IL calcio per non vedenti è diventato uno degli sport più importanti del programma delle Paralimpiadi dopo il suo debutto ad Atene 2004. Anche a Parigi 2024 c’è stata grande l’attenzione nei confronti di questo sport diventato ufficiale a tutti gli effetti nel 1996. Si tratta di fatto di una delle pratiche sportive più popolari per le persone non vedenti. Nei Giochi nella capitale francese è grande l’attenzione nei confronti del calcio che ha riscosso chiaramente grande curiosità e attrazione da parte di tutti i tifosi presenti che hanno potuto assistere da vicino alle varie partite. Alle Paralimpiadi di Parigi ha riscosso grande interesse anche un filmato in cui si vede uno dei calciatori in campo segnare un rigore. Ad attirare l’attenzione dei più curiosi sono state le modalità di tiro che rientrano all’interno di un regolamento ben preciso.
Il regolamento previsto nel calcio per non vedenti alle Paralimpiadi
Ogni squadra è composta da cinque giocatori: quattro di movimento e un portiere. I calciatori in campo devono indossare una sorta di benda davanti agli occhi per garantire condizioni di parità poiché alcuni giocatori potrebbero avere una leggera percezione della luce o dell’ombra. I giocatori in campo devono essere B1 (completamente ciechi ndr) anche se i portieri sono vedenti. Per mantenere la palla in gioco ci sono delle assi poste lungo i lati del campo e forniscono un punto di riferimento per i giocatori. I portieri devono rimanere nell’area di porta e avere un ruolo cruciale nel comunicare con i giocatori in campo. Poi ci sono due ulteriori guide: una posizionata sulla linea di metà campo e l’altra dietro la porta che la squadra sta attaccando supportando anche in questo caso la comunicazione. Durante la partita gli spettatori dovranno rimanere in silenzio per permettere ai giocatori di ascoltare chiaramente la palla.
Il calcio di rigore segnato dal Brasile contro la Francia
Nel caso specifico del video ripreso durante la partita tra Brasile e Francia, la nazionale carioca mette a segno un rigore che fa esplodere il palazzetto. In questo caso si nota il lavoro sull’acustica svolto da una delle guide che fa ascoltare al calciatore incaricato di battere il tiro dal discetto il rumore dei due pali. In questo modo il rigorista ha la percezione ottimale del posizionamento della porta. Il silenzio è chiaramente fondamentale in questi casi
e anche il telecronista, come si evince dal filmato, racconta il momento con voce molto bassa.
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Ci sono storie che quando le racconti ti mettono il cuore in subbuglio. Una di queste è quella di Loida Zabala Ollero, 37enne atleta spagnola che alle Paralimpiadi di Parigi c’è andata nonostante un tumore maligno e incurabile ai polmoni. A dicembre scorso le hanno rimosso altre masse che s’erano sviluppate nel corpo devastato dalle metastasi, nonostante tutto non ha voluto rinunciare a competere nella gara del sollevamento pesi. Ma non ditele che i Giochi di Parigi sono l’ultimo desiderio, vi risponderà spingendo lo sguardo oltre, spostando un po’ più in là l’idea di doversi arrendere alla vita che con lei è stata davvero spietata: a 11 anni s’è ritrovata in sedia a rotelle a causa della mielite trasversa, a novembre scorso le hanno diagnosticato una delle forme più aggressive di neoplasia. Lei, però, dice: “Vorrei mantenere il titolo di campionessa europea, che è tra due anni – le parole riportate da Mundo Deportivo -. Ho tempo per recuperare la forma che avevo l’anno scorso. E poi vorrei sopravvivere fino a Los Angeles 2028”.
Il risultato ottenuto è stata la cosa meno importante, solo un dettaglio statistico rispetto alla vera sfida con se stessa: essere in pedana ai Giochi recuperando nel più breve tempo possibile una condizione fisica accettabile per essere lì. Ha chiuso al nono posto sollevando fino a 75 kg dopo aver effettuato tre tentativi validi. “È stato molto complicato perché ho dovuto attendere fino all’ultimo che arrivasse il via libera dei medici per gareggiare – ha ammesso in lacrime dopo la gara -. A gennaio pesavo 61 chili e dovevo calare fino a 50. Ho passato molto tempo in sauna con controllo medico, con il misuratore di pressione. Non riuscire a prendere parte alle prove dopo tutta questa fatica fatta sarebbe stato devastante”.
L’atleta spagnola confessa ancora un desiderio: “Los Angeles 2028”
Gli obiettivi sportivi sono tutto ciò a cui s’è aggrappata finora e continueranno a esserlo. Non sa quanto tempo le potrà mai restare ancora e se la sua situazione clinica le permetterà di portare avanti con passione la sua disciplina. Ma una cosa è certa, non intende mollare e pensa a quando dovrà difendere il titolo continentale tra due anni oppure alla prossima edizione delle Olimpiadi in America. “Vorrei sopravvivere fino allora”. Intanto si gode questo momento che per lei è stata come vincere una medaglia. “Mi sembra incredibile di essere riuscita ad arrivare fino a qui e a gareggiare. Non c’è niente di più potente dei sogni”.