Infatti vedremo cosa farà adesso il ministro della giustizia s e accetterà la sua proposta d'essere processata in italia . Se tale destra sarà coerente con la campagna fin qui condotta nei suoi confronti.
Si invoca la libertà, ma solo la propria. Si predica la legalità, però la si piega quando serve a difendere un amico al potere. Si confida nel garantismo come stella polare, salvo quando riguarda un’avversaria
politica. E quindi si esalta l’Europa delle nazioni, purché resti muta davanti ai tribunali che umiliano le persone. Questo è il cortocircuito totale che la destra ha mandato in scena nelle ore e nei giorni successivi al voto del parlamento europeo sull’
immunità a Ilaria Salis, flirtando con il giustizialismo e considerando legittimi, per una volta, i processi politici e ideologici che ha combattuto da sempre, soprattutto dall’epoca del berlusconismo in poi.
I sovranisti difendono gli italiani ma solo quando votano come piace a loro
È significativo osservare come la destra al governo abbia strumentalizzato la vicenda per alimentare polemiche e sentimenti populisti, confondendo deliberatamente la protezione istituzionale con il vantaggio personale. Gli stessi sovranisti che tra l’altro dicono di voler «difendere gli italiani», si dimenticano di farlo quando l’italiana in questione non vota nel modo che piace a loro.
L’eurodeputata di Avs presa di mira da pasionarie leghiste e gentiluomini vari
In questa vicenda c’è una parte politica che ha dato il peggio di sé, scagliandosi con violenza contro l’eurodeputata di Alleanza Verdi e Sinistra, un profilo da sempre “cavalcato” e preso di mira sui social per provocare reazioni nel proprio elettorato. Per averne una conferma basta scorrere i commenti, rabbiosi e indignati, a partire da quelli di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, passando per tutta la claque formata dalle varie pasionarie leghiste e non solo.
Isabella Tovaglieri per esempio è stata l’autrice del concitato video che riprendeva in diretta il momento della votazione, con tanto di reazione incredula («Nooooo!») che è stata subito trasformata in sfottò virale a sinistra.
La sua collega Susanna Ceccardi è invece l’autrice del famigerato post su X durante la campagna elettorale per le Europee 2024, quando scrisse «O me o lei» contrapponendo la sua immagine proprio a quella di Ilaria Salis, candidata con Avs; Ceccardi tra l’altro arrivò seconda dietro a Roberto Vannacci, e con oltre 33 mila preferenze fu la prima dei non eletti nell’Italia centrale: riuscì a ottenere il seggio solo perché l’ex “generalissimo” scelse un’altra circoscrizione, quella nord-occidentale, e quindi fu ripescata
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Il post di Ceccardi per la campagna elettorale europea del 2024.
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Altre donne come Silvia Sardone hanno usato toni rancorosi, mentre anche i gentiluomini Vannacci («Salis arrivo! Sto venendo al parlamento europeo per votare la revoca della sua immunità!», annunciò trionfante prima di prendere l’aereo) e Francesco Giubilei si sono accaniti contro Salis.
Già dimenticate le immagini dell’imputata Salis portata al guinzaglio e in catene
Meloni, che si fa fotografare senza alcun problema con Viktor Orbán, evidentemente ritiene l’Ungheria una democrazia alla quale guardare con ammirazione: perciò a destra minimizzano le torture giudiziarie, si ironizza sulla “sinistra modello Salis”, si ridimensionano le immagini di una imputata portata al guinzaglio e in catene in un tribunale e alla quale – per sfregio al femminismo, secondo le basiche e al contempo contorte idee
fasciste – fu fatto indossare un paio di stivali con i tacchi a spillo, come ha ricordato lei stessa parlando dell’interrogatorio di convalida dell’arresto (oltre a biancheria e abiti sporchi tenuti per cinque settimane, isolamento e cimici nel letto). Ma, secondo la nostra premier, «anche in altri Stati sovrani occidentali accade che i detenuti vengano portati così in tribunale».
Il prezzo del nuovo realismo che preferisce la convenienza alla coerenza
A ogni modo il voto di Bruxelles, dove una parte consistente della destra ha scelto di non sostenere la risoluzione contro gli abusi del regime ungherese, non è un incidente: è un segnale. Significa che, in nome di una presunta “sovranità”, si è disposti a chiudere un occhio – o entrambi – davanti alle violazioni dei diritti fondamentali. È il prezzo del nuovo realismo, quello che preferisce la convenienza alla coerenza, e che ha salvato con l’immunità Ilaria Salis per un solo voto
Ilaria Salis in catene a Budapest e il dettaglio dei suoi polsi e delle sue caviglie nei fermo immagine del servizio del Tg3 del 29 gennaio 2024 (foto Ansa/Rai).
Il caso Salis è un promemoria del perché esistono le garanzie, lo Stato di diritto. Quelli che oggi si dileggiano come “privilegi” sono gli strumenti che domani potrebbero proteggere chiunque, anche a chi adesso li attacca. L’immunità parlamentare non è un privilegio accordato a una presunta Casta, bensì un pilastro delle democrazie rappresentative moderne, concepito per preservare la libertà e l’indipendenza del mandato elettivo.
Il parlamentare è tutelato in quanto espressione della volontà popolare
L’immunità tutela il parlamentare non in quanto individuo, ma in quanto espressione della volontà popolare: serve a garantire che chi rappresenta i cittadini possa esercitare le proprie funzioni senza timore di pressioni, ritorsioni o persecuzioni giudiziarie di natura politica. In assenza di questa garanzia, il potere giudiziario o quello esecutivo potrebbero interferire con l’autonomia del potere legislativo, minando il principio cardine della separazione dei poteri. Neanche a farlo apposta, appena due giorni dopo il voto su Salis è stata proprio la maggioranza di centrodestra a servirsi dello stesso scudo dell’immunità parlamentare, quando l’aula della Camera ha deciso di
non autorizzare procedimenti nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e del sottosegretario Alfredo Mantovano, indagati nella vicenda del
generale libico Almasri. Mentre il mondo parlava di altro (
l’accordo sulla pace a Gaza), la notizia è passata in sordina.
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Una manifestazione dei Radicali di fronte al Consolato onorario dell’Ungheria per Ilaria Salis, nel 2024 (foto Ansa).
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L’immunità non implica impunità, non protegge da crimini comuni né da responsabilità morali o politiche, ma solo dalle azioni che potrebbero ostacolare il libero svolgimento del mandato. È, dunque, una difesa istituzionale della democrazia, non un privilegio personale. Chi la confonde con un abuso dimentica che, senza di essa, il parlamento stesso perderebbe la sua voce indipendente, divenendo vulnerabile ai poteri che dovrebbe invece controllare.
Meloni e soci riducono come al solito questioni difficili a slogan
La risoluzione del parlamento europeo che le ha concesso l’immunità per un solo voto è considerata da molti uno scandalo. Domani potrebbe capitare a chi ha votato “no” di averne bisogno. Un approccio che non solo ha inflitto un colpo al principio fondamentale dell’immunità parlamentare, ma ha anche svelato la cinica demagogia della Meloni e dei suoi alleati, riducendo come al solito questioni difficili a slogan. Tutti i parlamentari della destra, invece di confrontarsi con i fondamenti della democrazia rappresentativa e farsene promotori, hanno provato ad affossarli.