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30.3.22

Eriksen e il gol dove il cuore si fermò, la dolce vendetta sul destino

 l centrocampista della Danimarca è andato a segno nel 3-0 in amichevole contro la Serbia. Una partita che si è giocata al Parken Stadium di Copenaghen, l'impianto dove il 12 giugno dello scorso anno l'ex Inter - che oggi gioca con un defibrillatore sottocutaneo - fu vittima di un arresto cardiaco e rischiò la morte

Un rientro con la Nazionale perfetto per Christian Eriksen che torna a vestire i colori della Danimarca nella sfida con l'Olanda - persa 4-2 - e segna dopo due minuti dal suo ingresso. Un sogno per il calciatore alla sua prima partita internazionale nove mesi dopo l'arresto cardiaco avvenuto durante il match partita del Campionato Europeo a giugno. L'Olanda ha vinto la partita per 4-2, ma il risultato dell'amichevole è sembrato quasi irrilevante per il pubblico della Johan Cruyff Arena dove Eriksen è tornato alla ribalta sulla scena internazionale, andando a segno poco più di due minuti dopo l'ingresso in campo da sostituto nel secondo tempo: suo il potente tiro che ha portato i danesi sul momentaneo 3-2
Lo stesso stadio, lo stesso prato. Forse, inv parte, anche lo stesso pubblico. Soltanto la curva è quella opposta. Quando il 12 giugno 2021 il cuore di Christian Eriksen si fermò nella gara d'esordio dell'Europeo contro la Finlandia, l'azione era nel lato Sud del Parken Stadium di Copenaghen dove Christian è tornato per l'amichevole contro la Serbia, tre giorni dopo il rientro (con gol al primo tocco, dopo appena due minuti) in Nazionale contro l'Olanda. Ma questa volta c'era qualcosa in più, cioè il luogo. Quello di un terribile dramma sfiorato, e di una vita diversa che ora può ricominciare.
La fascia e il gol
Contro la Serbia, Eriksen ha giocato dall'inizio e con la fascia di capitano al braccio, ed è rimasto sul terreno per 80 minuti. Al 22' del secondo tempo ha segnato il gol magnifico: destro dalla lunetta a fil di palo, imparabile. Una prodezza simile a quella inventata contro gli olandesi. Anche stavolta, e ancor più che ad Amsterdam, è seguita un'ovazione: quasi la parola fine allo shock collettivo di giugno, quando soltanto il defibrillatore permise al cuore di Christian di ripartire.

Lo stesso stadio, lo stesso prato. Forse, in parte, anche lo stesso pubblico. Soltanto la curva è quella opposta. Quando il 12 giugno 2021 il cuore di Christian Eriksen si fermò nella gara d'esordio dell'Europeo contro la Finlandia, l'azione era nel lato Sud del Parken Stadium di Copenaghen dove Christian è tornato per l'amichevole contro la Serbia, tre giorni dopo il rientro (con gol al primo tocco, dopo appena due minuti) in Nazionale contro l'Olanda. Ma questa volta c'era qualcosa in più, cioè il luogo. Quello di un terribile dramma sfiorato, e di una vita diversa che ora può ricominciare.
La fascia e il gol
Contro la Serbia, Eriksen ha giocato dall'inizio e con la fascia di capitano al braccio, ed è rimasto sul terreno per 80 minuti. Al 22' del secondo tempo ha segnato il gol magnifico: destro dalla lunetta a fil di palo, imparabile. Una prodezza simile a quella inventata contro gli olandesi. Anche stavolta, e ancor più che ad Amsterdam, è seguita un'ovazione: quasi la parola fine allo shock collettivo di giugno, quando soltanto il defibrillatore permise al cuore di Christian di ripartire.
Gioca con un defibrillatore
A una settantina di metri dal settore di campo in cui Eriksen crollò, si è dunque consumata una piccola vendetta sul destino, nonostante la situazione fisica del numero 10 danese resti piuttosto precaria. Per poter giocare e non rischiare un'altra aritmia, infatti, gli è stato applicato un defibrillatore sottocutaneo, una specie di centralina elettrica che regola gli impulsi del muscolo cardiaco e evita i "cortocircuiti". Secondo le norme sanitarie italiane, non può essere concessa l'idoneità agonistica ai portatori di questo tipo di apparecchiatura. Non così in altre nazioni come l'Olanda, la stessa Danimarca e l'Inghilterra, dove Eriksen ora gioca, con la maglia del Brentford. Paradossalmente, l'ex interista potrebbe disputare una finale mondiale in alcune di queste nazioni, meno rigorose dal punto di vista sanitario, ma non giocare in un qualunque torneo italiano, neppure tra i dilettanti. Ed è il motivo per cui l'Inter non ha potuto tenere Eriksen tra i propri tesserati.
"Mi sento di nuovo un calciatore"
Tra gli specialisti in cardiologia, il parere non è unanime. Una pallonata potrebbe danneggiare il defibrillatore, e innescare una crisi cardiaca anche fatale. Christian Eriksen non teme una cosa del genere, o forse preferisce non pensarci: "Finalmente mi sento di nuovo un calciatore, questo soltanto conta per me". La Danimarca ha battuto la Serbia per 3-0, proprio nello stadio vicino all'ospedale dove Eriksen venne ricoverato dopo la crisi, e dal quale ascoltò i cori che i tifosi gli dedicarono nella seconda gara dell'Europeo. Quel giorno, tuttavia, nessuno poteva immaginare che dopo appena 290 giorni il campione sarebbe tornato, su quello stesso campo, segnando addirittura un gol. Un gesto dall'enorme valore simbolico, un augurio e una speranza. Ma anche un nuovo ricordo da sovrapporre a quel giorno tremendo, per mandarlo via.

23.12.16

ecco perchè incentivare la donazione degli organi non importa se da una persona in vita che da cadavere .

 da  ex   trapiantato  (   parziale  perchè  il secondo occhio   può aspettare   non è urgente  come  è stato  l'altro )  di i cornea anche da 24 anni ( 25 a maggio prossimo ) dopo 16 anni di malattia alla vista .  Se  volete     che  la  racconti   fatemelo sapere  via  email  (    vi ripeto  l'indirizzo  redbeppe@gmail.com  ) 

Calangianus, 23 dicembre 2016



Sandro Manca racconta della sua esperienza da dializzato per 5 anni e la sua rinascita dopo il trapianto renale effettuato all'ospedale Brotzu di Cagliari lo scorso 3 gennaio 2016. Alla vigilia di questo primo anno della sua nuova vita, Sandro cerca di sensibilizzare alla donazione degli organi, la sola strada che permette di poter rinascere ed avere una vita normale. La sua esperienza è la migliore testimonianza di forza e di speranza per chi ancora affronta la dialisi e che magari non intravvede la stessa possibilità che lui ha avuto. Grazie Sandro per questa bella intervista. 
Antonio Masoni, galluranews  (  http://www.galluranews.org/ )  



Che  altro dire     oltre  la  bellissima  e toccante   testimonianza   di  Sandro  ?  .....     non abbiate paura  di  donare ,fregatevene    se la  vostra religione  \  fede  è  contraria ,  Dio   l'accetterà  e   ne  terrà conto   del bellissimo dono  che   farete   ., iscrivetevi  al registro donatori  ,  o lasciate  espresse  le   vostre  volontà di  donare . 


Conludo  segnalandovi    questo libro    autobiografico  su  tale  tematica  


Chiedo scusa (2010) è un romanzo scritto da Francesco Abate e Saverio Mastrofranco (pseudonimo di Valerio Mastandrea). Si tratta dell'autobiografica di Francesco Abate incentrata sul periodo immediatamente precedente e immediatamente successivo al suo trapianto di fegato.

Editore: Einaudi
Anno edizione: 2010
Pagine: 234 p. , Brossura
  • EAN: 9788806203696

Un estratto 



«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

  corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...