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26.5.24

non tutti gli ebrei sono sionisti come i palestinesi sono tutti hamas . Giovani attivisti israeliani e statunitensi davanti al consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme e chiedono stop al genocidio


“Non siamo criminali come i nostri leader”


 “Israele, Stati Uniti, quanti bambini avete ucciso oggi?” gridano una trentina di giovani attivisti israeliani e statunitensi davanti al consolato degli Stati Uniti a Gerusalemme, la mattina di venerdì 24

maggio, “Che cosa vogliamo? Un cessate il fuoco. E quando lo vogliamo? Adesso”. Alcuni di loro sventolano uno striscione su cui c’è scritto “Stop al genocidio”, mentre altri si sono incatenati davanti all’ingresso del consolato. Appena mezz’ora dopo, gli attivisti vengono allontanati con violenza: alcuni vengono strattonati e spinti con violenza dalla polizia, che li trascina a forza lontano dal consolato e strappa i loro cartelli. Sette di loro, tra cui gli attivisti che si erano incatenati, vengono arrestati. “Non possiamo rimanere seduti a guardare i mucchi di corpi che si accumulano l’u- no sull’altro a Gaza” dice l’a ttivi sta Yahav Erez appena finito il sit-in, “noi cittadini, se non facciamo sentire la nostra voce, siamo criminali come i nostri leader. Sono i soldi delle nostre tasse, è nel nostro nome”.
“Adesso che ci sono dei mandati di cattura della Corte Penale Internazionale (contro Netanyahu e Gallant) forse gli Stati Uniti ci penseranno due volte prima di finanziare ed essere complici di ciò che sta succedendo, ma anche noi dobbiamo farci sentire”.
A opporsi alla guerra a Gaza, spiegano gli attivisti, è una minoranza della società israeliana. “Siamo una minoranza nella minoranza a chiedere il cessate il fuoco e per questo subiamo la violenza non solo della polizia, ma anche dai passanti” dice Maya, un’altra partecipante al sit-in davanti al consolato.
“Siamo convinti che sia cruciale che il mondo sappia che ci sono israeliani che sono contro quello che succede a Gaza e che vogliono che questa guerra finisca il prima possibile, e continueremo a lottare fino alla fine”, aggiunge M aya, che fa parte di “All That’s Left” e “Free Jerusalem”, collettivi impegnati contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi che negli ultimi mesi hanno organizzato varie azioni per protestare contro la guerra a Gaza. “Ma è molto difficile per noi fare parte della società israeliana in questo momento”. “Penso che  alcune  persone stanno iniziando ad aprire gli occhi” dice Yahav, “ma le persone che iniziano a porsi delle domande si sentono isolate”. “Viviamo in una società in cui chi mette in discussione quello che Israele sta facendo a Gaza, o ai palestinesi in generale, si sente dire che è pazzo. Per questo cerco di fare sentire la mia voce”. La situazione interna in Israele è, se possibile, ancora più tesa di quanto lo sia stata negli ultimi mesi, dopo l’ordine della Corte di Giustizia Internazionale di fermare la fine dell’offensiva a Rafah.

12.10.23

QUALCHE DOMANDA A UN BUROCRATE SIONISTA di Filippo Kalomenìdis

Una riflessione sarcastica e provocatoria sulle dichiarazioni e minacce di azioni repressive del ministro Valditara contro gli studenti che solidarizzano con il popolo palestinese

«Se è vero che alcuni collettivi scolastici hanno inneggiato ad Hamas, alla morte dei ragazzi israeliani, vanno perseguiti dalla legge. Farò partire immediatamente nostre ispezioni nelle scuole coinvolte, chiedendo alla Procura di promuovere un'azione penale per odio razziale. L'azione di Hamas è
infame. Queste persone devono essere perseguite dalla Procura della Repubblica e spero finiscano in prigione, sono di mentalità nazista, personaggi che devono essere isolati e condannati senza se e senza ma. Non è plausibile che alcuni sindacati o partiti li difendano… A quello studente farei vedere le immagini dei ragazzi aggrediti senza pietà mentre ballano nel deserto. Sai cosa vuol dire democrazia? Sai cosa vuol dire antifascismo? Antifascismo significa condannare queste cose».
Giuseppe Valditara, ministro dell’istruzione e del merito
Signor Valditara, mi rendo conto quanto sia ipocrita la formula di rito “signor”, ma mi pare inevitabile, non fosse altro per mancanza di alternative che non implichino le conseguenze penali, scatenate di regola su chi vi avversa.Esplicito subito che il mio rivolgermi alla sua persona è pura retorica. Come Ghassan Kanafani, ritengo che il dialogo tra dominanti e oppressi sia un colloquio «tra la spada e il collo». Cito quindi le sue parole solo per esporre al pubblico disprezzo e alla rabbia politica delle nuove generazioni l’empireo che ogni giorno muove guerra loro, alla razza dei senza nulla. La strumentalizzo, mi servo delle sue frasi, del suo agire soltanto per questo scopo.Ho letto le dichiarazioni del 9 ottobre e sono felice di constatare che per lei “nazista” sia diventato un aggettivo spregiativo. Spero abbia consultato prima i suoi sodali, in particolare quelli con la fiaccola tricolore mussoliniana dentro il petto, nel simbolo di partito e le divise repubblichine dei padri conservate nell’armadio. Sono esilarato dal fatto che un ministro, nominato da una coalizione che della discriminazione razzista fa religione, bandiera e norma, ora invochi azioni penali per istigazione all’odio etnico.Mi ha regalato ancora un’omerica risata il suo ritenere d’improvviso la danza nella bolgia di un rave come un’espressione di democrazia, in confusa contraddizione con la campagna di criminalizzazione condotta dal governo Meloni contro i raduni musicali non autorizzati, sfociata nella legge 30 dicembre 2022 numero 199. Chiaro che non erano certo i rave a spaventarvi, ma la libertà di manifestare e mobilitarsi nel territorio dello stato italiano. È sempre divertente però appurare la macilenza della memoria dei piccoli burocrati che guardano a Tel Aviv come il diamante più splendente e avanzato del liberismo occidentale.Un’atroce e farsesco difetto nel suo caso, dal momento che è un accademico, ordinario di diritto romano e di diritti dell’antichità. Forse è per via di questa mancanza mnemonica che non conosce la differenza tra antisionismo e antisemitismo. Un cratere cognitivo che affligge pure il suo predecessore Bianchi, tecnico del Partito Democratico, promulgatore di una circolare del MIUR del novembre 2021, vera e propria direttiva di comportamento filoisraeliano imposto ai docenti nelle scuole e nelle università della repubblica. Adesso smetto di ridere, impresa non facile quando si ascolta il suo tono da attore mediocre, da cabotin in un’inconsapevole e pessima commedia. Del significato autentico della parola “democrazia” a quelli del suo lignaggio non è mai importato nulla. Se non nell’accezione del diritto illimitato del più forte che inscatola migranti e chiunque si opponga al vostro totalitarismo liberista nel cemento, nell’acciaio delle galere. Se non nell’accezione di «democrazia fascista», come la chiamava Concetto Marchesi, un uomo che di sicuro dalle sue parti non ricordano con piacere. Non s’è accorto di quanto fosse mostruoso e assurdo richiamarsi ai principi dell’antifascismo, per difendere lo stato d’apartheid sionista che perpetra da settant’anni crimini contro l’umanità e lo sterminio di un popolo? Come studioso di norme giuridiche non sa che la Convenzione di Ginevra del 1949 e il diritto internazionale, scritti dai sacerdoti dell’Occidente che l’hanno preceduta, sanciscono la lotta armata per la liberazione come legittima, protetta ed essenziale per ogni popolazione occupata?Non s’è avveduto di quanto fosse grottescamente dispotico augurarsi che dei minori finiscano in carcere, rei d’aver espresso legittimamente entusiasmo per la rivoluzione palestinese, per di più lontana dai confini della sua nazione fondata sul colonialismo? Non sarebbe stato meglio ammettere che tra colonialisti si è parenti stretti e che quei confini tracciati derubando e massacrando i palestinesi sono anche vostri, sono quelli del vostro mondo libero (libero per pochi, bianchi, ricchi prescelti, ovvio)?Soltanto nel mio luogo di nascita, la Sardegna, il suo ministero ha disposto entro il 2025 la chiusura di 40 scuole: perché non manda gli agenti della Digos a offrire istruzione e formare i nostri figli? Magari bastonandoli a sangue come a Torino, il 3 ottobre e altre miriadi di volte?La consapevolezza storica, imposta dal suo ruolo, non le ricorda che un popolo, quando si libera da decenni di colonizzazione, quando la vita schiacciata si solleva e abbatte gli argini, opera una cesura con la vostra vile morale liberale? E altrettanto vale per i giovani che sostengono in tutta la loro bellezza la Resistenza Palestinese dall’Italia delle schiavitù capitalistiche a voi cara?Tornando al rave nel Kibbutz Re'im, è disumano chi balla e festeggia sui cadaveri di generazioni di palestinesi, a pochi chilometri dal campo di concentramento di Gaza, dove quasi due milioni di persone sono condannate alla morte in esistenza? O chi pone fine alla raccapricciante gioia del carnefice che oltraggia a ritmo di musica la terra defraudata e le spoglie di fratelli e sorelle uccisi ogni giorno?La dedizione alla funzione di burocrate sionista le impedirà di rispondere con sincerità a queste domande, persino interiormente. I vostri sudditi nemmeno le prenderanno in considerazione.Lo faranno però a gran voce, con limpide parole-azioni, tanti studenti «politicizzati» (nel vostro surreale lessico repressivo, siete riusciti a dare una connotazione criminosa pure a questo attributo) stando accanto alla Resistenza Palestinese nelle piazze, nelle scuole e nelle università di ogni città. Nonostante i vostri sforzi polizieschi non riuscirete a ridurli al silenzio. «Il muro tenta i prigionieri a saltare oltre, anche se solo in sogno.Tenta i più forti a desiderare che Dio li abbia creati per volare come uccelli o ad arrampicarsi come l’edera.Tenta le vittime a infiltrarsi e a penetrarlo come nelle fantasie dei cartoni animati. Le tenta a pensare di utilizzare il frantoio a ganasce, il trapano o gli esplosivi. Tenta qualcuno a fare della mera possibilità di muoversi una vittoria impareggiabile».
(da “Sono nato lì. Sono nato qui” di Murid al-Barghouti)

10.1.16

ARABI ED EBREI SI BACIANO, IL VIDEO SPARISCE DA FACEBOOK

Se  un hackers  che  scusa  banale  , diciamo che potrebbe aver  subito pressioni  dal governo israeliano  o  da qualche finanziatore  filo israeliano . Ma  internet    censuri da  una parte  fuori esce  da  un altra

http://bit.ly/1JuVZNN



È stato rimosso da Facebook un video in cui alcune coppie di ebrei e arabi, sia etero sia gay, si baciano. Il filmato è stato prodotto da Time Out Tel Aviv per promuovere l'amore e la pace tra le due culture dopo che il ministero dell'Educazione israeliano aveva rimosso dai programmi scolastici un libro che parlava della storia d'amore tra una donna ebrea e un uomo arabo. Il quotidiano israeliano Haaretz ha chiesto chiarimenti a Facebook, che però ha smentito di essere responsabile dell'eliminazione del video e ha detto non essere a conoscenza delle cause della sua rimozione. Facebook ha ipotizzato che alcuni hacker abbiano boicottato il video, eliminandolo dal social network. Al momento della sua cancellazione, il video aveva già ottenuto 100mila visualizzazioni.


3.8.15

Bestemmia ( Alì e Shira sono stati barbaramente uccisi ) © Daniela Tuscano

Lui 18 mesi, lei 16 anni. La vita li aveva destinati a due fronti opposti sul medesimo lembo di terra, chiamatela Israele, Palestina o entrambi. Io ho sempre amato poco le rigide distinzioni, in questo momento poi non le sopporto.
Alì era un bimbo dolce e bellissimo, palestinese di Nablus.
Dal volto altrettanto bello dell’israeliana Shira l’infanzia stava dileguando, ma ancora resisteva, rosea e paciosa, soprattutto raggiante. Di quella completezza donata solo ai giovanissimi.
 
Chi l’ha assassinata invidiava quella felicità, ripete adesso la mamma. Se Alì fosse o no felice, lo ignoriamo. Lo ignorava pure lui, alla sua età l’interrogativo non si pone. Semplicemente si vive, la felicità è una cosa, le braccia materne, l’esitante austerità del padre, gli scintillii della piccola casa. I bambini piccoli non vedono bene, toccano, respirano. Sono “animali graziosi e benigni”. E per questo, a volte, il loro sguardo si vena d’una gravità inaspettata, misterica. Quasi percepissero il peso del mondo circostante.
Non c’è più Alì, l’hanno arso vivo mentre dormiva, gettando una bottiglia molotov nella sua cameretta. Volevano sterminare lui e la sua famiglia – e ci sono quasi riusciti – solo perché palestinesi. Non importava come si chiamassero, né cosa facessero. Uno valeva l’altro. Non dovevano esistere. E sui muri della casetta devastata hanno tracciato scritte deliranti: “vendetta” e “viva il Messia”. Gli emissari del “Messia” hanno bruciato un bambino.
Shira invece sfilava al Gay Pride di Gerusalemme. Felice, come sostiene la madre. Gaia. Si trovava lì per solidarietà coi suoi amici. L’hanno colpita i fendenti di Yishai Schlissel.( foto  a  destra  )   Lo chiamano estremista ultraortodosso, non nuovo a simili attentati, eppure libero di circolare… e d’uccidere. L’informazione ormai sofisticatissima ci ha restituito quegli attimi atroci in tempo reale,
la sagoma nera e ottusamente sgangherata di Schlissel pronta a ghermire la folla col suo coltellaccio da macellaio. 
Sì, è nero, quell’”ultraortodosso”. Nero come le bandiere di Isis/Daesh, suoi corrispettivi islamisti. E invece eccolo lì, tra i poliziotti che lo portano via, con alle spalle una bandiera ben diversa, un arcobaleno per lui intollerabile e folle. Yishai Schlissel, o l’ascetismo senza cuore. La superbia ossuta e, perciò, priva d’anima; quell’uomo è orrendo perché non più umano, forse pre-umano. Lo stadio obliquo dell’evoluzione.
I volti degli sterminatori di Alì rimangono, purtroppo, sconosciuti. Ma siamo certi somiglino molto a Schlissel. Possono essere giovani o anziani, uomini o donne. Belli o ripugnanti. Restano mostruosamente uguali, per quella stessa superbia, per la bestemmia di credersi iddii e dover punire e annientare chi trasgredisce la Legge (Alì, lo ripetiamo, l’ha trasgredita il giorno stesso che è venuto al mondo).
Il governo israeliano ha assicurato punizioni severe. Personalmente gli credo, ma non basta. Non più. Non intendo addentrarmi in analisi politiche, ma gli Schlissel e chi ha ridotto Alì in cenere sono il logico risultato d’un clima diffuso, d’un odio proclamato, insegnato, persino vantato da partiti vicinissimi a Netanyahu e di cui fanno ora le spese gli stessi israeliani. Il premier ha sostenuto di voler difendere le tradizioni democratiche d’Israele dai crimini degli “ultraortodossi”, ma una democrazia, per essere reale e matura, non può ignorare i pur problematici vicini e ostinarsi a negare il diritto a esistere del popolo palestinese. Alì non è stato certamente il primo bambino a perire in modo così tremendo, ma la notizia del suo martirio ha avuto un’eco mai ottenuta in precedenza e scosso l’opinione pubblica mondiale. Tralascio la desueta e ipocrita frase “almeno il suo sacrificio è servito a qualcosa”. Primo, perché Alì non intendeva sacrificarsi neppur lontanamente; secondo, perché i sacrifici non servono mai; “misericordia voglio e non sacrifici”, ammonisce la Bibbia.
Già, la Bibbia. Il Libro. La Legge poc’anzi ricordata. Se Alì ha perso la vita a causa d’un abominevole connubio tra politica, fanatismo religioso e razzismo, Shira è stata eliminata perché manifestava con gli omosessuali, anzi coi “sodomiti”, e i sodomiti, nella Bibbia (ma pure nel Corano e in altre confessioni), sono condannati.
La religione giustifica il gesto di Schlissel? No, naturalmente. Gliene ha offerto però il pretesto? Per molti, altrettanto naturalmente, sì. Per quei molti, con la religione occorrerebbe solo farla finita; dimenticando che, quanto agli omosessuali, il trattamento loro riservato da regimi atei, di nome e/o di fatto – Urss, Cuba, Nord Corea, per tacere, in passato, della Germania nazista… - non si è rivelato né più tollerante, né più misericordioso. Ed eccoci tornati al vocabolo originario, misericordia. Qualsiasi religione, se autentica, se incontaminata dal fondamentalismo e dal millenarismo, non mortifica l’umano; il suo messaggio è sollievo per tutti; Asia Bibi, dal suo calvario infinito, ci sta dimostrando, ed è solo l’ultimo caso, il potere liberante della religione. Non schiavitù, non odio e ignoranza, non condanna, non invidia dell’altrui felicità.
Sono consapevole dell’estrema povertà delle mie parole. Soluzioni, non ne possiedo. Le apologie, oltre che inopportune, in simili casi divengono strumentali. Non difendiamo idee, per quanto nobili. Ma persone. E per questo urge una serissima riflessione certamente degli studiosi (politologi, storici di ogni latitudine, sesso ecc.), ma anche e soprattutto dei credenti. Il dilagare della peste fondamentalista esige, da parte nostra, un rinnovato linguaggio ed esegesi dei testi, uno slancio più deciso verso il dialogo ecumenico e un ascolto sempre più partecipe di quell’”altro”, di quell’ospite, uomo e donna, che in realtà è il nostro specchio. Perché i muri, li abbiamo in primo luogo dentro, e v’imprigioniamo tutto, anche Dio, il quale invece è somma libertà e detesta formule preconfezionate. Perché i muri vanno sì abbattuti, ma non bruciati, e le persone non si riducono a cortei. Dietro quei cortei si odono voci, storie. Dietro quei muri si snodano vite semplici e irripetibili. 

L’assassinio di Alì e Shira ha, quindi, un solo colpevole: non Dio, ma la superbia umana. Colei che riduce la religione a una nota, sempre la stessa, monotona, assillante, e la spaccia per Verità irrefragabile; colei che vuole il mondo nero, perché teme i colori; e non prende il largo, perché negligente. Colei che cerca pretesti alla sua insipienza. 

                                                       © Daniela Tuscano

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...