Visualizzazione post con etichetta madre coraggio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta madre coraggio. Mostra tutti i post

11.11.24

«Per mia figlia autistica ho aperto una pasticceria dove tutto è preciso e matematico. E qui esercita il suo talento»

 Si chiama Lolelì ed è la realizzazione di un sogno perseguito con ostinazione e coraggio.
 Il sogno 
di Amelia Montedoro, di sua figlia Lorena e del fratello minore Manuele. 

Amelia è ingegnere dei materiali, lavora in un’azienda metalmeccanica, Manuele fa il quarto anno del liceo scientifico ed è uno sportivo, Lorena ha 20 anni, si è diplomata quest’anno in pasticceria al Beccari con 100/100 e il plauso della commissione. Ed è autistica.


«Quando in terza media è arrivato il momento di capire il futuro che avrebbe avuto – racconta Amelia - ricordo la frase che mi è stata detta dagli specialisti dopo la diagnosi di disabilità cognitiva: dovete individuare i talenti dei vostri figli e su quelli costruire la loro vita. Mia figlia è metodica, ama le sequenze: cosa poteva esserci di meglio della pasticceria, un’arte matematica, precisa. E così è nata l’idea: aprire un laboratorio di pasticceria per lei».
In realtà Amelia ha fatto molto di più: ha rilevato una ex ferramenta in Borgo Vittoria, al n. 50 di via Bibiana, l’ha presa in affitto, l’ha ristrutturata completamente creando un grande laboratorio di pasticceria e uno spazio bar-ristorazione. Con l’associazione cui fa riferimento, la Onlus Associazione di Idee, ha selezionato altri ragazzi e ragazze con autismo, e anche ragazzi e ragazze normodotati, che ha regolarmente assunto, per il laboratorio e per la sala. È così ieri ha inaugurato Lolelì, unione dei loro nomi: Lo come Lorena, Le per Manuele, Lì per Amelie, alla francese. 
Detto così, sembra tutto facile. In realtà è stata un’impresa epica, Amelia dopo il lavoro si è buttata per mesi, ogni giorno, nella ristrutturazione, ha fatto colloqui, ha organizzato gli spazi… Qualche aiuto dalle istituzioni? Ha bussato a tutte le porte, niente. Adesso pare che appoggiandosi all’Associazione di Idee possa accedere a un bando regionale che le consentirà di avere qualche aiuto e di poter inserire come stagisti i «fragili» (lei avendo partita IVA non ne aveva diritto). Ha fatto tutto da sola insomma, con i figli e con i ragazzi e le ragazze che ora qui possono immaginare il loro futuro.Il bar-pasticceria (la pasticceria è il core-business di tutto il progetto) sarà aperta tutti i giorni tranne il martedì dalle 7 di mattina alle 19.30. Colazione con croissanteries tutte prodotte internamente - Lorena come coadiuvante - e prossimamente, dolci regionali: «Questo è un quartiere di immigrazione, soprattutto dal Sud, e vogliano riproporre dolci dei luoghi di origine». A pranzo insalate, panini, focacce e la sera l’aperitivo, spritz, i classici, anche no alcool, con taglieri, stuzzichini. Un posto dove ci si sente a casa e dove l’inclusione è la regola. Per Lorena e i suoi compagni e compagne , il futuro.

9.6.21

NIENTE è QUEL CHE SEMBRA . QUANDO L'AUTISMO VIENE SCAMBIATO ED CONFUSO CON disturbo dell’attenzione,

 

Lei è Florina. Vive in provincia di Roma. È sposata, ha un figlio. Alessio ha 2 anni, è un bambino molto vivace, ma non spiccica una parola. È il 2012. Florina e il marito portano il figlio in ospedale per un problema respiratorio. Il medico li fa chiamare. Prego signori, accomodatevi, i polmoni del piccolo sono a posto, il problema è un altro. Florina sgrana gli occhi. In che senso? Il dottore la guarda dritto negli occhi. Alessio è autistico. Florina è smarrita, anche il marito cade dalle nuvole. Si rivolgono a una neuropsichiatra. Dopo ore di test, la dottoressa conferma il verdetto. Alessio è grave, non parlerà e non sarà mai autonomo, rassegnatevi. Florina è divorata dai sensi di colpa.






Come ha potuto non accorgersi di nulla? Passano gli anni, Alessio segue una terapia mirata, si comporta in modo diligente, ma i risultati sono scarsi. Si esprime a monosillabi, è irrequieto, gli altri bambini lo evitano, e lui ne soffre. Florina non riesce a rassegnarsi. Prende Alessio per mano, lo porta alle poste, gli insegna a ritirare il ticket, a mettersi in fila. Entrano al supermercato, gli fa inserire la monetina per il carrello, lascia che scelga i prodotti dagli scaffali. Alessio ti va la pizza? Il bambino fa segno di sì, Florina gli mostra come ordinarla. Lo coinvolge in tutte le attività del quotidiano, la gente del quartiere impara a conoscerlo, lo prende in simpatia, lo saluta quando lo incontra. Alessio sorride, poco alla volta parla, si apre, e un bel giorno esprime alla mamma il suo desiderio più grande. Mamma io voglio essere accettato per quello che sono. Florina è incredula, abbraccia il suo bambino. Ce la faremo tesoro, te lo prometto. Gira l’Italia e trova un medico specializzato. Il dottore visita il bambino. Signora, ma quale autismo, suo figlio ha un disturbo dell’attenzione, con la terapia giusta farà passi da gigante. Oggi Alessio ha 10 anni, frequenta le Elementari, ha imparato da solo il rumeno, va alla grande in inglese, fa pianoforte, tennis, e ricorda il numero civico di tutti i suoi amici. E c’è una frase che ripete di continuo, fino all’ossessione. Mamma, sono felice.
.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...