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DIARIO DI BORDO N 42 ANNO II . finalmente saman abbas può riposare in pace ., vergogna del pd su ILaria Salis ., Il medico legale: “Giulia Tramontano, non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure" ., Germania, la Baviera vieta l’uso degli asterichi e dellomschiwa nelle scuole

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  oltre #destraparlamentare ed #extraparlamentare , adesso anche il #PD [ #PDmenoL ] , usa ideologicamente il caso #IlariaSalis . prima la butta nell'androne politico parlamentare dicendo di volerla candidare( scelta condivisibile se fatta seriamete ) e poi non la mette in lista e la candida . #vergogna . giu le mani da Ilaria salis . -----   da  ILGIORNALE   OLINE   tramite  https://www.msn.com/it-it/  Il medico legale: “Giulia non si è difesa”. Pubblico escluso dall'aula: "Immagini troppo dure" ©  da Il Giornale “Non è emerso alcun taglio di tipo autolesivo. Non si è difesa”. Sono le valutazioni di Andrea Gentilomo, il medico legale incaricato di effettuare l’autopsia sul corpo di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa incinta al settimo mese a Senago, nell’hinterland di Milano. Il medico ha spiegato che la morte è da ricondurre a un “processo emorragico derivante da lesioni vascolari, in particolare arterie e la vena succlavia”. Quando in aula son

Gli avvoltoi su Saman e sulle vittime dei femminicidi etnici - religiosi il caso saman

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Ogni volta che il tema della violenza basata sul genere si intreccia con la questione migratoria, le attiviste per i diritti delle donne sono accusate di restare in silenzio per il presunto timore di incorrere nell’accusa di razzismo.  In realtà, basterebbe scorrere i comunicati presenti sulle pagine dei movimenti e di tutte le principali organizzazioni italiane, a partire dalla rete  del  D.i.Re ( DONNE IN RETE CONTRO LA VIOLENZA La Rete nazionale antiviolenza gestita da organizzazioni di donne che riunisce i centri antiviolenza  )   per accorgersi che le femministe dicono parole chiare, di rabbia e denuncia, sull’ennesimo caso di femminicidio che – ormai è certo – ha tolto la vita alla diciottenne pakistana Saman Abbas. Ciò che non si perdona a quelle che vengono schernite come “professioniste dell’indignazione di genere” è di non sposare il frame culturalista: la violenza come il prodotto di culture o religioni non occidentali. Questa lettura, però, ostacola il riconoscimento della

IO, SAMAN DI © Daniela Tuscano

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 LEGGI  ANCHE  https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2021/06/il-destino-di-saman-sotto-la-soglia.html Non conosco l'  #urdu  , lingua parlata in  #Pakistan  . Ma so che, in  #arabo , non esiste il verbo  #essere  . Non si dice: "sono insegnante, sono muratore, sono donna" ma "io insegnante, io muratore, io donna". L'essenza sta nel pronome, racchiusa e quasi nascosta, o implicita, in sillabe rade e potentissime. Io, e basta. E questa è una delle tante contraddizioni d'una società imperniata su un collettivo noi, dove il singolo pare affogato, incomprensibile. Ignoro, ripeto, sia così anche per l'urdu. Saman, ad ogni modo, non aveva dubbi. Voleva essere. All'occidentale? Ma Saman non intendeva scimmiottare nessuno. Saman "era" occidentale. Prima ancora, però, Saman era Saman e non apparteneva a nessuno. Verbo incarnato che urlava il suo diritto, al punto da cambiare il nome - ma in Layla, non Silvia o Roberta -.  Voleva lavorare,