a scapito d' eventuali accuse di faziosità lascio questo
N.B come potete vedere dal commento di questo post sul mio facebook , non mi piace per niente sfera e lo considro una cagata pazzesca

Come dicevo dal titolo è partita la caccia al cap espiatorio .Un artista ( o presunto tale ) non può occuparsi , a meno che non sia autoprodottto o autonomo cioè senza menager , se quel locale è sicuro o meno .Infatti esso può , ma non in questo caso visto che Sferaebasta non vi è neppure arrivato rifiutarsi di fare l'ospitata o il concerto .
E troppe ore passate in un locale, non ci vuole certo Truman Capote per capirlo, inducono gli adolescenti non accompagnati da adulti, a consumare alcolici, altro modo per fare cassa, certo, ma anche per creare un clima nervoso e poco sicuro dentro il locale. >>. E poi finitela di fare analisi sociologiche ad minchiam come questa del https://www.ilsussidiario.net/news/educazione/2018/12/12/
Tutto chiaro. E invece no, qualcosa d’altro da chiedersi c’è. Perché non è usando il termine “menata” che si può eludere la domanda fondamentale. Che io qui pongo non in termini apocalittici, ma molto semplici: perché così tanti ragazzini e adolescenti vanno a sentire così tanta musica così tanto brutta? (andate a cercare un pezzo di “Sfera Ebbasta” e poi ditemi). Perché la forma dello stare insieme di questi ragazzi è l’ammasso drogante, fatto di ritmi ossessivi, testi arrabbiati e immagini violente? Che poi non si tratta di cantautori, ma di un’industria che sintetizza il prodotto e lo veicola a masse omogeneizzate di ragazzi. Droga, legale, ma pur sempre droga: illudere di protagonismo e libertà, spacciando roba che rende schiavi e arricchisce chi te la procura.Del resto, amara ironia davanti ai morti e ai feriti che pare abbiano pagato anche biglietti che non potevano essere venduti, nel 2017 uno dei più grandi successi dell’estate recitava: “Come il crimine, senza regole / Come le ragazze con il grilletto facile / Entriamo senza pagare come dei calciatori di serie A / Ci guarda tutto il locale ma alla fine nessuno ci toccherà”. Davanti a questo, davvero si può credere che il problema sia solo tecnico? Davvero pensiamo che, dopo aver fatto a pezzi il gusto e la sensibilità dei ragazzi, con la connivenza di un’intera industria, si possano poi rimettere insieme i cocci con qualche tipo di “adesivo” o di meccanismo posticcio (controlli, manutenzione…), magari in nome del Pil che “l’industria dello spettacolo” genera? Ma li avete visti, qualche tempo fa, i mega-manifesti pubblicitari, con i volti di due noti rapper italiani, che recitavano: “Obiettivi per il 2018: Vivere senza regole ma anche senza finire nei guai”? Non saranno i controlli (ovviamente sacrosanti) a salvare i ragazzi da questo endo-genocidio culturale. Invece di chiederci come si fa a uscire vivi da una discoteca, dovremmo domandarci cosa fare per non entrarci proprio. Magari amare la buona musica e la buona compagnia?Scuola media del Giambellino “profondo”, a Milano. Case occupate, immigrazione fuori controllo, disagio sociale. Un’insegnante di inglese fa sentire ai ragazzi “Yesterday”. “Bella questa canzone!”, dicono gli studenti, e poi la domanda di uno di loro: “Ma chi erano i Beatles”? (sì, come nella canzone degli Stadio). Ma come si fa a chiedere chi fossero i Beatles, se nessuno te li fa prima ascoltare? Altra scena. Festa per i 18 anni di un amico, cibo e canti intorno a un falò. Una delle ragazze “posta” le foto sui social e si sparge la voce tra gli amici “indiretti”; quelli meno stretti e non del “giro”. “Che bello!”. “Continuavo a riguardare le foto!”. “Bello! di solito si va in discoteca…”. Davvero ostinato il cuore umano: per cercare di tenerlo a bada ci vuole un’intera industria, ma per scatenarlo basta un pizzico di bellezza.Da cui magari nasce anche della buona musica. Nel 1986 Paul Simon pubblica un album epocale: Graceland. Musiche e ritmi africani riletti e trasformati da un maestro della musica americana. Scoppia un pandemonio, perché sono gli anni dell’apartheid e dell’“embargo” culturale verso il Sudafrica. Ma il disco è un successo planetario, vince il Grammy nel 1987, lo stesso anno del concerto in Zimbabwe, in cui canta anche Miriam Makeba (a cui per molti anni non fu permesso di rientrare in patria per motivi politici). Il mondo viene invaso da quella musica e riscopre le sue radici, sotto i cieli africani. E quando deve spiegare perché questo disco “ha spaccato”, come direbbero oggi gli adolescenti, Paul Simon è disarmante: “Questo non è un album che dice ‘che terribile male c’è qui’; è un album che dice ‘che incredibile bellezza c’è qui’”.Così il piccolo grande musicista del Queens ci ricorda da dove ripartire. “Tutto il resto — come cantava Jannacci — è brutta musica fatta solamente con la batteria”. Esperti e critici se ne rendono conto ?
concludo con queste bellissime parole della responsabile di questa pagina dedicata alle vittime dim questa tragedia facebook
e o peggio ancora sui genitori oltre a non aiutare la causa, denota una grande mancanza di sensibilità. Vi ricordo che qui, è pieno di genitori di ragazzi presenti quella sera alla Lanterna. Per cui la parola d'ordine deve essere RISPETTO. Rispetto per chi ha vissuto e sta vivendo momenti tragici. Se non potete dare un sostegno, anche solo morale, questo non è il posto per voi.[---]