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26.10.24

DIARIO DI BORDO N 83 ANNO II mi vergogno e non mi riconosco in questo paese dove.... parte II ,Quando la fantasia erotica è depravazione il caso Gisèle Pelicot, come smontare la propaganda degli ipocriti pro vita e pro famiglia , Ennesima figura barbina del governo Meloni di cui difficilmente sentirete parlare sulla Rai,un dirigete rai da ad un giornalista dell'infame ,

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Mi vergogno e  non  mi riconosco   in  un paese   dove    è proibita  (  e    si  può  anche  essere  d'accordo     visto  che  è  una  pratica medico   ginecologica  che  può  portare  , anzi porta  nella maggior  parte  dei  casi  allo  sfruttamento e mercificazione     del corpo  delle  donne  )  la  Gpa o utero in affitto   ed  allo  stesso  tempo   si criminalizza    chi  per   sfizio  o  per necessità  e problemi  fisici  \  psicologici    vi ricorre  . 
Un paese  dove   una ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, in barba a qualunque principio costituzionale, deontologico, umano, dichiari come se nulla fosse che “medici e sanitari sono tenuti a denunciare casi di sospetta Gpa”.Questo non è un governo democratico, siamo ormai alla  delazione     di  stato   o meglio  alla

Stasi sanitaria . Ma   Per fortuna in Italia sono rimaste ancora persone e medici come Filippo Anelli, che tra le altre cose è anche Presidente dell’Ordine dei Medici. E alla ministra ha dato una di quelle risposte talmente limpide, cristalline, che da sola vale l’intero senso di questo mestiere.“Il medico ha il dovere di curare: dovere che gli deriva dalla Legge - in primis, la Costituzione - e dal Codice deontologico, è confermato dalla Giurisprudenza e prevale su ogni altro obbligo, facoltà o diritto. Che il medico sia esonerato dall’obbligo di denuncia nei confronti del proprio paziente lo si desume  chiaramente   (  da  quel     che   ne  so leggendo il giuramento  di  Ipocrate    e     parlando  con  amici  e   parenti   medici   )  anche dal capoverso dell’articolo 365 del Codice penale che esime il medico da tale obbligo quando il referto esporrebbe la persona assistita a procedimento penale.Il medico non deve, è vero, ostacolare la giustizia ma non deve  allo  stesso tempo , soprattutto, porre  


 in essere atti che mettano a rischio la relazione di cura, limitando la tutela della salute dei cittadini”  e  la  loro libertà  di  scelta   genitoriale  .

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Avrebbe potuto chiedere l’anonimato, previsto dall’ordinamento francese nei casi di stupro.Invece Gisèle Pelicot, 71 anni, ha scelto di metterci la faccia, la voce, il suo corpo e ogni cellula della sua dignità assoluta per testimoniare contro il marito e i cinquanta uomini - non bestie, uomini - da cui è stata ripetutamente e atrocemente violentata .Per dieci anni il marito l’ha drogata, l’ha fatta stuprare da  cinquanta uomini    e  più ,  l’ha filmata e infine messo tutto online sulle piattaforme del porno. E a fare tutto questo con lui erano maschi insospettabili, perfettamente inseriti nella società e, soprattutto, mostruosamente  e  vergognosamente   consapevoli di quello che stavano facendo. Infatti    secondo   quanto  riportato  da  https://tg24  più   precisamente  qui [ N.b l'articolo in  questione   è   a pagamento  ma   facilmente , in  questo  caso  ,  aggirabile    a  chi conosce un  po'  il codice  html  ]     alcuni  d'esse  avevano già del precedenti   per violeze sessuali  e  pedopornografia   .    E  sapete  come si  sono  giustificati ,  sempre     almeno  la  maggior  parte     dei 51  (  in  realtà   dovrebbero  essere  71  ma   soltanto   51 appunto  sono  stati identificati    dai  video    del piutribondo  figuro  )   :    << La maggior parte di loro ha ammesso di aver avuto rapporti, ma sostiene di aver pensato che si trattasse di “un gioco di coppia” a cui la donna avesse acconsentito. Oppure di aver “pensato che lei fosse d’accordo, dato che il marito lo era”credevamo  fosse  d'accordo   >>    sempre  secondo  https://tg24.sky.it/mondo,Per tutta la durata del processo, entrato ormai nel vivo, Gisèle ha scelto simbolicamente di portare il cognome del marito, Pelicot, che non è mai riuscito ad alzare gli occhi in aula per guardarla in faccia.Quando le hanno chiesto se preferiva non comparire con il suo volto al processo, Pelicot ha dato una risposta che è un manifesto di empowerment femminile.“Non spetta a noi provare vergogna, sono loro che devono provarla. Voglio che tutte le donne, guardandomi, possano dire: se lei l’ha fatto, allora posso farlo anch’io”.Mi inchino, come  Lorenzo  Tosa  , da uomo, davanti a tanta, enorme, dignità.


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Ancora una volta i giudici hanno dovuto mettere una pezza giuridica alle porcherie legislative dei nostri eroi.Il Tar del Lazio ha sospeso il decreto del governo che equipara la Cannabis light alle sostanze stupefacenti, stabilendo quello che anche un bambino di tre anni avrebbe capito da solo: i prodotti orali contenenti Cbd non sono   secondo  alcuni  scienziati    una   sostanza stupefacente vera  e  propria  ma  psicotropa  (     qui  la  differenza  ) .
Una sentenza fondamentale che dimostra almeno quattro o cinque cose:

  • Che l’emendamento al decreto Sicurezza voluto da Meloni e soci è inapplicabile così com’è.
  • Che il governo è guidato da pericolosi cialtroni in materia che sostituiscono criteri demagogici a quelli scientifici.
  • Che è salvo, per ora, un settore che vale 11mila posti di lavoro.
  • Che non esiste alcun complotto dei giudici. Esiste solo una classe politica incapace di scrivere le leggi e una classe giuridica costretta a rimediare ai suoi grossolani errori.
  • Ed è un grosso problema.


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È morta Delia Buonomo. È morta una Giusta in un tempo sbagliato.

Era la titolare del bar Hobbit di Ventimiglia, ve lo ricordate? Quello che, a un certo punto, nel pieno dell’emergenza alla frontiera, Delia aveva in parte riadattato a un rifugio gratuito per migranti.Tutto è nato nel 2016 quando ha notato alcune donne e bambini migranti seduti sul marciapiede di fronte al bar,


li ha invitati ad entrare, ha offerto loro un pasto caldo, due parole, un sorriso.Delia sapeva riconoscere in un attimo quello sguardo: lo sguardo di chi ha fame, di chi è discriminato per dov'è nato o per il suo colore, perché lo ha visto sulla propria pelle quando, da bambina, è emigrata coi propri genitori in Australia, prima di ritornare in Italia a 12 anni. Da quel giorno le porte del bar Hobbit hanno visto passare migliaia di migranti. Migliaia di uomini, donne, bambini, rifugiati, vite violentate da botte, abusi, prigionie, respingimenti, che spesso sono costretti a rimanere per mesi bloccati al confine italo-francese senza accesso ad acqua potabile, cibo, servizi, un letto dove dormire, sottoposti ad atti di razzismo quotidiano. Ci sono ragazzi che qui hanno consumato il proprio ultimo pasto prima di prepararsi a rischiare la vita per scavalcare una cinta spinata e proseguire il proprio viaggio verso l'Europa. Delia ne ha ospitati così tanti in questi anni che tutti qui la conoscono come "Mamma Africa".Ma Delia non si è limitata a dare da bere e mangiare gratis a chi non se lo può permettere. Ha fornito loro scarpe, vestiti, li ha aiutati a decifrare documenti o a trovare un alloggio. Ha attrezzato il bagno con spazzolini, dentifricio, sapone, assorbenti e un fasciatoio. Ha persino creato uno spazio da gioco solo per i bambini. L’Hobbit [   da  non cofondere   con  i  raduni dell'estrema   destra  😁 ) non è stato solo un bar: è stato per anni un angolo di resistenza quotidiano. E, per questo, è stato ostacolato, multato, persino vandalizzato.Almeno fino a quando, anche per problemi di salute, per l’ostilità sempre più insostenibile che aveva intorno e per difficoltà finanziarie, non è stata costretta a chiuderlo. Ieri se n’è andata in punta di piedi anche la sua titolare, Delia Buonomo, a 61 anni, al termine di una lunga malattia, lasciando dietro di sé il senso più profondo e

significativo della parola soldiarietà.In tempi balordi di disumanità, barbarie e violenza istituzionale, il suo esempio resterà una fiammella accesa per ricordarci che è stata luce.  E  semre   a  proposito    d'immigrazione  leggo  , m pare  sulla  bacheca  di  Lorenzo  Tosa  che 
Julio Velasco ha appena dato a Salvini, Meloni e compagnia discriminante una di quelle lezioni di cultura, politica, storia e umanità che, al loro posto, andrei a cercare il più vicino rifugio in cui nascondermi. E, insieme, ne ha smascherato tutta l’ipocrisia.
“Avrei potuto prendere la cittadinanza italiana dall’Argentina senza aver mai visitato l’italia né parlare l’italiano, e invece non lo possono fare ragazzi e ragazze che sono nati e vivono in italia.
Questa è un’idea vecchia, assolutamente superata, sapete tutti da dove viene. Sono bandiere politiche che alcuni partiti usano, invece di prendere nota ella realtà.
Lo sport riflette una seconda ingiustizia: che quando conviene, quando sono campioni, i figli di immigrati all’improvviso diventano italiani. E lo firmano tutti, anhe quei partiti che sono contro.
Quando invece non conviene, quando sono figli di semplici migranti, allora devono aspettare deci anni e tutta la trafila.
Io penso che dovrebbe esistere uno Ius Tutto: Ius soli, Ius scholae, Ius sport. Nel mondo di oggi un ragazzo che nasce in Italia, studia e vive in Italia deve essere italiano.”
Punto.E'  bello sapere che abbiamo in Italia (e sarà Ct della Nazionale femminile fino al 2028)  ci  sono   anche meravigliosi esseri umani   come  Delia  Buonuomo   e  uomini di sport , in questo caso   come Julio Velasco.


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    come  smontare la  propaganda  degli ipocriti  pro  vita  e  pro  famiglia  

Nei  giorni scorwsi   a Otto e mezzo, una strepitosa Lilli Gruber ha preso la parola davanti al portavoce dei Pro Vita Jacopo Coghe. 



“Bene. Faccio un breve elenco delle famiglie tradizionali che abbiamo al potere oggi in Italia. Giorgia Meloni si è separata dal suo compagno, col quale ha fatto una figlia fuori dal matrimonio.Sua sorella Arianna ha dichiarato qualche mese fa, snza che nessuno glielo avesse chiesto, che sono separati in casa col ministro Lollobrigida.Matteo Salvini ha due figli da due donne diverse e adesso ha una fidanzata.Come mai c’è tutta questa tolleranza da parte vostra nei confronti dei referenti politici ai massimi livelli, che sono tutti fuorché “Dio, Patria e Famiglia”? Questo non capisco.”

Coghe, imbarazzato: “Noi non giudichiamo la vita personale , rimaniamo sul fatto politico.”

Replica di Gruber.“Quindi vale anche per Spano, per lesbiche, trans…”

Ovvero. Come smontare in quindici secondi netti anni di propaganda tossica, feroce, bigotta  ed  ipocrita   sulla vita e sui diritti di persone.Un manifesto politico e culturale. 


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Trovo di una gravità inaudita ,  peggio      di quando   la  vecchia   clase  politica  della  prima  reubblica  era  al  potere  ,  che un   direttore degli approfondimenti Rai ,  Paolo Corsini  , si rivolga a  un giornalista   i questo  caso     Corrado Formigli  , e gli dia pubblicamente dell’ ”infame” solo per aver fatto il suo lavoro di giornalista.
E lo è non solo perché un alto rappresentante del Servizio pubblico non può rivolgersi a un giornalista con frasi che sembrano uscite dai bar più malfamati.Ma perché denota un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti di chiunque osi criticare Telemeloni e lo stato comatoso in cui versa, e quindi del pubblico stesso, l’insofferenza alle critiche di questa destra e l’incapacità di rapportarsi in modo civile con opposizione, critica, giornalisti.Benissimo ha fatto il diuscusso  Fnsi (  federazione nazionale      stampa  italiana   )  intervenire duramente. Ma in un Paese normale Corsini e l’intero establishment Rai si sarebbe già dimesso tre volte. Prima per le censure, poi per i ripetuti flop, (  fin qui  iente  d'eccezzionale  perchè  succedeva    anche sotto  la prima  repubblica  ,  ma  almeno   i giornalisti     anche se  declassati    ed  emarginati  non  venivano  attaccati  con    simili   epiteti  ) infine per il linguaggio da gangster  Solidarietà a Corrado Formigli, uno dei pochi giornalisti televisivi non allineati che abbiamo in Italia . Certi attacchi sono medaglie   in quanto come ricorda in quest  articolo  ILGiornale,anche se in maniera strumetale vittimistica in quanto mette sullo stesso piano   decontestualizzanoli   gli insulti ( condannabili e deprecabili certamente ) alla meloni da parte di Saviano e con quelli a Formigli fatti da Corsini , [.... ] i renziani che non avevano digerito l'intervista al loro leader sulla sua chiacchierata villa di Firenze, andata in onda a Piazzapulita pubblicarono per vendetta sui social foto, piantine e indirizzo dell'attico romano di Formigli. [...] . Quindi  evitiamo  grazie    d'usarlo  come cicero pro  domo sua  .

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Concludo    questo numero del Diario di Bordo    con  la  notizia     che  Silvia Albano [  foto  a  destra  ] , la giudice della Sezione Immigrazione del Tribunale di Roma, ha ricevuto multiple, ripetute e gravissime minacce di morte.La sua “colpa”? Sempre la stessa.Aver applicato la legge, bloccando le deportazioni illegali in Albania del governo Meloni.

Aver fatto, cioè, semplicemente il suo mestiere. Con disciplina e onore.
E la smetta subito , la destra in questo caso  ,  con la sua pelosa, squallida ipocrisia, con la sua solidarietà di facciata.
Queste minacce di morte non cadono dagli alberi, anzi arrivano al culmine di una sistematica, scientifica operazione propagandistica di delegittimazione e fango  (  metaforicamente  parlando  )  con cui la stessa Presidente del Consiglio è arrivata a parlare di “menefreghismo dei giudici rispetto alla volontà popolare”. Benissimo ha fatto la giudice Albano a denunciare tutto in Procura.Massima solidarietà a lei e a tutti i giudici che coraggiosamente non piegano la schiena.Ma purtroppo la solidarietà non basta più.
È ora che il governo, i ministri di questo Paese - e il Presidente del Consiglio in primis - si assumano la responsabilità politica e morale per aver aizzato orde di analfabeti e odiatori contro servitori dello Stato.