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6.1.18

Fontanelle: «Prosecco troppo sfruttato» e il giovane enologo emigra in Abruzzo Nicola Dan lascia l’azienda di famiglia a Lutrano e va a lavorare sui vini abruzzesi

questa  storia  che  riporto oggi  conferma quanto detto nel post  precedente   rispetto  a prosecco  che ormai ha  , o quasi saturato il mercato  vinicolo in veneto  e   rischia  di fare  una  cosa  simile  in friuli  , vedere  le  puntate  di report  in merito .

da  http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2018/01/05/

Fontanelle: «Prosecco troppo sfruttato» e il giovane enologo emigra in Abruzzo

Fontanelle. Nicola Dan lascia l’azienda di famiglia a Lutrano e va a lavorare sui vini abruzzesi «Marca al top nella valorizzazione del prodotto ma esagerando si rischia il crollo» 

FONTANELLE. L’enologo trevigiano in fuga dal Prosecco: «Vino perfetto, ma occhio allo sfruttamento commerciale eccessivo. La bolla rischia di scoppiare».Un periodo di sei mesi in Abruzzo per imparare a gestire una cantina.                            Nicola Dan, 21enne di Lutrano, ha fatto il percorso inverso rispetto a quello che la diversissima tradizione enologica di Veneto e Abruzzo consiglierebbe di intraprendere. La passione per il vino, in Nicola, era un affare di famiglia: i Dan gestiscono una cantina a Lutrano in cui il 21enne ha iniziato a dare una mano fin da giovanissimo, dando il suo aiuto dalla potatura alla vendemmia.
La battaglia sul prosecco, cinque cose da sapereDai prezzi dei terreni al nome: intorno alle colline trevigiane del prosecco infuriano cinque diverse battaglie. LEGGI L'ARTICOLO

3.1.18

Asolo, dona la vigna alla nipote «Ma guai a te se produci Prosecco» Asolo. Antonia Raselli, ultima dei Bolasco, lascia cinque ettari di terreno sui colli di Asolo. «Te lo affido per produrre vino rosso


Risultati immagini per prosecco and  reportpremetto  che  di vini causa problemi  d stomaco ne bevo poco  e niente  e   non so distinguerne  se non  il bianco dal rosso  le  qualità  . Questa  storia   mi ha incuriosito   . Come  a  dire    l'erede sono io ma chi comanda è mia nonna😂🤔😆🤷‍♀️❤️ . Esso smonta  un luogo  comune    cioè  quello  di  chi lo dice in veneto una terra  ricca   di varietà  di vini  si faccia solo proseccco.
Lo   so che potra sembrare un gesto autoritario , quello  della nonna  (n vedere  sotto la storia )  ,ma  qui  d si vuole  evitare    che   succeda  come inn Friuli  ( vedere le puntate di report in merito a prosecco  del Friuli   venezia  giulia   in cui  i grossi produttori  di  prosecco l'accusano  di  demonizzarli  )   dove   il prosecco è diventato causa globalizzazione neoliberoista ed autoritaria un vino dominate uccidendo la biodivesità di quelle zone . E come se dai noi in Sardegna facessimo , meno male che ancora non ci siamo n, arrivati solo uno dei tre vini tipici ( cannonau , moscato, vermentino ) a scapito degi altri .

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 da 



ASOLO. Una scelta forte, in controtendenza. Che non smentisce la tempra di chi l’ha fatta: donna Antonia Raselli, 95 anni ben portati, ultima discendente dei Bolasco. Ha donato alla nipote Martina Curato cinque ettari di vigneto, appoggiati sulle colline di Asolo davanti a villa Raselli, a una condizione: «Te li affido per il futuro, ma guai a voi se fate prosecco». Niente bollicine dalle sue viti, ma casomai ottimo vino rosso. E così è stato. «Rispettando la volontà della nonna», riferisce Martina, che, mamma felice, ora fa l’imprenditrice del vino con il marito Cristian Piazzetta dell’omonima famiglia dei caminetti, «abbiamo prodotto Merlot». La prima vendemmia si è celebrata lo scorso 8 settembre.



Un giorno non casuale per un vero e proprio rito di famiglia: è il compleanno di donna Antonia e nel 2017 lo ha festeggiato nel vigneto affidato alla nipote. «C’era anche lei con noi a vendemmiare», racconta Martina, «A lei abbiamo dedicato la prima produzione: trecento bottiglie di buon Merlot con una nuova etichetta “La Toni”, appunto». Così è chiamata donna Antonia Raselli per una grinta e un’energia che con il passare degli anni sono maturate e si sono arricchite acquisendo colori e profumi più intensi come un ottimo vino. «Siamo agli inizi della nostra avventura come produttori di vino», confida Martina, «abbiamo deciso di concentrarci sulla valorizzazione del Merlot in purezza».
A fianco di Martina e Cristian l’enologo castellano Enrico Rana. Con la benedizione di Antonia Raselli e la supervisione di Rana è stata così imbottigliata ai primi dello scorso dicembre una parte dell’annata 2017. «Bottiglie», precisa Marina, «per ora destinate agli amici e a chi si è dimostrato sensibile verso questa nostra avventura. Poi, nelle barrique, abbiamo voluto lasciar riposare il resto della produzione. La seguiremo nella sua evoluzione e cercheremo di capire quale sarà la strada migliore».
La produzione di vino rosso è stata avviata in due ettari e mezzo dei cinque donati da donna Antonia, figlia di Giacomo, ultimo podestà di Asolo. Sull’etichetta del Merlot imbottigliato ai primi dicembre i due simboli delle famiglie Raselli e Bolasco. Donna Antonia si gode il suo Merlot, sicura che la nipote non tradirà l’impegno preso. «Questa è terra di vini rossi»,
ha ammonito dal suo metro e quaranta di altezza, «Niente bollicine». Lo stesso tono perentorio di quando lei, nobile, decise di sposare Antonio Tonello, uno del popolo, contro la volontà della famiglia. Combattiva e “capatosta” allora come oggi: niente Prosecco sulle sue terre

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