Tutti colpevoli, nessuno responsabile. Vecchia storia, molto italiana. Soltanto che prima s'ammetteva l'errore \ il fallimento dell'obbiettivo e ci si dimetteva .
Oggi invece in questa specie di simulazione della vita che è il calcio, ma anche viceversa, i due grandi capi della squadra (Mancini) e della Figc (Gravina) non soltanto non si smuovono dalle loro seggiole, ma neppure si pongono il dubbio. Dimettersi? Ma quando mai. Autocritica? E perché? Fuori dai Mondiali per la seconda volta di seguito, e un po' anche fuori dal mondo (persi i contatti con la realtà, Houston abbiamo un problema😀), la Nazionale la sta prendendo con filosofia, anzi con assuefazione: all'inevitabile, alla mediocrità. Come se stesse ripudiando il suo passato glorioso ( 4 mondiali vinti ) e combattivo .
Nessuno paga, nessuno chiede scusa, nessuno rimette il mandato anche solo per dovere istituzionale. << Siamo >> --- come giustamente e fa notare Maurizio Crosetti su repubblica del 27\3\2022 --- <<al punto che un citì umiliato in casa dai macedoni ci fa un favore se rimane, e dobbiamo pure convincerlo; e che il presidente di un movimento allo sbando, litigioso, pieno di debiti e di stranieri, incapace di organizzare una didattica calcistica che porti a produrre anche solo per sbaglio qualche buon giocatore, sostiene che soltanto un folle può legare la politica sportiva ai risultati sul campo: eccolo, presente, il folle insieme a sta scrivendo questo articolo.>>
Quindi cari Mancini e Gravina, non è una caccia alle streghe e neppure un processo sommario: ma voi vorreste l'assoluzione a prescindere. Un po' troppo, non funziona così. Ai Mondiali 2010: azzurri fuori al primo turno, Lippi se ne va. Mondiali 2014: azzurri fuori al primo turno, Abete e Prandelli dimissionari. Mondiali 2018: azzurri non qualificati, apocalisse, via Tavecchio e Ventura. Mondiali 2022: azzurri non qualificati e incapaci di battere Svizzera e Macedonia del Nord, mica Brasile e Germania, e non sta succedendo niente. Non c'è indignazione. Stiamo scivolando ai margini del calcio, nel mondo e nell'Europa della Champions, e la si vive come una fatalità, qualche attaccante o difensare sbaglia, qualche portiere non para, che peccato, sarà per la prossima volta. Ma la prossima volta è questa, ed è l'ultima. Autoassolti e rassegnati, ma anche coperti dallo scudo scintillante di un Europeo vinto comunque ai rigori, Sembrate quei politici che danno sempre la colpa agli altri. Nessuno nega i vostri meriti (Mancini ha vinto in estate con un fresco gioco d'attacco, Gravina ha gestito un difficilissimo campionato in pandemia), ma cosa ci attende se restano entrambi? Che forza avranno, adesso? Quale credibilità? Alla prima ombra, si alzerà qualcuno in fondo alla sala e dirà: okay, ragazzi, però la Macedonia ...È irritante questa fuga dalle responsabilità, offende gli italiani. E non è accettabile negare qualunque riflessione sulla gravità del momento. Stiamo vivendo un vuoto tecnico gigantesco, in pochi anni siamo passati da Totti e Del Piero a Immobile e Scamacca, senza offesa. I nostri bambini non giocano più a pallone, a meno che li si infili ovviamente senza generalizzare in quelle macchine succhiasoldi che sono le scuole calcio. Non si accudisce e non si coltiva il talento, non si istruiscono gli istruttori, i centri federali non funzionano. Abbiamo dimenticato il territorio com'era accaduto in politica alla sinistra, nessuno scende più in strada: ma nel calcio si perdono partite, non voti, e chi comanda ai alza pure lo stipendio (l'indennità del presidente federale è stata appena portata a 240 mila euro). Insomma, a parte gli stipendi, chi paga?
Nel frattempo, gli stadi si svuotano e i giovani non guardano quasi più il calcio, oltre a non giocarlo. Non dipende da voi o almeno solo da voi certo, ma se il tessuto è scadente servirebbero almeno degli abili ricamatori, un rammendo qui, un'imbastitura là, oppure dei sarti che ammettessero di avere tagliato male la stoffa. Se dal 2010 siamo scomparsi dai radar, persino l'impresa di Wembley può essere considerata l'anomalia dei piccoli che sanno essere grandi per un solo giorno. Può succedere di perdere, e di perdere ancora. Ma poi bisogna saper dire me ne vado, scusate, ho sbagliato, con la testa e con il cuore ciao ciao.
Quindi cari Mancini e Gravina, non è una caccia alle streghe e neppure un processo sommario: ma voi vorreste l'assoluzione a prescindere. Un po' troppo, non funziona così. Ai Mondiali 2010: azzurri fuori al primo turno, Lippi se ne va. Mondiali 2014: azzurri fuori al primo turno, Abete e Prandelli dimissionari. Mondiali 2018: azzurri non qualificati, apocalisse, via Tavecchio e Ventura. Mondiali 2022: azzurri non qualificati e incapaci di battere Svizzera e Macedonia del Nord, mica Brasile e Germania, e non sta succedendo niente. Non c'è indignazione. Stiamo scivolando ai margini del calcio, nel mondo e nell'Europa della Champions, e la si vive come una fatalità, qualche attaccante o difensare sbaglia, qualche portiere non para, che peccato, sarà per la prossima volta. Ma la prossima volta è questa, ed è l'ultima. Autoassolti e rassegnati, ma anche coperti dallo scudo scintillante di un Europeo vinto comunque ai rigori, Sembrate quei politici che danno sempre la colpa agli altri. Nessuno nega i vostri meriti (Mancini ha vinto in estate con un fresco gioco d'attacco, Gravina ha gestito un difficilissimo campionato in pandemia), ma cosa ci attende se restano entrambi? Che forza avranno, adesso? Quale credibilità? Alla prima ombra, si alzerà qualcuno in fondo alla sala e dirà: okay, ragazzi, però la Macedonia ...È irritante questa fuga dalle responsabilità, offende gli italiani. E non è accettabile negare qualunque riflessione sulla gravità del momento. Stiamo vivendo un vuoto tecnico gigantesco, in pochi anni siamo passati da Totti e Del Piero a Immobile e Scamacca, senza offesa. I nostri bambini non giocano più a pallone, a meno che li si infili ovviamente senza generalizzare in quelle macchine succhiasoldi che sono le scuole calcio. Non si accudisce e non si coltiva il talento, non si istruiscono gli istruttori, i centri federali non funzionano. Abbiamo dimenticato il territorio com'era accaduto in politica alla sinistra, nessuno scende più in strada: ma nel calcio si perdono partite, non voti, e chi comanda ai alza pure lo stipendio (l'indennità del presidente federale è stata appena portata a 240 mila euro). Insomma, a parte gli stipendi, chi paga?
Nel frattempo, gli stadi si svuotano e i giovani non guardano quasi più il calcio, oltre a non giocarlo. Non dipende da voi o almeno solo da voi certo, ma se il tessuto è scadente servirebbero almeno degli abili ricamatori, un rammendo qui, un'imbastitura là, oppure dei sarti che ammettessero di avere tagliato male la stoffa. Se dal 2010 siamo scomparsi dai radar, persino l'impresa di Wembley può essere considerata l'anomalia dei piccoli che sanno essere grandi per un solo giorno. Può succedere di perdere, e di perdere ancora. Ma poi bisogna saper dire me ne vado, scusate, ho sbagliato, con la testa e con il cuore ciao ciao.
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