libero» contro gli archeologi - di MARCELLO MADAU (il MANIFESTO)
La polemica. Il quotidiano si scaglia contro gli esperti del nostro patrimonio storico-artistico: la tragedia dei treni pugliesi, secondo Mario Giordano, è da attribuire alla tutela di "tre ciotole"
Un quotidiano che si autodefinisce Libero titola che la colpa della tragedia ferroviaria pugliese è degli archeologi. Come è noto, quando ci sono i morti arrivano sciacalli e avvoltoi. E i responsabili non sono mai da cercare nelle politiche degli ultimi decenni, nello sviluppo senza controlli. Sono da cercare nel lavoro: ieri i ferrovieri, oggi gli archeologi.
«Sono queste le pratiche dell’archeologia preventiva, adottate in tutti i Paesi civili, da anni vigenti nel nostro Paese e recentemente riviste nel nuovo Codice degli Appalti. Sono procedure che non bloccano i lavori ma anzi li facilitano, rendendo compatibili la conoscenza e la salvaguardia del patrimonio culturale e la realizzazione di importanti opere pubbliche», dicono gli archeologi in un a dura nota congiunta.
Non si tratta semplicemente dello squallore di un fogliaccio reazionario, che indica il nome di un collega: qualcuno da dare in pasto alla “ggente”. C’è l’irrisione dell’analisi specialistica, c’è ancora integro un reperto: la vena fascista del «culturame». Ma, soprattutto, vi è la rappresentazione rozza di una mentalità più ampia, che permane da anni e cerca di eludere la tutela del paesaggio.
Si costruiscono a questo scopo nuove leggi, spesso affrettate e impugnabili ma efficaci nel breve periodo, magari affidando archeologia o paesaggio alla Protezione Civile (come nel 2009 con la nomina di Bertolaso a commissario di Roma) per sottrarli al controllo pubblico e cercare di regalarne il controllo alla politica corruttibile; oppure li mette all’indice, come nelle linee di un presidente noto per il suo fastidio della tutela dei monumenti, prima nell’esperienza fiorentina, ora a Palazzo Chigi.
Si elude la salvaguardia del paesaggio con eccezioni, grandi opere, l’attacco alla norme urbanistiche, lo Sblocca Italia; si intacca quel patrimonio ancora difeso dall’articolo 9 di quella Costituzione che fra poco, con gravi cambiamenti, andrà sotto referendum.
Gli archeologi lavorano a quel patrimonio che tutti dicono essere una delle grandi risorse morali e materiali dell’Italia. Danno fastidio perché operano nel territorio. Formatisi con senso del patrimonio pubblico e dei beni comuni, in numero crescente lavoratori indipendenti che operano nei piani urbanistici, nella programmazione culturale, ai quali è affidata, come obbligo di legge, la valutazione archeologica preventiva delle opere pubbliche.
Ho l’impressione che ciò spieghi, assieme alla familiarità stretta con il concetto di “culturame”, il volgare attacco e ne costituisca la ragione profonda.
La cultura non si mangia e neppure si digerisce. Serve al massimo a trovare un capro espiatorio e pensare alle mani libere sul territorio, insomma, al servizio degli speculatori di ogni risma.
Ma non prendetevela solo con Libero e Mario Giordano. Essi sono gli esecutori di un piano che ci vuole riportare alle opere senza valutazione di impatto ambientale, che prosegue la deregulation berlusconiana (della quale il giornale era sostenitore), attraverso Monti e Letta sino all’attuale governo.
Non prendetevela con Libero e Mario Giordano, perché essi fanno parte della maggioranza al governo.


19.1.09

CARTA STAMPATA GIORNALI E GIORNALISTI










dal blog di rosdrudidurella:                                                                        http://www.diteloame.splinder.com








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Carissimi amici blogger,



da un pò di tempo, ogni volta che apro il quotidiano ( minimo due ogni mattino) ho la sensazione di leggere un giornale vecchio.
Colpita dal grande " degiavù" vado a controllare la data riportata per essere sicura di non averne preso uno "scaduto".
Riflettendo capisco il motivo di tale sensazione. Oggi in rete le notizie arrivano prima che sui giornali,  ma sono mera cronaca, la notizia in sè punto. I tg delle varie tv (ne abbiamo una vasta scelta dal satellite, alla tv generalista, alla tv digitale terrestre a quelle regionali ed alle tv piccole di quartiere o cittadine).  ll giorno dopo sui quotidiani leggiamo le stesse cose appena viste nel tg della sera precedente.
Una domanda mi solletica mente e orecchie come fosse suggerita da una coscienza maliziosa, la mia.
Se oggi i direttori dei vari quotidiani italiani, lamentano la crisi di vendita degli stessi, e se i pochi lettori che li acquistano, poi si ritrovano notizie "già vecchie", allora perchè il quotidiano non torna a fare quello che dovrebbe da sempre e che una volta sapeva fare benissimo?! ....
Il quotidiano può, a differenza dei tg e della rete, approfondire gli argomenti uscendo dalla cronaca spicciola e fine a se stessa. Con tutti i giornalisti che abbiamo, molti dei quali eccelsi, perchè non tornare all'indagine sui fatti più scottanti ed anche su quelli poco noti, all'approfondimento serio, portando a galla situazioni sconosciute, celate e non chiare o capite ?!.
Una volta questo era l'abc di un quotidiano, mentre oggi oltre a trovare insopportabili sgrammaticature nei testi (non esiste più il correttore di bozze e si vede), passate per errori di battitura, si legge negli articoli ( a parte le rare eccezioni) superficialità e sciatteria.
Troppo spesso si nota la scarsa conoscenza di chi scrive in merito all' argomento, e che invece d'informarsi  in modo serio, ha solo cliccato su google, la domanda lecita è,  " Ma non esiste più un criterio per assegnare la scrittura dei pezzi privilegiando chi ne sa o ne è specializzato?"
Non voglio entrare in un territorio che non mi appartiene, ma solo esprimere un pensiero da lettrice,  mandarndo un consiglio ai vari direttori di giornali che seguono la rete in modo attento. Invece di "rapinarla" per idee e quant'altro con la scusa che si fa prima.
Se si vuole tornare ad una vendita ampia dei quotidiani e quindi conquistare nuovi lettori, con larghe fette nel bacino dei giovani,  si devono cambiare le logiche.
Scrivendo articoli che siano tali per esperienza e competenza di chi li scrive con approfondimenti fissi, indagini, dove il giornalista può dire o suggerire il suo pensiero o insospettire e alzare polveroni  dovuti su fatti  veri e non da gossip.
Che gli stessi (i giornalisti) vengano scelti e messi nelle condizioni di lavorare liberamente, per meritocrazia e non per altre vie. Che si crei una concorrenza a botte di eccellenza tra un quotidiano e l'altro grazie agli articoli firmati dai giornalisti, concorrenza positiva che spinge noi lettori a leggerli per vedere cosa ne pensa l'altro cosa ha scritto ecc.
Ne abbiamo tante di penne doc, usiamole.
Fin quando i quotidiani resteranno a bordo del ring mediatico per elemosinare brandelli di notizie già smunte, il destino della stampa sarà segnato e questo in un paese che si definisce democratico, non deve mai accadere! Non so se si è capito, ma amo la carta stampata, e se chi ne è ai vertici , l'affossa, la  puzza di marcio  dilaga. Oggi molti giornalisti aprono un blog per poter scrivere e dire quello che sul giornale non gli è più permesso.
Sempre perchè pensiamo di vivere in un paese "democratico", che sceglie per convenienza e mai per merito, che affossa chi è capace e premia gli asini nel nome del proprio interesse.
so bene che quanto ho scritto nell'ultima riga vale oggi, anche per tutti gli altri lavori, ma l'informazione e l'approfondimento fanno parte della cultura di un popolo e del loro futuro.

Buon inizio settimana a tutti,
































Rossella













emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...