l centrocampista della Danimarca è andato a segno nel 3-0 in amichevole contro la Serbia. Una partita che si è giocata al Parken Stadium di Copenaghen, l'impianto dove il 12 giugno dello scorso anno l'ex Inter - che oggi gioca con un defibrillatore sottocutaneo - fu vittima di un arresto cardiaco e rischiò la morte
Un rientro con la Nazionale perfetto per Christian Eriksen che torna a vestire i colori della Danimarca nella sfida con l'Olanda - persa 4-2 - e segna dopo due minuti dal suo ingresso. Un sogno per il calciatore alla sua prima partita internazionale nove mesi dopo l'arresto cardiaco avvenuto durante il match partita del Campionato Europeo a giugno. L'Olanda ha vinto la partita per 4-2, ma il risultato dell'amichevole è sembrato quasi irrilevante per il pubblico della Johan Cruyff Arena dove Eriksen è tornato alla ribalta sulla scena internazionale, andando a segno poco più di due minuti dopo l'ingresso in campo da sostituto nel secondo tempo: suo il potente tiro che ha portato i danesi sul momentaneo 3-2Lo stesso stadio, lo stesso prato. Forse, inv parte, anche lo stesso pubblico. Soltanto la curva è quella opposta. Quando il 12 giugno 2021 il cuore di Christian Eriksen si fermò nella gara d'esordio dell'Europeo contro la Finlandia, l'azione era nel lato Sud del Parken Stadium di Copenaghen dove Christian è tornato per l'amichevole contro la Serbia, tre giorni dopo il rientro (con gol al primo tocco, dopo appena due minuti) in Nazionale contro l'Olanda. Ma questa volta c'era qualcosa in più, cioè il luogo. Quello di un terribile dramma sfiorato, e di una vita diversa che ora può ricominciare.
La fascia e il gol
Contro la Serbia, Eriksen ha giocato dall'inizio e con la fascia di capitano al braccio, ed è rimasto sul terreno per 80 minuti. Al 22' del secondo tempo ha segnato il gol magnifico: destro dalla lunetta a fil di palo, imparabile. Una prodezza simile a quella inventata contro gli olandesi. Anche stavolta, e ancor più che ad Amsterdam, è seguita un'ovazione: quasi la parola fine allo shock collettivo di giugno, quando soltanto il defibrillatore permise al cuore di Christian di ripartire.
Lo stesso stadio, lo stesso prato. Forse, in parte, anche lo stesso pubblico. Soltanto la curva è quella opposta. Quando il 12 giugno 2021 il cuore di Christian Eriksen si fermò nella gara d'esordio dell'Europeo contro la Finlandia, l'azione era nel lato Sud del Parken Stadium di Copenaghen dove Christian è tornato per l'amichevole contro la Serbia, tre giorni dopo il rientro (con gol al primo tocco, dopo appena due minuti) in Nazionale contro l'Olanda. Ma questa volta c'era qualcosa in più, cioè il luogo. Quello di un terribile dramma sfiorato, e di una vita diversa che ora può ricominciare.
La fascia e il gol
Contro la Serbia, Eriksen ha giocato dall'inizio e con la fascia di capitano al braccio, ed è rimasto sul terreno per 80 minuti. Al 22' del secondo tempo ha segnato il gol magnifico: destro dalla lunetta a fil di palo, imparabile. Una prodezza simile a quella inventata contro gli olandesi. Anche stavolta, e ancor più che ad Amsterdam, è seguita un'ovazione: quasi la parola fine allo shock collettivo di giugno, quando soltanto il defibrillatore permise al cuore di Christian di ripartire.
Gioca con un defibrillatore
A una settantina di metri dal settore di campo in cui Eriksen crollò, si è dunque consumata una piccola vendetta sul destino, nonostante la situazione fisica del numero 10 danese resti piuttosto precaria. Per poter giocare e non rischiare un'altra aritmia, infatti, gli è stato applicato un defibrillatore sottocutaneo, una specie di centralina elettrica che regola gli impulsi del muscolo cardiaco e evita i "cortocircuiti". Secondo le norme sanitarie italiane, non può essere concessa l'idoneità agonistica ai portatori di questo tipo di apparecchiatura. Non così in altre nazioni come l'Olanda, la stessa Danimarca e l'Inghilterra, dove Eriksen ora gioca, con la maglia del Brentford. Paradossalmente, l'ex interista potrebbe disputare una finale mondiale in alcune di queste nazioni, meno rigorose dal punto di vista sanitario, ma non giocare in un qualunque torneo italiano, neppure tra i dilettanti. Ed è il motivo per cui l'Inter non ha potuto tenere Eriksen tra i propri tesserati.
"Mi sento di nuovo un calciatore"
Tra gli specialisti in cardiologia, il parere non è unanime. Una pallonata potrebbe danneggiare il defibrillatore, e innescare una crisi cardiaca anche fatale. Christian Eriksen non teme una cosa del genere, o forse preferisce non pensarci: "Finalmente mi sento di nuovo un calciatore, questo soltanto conta per me". La Danimarca ha battuto la Serbia per 3-0, proprio nello stadio vicino all'ospedale dove Eriksen venne ricoverato dopo la crisi, e dal quale ascoltò i cori che i tifosi gli dedicarono nella seconda gara dell'Europeo. Quel giorno, tuttavia, nessuno poteva immaginare che dopo appena 290 giorni il campione sarebbe tornato, su quello stesso campo, segnando addirittura un gol. Un gesto dall'enorme valore simbolico, un augurio e una speranza. Ma anche un nuovo ricordo da sovrapporre a quel giorno tremendo, per mandarlo via.
La fascia e il gol
Contro la Serbia, Eriksen ha giocato dall'inizio e con la fascia di capitano al braccio, ed è rimasto sul terreno per 80 minuti. Al 22' del secondo tempo ha segnato il gol magnifico: destro dalla lunetta a fil di palo, imparabile. Una prodezza simile a quella inventata contro gli olandesi. Anche stavolta, e ancor più che ad Amsterdam, è seguita un'ovazione: quasi la parola fine allo shock collettivo di giugno, quando soltanto il defibrillatore permise al cuore di Christian di ripartire.
Lo stesso stadio, lo stesso prato. Forse, in parte, anche lo stesso pubblico. Soltanto la curva è quella opposta. Quando il 12 giugno 2021 il cuore di Christian Eriksen si fermò nella gara d'esordio dell'Europeo contro la Finlandia, l'azione era nel lato Sud del Parken Stadium di Copenaghen dove Christian è tornato per l'amichevole contro la Serbia, tre giorni dopo il rientro (con gol al primo tocco, dopo appena due minuti) in Nazionale contro l'Olanda. Ma questa volta c'era qualcosa in più, cioè il luogo. Quello di un terribile dramma sfiorato, e di una vita diversa che ora può ricominciare.
La fascia e il gol
Contro la Serbia, Eriksen ha giocato dall'inizio e con la fascia di capitano al braccio, ed è rimasto sul terreno per 80 minuti. Al 22' del secondo tempo ha segnato il gol magnifico: destro dalla lunetta a fil di palo, imparabile. Una prodezza simile a quella inventata contro gli olandesi. Anche stavolta, e ancor più che ad Amsterdam, è seguita un'ovazione: quasi la parola fine allo shock collettivo di giugno, quando soltanto il defibrillatore permise al cuore di Christian di ripartire.
Gioca con un defibrillatore
A una settantina di metri dal settore di campo in cui Eriksen crollò, si è dunque consumata una piccola vendetta sul destino, nonostante la situazione fisica del numero 10 danese resti piuttosto precaria. Per poter giocare e non rischiare un'altra aritmia, infatti, gli è stato applicato un defibrillatore sottocutaneo, una specie di centralina elettrica che regola gli impulsi del muscolo cardiaco e evita i "cortocircuiti". Secondo le norme sanitarie italiane, non può essere concessa l'idoneità agonistica ai portatori di questo tipo di apparecchiatura. Non così in altre nazioni come l'Olanda, la stessa Danimarca e l'Inghilterra, dove Eriksen ora gioca, con la maglia del Brentford. Paradossalmente, l'ex interista potrebbe disputare una finale mondiale in alcune di queste nazioni, meno rigorose dal punto di vista sanitario, ma non giocare in un qualunque torneo italiano, neppure tra i dilettanti. Ed è il motivo per cui l'Inter non ha potuto tenere Eriksen tra i propri tesserati.
"Mi sento di nuovo un calciatore"
Tra gli specialisti in cardiologia, il parere non è unanime. Una pallonata potrebbe danneggiare il defibrillatore, e innescare una crisi cardiaca anche fatale. Christian Eriksen non teme una cosa del genere, o forse preferisce non pensarci: "Finalmente mi sento di nuovo un calciatore, questo soltanto conta per me". La Danimarca ha battuto la Serbia per 3-0, proprio nello stadio vicino all'ospedale dove Eriksen venne ricoverato dopo la crisi, e dal quale ascoltò i cori che i tifosi gli dedicarono nella seconda gara dell'Europeo. Quel giorno, tuttavia, nessuno poteva immaginare che dopo appena 290 giorni il campione sarebbe tornato, su quello stesso campo, segnando addirittura un gol. Un gesto dall'enorme valore simbolico, un augurio e una speranza. Ma anche un nuovo ricordo da sovrapporre a quel giorno tremendo, per mandarlo via.
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