«È stato naturale. La storia del film è inventata, ma c’è moltissimo dei racconti della mia famiglia. Sono per metà romana e per metà abruzzese. Mia madre venne a Roma a sei anni, ha trascorso qui la sua primissima infanzia. Ma molte delle storie da cui ho tratto ispirazione sono di mia nonna. È anche il motivo per cui ho immaginato l’opera in bianco e nero. Quando ti tornano in mente le immagini del passato a Roma non sono mai a colori. I cortili romani in cui tutto veniva messo in piazza. Si viveva insieme, non c’era discrezione, però era bello. La Roma di C’è ancora domani è molto lontana dalla Roma di oggi. [...] La vita sociale era diversa. Forse le famiglie borghesi erano le uniche discrete. [...] e abbiamo messo in scena un’incomunicabilità totale, che rappresenta la differenza di ceto sociale a Roma, come nel resto di Italia. Roma, però, non è solo un bacino. Roma è tante cose. C’è la Roma del centro, la Roma dei quartieri bene, poi c’è la Roma popolare, quella delle periferie, delle borgate.»
Nostra patria è il mondo intero e nostra legge è la libertà
24.11.23
c'è ancora domani di paola cortellesi un film Senza infamia e senza onore o un esordio vero ?
20.4.22
L'iniziativa di Coneria Italiana, a Lamezia Terme: per un giorno valela lira la vecchia valuta. ., Buon compleanno Nutella: tutti i segreti della crema spalmabile più amata al mondo
E nella gelateria che si ispira agli anni '60 si paga in lire
di Giulia Mancinipossibile. “Dato che il nostro format è ispirato agli anni ’60, dagli arredi con la radio d’epoca, la musica, le gonne a ruota delle ragazze e le fasce a pois per i capelli, ci è sembrato simpatico festeggiare così il primo anno dall’apertura”. Non volendo semplicemente regalare il prodotto, “vogliamo far tornare i nostri clienti agli anni in cui i loro genitori e nonni con le lire andavano a comperare il gelato”. Una caccia al tesoro fra le tasche di vecchi cappotti o in fondo ai cassetti, alla ricerca delle vecchie monete o delle banconote che per decenni hanno circolato in Italia e che ancora oggi sono indicate sul prezziario della gelateria: “In realtà è un modo diverso, e simpatico, per regalarlo. Basterà mostrare in cassa le lire”.



Già nell’impostazione del progetto, nonché dalla sua apertura, “Coneria Italiana nasce con l’intenzione di avere impatto zero sull’ambiente. Carta riciclata e fibra vegetale per tovaglioli e palette, barattolo per il gelato da asporto in carta e di forma cilindrica come quello che andava in quegli anni, coppette gelato senza pla (acido poli lattico) quindi biodegradabili”. Un solo contenitore della spazzatura per rifiuti compostabili a disposizione dei clienti, “nella consumazione non produciamo rifiuti che non siano compostabili. Li abbiamo in produzione ma sono i packaging che derivano dai nostri fornitori”. Un’attenzione all’ambiente che si riflette anche, e soprattutto, nella scelta di spronare i clienti al riutilizzo delle vaschette da asporto, quelle in simil polistirolo per intendersi ma accuratamente scelto da fonti rinnovabili. “Alcuni mesi fa Dina Calagiuri, presidentessa di ‘Lamezia Zero Rifiuti’, mi propose di essere la prima gelateria a permettere l’asporto del gelato in contenitori portati da casa, vetro o plastica - prosegue Pileggi - Oppure si può comperare una nostra vaschetta e, terminato il consumo casalingo, lavarla e portarla per la volta successiva”.

Spente 58 candeline. Il "Nutellificio" di Alba produce ogni giorno oltre 300 tonnellate di dolcezza, pari a 550mila vasetti, a cui si aggiungono undici stabilimenti Ferrero in tutto il globo: un totale di 770 milioni di barattoli venduti ogni anno e consumati da più di 110 milioni di famiglie
Buon compleanno Nutella. Era una piovosa mattina del 20 aprile 1964, quando dalla fabbrica Ferrero di Alba usciva il primo vasetto di quella che sarebbe diventata la crema da spalmare più famosa nel mondo. Oggi, dopo 58 anni, più che una crema di nocciole e cacao, la Nutella è una categoria dello spirito. Più che un dolce spuntino, è una passione travolgente. Più che un alimento, è un simbolo transgenerazionale. Non per nulla è entrata nell’immaginario collettivo come metafora del piacere e del desiderio, stregando artisti, scrittori e personaggi di successo, oltre a milioni e milioni di semplici consumatori. È così che la Nutella si è fatta strada non solo nelle dispense delle nostre case, ma anche nella letteratura, nella musica, su internet, nell’arte e al cinema.


Insomma, citando un fortunato slogan: che mondo sarebbe senza Nutella? Il grande «Nutellificio» di Alba produce ogni giorno oltre 300 tonnellate di crema, pari a 550mila vasetti. Un dolce fiume impressionante, ma che ovviamente non basta a soddisfare la richiesta internazionale. La Nutella, infatti, è prodotta in undici stabilimenti Ferrero in tutto il mondo, con maestranze di 97 nazioni. Ed è commercializzata in circa 160 paesi dei cinque continenti, raggiungendo un totale di oltre 400.000 tonnellate, pari a 770 milioni di barattoli venduti ogni anno e consumati da più di 110 milioni di famiglie. Tanto per dare l’idea, se si mettessero in fila i vasetti di Nutella prodotti in 12 mesi si arriverebbe a una lunghezza pari ad 1,7 volte la circonferenza terrestre e a un peso pari all’Empire State Building. Senza scordare i prodotti Ferrero nati sulla scia della crema da spalmare, dai B-ready ai Nutella Biscuits, diventati i biscotti più amati in Italia.
Dunque, potremmo dire che da sempre c’è un po’ di Nutella nella nostra vita e un po’ della nostra vita in Nutella. Lo sa bene Nanni Moretti, che nel film «Bianca» affoga l’ansia in un enorme barattolo alto un metro. E lo sanno bene anche gli strateghi del marketing, che nel 2013 hanno convinto la Ferrero a dare a ognuno la possibilità di sostituire il famoso logo sul vasetto con il proprio nome di battesimo, facendolo diventare un oggetto cult da consumare, da esibire o da conservare come una preziosa opera d’arte pop e personalizzata. Oggi è sulla rete e sui social network che si può cogliere tutta la forza aggregatrice di Nutella: ogni giorno decine di migliaia di persone in tutto il mondo le rivolgono un pensiero appassionato, pubblicando una foto su Instagram o uno status update su Twitter. È una passione globale, che unisce persone comuni e celebrità: la pagina di Facebook dedicata a Nutella in Italia conta circa 6 milioni di fan, quella mondiale supera i 35 milioni di follower. Cifre da capogiro, ma che hanno radici ben lontane, con l’esordio pubblicitario sul palcoscenico di Carosello nel 1967. Chi ricorda, all’inizio degli anni Settanta, le avventure di Jo Condor, l’intramontabile pennuto che fa dispetti agli abitanti della Valle Felice, salvati dal Gigante Amico, depositario della bontà del prodotto?
3.1.22
la schiavitù dei reboot ,sequel, franchising cinematografici e non solo
quest articolo ha centrato effettivamente il problema . Ma va esteso anche ai fumetti e nella musica purtroppo .
“Rifamolo strano”: l’orrore dei sequel
FENOMENI (BRUTTI) Dal 9° “Fast and Forious” all’ennesima resurrezione di “Matrix” fino a “Sex and the city” over 50: cinema e tv sono ingolfati di remake noiosi e scontati
Questione di marketing, emorragia di idee, tentennante coraggio. Pensiero debole, sceneggiatori e produttori dal respiro corto. Concorrenza delle piattaforme e incertezza dell’orizzonte. Contro il logorio del tempo moderno, l’ancoraggio più solido nel pianeta audiovisivo vecchio e nuovo resta la nostalgia. Una ritirata di massa nel porto delle emozioni, facce, battute e ambientazioni tranquillizzanti perché
arcinote. La tendenza pare irreversibile, nonché accentuata da due anni di pandemia. Al cinema e nelle serie tv proliferano così i remake ,i reboot ,i sequel,i franchising. Le formule vincenti del passato, magari tali una sola volta, vengono spremute come limoni. Sezionate, rimpastate, centrifugate. Che il cast e lo sviluppo dell’intreccio siano poi i medesimi dell’alchemico prototipo, la sostanza non cambia.Questione di marketing, emorragia di idee, tentennante coraggio. Pensiero debole, sceneggiatori e produttori dal respiro corto. Concorrenza delle piattaforme e incertezza dell’orizzonte. Contro il logorio del tempo moderno, l’ancoraggio più solido nel pianeta audiovisivo vecchio e nuovo resta la nostalgia. Una ritirata di massa nel porto delle emozioni, facce, battute e ambientazioni tranquillizzanti perché arcinote.La tendenza pare irreversibile, nonché accentuata da due anni di pandemia. Al cinema e nelle serie tv proliferano così i remake ,i reboot ,i sequel ,i franchising. Le formule vincenti del passato, magari tali una sola volta, vengono spremute come limoni esausti. Sezionate, rimpastate, centrifugate. Che il cast e lo sviluppo dell’intreccio siano poi i medesimi dell’alchemico prototipo, la sostanza non cambia. Basta un poco, di pubblico, e il revivalismo va su.
La retromania è un ansiolitico e semina un po’ di profitti. Gli esempi sono sterminati. Partiamo dagli ultimi arrivati sul grande schermo. C’era davvero bisogno del nono Fa s t and Furious, del bis di Ghostbusters (Legacy, regia di Jason Reitman) 37 anni dopo il capostipite, del ritorno di un blockbuster anni 90 come Mamma ho perso l’aereo, versione 2021, titolo stavolta Ho m e sweet home alone? Intanto si annunciano con squilli convenzionali di tromba le riedizioni di Scream (il 13 gennaio), quinto capitolo del feuilleton horror sempre anni 90, e del post-fantascientifico Matrix – Resurrections, il quarto in assoluto. Diretto, segno spendibile di continuità, da Lana Wachowski, rivedremo Keanu Reeves e Carrie-anne Moss.
E quest’anno riaffioreranno anche Mission: Impossible, il longseller spionistico con Tom Cruise, e molto probabilmente quella Musa dei box-office di Avatar (2). Non solo: dovrebbero seguire a stretto giro un Avatar 3 nel 2023, un Avatar 4 nel 2024 e un Avatar 5 nel 2025. “Sarà un’impresa epica”, ha sentenziato il regista James Cameron. A meno che non vada a finire come con gli infiniti Batman, Rocky e Rambo con Sylvester Stallone (il terminale Rambo, last blood del 2019 ha fatto incetta di pollici verso), i cinque Die Hard con Bruce Willis, i tre Ritorno al futuro , i cinque Jurassic Park, la saga di Star Wars, formata da nove film (in tre trilogie) e sei spin-off. Oppure i dieci Fantozzi (l’ultimo fu il resistibile Fantozzi 2000, la clonazione) e i rifacimenti de L’allenatore nel pallone ed Eccezzziunale veramente vent’anni e rotti dopo.
A lungo andare la minestra riscaldata stufa, e non c’è Paolo Villaggio, Lino Banfi o Diego Abatantuono che tenga. L’implosione del gradimento e dei tagliandi d’ingresso, la parabola calante è dietro l’angolo. Ed è meglio non scherzare col fuoco del mito. Poco prima dell’inizio del terzo millennio, è uscito Blues Brothers 2000: senza John Belushi e con un plot stiracchiato, il paragone con l’originale è stato impietoso. Si è salvata giusto la colonna sonora. Stesso amaro destino andato in sorte a Trainspotting 2, anno di relativa (dis)grazia il 2017; al terzo Blair Witch (Project) nel 2016 e al disneyano Il ritorno di Mary Poppins nel 2018. Ben poco supercalifragilistichespiralidoso. E che dire di Swept Away di Guy Ritchie, che nel 2002 ha osato ricalcare un totem come Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto di Lina Wertmüller? Madonna al posto di Mariangela Melato e il pur bravo Adriano Giannini invece del padre Giancarlo: può bastare. Volete un altro pugno nello stomaco della memoria? Gus van Sant, un cineasta generalmente talentuoso e avveduto, nel 1998 si è coperto di hybris firmando un suo personale ed esecrabile Psycho: Alfred Hitchcock deve essersi acceso un sigaro di imperturbabile stizza nella tomba. Doppia nomination alla rovescia per Nicolas Cage: per City of Angels (La città degli angeli), remake improvvido del 1998 di un capolavoro del rango de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, e soprattutto per avere interpretato nel 2006 Il prescelto, da un buon thriller del 1973. La pellicola è ascesa nell’olimpo delle più rovinose e informi di ogni epoca, alimentando fiumi di parodie.
L’avvenire della settima arte, predica la vulgata, è nelle serie televisive. Ma allora perché anche qui ci si guarda ossessivamente alle spalle? Da pochi giorni ha colonizzato le tv il sequel del culto di 20 anni orsono Sex and the city .Amatissimo da un pubblico non esclusivamente femminile, Mr. Big si è appesantito, ma tranne Samantha (Kim Cattrall) le nostre altre amiche newyorkesi ci (ri)sono in blocco, in testa Carrie-sarah Jessica Parker. Con un sovrappiù di inclusione e diversità. E poi il reboot di Gossip Girl e la serializzazione senza soluzione di continuità de La casa di carta .E gli eterni anni 80: quelli soap di Dinasty (ricominciato nel 2017), spy di Macgyver (si è appena conclusa la quinta e ultima stagione), polizieschi di Magnum P.I. (rentrée nel 2018, senza Tom Selleck). “Coraggio, il meglio è passato”, diceva Ennio Flaiano.
e putroppo ne sono dipendente anch'io perchè incuriosito , come rielaborano \ riadattano l'originale e fanno continuare il precedente . Infatti mi sono quasi divorato su Netflix la 4 stagione di Kobra Kay ovvero karate kid 30 anni dopo ed ho visto da poco Ghostbusters: Legacy, ovvero il seguito dei due Ghostbusters - Acchiappafantasmi (Ghostbusters)
14.5.21
NOI DELO ZOO DI BERLINO SERIE TV PRIME 2021 dalle prime due puntate sembra una discreta imitazione dell'originale del 1981
emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello
Apro l'email e tovo queste "lettere " di alcuni haters \odiatori , tralasciando gli insulti e le solite litanie ...

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