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20.9.23

no all'obbligo imposto da salvini del crocifisso .si alla libertà facoltativa di esporlo o non esporlo

 canzone    suggerita
Laico reggae -  Avanzi Sound Machine 

 La proposta della Lega di rendere obbligatorio il crocifisso “ben visibile” in ogni luogo pubblico di questo Paese non è solo un’arma di distrazione di massa per distogliere i cittadini dai disastri sul fronte immigrazione, economia, politica estera e qualunque cosa questo governo abbia toccato.  Infatti

 


È anche, e soprattutto, figlia di un’idea di mondo retrograda e paranoica che, attraverso l’ostentazione del simbolo - sia esso una croce, un tricolore, una parola, uno slogan - irregimenta i cittadini e li inquadra in una visione settaria del mondo.L’idea non è certo nuova né particolarmente brillante. La differenza è nel metodo, nella forma, mai come in questo caso sostanza. Un tempo, neppure troppo tempo fa  [ cioè fino al  1985   rinnovo del concordato  \  patti lateranensi   del 1929   aggiunta mia   ]  con quel simbolo si voleva esprimere un circoscritto sistema di valori condiviso da una parte non trascurabile della popolazione.Oggi il crocifisso, nelle mani di questi crociati di cartapesta, è un’arma contundente contro tutto il resto: simboli, culture, religioni, fedi, visioni, colori della pelle, stranieri, tutto ciò che non si conosce o non è allineato.Ovvero l’opposto non solo del concetto di laicità - che è alla base della nostra Costituzione - ma anche e soprattutto dell’unico vero messaggio di cui il cristianesimo più autentico è vera e reale espressione: apertura verso l’altro, solidarietà, inclusione, incontro. Il messaggio di questa proposta è l’esatto contrario. Una dichiarazione di una violenza quasi epocale: qui comandiamo noi, come nelle più primitive tribù e nelle più retrograde delle teocrazie, quelle stesse teocrazie che, in un cortocircuito concettuale, si vorrebbe contrastare anche con gesti come questi. Senza rendersi conto - il Salvini o il Pillon di turno - che, lungi dal combattere gli intolleranti e gli integralisti, hanno finito per diventare come e peggio di loro.                                                                                   Lorenzo  Tosa 


Qualche  mio lettore\ trice   mi chiedera  ma  come    tu non eri per  farlo togliere   dalle  aule   scolastiche  in base    alla laicità ?Vero. Ma   avevo un altra concezione    della  laicità  ovvero quella  che  i " luoghi  statali  " fra  cui  appunto  lascuola  dov'essero   eesenti i  simboli  religiosi  .   Forse  perchè vedo  la  regligione    solo come  qualcosa  di confessionale      e  non come  oggi   anche   ed  soprattutto spirituale    ed  ero  influenzato    (  una  delle mie  tante letture    delle   fra i  14\25   anni   )    da   Don lorenzo Milani    e  dal  suo  gesto


Poi   dopo un  percorso   interiore  culminato    da  un dibattito   fra atei  , laici ,   credenti  organizzato  da  foglio  (  se   non ricordo male  ) durante    la  campagna  refefendaria    del  2004 sulla   procreazione  assistita  ma soprattutto  la lettura   dell'articolo , più  volte  (  anche  di   recente  ) riportato   da  daniela  tuscano   «Quella croce rappresenta tutti» apparso su L'Unità il 22 marzo 1988 firmato da Natalia Ginzburg  ed  riportato  qui integralmente   in quest  articolo   del' https://www.ecodibergamo.it/  ho  cambiato idea  .  l'esposizione     del  crocifisso    dev'essere  facoltativa   , non  imposta  per   legge  \  decreto  come  lo  è  stato   dal 1929  al 1985   e  per  paura  di rendere  decisioni impopolari  o  per  scelta    in alcune  aule  scolastiche     e ne  tribunali c'è  ancora  . 

  

4.9.23

diario di bordo n°6 anno I . centro destra fra no castrazione chimica ed l'onda lunga del caso Vanacci ., Altro che Lukaku Benvenuto Azmoun Con Taremi ha sfidato il regime iraniano

da il FQ  del 4\9\2023

 CI RISIAMO I cruenti stupri estivi che hanno riempito le cronache di fine Agosto hanno riaperto il dibattito sulla castrazione chimica. Sorvolando sull’assoluta inutilità di un trattamento farmacologico applicato alla risoluzione di un problema culturale, esistono anche considerevoli aspetti etici che spingono ad interrogarsi sull’ipotesi di un intervento simile. Nonostante la proposta infatti parta dalle file della maggioranza con un disegno di legge depositato dalla Lega, anche all’interno della maggioranza stessa si levano numerose voci critiche. Rita Dalla Chiesa si fa portavoce della posizione di Forza Italia, mettendo in luce tutte le contraddizioni che una coercizione somatica ad opera dello Stato porta con sé: “Se s’introduce la castrazione chimica lo Stato fallisce. Uno Stato non può intervenire sul corpo di un individuo, nel modo più assoluto. Ci sono altre cose che dovrebbero aiutare a far sì che tutto quello che sta succedendo, che è veramente una cosa terribile, non succeda più”. Oltretutto la parlamentare azzurra sottolinea un altro potenziale rischio intrinseco alla proposta: la potenziale arma di distrazione di massa, che potrebbe allontanare invece da provvedimenti concreti.

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semre  dal  
  • Il Fatto Quotidiano
  • PAOLO ZILIAN
  • Altro che Lukaku Benvenuto Azmoun Con Taremi ha sfidato il regime iraniano

    “Le regole imposte qui in nazionale ci impediscono di parlare finché siamo in ritiro, ma non ce la faccio più a restare in silenzio. La punizione è l’espulsione dalla nazionale? Beh, cacciatemi. Se sarà servito a salvare anche una sola ciocca di capelli delle donne iraniane ne sarà valsa la pena. Quanto sta succedendo non sarà mai cancellato dalle vostre coscienze, io non ho paura. Vergogna per voi che avete ucciso con tanta facilità gente del nostro popolo: e viva le donne iraniane. Se questi sono i musulmani,che Dio faccia di me un infedele”.Non so voi: ma anche se il nuovo acquisto accolto con festeggiamenti da mille e una notte a Roma dai tifosi giallorossi è stato Romelu Lukaku, io sono più contento che in Serie A, sotto il Cupolone, sia arrivato Sardar Azmoun, 28 anni, il calciatore di cui avete appena letto la presa di posizione contro le violenze del regime del suo Paese, l’iran, all’indomani dell’assassinio di Masha Amini, la ragazza uccisa per aver indossato il velo in modo improprio e la cui morte fece sprofondare l’iran, nell’autunno scorso,in una spirale di proteste, repressioni e violenze. Erano, per il calcio, i giorni dell’avvicinamento ai mondiali in Qatar dov’era atteso anche l’iran. Che fece bella figura in campo, eliminata solo all’ultima partita del girone dagli USA di Pulisic dopo uno storico 2-0 rifilato al Galles di Bale e Ramsey, ma soprattutto fuori dal campo per la fermezza e il coraggio mostrati dai suoi calciatori che al debutto contro l’inghilterra si rifiutarono di cantare l’inno nazionale rimanendo muti in mondovisione, non esultarono dopo i due gol segnati da Taremi a Pickford e si mostrarono uniti nel manifestare solidarietà alle donne del loro Paese e al popolo in protesta: tutto ciò pochi giorni essere stati ricevuti dal presidente dell’iran Ebrhaim Raisi. La gran parte dei giocatori avrebbe fatto ritorno in patria a mondiale concluso ma anche i più famosi, come Azmoun, Taremi e Ghoddos, da anni in Europa (Azmoun in Germania nel Leverkusen, Taremi in Portogallo nel Porto, Ghoddos in Inghilterra nel Brentford), avevano e hanno famiglie e parenti in Iran. Si parlò di impedire loro il rientro in patria per sempre. Schierarsi contro il regime non fu affatto una scelta semplice.

    Non lo fu nemmeno per Mehdi Taremi, il 31enne attaccante iraniano il cui passaggio al Milan è sfumato proprio in chiusura di mercato, il bomber che con i suoi gol e le sue giocate nel Porto aveva eliminato dalla

    Champions negli ultimi anni prima la Juventus di Pirlo (2020-21), poi proprio il Milan di Pioli (2021-22). Pur provenendo da una famiglia conservatrice, benestante e filo-governativa, Taremi non ha esitato, come Azmoun, a esporsi personalmente sui social nei giorni terribili della repressione del regime di Raisi. “La giustizia non può essere fatta con un cappio”, scrisse su Twitter dopo l’impiccagione di due giovani manifestanti e la condanna a morte, poi tramutata in condanna a 26 anni di carcere anche grazie all’hashtag #Notoexecution rilanciato da lui e altri noti calciatori europei, decisa sul conto di un calciatore del Tractor, Amir Nasr Azadani, accusato di “Mohaerebeh” (guerra contro l’islam e lo Stato). “Quale società troverà mai pace se ogni giorno ci sono spargimenti di sangue ed esecuzioni?”, chiedeva Taremi schierandosi contro il governo e a fianco dei manifestanti e del popolo.

    Dall’iran con onore: quando il calcio diventa civiltà, umanità, ardimento. Benvenuto a Roma Azmoun. E che peccato non averti qui con noi, Taremi.

    13.6.23

    Che ipocriti chiedono rispetto ma poi sono i primi a non darlo - di patrizia cadau

     Quando uno è un uomo di un certo livello e spessore umano, lo dimostra a costo di rasentare lo sciacallaggio.




    L'ennesimo sputo in faccia a Beppe Englaro, un uomo anziano, che ha vissuto una delle tragedie più sentite nel nostro paese, e che ha semplicemente perso una figlia in un calvario durato diciassette anni, lottando per le sue volontà .Che vergogna.E poi chiedono rispetto e compassione. 


    O si lamentano , aggiungo io perbuna banale battuta politica come quella da me citata, vedere  mio post precedente 

    13.4.19

    strano che la chiesa ha difeso dio è morto di guccini ma censura #GesùCristoSonoIo di levante

    in  sottofondo  oltre  alla  canzone   di Levante  ivi  citata   anche
     


    Io  da   cattolico  non  praticante   o  laico credente     trovo  strano   ,   dall'ascolto e  dalla lettura  del  testo     della  canzone    di cui  si parla  , ed   dal non intervento    e  dalla mancanza  di crociate  Pilloniane  e  salviniste   della  posizione  ( non è  quella   degli alti vertici  della  gerarchia   ma     è  di  un  suo  rappresentante  )    della  chiesa   che  ha   difeso  un  periodo  oscurantista  antecedente  allo spartiacque  del '68\80  Dio  è   morto di  Guccini  .  E  do  ragione  a   quando dice Levante  in questo  articolo  


    di redazione Blitz
    Pubblicato il 12 aprile 2019 14:46 | Ultimo aggiornamento: 12 aprile 2019 14:46

    Levante dopo il no della curia di Lecce: “La Chiesa insegna ad analizzare i testi. Loro si sono fermati a un titolo”“Avevo solo difeso la sacralità della donna”


     (Foto Ansa)

    ROMA – “La chiesa ci insegna a leggere e analizzare i testi, qui però siamo di fronte a un caso in cui ci si è fermati a leggere un titolo. In #GesùCristoSonoIo non ho offeso alcuna sacralità: al contrario l’ho difesa, paragonando i dolori di una donna maltrattata a quelli di un Cristo”: si difende così, su Facebook, Levante, la cantante siciliana a cui la curia di Lecce ha negato il permesso per un concerto in piazza Duomo.
    Un rifiuto motivato da quelli che la curia ha definito “testi troppo irriverenti” della cantautrice. Sotto accusa ci sarebbe in particolare la canzone “Gesù Cristo sono io”, dell’album “Nel caos di stanze stupefacenti” del 2017.
    Levante si difende sui social. In una storia postata su Instagram dice: “In Salento ci suono, un posto lo trovo e va bene così. Il problema non è che io debba cambiare location, è che in Italia abbiamo questo genere di ostacoli. In queste ore ho deciso di restare a guardare. Ho aspettato perché quando mi è stato detto che forse c’erano dei problemi sulla data di Lecce per un rifiuto della curia, sono rimasta incredula”.
    E ancora: “La chiesa ci insegna ad analizzare i testi, li leggiamo, li analizziamo, li comprendiamo e li facciamo nostri, qui invece siamo di fronte a delle persone che si sono fermate a leggere un titolo”. Quanto al tema sacralità, “io ho difeso la sacralità della donna paragonando i dolori di una donna maltrattata ai dolori di Cristo, non c’è nessuna offesa da parte mia”.

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

    Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...