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7.3.15

«La strategia della tensione? In Italia continua, ecco come»

40 anni   - Modena city ramblers  60  anni  - Talco

Lo so  che    le  due   canzoni  "  simbiotiche "  che propongo come colonna sonora    è nota  e  stra nota  meglio  ovvia  \  scontata   da  chi s'interessa   e segue sempre   questi fatti  ma    non ne  ho trovato altre 
 


http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione_in_Italia
http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione
http://www.misteriditalia.it/strategiatensione/
http://www.treccani.it/enciclopedia/strategia-della-tensione_%28Dizionario-di-Storia%29/http://www.rivistapaginauno.it/Strategia-tensione-tecnica-governo.php

molti   leggendo questo post  mi dirann che  sono complottista  senza  entrare  nel dettaglio   .   Allora  chiedo   a queste persone     di spiegarmi sia  la  2   notizia  sotto riportata presa  da una fonte  non per  usare una loro sarcastica espressione " comunista  " .


A  distanza    di  quasi  23  anni   sembrava  che tale fenomeno  vedere  link  sopra    fosse  finito  con il crollo dell'ex  Urss   nel  lonrtano  1989-1992  e  che   l'articolo (  vedere url sopra   oppure    http://www.rivistapaginauno.it/ )  del 2010   fosse  solo  qualcosa  di  eventi passati alla storia .  Invece  esso   continua  come ha detto   Imposimato  a  Sassari   quialche  giorno fa  da   la nuova  sardegna del 4\3\2015

A Sassari Ferdinando Imposimato, il giudice che ha indagato su molti misteri Il ruolo della Sardegna: da Gladio a “lavatrice” dei soldi sporchi delle mafie

                                            di Francesco Bellu 
La verità ha un colore. Quello nero dell’inchiostro delle carte processuali, dei documenti secretati, degli “omissis” tra le righe. E ha il colore rosso del sangue dei tanti morti che hanno costellato la nostra storia più recente. Una geografia dell’insoluto che va da Portella della Ginestra, passa per piazza Fontana, piazza della Loggia, via Fani e arriva sino all’altro ieri con le stragi di Capaci, via d’Amelio e Brindisi

La scena del rapimento di Aldo Moro, in via Fani, a Roma



Ferdinando Imposimato  ( sotto a destra  )   ha passato buona parte della sua vita a riannodare i fili spezzati di tutte queste vicende attraverso un lavoro che mescola l’acume dell’uomo di legge all’analisi dello storico.
«In primisque hominis est propria veri inquisitio atque investigatio», ovvero: «Innanzi tutto è propria dell’uomo l’indagine e la ricerca del vero». Cita più volte una frase del “De Officiis” di Cicerone che riassume più di ogni altra il senso stesso del suo lavoro che si è coagulato poi in una serie di libri che hanno cementificato nelle pagine la sua ricerca della verità.
Il magistrato era ieri a Sassari per una lectio magistralis agli studenti del Dipartimento di scienze umanistiche e sociali dell’università di Sassari. Linea guida uno dei suoi ultimi libri: “La Repubblica delle stragi impunite” in cui Imposimato ricostruisce, dati alla mano, i capitoli più oscuri d’Italia.
Vicende apparentemente scollegate tra loro che trovano però un collante solidissimo. «Le stragi del terrorismo rosso, nero, mafiose hanno un obiettivo comune. – spiega – Assecondare i disegni della politica, rafforzando il potere politico esistente». Per certi versi, i protagonisti di quegli anni sembrano quasi fantasmi di un'Italia che molti, soprattutto i più giovani, vedono come incomprensibile. E non solo per una mera questione anagrafica ma anche perché è oggettivamente difficile districarsi in una matassa di trame oscure, servizi deviati, fascisti, anarchici, tritolo e pistole.
Ma le parole di Imposimato riescono a dare un quadro ben preciso: «La strategia della tensione è frutto di un disegno preciso di destabilizzazione del Paese per scoraggiare l’instaurarsi di governi in accordo con la Sinistra, in cui dietro è chiaramente visibile la mano degli Stati Uniti e in sostanza di Gladio».
Il sequestro e l’omicidio di Aldo Moro sono il culmine di questa azione di cui tutt’ora ci portiamo dietro il peso. È grazie, infatti, al suo lavoro che è stata nuovamente aperta un’inchiesta dalla Procura di Roma per cercare di diramare una volta per tutte le nebbie da questa storia. Ripercorre i giorni concitati dell’agguato in via Fani delle Brigate Rosse, con la presenza di “barbefinte” che dovevano controllare che nessuna intrusione esterna creasse problemi e di come il covo di via Montalcini, in cui l'esponente della Democrazia Cristiana era tenuto prigioniero, fosse noto ai rappresentanti delle forze di polizia sin dal primo momento e che nessuno dall'alto volle disporre un intervento, sino alla sua morte decisa per una precisa “ragione di Stato”.
Se tutto ciò non fosse avvenuto, sottolinea: «L’Italia sarebbe cambiata in meglio, perché Moro era il più grande statista che abbiamo avuto dalla nascita della Repubblica».
E il futuro? Per Imposimato è ancora in bilico, perché quando gli si chiede se la strategia della tensione sia ancora in atto o sia finita definitivamente risponde senza esitare: «È ancora in atto».
Ha anche parole sulla Sardegna, tutt’altro che avulsa dai misteri d’Italia in quanto pedina fondamentale nello scacchiere mediterraneo nella logica del patto atlantico per via della presenza di Gladio a Poglina vicino a Capo Marraggiu ad Alghero.
L’isola, sostiene il magistrato, conferma il suo ruolo di “lavatrice” del malaffare della criminalità organizzata, come recentemente è stato evidenziato anche dalla Dia di Cagliari. «Non mi meraviglia. – spiega Imposimato - Lo è sempre stato sin dagli anni Ottanta, quando la Banda della Magliana veniva qui a ripulire il suo denaro, frutto dell’attività di commercio della droga, in immobili sulla costa. Tutto ciò è stato ampiamente provato e le indagini di questi giorni dimostrano che non c’è stata soluzione di continuità rispetto al passato».
« La Sardegna – continua – è un posto più agevole rispetto ad altri, meno controllato. Il che non significa che il lavoro delle forze dell’ordine sia insufficiente, ma è sicuramente una zona più defilata rispetto ad altre che fa sì che sia più semplice aprire società che possano coprire questi affari illeciti».

  Roma è un crocevia di spie provenienti da tutti i paesi del mondo. Agenti segreti, infiltrati e sotto copertura si aggirano, più o meno identificati, facendo la spola tra le ambasciate, le sedi istituzionali, le organizzazioni umanitarie che costellano la Capitale e lo Stato del Vaticano. Un centro di interessi politici ed economici che ha davvero ben pochi rivali. Qualcuno forse sfugge o è sfuggito, alle operazioni di controspionaggio della nostra intelligence. Altri, probabilmente, sono monitorati. Altri ancora, come in ogni spy story che si rispetti, si dileguano nel nulla e risultano come mai esistiti. La vicenda del nordcoreano Kim Su-Gwang, con tutti i suoi alias, scoperta da Il Foglio, è solo una parte della complessa e fitta rete di spie che si muove nel nostro paese. Al momento, infatti, l'attenzione sarebbe rivolta anche ad un gruppo di iraniani che vivono a Roma e di cui le vere attività non sono molto chiare. Già dagli anni '80, infatti, i servizi segreti iraniani operano nella Capitale sotto mentite spoglie, che spesso possono essere anche quelle di giornalisti. Nei fatti, però, sono dei veri e propri informatori che hanno accesso a numerosi luoghi e tessono infinite relazioni. In particolare questo gruppo eserciterebbe un'attività di spionaggio contro i dissidenti dell'Iran che vivono nel nostro paese, i mujihadden e khalk (Mek). Più di una volta, infatti, i presunti giornalisti iraniani sono stati notati, durante le manifestazioni di piazza dei Mek, in atteggiamenti insoliti. Un gioco sottile quanto pericoloso, che disegna però una trama di spionaggio cheè radicata da anni. In passato, inoltre, fu scovato anche un gruppo di spie russe, mai perseguiti anche se segnalati alla polizia giudiziaria. All'interno delle organizzazioni umanitarie, poi, secondo fonti investigative, si trova il più grande ricettacolo di agenti sotto copertura che, grazie a qualcosa di molto simile alle immunità diplomatiche, riescono ad arrivare e vivere in Italia, anche per lunghi periodi, operando come vere e proprie spie.
Tornando al nordcoreano, alcune fonti intelligence specificano che Su-Gwang «era noto ai nostri servizi già dal 2003». La sua condizione di funzionario del World Food Program, che gli concedeva una immunità diplomatica come per altri esponenti delle agenzie Onu, sarebbe stata una copertura per raccogliere informazioni sui programmi nucleari di altri paesi. L'Italia, spiega ancora la fonte, «non essendo un paese che sviluppa tale attività non poteva rappresentare una fonte diretta di informazioni. Da Roma, invece, Kim poteva accedere a notizie che riguardavano altri Stati». Ad ogni modo la prima segnalazione della nostra intelligence sarebbe pervenuta agli inizi del 2004, quando i nostri 007 hanno comunicato agli Stati Uniti il profilo equivoco del personaggio. Da quel momento in poi, Su-Gwang sarebbe finito sotto stretta osservazione «per ricostruire la sua fitta rete di relazioni». Il sospetto era che la spia nordcoreana si occupasse dell'acquisto di tecnologia e componenti per il programma nucleare del suo paese. Una vera spy story che vorrebbe l'uomo, ormai scomparso dagli scenari europei, una chiave di volta per il monitoraggio dei rapporti tre le due Coree, ma anche per lo sviluppo del programma nucleare. Tra il 2004 e il 2008 ad occuparsi della vicenda sarebbe stata proprio la struttura operativa preposta al contrasto dei programmi di proliferazione nucleare del Sismi, gestita dall'attuale direttore dell'Aise, Alberto Manenti. Una spia nota, dunque, che però non è stata mai perseguita. "Era utile monitorarlo", spiega ancora la fonte, anche perché "non era un vero e proprio spionaggio a danni del nostro paese». Meglio, dunque, mandare ogni anno un report dettagliato su Kim agli americani. Un equilibrio precario, dunque, che va di pari passo con la scomparsa della spia, residente a Roma fino a gennaio di quest'anno. In questo giro di servizi segreti entra anche la Francia, che nel 2014 ha congelato i beni di Kim Su-Gwang, della sorella e del padre, per molti anni residente a Parigi, perchè appartenenti ai servizi segreti di Pyongyang, sottoposti a sanzioni economiche da parte dell'Unione Europea. Nonostante le sanzioni della Francia l'uomo ha continuato a lavorare a Roma per un altro anno. «Ha fatto il doppio gioco - spiega la fonte - ecco perché i servizi francesi lo hanno incastrato

30.11.12

stato italiano dipende dal vaticano .ricorso contro la sentenza della Ue per difendere una legge ( quella sula procreazione assistita ) iniqua ed inumana smantellata da sentenze della magistratura italiana



in sottofondo questa famossima e triste  canzone




 E'   d'ieri  la decisione  di  un altro  l'ennesimo (  perchè in italia  non si può  decidere    niente  da  50  anni in tema  di  bioetica     se  il Vativano  non vuole  )  governo  succube   delle pressioni dirette  e indirette  e  dei voti del  Vativcano  o meglio del potere  temporale della  chiesa  cattolica  :   tutto a scapito   dei cittadini  , della loro  salute   e  delle magistratura   (  vedere  url   all'interno del  1  articolo sotto  )    che hanno dichiarato  ingiusta  e anticostituzionale  questa   vergognosa  ed  aberrante  legge .  Negli articoli sotto ulteriori news

 il primo  è  di  http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/antonio-buttazzo-opinioni Pubblicato il 30 novembre 2012 08:22 in Antonio Buttazzo - Aggiornato il 30 novembre 2012 01:04



Bisognerebbe capire dove risiedono le esigenze di “salvaguardare l’integrità e la validità del sistema giudiziario italiano” denunciate dal Governo Italiano con il ricorso avverso la Sentenza di Strasburgo che definiva la legge 40 sulla fecondazione assistita “una violazione del rispetto della vita familiare”.
Il Governo italiano ha presentato ricorso alla “ Grand Chambre”della Corte Europea per contestare la legittimità della pronuncia del 28 agosto scorso che aveva, come detto, stigmatizzato l’adozione di quella legge, condannando lo Stato italiano a risarcire la coppia che vi si era rivolta per la salvaguardia dei propri diritti.
Le Corti di giustizia italiane a più riprese avevano censurato sotto diversi profili la legge 40 , al punto che attualmente appare completamente snaturata. Infatti dal diritto di ottenere il congelamento degli embrioni sino a quello ad una diagnosi preimpianto, passando attraverso l’eliminazione del limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione, diverse pronunce hanno via via ridefinito in senso costituzionalmente orientato la legge, tanto che oggi appare stravolto l’impianto normativo sì da risultare del tutto diverso da quello concepito dai compilatori.

Nonostante ciò, il Governo ritiene di ricorrere avverso la decisione di Strasburgo per salvaguardare una integrità normativa e di sistema che di fatto non esiste più e non per colpa dell’Europa ma perché quelle norme erano in contrasto con i nostri principi informatori.
Peraltro, il ricorso viene presentato da un governo che si definisce tecnico e provvisorio ma che non ha sentito la necessità di confrontarsi in Parlamento su temi squisitamente etici, dove diverse sensibilità avrebbero potuto approfondire l’opportunità di proseguire nella difesa di una legge che dovrebbe essere ripensata e rimodulata alla luce di un approccio meno confessionale di quello da cui è scaturita.
Il dubbio sempre più pressante è che in determinate occasioni, questo Governo sappia essere politico ed anche piuttosto smaliziato se si pensa che il ricorso è stato presentato l’ultimo giorno utile.
Forse così era più facile evitare un dibattito politico sulla Legge 40/2007 , confronto che non avrebbe fatto piacere a quella parte del governo “tecnico” che ha difficoltà ideologiche ad identificarsi laicamente.


meno male  che     ci sono dei parlamentari   che non hanno mandato il cervello all'ammasso  e  o in cassa integrazione

dall' ANSA   del  29 novembre, 19:33

 Procreazione: istanza 4 eurodeputati contro ricorso Italia Iniziativa Idv e Pdl, contro governo anche Cozzolino (Pd)

 BRUXELLES
 Quattro europarlamentari - Niccolò Rinaldi, Andrea Zanoni, Gianni Vattimo di Alde-Idv e Gabriele Albertini del Ppe-Pdl, in collaborazione con l'associazione Coscioni - hanno inviato un'istanza alla Corte europea dei diritti dell'uomo con l'obiettivo di far dichiarare inammissibile il ricorso presentato dal governo italiano contro la sentenza della Corte sul divieto della diagnosi preimpianto contenuto nella legge 40/2004.
L'istanza - si legge in una nota congiunta degli europarlamentari - ha lo scopo di porre al centro della tematica il rispetto dei diritti delle coppie ad accedere alla possibilità di effettuare una diagnosi clinica. Il 28 agosto scorso la Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che il divieto per le coppie fertili, portatori sani di malattie geneticamente trasmissibili, di accedere alle tecniche di fecondazione in vitro per poter effettuare la diagnosi preimpianto, posto dalla legge 40/2004, viola l'articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo.
In campo contro il ricorso del governo e' sceso anche il vicecapo della delegazione del Pd all'Europarlamento Andrea Cozzolino. Secondo il quale questa decisione ''e' davvero grave e inspiegabile. Il ministro Balduzzi - per Cozzolino - dimostra la sordità dell'esecutivo rispetto a un clima generale che si respira nell'opinione pubblica del nostro Paese fortemente contrario'' alla legge 40. ''Va quindi sostenuta - conclude Cozzolino - l'istanza a firma di 45 parlamentari che chiedono alla Corte di rigettare il ricorso del Governo''.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...