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3.1.16

Un leggero tedio... di Daniela Tuscano ©


Impiccare un povero cristo, anzi un bambolotto, un cicciobello sgarruppato dal presepe modestissimo d'una piazzetta di Pitelli (La Spezia) non è solo sacrilego, ma infame. Era stato allestito per raccogliere fondi a favore dei malati di mieloma e leucemia. L'hanno trafugato e appeso, proprio di fronte alla mangiatoia.


"Diamo un senso al Natale", recitava la scritta a fianco del pupo avvolto in un lenzuolino, da cui usciva una piccola mano; benedicente o timida, non si sa. Forse entrambe le cose. Chi l'ha profanato ha voluto negare proprio questo: il senso. Banalizzare il Natale, poi occultarlo, censurarlo - magari col pretesto d'un malinteso rispetto verso altre culture, mentre in Asia e Africa i cristiani vengono martoriati nell'indifferenza totale dei laici perbenisti - e, alla fine, distruggerlo, è frutto d'una medesima empietà, nemmeno voluta del tutto. Non immorale, ché l'odio sarebbe meno grave, bensì, semmai, amorale: oltre. S'impicca un simbolo, come lo si è visto fare, magari, in dubbi spettacoli rock, per noia, per un'alzata di spalle, per vuota autoreferenzialità. 

Gli hanno detto che è divertente, che fa moda, che non è grave, che non conta; al limite, una ragazzata, quando

del ragazzo, in tal gesto, non v'è alcuna freschezza. Solo, piuttosto, il rancidume d'un antico male. 
Gli emblemi non li comprendono più, ma il piccolo nella mangiatoia li sturba, perché è l'Altro per eccellenza. Perché rappresenta il bisogno, l'inizio, la vita, la nudità e la fame, il povero e il profugo, le vittime innocenti delle guerre, i carcerati, i perseguitati, l'infanzia nella sua verità di famiglia. Un'infanzia irripetibile, di cui aver cura; completezza di persona, non ricatto per liti d'adulti, non oggetto di diritti. Verità di dono, dialogo insopportabile per chi si trincera nel solipsismo. Negando il senso della nascita, hanno voluto negare anche quello della croce: e, con lei, della resurrezione. Che non si proietta nell'empireo e non è solo di Cristo ma attraverso Cristo - passaggio obbligato, unico - comincia ora, per tutti noi, nel momento in cui, offrendoci, travalichiamo la materialità, la legge di natura. Il chiuso morbo dell'egoismo. 
Si appende un bambolotto, e ciò che rappresenta, ormai troppo ingombrante e potente, di fronte al luogo del cibo: cioè della condivisione, laddove l'individuo (letteralmente: inscindibile) si fraziona e decuplica nei propri fratelli e sorelle. Non solo di sangue.
Svilisce anche la morte, riducendola a videogame, svuotandone la drammaticità e la solennità: e non conta più nulla, infatti, si tratti dell'immagine d'un bambino. Senza croce, senza morte, non ha più valore nemmeno la vita.
Ci si avvia così alla decostruzione della propria carnalità. E senza nemmeno illogica allegria. Solo con un leggero tedio.

8.1.12

lettera agli idioti che usano i petardi per torturare gli animali



Leggendo quest' articolo di cronaca locale

07 gennaio 2012 —   pagina 08   sezione: Olbia
«gioco» criminale contro una gattina
 LA MADDALENA. Le mani di quei violenti teppisti, non volevano accarezzarla. Perché appena sono riusciti ad agguantare la dolce gattina, ferma sulle scale vicino all’immobiliare “La Cala”, le hanno infilato un petardo acceso in bocca.
 La gattina ha perso un occhio e riportato danni gravissimi sul muso e alla mandibola. A raccontare l’ennesimo caso di atroce maltrattamento nei confronti degli animali (avvenuto la notte di Capodanno) è Manuela Deiana(  foto  a sinistra ), giovane proprietaria della bestiola 
 La gattina, nonostante perdesse molto sangue, è riuscita a rientrare a casa. Ma Manuela Deiana si è accorta che era ferita solo quando l’ha vista accasciarsi. La giovane, che fa la volontaria per il 118, insieme con un’amica, ha tentato di medicarla e curarla come poteva, cercando soprattutto di alleviarle il dolore.
 E’ andata avanti così per tutta la notte e per altri due giorni: in quel momento alla Maddalena il veterinario era assente.
 Manuela Deiana ha quindi portato la gattina ad Arzachena: qui è stata operata, ma i veterinari non sono riuscite salvare l’occhio, frantumato dal petardo, ma hanno creato una speciale ingessatura per la mandibola. L’operazione è riuscita, ma è costata alla ragazza 200 euro: una cifra enorme, per lei. E dovrà spendere ancora, per la lunga cura. I vicini di casa si sono fatti avanti per aiutare la gattina e per dare una mano soprattutto alla sua padrona. E sicuramente la catena di solidarietà si allungherà ancora.




 La volontaria del 118 non ha parole: un «gioco» criminale da condannare nel modo più duro, con la speranza che i colpevoli vengano catturati. La Lida considera gli autori del gesto «bambini criminali o bulletti da strapazzo. Se la prendono solo con chi non è capace difendersi. La colpa maggiore - dicono dall’associazione - ce l’hanno però i genitori: l’uso dei petardi non era consentito e non hanno controllato i loro figli».

                                 Andrea Nieddu

 mi viene  di getto , scuso  sarà stupida  e scontata, ma  ho crcato di trattenermi \  contenermi  per non scndere  al loro  livello d'idioti e  allo stesso modo  non mi va  di scendere  livello  di qusto gruppo di  fb http://www.facebook.com/group.php?gid=44694323007&v=info che  applica   a questi idioti  ( metaforicamente parlando  ) il'occhio per occhio dente  per  dente


Cari idioti
Ma non vi vergognate  neppur un po'  ne'della  sofferenza portata  all'animale nè  di quella  creata  alla  padrona dell'animale  da  voi barbaramente massacrato con i petardi  .
Posso capirne l'uso   anche  se  d'anni  non  ne uso più vista la loro pericolosità per le persone  e gli animali , ma  quello che  non riesco a capire   il divertimento provato  nel torturare  un povero gatto . Ma l'etica  della reciprocità  risssumibile  con La massima :<< Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te >> dovrebbe valre  anche  per  gli animali .

Cari genitori
Ma che  va bne  nonn essere oppressisivi   e lasciar  libertà ai vodtri  figli\e  ma  insegnateli il rispetto  verso la natura e  i loro appartenenti in modo  d'attuare    ciò
con questo  è tutto

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...