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5.4.24

DIARIO DI BORDO N 42 ANNO II . finalmente saman abbas può riposare in pace ., vergogna del pd su ILaria Salis ., Il medico legale: “Giulia Tramontano, non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure" ., Germania, la Baviera vieta l’uso degli asterichi e dellomschiwa nelle scuole

 






oltre #destraparlamentare ed #extraparlamentare , adesso anche il #PD [ #PDmenoL ] , usa ideologicamente il caso #IlariaSalis .

prima la butta nell'androne politico parlamentare dicendo di volerla candidare( scelta condivisibile se fatta seriamete ) e poi non la mette in lista e la candida . #vergogna . giu le mani da Ilaria salis .






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  da  ILGIORNALE   OLINE   tramite  https://www.msn.com/it-it/ 


Il medico legale: “Giulia non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure"

©  da Il Giornale

“Non è emerso alcun taglio di tipo autolesivo. Non si è difesa”. Sono le valutazioni di Andrea Gentilomo, il medico legale incaricato di effettuare l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa incinta al settimo mese a Senago, nell’hinterland di Milano. Il medico ha spiegato che la morte è da ricondurre a un “processo emorragico derivante da lesioni vascolari, in particolare arterie e la vena succlavia”. Quando in aula sono state mostrate le immagini del corpo, tutti i cronisti e il pubblico presente nell'aula della corte d'Assise (in particolare scolaresche) sono state fatte uscire. [..segue qui msn.com/it-it/notizie/italia/sn.com/it-it/ per  coloro che hano stomac forti e gusto del macabro ] . 
vi  rispiarmo quella   non è  cronaca  ma  morbosità . No importa  come  lo ha  fato ,  ma  che lo abbia  fatto  ,  soprattutto   in maniera  cosi bastarda   ed  atroce  



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Germania, la Baviera vieta l’uso di un linguaggio inclusivo nelle scuole

Banditi da tutte le istituzioni pubbliche asterischi o puntini all'interno di un sostantivo, documenti ufficiali, corrispondenza o lezioni scolastiche.


Florian Herrmann, consigliere del premier conservatore bavarese Markus Soeder, ha affermato che la promozione di un linguaggio sensibile al genere sarebbe guidata dall’ideologia. A suo dire tutto questo rischierebbe inoltre di avere un effetto di esclusione nei confronti di coloro che non lo adottano. “Per noi il messaggio è: il linguaggio deve essere chiaro e comprensibile”. “Ma si tratta anche di mantenere aperto lo spazio di discussione in una società liberale”.  Infatti  ,  pur  essendo  per  una  lingua inclusiva   e per  la libertà linguistica   sono  almeno    nei  canali  ufficiali  (  scuola  , istituzioni , ecc )   non gioisco   e cerco di non farne  una battaglia  ideologica   come  i nostri reazionari      affermando che  << [...]   Hanno rotto le balle: che goduria la Baviera che mette al bando la schwa. [...]  >> da https://www.nicolaporro.it  .  Ora   va bene   una  riforma    \  svechiamento  del linguaggio  ed  adeguamento ai  cambiamenti della  società   ma    :



“ L e professoresse sono convocate in assemblea plenaria per le ore 09.30 di domani. Firmato: la rettrice professor Mario Rossi”. E i professori? Convocati anche loro. Dove? «Nella sala delle professoresse». Per l’occasione «le studentesse avranno un giorno di vacanza». E gli studenti? «Anche loro». Non abbiamo alzato il gomito prima di metterci a scrivere. È l’effetto woke. I pensatori “inclusivisti”, che scrivono con asterischi e schwa, sostengono con grande fracasso mediatico che di molte parole finora è stato fatto un uso irrispettoso e sbagliato. Sono invecchiate male. Vanno adeguate ai tempi moderni, che sono fluidi e vendicativi. Per secoli c’è stato un abuso del maschile “sovraesteso”, ossia comprensivo dei due generi e dei due sessi. D’ora in poi sarà sovraesteso il femminile. Lo ha deciso, ponendosi come avamposto dell’esercito woke in Italia, il senato accademico dell’Università di Trento. Che ha promulgato un documento di cinquanta pagine, di cui il rettore Flavio Deflorian, che ormai dovremo chiamare rettrice, fa questa sintesi: «i termini femminili si riferiscono a tutte le persone». La castrazione delle parole procede. A impugnare i bisturi sono soprattutto gli uomini. Che ora quella menomazione non se la infliggono più, come recita una vecchia spiritosaggine, per fare un dispetto alle mogli. Bensì per appagarle e vendicarle.   

                                        ( tacitus  unione  sarda   4\IV\2024 ) 


Una  soluzione  accettabile     mi  sembra  coome    è stato proposto in germania “Autoren” (scrittori) è stato trasformato in ordine sparso in: Autor*innen, Autor/innen, Autor:innen, Autor_innen o AutorInnen. Oppure la versione boldriniana con dentro entrambe le forme: "Autorinnen und Autoren". Cioè modificare   e svecchiare  la  lingiua    ai cambiamenti    della  società ,   un altro è detrurparla  con    simboli  astrusi   ed  incomprensibili  o   i difficile lettura      soprattutto  agli  stranieri  .  Infatti  gli esperti   sono  divisi   a  loro  la  parola   : <<  
Asterischi, schwa e chiocciole: i rischi di un italiano improbabile  >> da www. avvenire.it    

10.6.21

Gli avvoltoi su Saman e sulle vittime dei femminicidi etnici - religiosi il caso saman


Ogni volta che il tema della violenza basata sul genere si intreccia con la questione migratoria, le attiviste per i diritti delle donne sono accusate di restare in silenzio per il presunto timore di incorrere nell’accusa di razzismo.  In realtà, basterebbe scorrere i comunicati presenti sulle pagine dei movimenti e di tutte le principali organizzazioni italiane, a partire dalla rete  del  D.i.Re ( DONNE IN RETE CONTRO LA VIOLENZA La Rete nazionale antiviolenza gestita da organizzazioni di donne che riunisce i centri antiviolenza  )  per accorgersi che le femministe dicono parole chiare, di rabbia e denuncia, sull’ennesimo caso di femminicidio che – ormai è certo – ha tolto la vita alla diciottenne pakistana Saman Abbas. Ciò che non si perdona a quelle che vengono schernite come “professioniste dell’indignazione di genere” è di non sposare il frame culturalista: la violenza come il prodotto di culture o religioni non occidentali.
Questa lettura, però, ostacola il riconoscimento della violenza come fenomeno strutturale, mentre ignora la complessità determinata dall’intersezione di genere, etnia, religione, nazionalità, e finisce per offrire un alibi per non fare nulla. Infatti a destra c'è chi usa la vicenda della povera  Saman Abbas per colpire "gli amici degli stranieri" oppure "le femministe". Esse   devono essere Persone a cui della sorte della ragazza interessa poco, quasi nulla . È la solita banalità del male



ecco cosa ha postato Rossella Angiolini presidente della commissione per la promozione delle pari opportunità di Arezzo. (Avvocata di spicco, ex candidata sindaca). Elegante, sobria, raffinata ma soprattutto la persona migliore che si potesse trovare per descrivere il caso umano del giorno .
Ecco quindi     che  era era prevedibile, ogni volta che una donna \ ragazza di famiglia islamica viene ( quando non riesce a fatica ad arrivare a  conquistarsi la libertà ) la libertà conquistata a fatica delle musulmane d’Italia barbaramente  uccisa  le  iene  si scatenano 
 E poi vengono  gli avvoltoi  . Ed  ecco  che    alla fine gli avvoltoi si sono buttati su Saman Abbas usandola come clava per colpire i propri avversari che in questo caso sono la sinistra (che poi, a pensarci bene, beati loro che vedono sinistra dappertutto e noi tutto il giorno tutti i giorni qui a cercarla), le femministe e di sponda anche gli amici degli “stranieri” (perché per loro Saman Abbas è morta solo  perché di fede islamica, mica perché schiacciata da un patriarcato che non la voleva libera ) che sarebbero addirittura complici morali .
Mentre le notizie su Saman Abbas disegnano un finale sempre più fosco si moltiplicano gli strumentali appelli di chi urla “e le femministe dove sono?”. Domande  legittime certo   vista la  quasi  indifferenza   assuefazione  (  ne abbiamo già parlato   precedentemente   su questa  pagine  qui qui  )  . Ma    sfugge   che  coloro  che   fanno  o intersecano  i  loro discorsi   con  tali  domande  sono  sempre gli stessi che dipingono ad ogni pie’ sospinto le femministe come delle pazze esagitate il  che  rende il tutto ancora più cretino e  strumentale  \  opportunistico  . A questi ovviamente , senza  generalizzare  , la sorte della ragazza interessa poco, quasi niente, giusto il tempo di usarla come fionda per lanciare i loro sputi e poi tornare nelle loro tane. È la solita banalità del male.
Infatti    come  giustamente  fa notare   Giulio Cavalli  sul settimanale Left (  https://left.it/ ) 9 Giugno 2021 

Tra l’altro questi sono gli stessi che stanno trattando la vicenda come una “questione tra stranieri” rivendicando ovviamente la superiorità italiana (sovranisti anche nei femminicidi, che miserabile squallore) e sarebbe curioso sapere cosa ne pensino invece del fatto che Saman Abbas a novembre dell’anno scorso (era ancora minorenne) avesse chiesto aiuto ai servizi sociali di Novellara per non essere costretta al matrimonio, fosse stata trasferita sotto protezione in una comunità di Bologna, e avesse presentato una regolare denuncia ai carabinieri. Non è una storia tra “pakistani isolati”, insomma. Ci sono istituzioni, forze dell’ordine coinvolte. E non solo: l’11 aprile Saman Abbas, ormai maggiorenne, decide di tornare a casa per prendere i suoi documenti e presumibilmente trasferirsi all’estero. Il 22 aprile si presenta (di nuovo) dai carabinieri per denunciare i genitori raccontando che non le veniva permesso di prendere le sue cose, raccontando le minacce di morte a lei e al suo fidanzato pakistano.
I carabinieri si presentano nella casa dei genitori di Saman Abbas solo tredici giorni dopo. Tredici giorni dopo, il 5 maggio. Non trovano più la ragazza e lì cominciano ad affiorare i sospetti e poi l’indagine. Insomma, ci sono un po’ di responsabilità anche di casa nostra, forse, no?

Tesi confermata  anche    dalla   replica  dell'eurodeputata del Pd Pina Picierno alla Lega sulla tragedia di Novellara

Poi, volendo ci sarebbe il tema vero : questa narrazione di donne \  ragazze  che    “vogliono diventare occidentali” con la solita boria da superiori e che invece sono donne\ragazze che vogliono essere libere, che rivendicano il diritto di dire no ad  antiche  consuetudini  e tradizioni e che muoiono per questo. Ma del tema vero, credetemi, interessa poco agli avvoltoi ed  ai politicanti  nostrani .infatti trovo che l'aspetto più fastidioso e ipocrita, in questo e in altri casi come questo sia l'ostentazione e l'esaltazione  della superiorità culturale occidentale residuo di teorie di :  Cesare Lombroso 1835 –1909) e Alfredo Niceforo ( 1876 – 1960 )  Una ostentazione che non manca nemmeno nella sinistra, una certa parte d'essa  , passa a  destra    sebbene attuata con maggiore eleganza risetto alla destra. E allora com'è fatta l'ostentazione di superiorità culturale della sinistra centrista ( ex DC per chi è  mio coetaneo o appassionato  della storia repubblicana  )  ovviamente   fatti salvi dei piccoli   casi  isolati    come  quello   della Picierno in particolare ? È fatta di silenzi e, laddove silenziare non è possibile, è fatta di quel 'troncare e sopire, sopire e troncare' che le mette un sasso in bocca di fronte, per esempio, a casi irlandesi e canadesi, di ( limitandoci agli infanticidio ) sepolture massive di bambini in siti di impianto culturale cattolico e derivati . 


4.6.21

IO, SAMAN DI © Daniela Tuscano

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Non conosco l' #urdu , lingua parlata in #Pakistan . Ma so che, in #arabo, non esiste il verbo #essere . Non si dice: "sono insegnante, sono muratore, sono donna" ma "io insegnante, io muratore, io donna". L'essenza sta nel pronome, racchiusa e quasi nascosta, o implicita, in sillabe rade e potentissime. Io, e basta. E questa è una delle tante contraddizioni d'una società imperniata su un collettivo noi, dove il singolo pare affogato, incomprensibile.
Ignoro, ripeto, sia così anche per l'urdu. Saman, ad ogni modo, non aveva dubbi. Voleva essere. All'occidentale? Ma Saman non intendeva scimmiottare nessuno. Saman "era" occidentale.
Prima ancora, però, Saman era Saman e non apparteneva a nessuno. Verbo incarnato che urlava il suo diritto, al punto da cambiare il nome - ma in Layla, non Silvia o Roberta -.
 Voleva lavorare, sposare un ragazzo diverso da quello destinatole dalla famiglia. Famiglia che aveva denunciato ripetutamente, vanamente. Il suo disperato Io contro il patriarcale Noi.
Saman-Layla, come #hinasaleem , come #sanacheema , era troppo, un corpo imprevisto. Andava perciò cancellato. Chi l'aveva fatta a pezzi è stato sorpreso così, armato di zappe e vanghe, nel retro del giardino dove stava già scavando una fossa. L' omertà del dominio che le avrebbe negato anche una lacrima furtiva.
Non troveremo, forse, quel corpo. Ma l'Io di Saman-Layla risorge ora in tutte le donne oppresse, affossate, reificate, e diviene coro. Perché ognuna conosce, nella sua ancestrale memoria, il grido di quell'Io sepolto.

                         © Daniela Tuscano

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...