Visualizzazione post con etichetta meschinità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta meschinità. Mostra tutti i post

16.6.20

Valentina Pitzalis, la surreale richiesta della famiglia di Manuel: vogliono riesumare il suo cadavere


Valentina Pitzalis: come una vittima di "tentato" femminicidio è stata  messa alla gognaValentina Pitzalis fu quasi uccisa dal suo ex Manuel Piredda [  foto a  destra  ] nove anni fa. Lui l’aveva attirata a casa con una scusa e le aveva gettato addosso della benzina, per poi darle fuoco con un accendino. Nel tentativo di dare fuoco a tutta la casa, lui morì di asfissia. Valentina è sopravvissuta, pur perdendo una mano e con ustioni gravissime che le hanno sfigurato parte del volto e del corpo. I genitori del ragazzo (Roberta Mamusa e Giuseppe Piredda) da 9 anni cercano di convincere l’opinione pubblica e il tribunale di Cagliari che fu Valentina a dare fuoco a Manuel. E lo fanno con metodi che possono essere elencati così: una pagina Facebook insultante in cui Valentina è additata come puttana e assassina dalla madre di Manuel e dai migliaia di adepti.Ne ho letto e sentito di storie di femminicidi e o di amori ( se cosi si può chiamare ) criminali \ malati ed anche di genitori ed amici\che può essere comprensibile che difenda il proprio amico \ congiunto e si cerchi di dimostrare che non è vero quello di cui lo accusa la  contro parte 





LA NOTTE IN CUI MANUEL PIREDDA DIEDE FUOCO A VALENTINA PITZALIS - Nera e  Dintorni
quando  erano ancora  una  coppia                                     
Se non ci fosse una tragedia al centro di questa storia iniziata nel 2011, forse verrebbe anche da sorridere nell’assistere ai suoi sviluppi, ormai tra il patetico e l’assurdo , infatti arrivare a tali livelli si è in malafede e che coloro che li seguono soprattutto andando oltre i fatti accertati archiviazione delle accuse a Valentina , condanne per diffamazione della madre della vittima è da gente malata e d idiota solo per andarci leggeri ed non scendere al loro livello. Io sono talmente schifato da non riuscire a a continuare ed lascio i compito all'articolo di https://www.tpi.it/cronaca/ ed ai link sotto per chi volesse approfondire la vicenda 

da https://www.tpi.it  del   16 Giu. 2020 alle 12:03



Seguono due processi, uno civile e uno penale ancora in corso per diffamazione. Nel civile la madre di Manuel viene condannata a pagare i danni a Valentina e a chiudere la pagina Facebook, si dichiara nullatenente, non paga nulla e riapre la pagina Facebook indisturbata. Nel frattempo per due volte il pm, a seguito di indagini, chiude la vicenda “per morte del reo” (ovvero per morte del colpevole Manuel Piredda). I legali della madre di Manuel denunciano il pm (già qui siamo nella sfera dell’incredibile). Che va via. Ne arriva un altro, che riapre le indagini. Valentina è indagata per omicidio.A quel punto il team difensivo di Manuel e la madre di Manuel chiedono la riesumazione della salma di Manuel, sostenendo varie tesi, alcune surreali: Valentina ha sparato a Manuel, Valentina lo ha colpito con un bastone, Valentina è stata aiutata dalla sorella, Valentina si ispira a Freddy Krueger, Valentina potrebbe aver organizzato il pestaggio di Manuel settimane prima, Valentina ha inciso una scritta sulla caviglia di Manuel dopo averlo ucciso, Valentina agisce il giorno 17 perché è un numero simbolico per lei, uno dei ragazzi che pestò Manuel è morto ingoiando un pezzo di pane, va aperta una nuova indagine (chissà, Valentina lo ha forse soffocato con una baguette?) e così via, in un valzer di assurdità che a leggerle tutte insieme, come dicevo all’inizio, verrebbe perfino da ridere. Comunque, la riesumazione del corpo ha escluso proiettili, bastonate, incisioni alle caviglie e fantasie varie. Fantasie partorite in massima parte dalla mente della criminologa/consulente della madre di Manuel, Elisabetta Sionis, che si avventura in analisi personologiche e accurati trattati psicologici sulla personalità, a suo dire, borderline di Valentina, senza che l’abbia mai incontrata, senza che le sia consentito fare valutazioni psicologiche da depositare in procura (che infatti le vengono restituite dal giudice) e senza avere una laurea in psicologia perché è laureata in pedagogia. Incredibile ma vero, proprio la Sionis porta avanti anche la tesi dei proiettili e dell’incisione della caviglia, mentre una procura, in qualche modo, per tre anni le va dietro, mentre la povera Valentina continua a subire non solo la gogna del sospetto, ma anche le persecuzioni social della signora Mamusa, tanto che la denuncia per stalking.Addirittura, a sostenere il team legale della signora che lo ricordo, si dichiara nullatenente, arriva uno dei medici legali più noti e autorevoli del paese, Vittorio Fineschi, già visto nel caso Cucchi. Ed è una bizzarra coincidenza perché sia il perito del giudice, la dottoressa Mazzeo, che i suoi ausiliari, sono tutti professionalmente ed accademicamente vicini al professor Fineschi (chi è stata sua allieva, chi ha scritto un libro con lui…). Cosa ci fa Fineschi a dare manforte a queste tesi sgangherate, in una storia come questa, in cui chiunque dia una letta alle carte capisce che la Pitzalis è vittima due volte, dell’ex marito e di questa surreale vicenda giudiziaria? Beh, Fineschi aggiunge un altro tassello surreale alla storia: afferma, davanti al giudice, durante l’incidente probatorio, che Manuel non è morto respirando fumo, ma che Valentina potrebbe aver soffocato Manuel con un corpo soffice, magari una calza di seta, ecco perché non ha segni sul collo. Peccato che Manuel sia morto con una sciarpa annodata al collo, quindi sarebbe stato soffocato con una calza di seta su una sciarpa, senza reagire. Sempre più surreale.
Poi finalmente a maggio di quest’anno arriva la richiesta di archiviazione, la terza. A quel punto la Pitzalis si aspetta, ovviamente, l’opposizione all’archiviazione. Figuriamoci se si rassegnano. Quello che però anche in una vicenda oltre ogni immaginazione come questa non ci si può aspettare è che l’asticella delle assurdità si alzi ulteriormente. E invece. L’ultima notizia è che tra due giorni, in una conferenza stampa in un hotel di Cagliari (!), i genitori di Manuel e il loro team legale annunceranno l’opposizione all’archiviazione e udite udite, la richiesta dell’esumazione STRAORDINARIA del corpo di Manuel. Cioè, vogliono una nuova autopsia. Un’altra. Chissà cosa cercano questa volta. Forse delle frecce o il veleno di un cobra reale.
Inoltre mostreranno delle foto inedite ai giornalisti (nelle ultime foto inedite individuarono dei bossoli inesistenti sulla scena del delitto, l’incisione sulla caviglia e chissà cos’altro)! Giornalisti che, notate bene, sono invitati da loro e si devono registrare per entrare. Quindi stranamente i detentori della verità non vogliono giornalisti non selezionati, che magari possano far notare il valzer delle assurdità su cui ruota tutta questa orribile, grottesca, drammatica vicenda. Ah, la conferenza sarà il 18. Un giorno come un altro a Cagliari, ovvero quello in cui si aggiunge un nuovo tassello surreale a questa vicenda, sperando che nessuno vada più dietro a queste tesi grottesche, soprattutto la stampa.









URL

18.7.15

Il lungo volo di Jonathan, gabbiano che ama un uomo Salvato, cresciuto e accudito da un bagnino, l'animale una volta restituito alla libertà ha valicato le Alpi: un viaggio di 150 km per tornare da lui



chi se ne frega se è un quotidiano di destra diventato , pur di evitare di parlare male o e riportare articoli critici di destra riguardanti il padrone , malpancista \ seminatore d'odio ovvero un organo di becero populismo . Ma questa storia è bellissima


-  da il giornale  Sab, 18/07/2015 - 08:29

Il lungo volo di Jonathan, gabbiano che ama un uomo
Salvato, cresciuto e accudito da un bagnino, l'animale una volta restituito alla libertà ha valicato le Alpi: un viaggio di 150 km per tornare da lui
Nadia Muratore 








Bernezzo (Cn) - Non poteva che chiamarsi Jonathan, come il protagonista del romanzo di Richard Bach, il gabbiano che ha percorso quasi 150 chilometri per ritrovare l'uomo che si è preso cura di lui, fino a quando, in un estremo atto di amore, ha voluto regalargli la libertà.



Una libertà che però a Jonathan non è piaciuta, preferendo il suo papà umano agli stormi dei suoi simili. Così ha volato ininterrottamente per dieci ore, dalle Alpi di Bernezzo - in provincia di Cuneo - fino al mar ligure di Loano (Savona), sfidando le correnti, probabilmente anche perdendosi tra le Alpi e gli Appennini, per poi girare a Ponente e vedere finalmente il mare. E soprattutto ritrovare lui, Valerio Tovano, il bagnino che per oltre un anno gli ha fatto da papà, insegnandogli a mangiare, a pescare in mare e a volare. Libero di andarsene o di tornare, come ha sempre fatto, su quei trespoli che Valerio ha costruito in casa, in spiaggia, sul terrazzo.

Questa storia inizia quando il bagnino salva da morte sicura un gabbiano avvelenato, consegnandolo ai volontari dell'Enpa di Savona. A loro, il bagnino confida: «Poter accudire un gabbiano è sempre stato il sogno della mia vita, fin da quando ero bambino». Il giorno dopo i volontari si presentano in spiaggia con un batuffolo in mano: è Jonathan, sette giorni di vita e già senza mamma, ed è amore a prima vista. Da quel momento inizia l'avventura della stana coppia e tra loro nasce un rapporto talmente speciale da infischiarsene anche delle regole della natura. Valerio con pazienza e amore insegna a Jonathan a procurarsi il cibo in mare, a volare e anche a nuotare, sempre accanto a lui. Il bagnino resta ore seduto a scrutare il mare e il suo Jon gli sta accanto, Valerio nuota e il gabbiano fa le acrobazie sopra la sua testa, per poi planargli accanto, sotto gli occhi meravigliati dei bagnanti. Dove c'è uno arriva l'altro. Jonathan, che se ne infischia degli stormi dei suoi simili che gli volano sulla testa, diventa la mascotte del lido e tutti perdonano le sue marachelle. «Adora le palline colorate - lo giustifica Valerio - ma le prende solo in prestito   poi le riporta in spiaggia».
Il legame tra i due è sempre più forte ma Valerio sa che il destino del suo Jonathan è tornare libero, raggiungere i suoi simili, dimenticandosi di quella parentesi di vita vissuta con un umano; arriva così il momento di staccarsi da Jon. «Una decisione sofferta - sottolinea Valerio - che ho preso per il suo bene». Jonathan viene trasferito nel centro di Bernezzo, dove volontari preparati si prenderanno cura di lui, fino a quando potrà raggiungere i suoi simili. «Allontanarmi da lì è stato un dramma - ricorda Valerio - me ne sono andato senza voltarmi, immaginando che quella sarebbe stata l'ultima volta che lo avrei visto. I volontari gli hanno tagliato subito le piume, per prepararlo a prendere il volo in autunno, quindi non avrebbe potuto volar via. E invece…». E invece dopo due giorni il gabbiano con grande difficoltà dai monti del Cuneese, arriva al mare di Loano. «Quando l'ho visto non potevo crederci - racconta il bagnino -. Gli ho chiesto: e tu cosa ci fai qui?, lui mi ha risposto nel suo modo e poi si è diretto nella mia cabina, in cerca di cibo». Per Jonathan volare per 150 chilometri deve essere stato uno sforzo enorme ma inutile, visto che qualche giorno dopo Valerio lo ha riportato a Bernezzo. «Jon è nato libero - si giustifica il bagnino - e deve tornare ad esserlo, deve volare con i suoi simili e dimenticarsi di me». Su questa ultima frase la sua voce si inceppa un attimo e poi con un sorriso, quasi sussurra: «Però in fondo al cuore so che tornerà da me».

Una  storia   cje stestimonia  il fatto di come gli animali  in quanto a riconoscenza,amore, amicizia ,gli animali sono,quasi sempre,migliori dell'uomo!! Se tu gli dai 100,loro ti restituiscono 1.000!!Provare per credere!!!!Peccato solo che non abbiano la parola !! Anche  se  come giustamente fa notare  il  commento  di ziobeppe1951Sab, 18/07/2015 - 12:41 :


purtroppo loro non hanno la parola e gli uomini ne hanno troppe di parole...ma anche senza parlare riescono a farsi capire benissimo...ho vissuto 40 anni con cani e gatti..( ora gia' non posso data l'eta') e le piu' grandi amicizie sono state con loro


A  volte penso  che  è  meglio se   non parlano altrimenti ci  farebbero notare  di come  ( nella maggior  parte dei casi   )    siamo meschini . Ecco un caso  di tale  meschinità ( metaforicamente parlando  da  Il Mattino > Primo Piano > Cronacaì  del  6 Marzo 2015, 20:56 -



Il cane gettato dall'auto torna a casa e il padrone lo fa sopprimere



 er  stomaci forti  qui l'intera  vicenda



    non riesco a leggerlo  tutto    la nostra  cagnolina  il mio cane credo però che non manchi molto a parlare... comunque ci capiamo alla grande !!!!

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...