non sono contro i fast food o cibo spazzatura in quanto da piccolo ( i sono cresciuto negli 80 \90 influenzato dalla moda dei paninatri e dalla cultura drive in e ella scarsa conoscenza alimentare )
e ora , anche se quasi zero per motivi di salute e perchè educato \ fornmato sia dai miei genitori e amici vegetariani \ vegani e dai film :
ma Soprattutto
Fast Food Nation è un film del 2006 diretto da Richard Linklater, ispirato all'omonimo best seller di Eric Schlosser qui altri film per chi volesse approfondire l'argomento cibo ed i suoi effetti https://www.greenme.it/lifestyle/arte-e-cultura/film-documentari-cibo/Ora dopo qiesta premesa veniamo al post vero e proprio
la nuova sardegna 18\12\2024
Attecchiscono sempre più McDonald's, Burger King e Old Wild West Inauguratia Sassari Roadhouse e BillvTacos ea breve Doppio Malto e Kfc .
» di LuigiSoriga
Sassari Nelle tavolesi disegna una mappa planetaria, e in Sardegna la si legge sempre più spesso nei menù.
Molti meno malloreddus,molti più hamburgere patatine fritte. È la geografia gastronomica delle grandi catene: McDonald's, Burger King, KFC, OldWild West che stanno colonizzandol''isola a colpi di inaugurazioni, tagli di nastro e pubblicità. sempre più pervasive.
ASassari, il prossimo 20dicembre aprirà Doppio Malto, che a detta loro non è un pub, ma un'esperienza. Lo inaugureranno il 20 dicembre, giusto in tempo per l’aperitivo prenatalizio. Troverà casa a Predda Niedda,.il cuore pulsante del commercio sassarese, là dove un tempo si andava all’Auchan, 0g giribattezzato Portedi Sassari. Il pub birreria artigianale è ormai una catena che fa capo al businessman nuorese Giovanni Porcu e che in Sardegna ha già radici ad Alghero, Cagliari, Villasimius, O1bia, San Teodoro. Doppio Malto a Sassari si aggiunge a una lista di presenze ormai familiari: MeDonald's, Bur-
ger King, Old Wild West. E non è finita. All’orizzonte c'è un Kentucky Fried Chicken (pergli amici KFC) nella “ corte del cibo Taneat", con il suo pollo fritto che profuma di Kentucky ma arriverà via
container. E poi Roadhouse e Billy Tacos in viale Porto Torres.
Sassari però nonè sola. OLbia si muove sulla stessa lunghezza d'onda. Qui, tra le rotatorie di viale Aldo Moro, si prepara al debutto il primo Burger King cittadino, a due passi da un McDonald's già affermato. È una specie di guerra fredda tra colossi, fatta di panini, bibite e strategie di marketing.
A Cagliari i grandi marchi hanno già consolidato le loro posizioni con un'offerta sempre più ricca, pensata per i turisti, ma che finisce persedurre anche i sardi. Perché sì, anche il sardo medio tra una cena in agriturismo e un pranzo a base di pecora bollita cede al fascino di un cheeseburger. Sarà la veloci»
tà, sarà il prezzo, sarà che il mondo cambia e cambiano anche i gusti. Sarà anche che la fame non va mai in crisi. non solo quella di cibo. Quella di riconoscersi in qualcosa di globale, di uguale, di facile. Perehé entrare in un McDonald's di Sassari o di Tokyo è lo stesso. Ordini, ti siedi, mangi. Tutto senza sor-
prese. Una promessa mantenuta, sempre.E questa crescente domanda di format di ristorazione
moderna sta ridisegnando il panorama del food sull'isola, con importanti implicazioni economiche, culturali e sociali. L'interesse dei sardi verso esperienze di consumo piùveloci, ma con un'of-
ferta ampia e diversificata,ha reso il mercato più appetibile alle catene multinazionali. Anche la fascia giovane della popolazione, spesso influenzata da tendenze globali, gioca un ruolo cruciale.Insomma, dietro questa espansione ci sono opportunità e contraddizioni. Da un lato, i nuovi fast food portano lavoro. Contratti part-time, turni serali, ma comunque lavoro e finalmente non in nero. Poi portano movimento nelle aree commerciali e un tocco di modernità e globalizzazione in un'isola
che non sempre sta al passo, e resta qualche puntata indietro. Ma in questo quadro ipercompetitivo c'è un nodo difficile da sciogliere: cosa succede alla ristorazione locale? Ai piccoli bar, alle tratto-
rie a gestione familiare, ai ristoranti dove îl menù talvolta è scritto a mano e il cuoco è anche il proprietario? A una cultura gastronomica fagocitata da un modello standardizzato, uguale in tutto il
mondo. Succede che i pesci più piccoli devono alzare l'asticella. O reinventarsi..0 specializzarsi. O chiudere; La lotta perla sopravvivenza è feroce, e le armi in campo sono impari: da una parte
i colossi con budget milionari e campagne pubblicitarie studiate a.tavolino; dall’altra, chi si affida al passaparola e alla fedeltà dei clienti. Il rischio.da scongiurare è che i sapori autentici, quelli che
ha rccontano storie e territori,vengano troppo spesso soffocati dal rumore delle friggitrici .
ci.
Infatti concordo con Ardau(Uiltucs): che sempre sullla nuova sardegna «Colonizzazione del gusto In Sardegna è difficile brandizzare inostri piatti» «Le multinazionali non trovano argini»
Sassari
La Sardegna diventa la nuova frontiera delle grandi catene alimentari.«Tutti aprono tutto—dice Cristiano Ardau, segretario.regionale della Uiltucs — spero che ci siano dietro almeno delle approfondite indagini di mercato».
Di sicuro c'è che il sardo difficilmente' rinuncia al gusto di sedersi a tavola: «Lo abbiamo.visto durante il lockdown:la gente soffriva perl'astinenza da aperitivo. E quando lavita si è di nuovo normalizzata, tutti hanno ripreso con le buone vecchie abitudini di andare a mangiare fuori. Si può rinunciare a un capo di
abbigliamento o si lesina sulla cultura: ma al piacere della tavola, a quello no».
«La piccola ristorazione deve specializzarsi se vuole sopravvivere Il menu da trattoria non può più reggere» La globalizzazione però porta con sé nuove abitudini:«Prima c’era il bar e la trattoria, adesso c'è una varietà di servizi molto più ampia, adatta per qualunque gusto.
Il palato italiano si è evoluto con la tv, e con gli chef protagonistî dello schermo a tutte le ore. Il cliente è cento volte più esigente e curioso: addio al. menù completo, fatto di primo, secondo, contorno e
dolce. Chi non si specializza in cucina è destinato a morire, il menù ingessato da 20 anni non può più reggere. Il fast food a basso costo ha sempre un appeal di massa, ma funzionano anché le offerte più
di nicchia, come il biologico, i piatti esotici, lafascia dietetica, la filiera corta, le contaminazioni gastronomiche, i prodotti genuini, Basta vedere quanti corsi per sommelier sono spuntati, 0 per prepara-
reil pane fatto in casa, 0 i corsi di cucina, Insomma, il picolo ristoratore che non si
specializza, rischia di soccombere davanti all'avanzare delle grandi catene del food globalizzato. La prossima frontiera sarà quella dei locali a tema, che in altre città hanno trovato terreno molto fertile. Mi riferisco ad arredamento Western, o marinaresco, oppure cartoni animatio super eroi, e basta googo-
lare un po' pervedere quali alternative ci sono giro .C'è Anche che l'isola non è in grado di innalzare sufficienti argini alla colonizzazione alimentare. «La Sardegna ha difficoltà a brandizzare îl proprio cibo. È molto facile mangiare un hamburger o una bistecca di angus argentino, perché il bue rosso del Montiferru, giusto per fare un esempio, non si affaccia allo stesso modo nei menù e nelle tavole. Non c'è uno street food sardo così concorrenziale, egli agriturismi non hanno la forza per contrastare questa invasione. barbarica dell'enogasronomia».
E soprattutto i menù di Burger King o Mc Donald's ormai furbescamente strizzano l'occhio alle tradizioni e alla genuinità, con panini griffati Bastianich, o ingredienti tipici presi in prestito dalla
produzion elocale. E poi Deliveroo come estensione mobile delle grandi catene, che porta a domicilio ogni piatto. Sul fronte contrattuale, invece, ci sono due facce della medaglia: «Contratti part ti-
me da 700-900 euro, cioè circa 6euro all'ora, con turni pesanti(e non.ci sono feste che tengano, Molta precarietà all'inizio, con stabilizzazioni dopo alcuni mesi. Però,dall'altro lato, il nero è pressoché assente, con assunzioni regolari. Il nero, purtroppo, continua a proliferare nella ristorazione più piccola».