Ritorno alla terra dopo la laurea: è boom di giovani agricoltori
VALENTINA DOPO LA BOCCONI HA INIZIATO A COLTIVARE ORTAGGI. VERONICA HA STUDIATO ECONOMIA E ORA SI OCCUPA DI VITIGNI. SONO 55 MILA I RAGAZZI CHE FANNO IMPRESA CON LA TERRA: UN RECORD IN EUROPA. «LA FATICA È TANTA, MA SI GUADAGNA BENE»
La terra ha dato prova di essere un pilastro ben solido, e la nuova coscienza green dei consumatori indotta dalla pandemia ha dato un’accelerazione al fenomeno. Ben 40 mila giovani italiani hanno scommesso sulla campagna facendo domanda per i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea con il Programma di sviluppo rurale (PSR 2014-2020), finanziamenti a fondo perduto per il 50-70 per cento della cifra, spesso impiegati per recuperare terreni di famiglia in abbandono.
Purtroppo, solo metà delle domande è stata ammessa, anche a causa della burocrazia complessa, ma questo non scoraggia perché, dati alla mano, è dimostrato che le aziende agricole condotte da giovani raggiungono un fatturato fino al 75 per cento superiore alla media, grazie alle loro capacità di innovazione e alle esperienze multisettoriali. Essere contadini oggi, infatti, richiede idee e competenze multiple, come dimostrano
diverse storie di successo.
la matta, invitandomi a non sprecare anni di studio, invece lo studio serve in ciò che faccio, eccome», racconta. Lei coltiva ortaggi e verdure senza serre, in primis i grossi pomodori di Sorrento, da insalata. «L’idea delle conserve nasce come progetto di economia circolare, per non sprecare i pomodori maturi.
Poi, facendo la salsa, ho scoperto che aveva un sapore straordinario». Motivo per cui sta preparando una richiesta di finanziamento per ingrandirsi. «Lavorare la terra è faticoso, non ci siamo fermati nemmeno un giorno in lockdown, ma se c’è la passione non pesa». Tra chi ha già ottenuto l’aiuto dall’Europa c’è Lorenzo Ottoni di Asola (Mantova), 21 anni, primo agricoltore millennial. «Ho ricevuto 20 mila euro. Metà li ho usati per pagarmi parte del trattore con autoguida satellitare, che serve per fare un lavoro di precisione, senza ripassare nello stesso punto. Con il resto ho comprato nuove mucche italiane». Sui trattori Lorenzo aveva iniziato a lavorarci per passione, durante gli studi di Meccanica motoristica. «A 19 anni, però, ho voluto rilevare l’azienda con
35 vacche del nonno ottantacinquenne, e ho chiesto un prestito in banca». Ora Lorenzo è arrivato a 200 capi, e coltiva anche soia, pomodori e mais. «È il mestiere più vecchio del mondo ed è quello che dà più soddisfazione perché si lavora con un ciclo completo, dal seme al prodotto finito».A Illegio (Udine) Marco Zozzoli, 31 anni, ha rinunciato al posto fisso di perito metalmeccanico per avviare Il Vecjo Mulin, dove coltiva duecento varietà di ortaggi in estinzione. Matteo Andreatti, 25 anni, di Apicoltura Gocce d’Oro di Bedollo (Trento), produce miele bio da apicoltura transumante e con i 40 mila euro avuti dall’Europa ha avviato un moderno laboratorio. Federica Cornolti, 30 anni, di Ponteranica (Bergamo), grazie ai fondi europei ha fatto rivivere alcuni terreni per allevarci 60 capre e fare i formaggi Val del Fich, che vende porta a porta. Poi ha aggiunto piccoli frutti per le marmellate e grazie a un bando del Parco dei Colli ha appena acquistato un trattore.
Salvatore Palmieri, 33 anni, architetto, progettava gli interni delle vetture Fiat a Pomigliano d’Arco, fino a quando una proposta di lavoro all’Alfa Romeo di Milano lo ha messo di fronte a una scelta: «Non era giusto abbandonare il Sud, così ho recuperato l’agrumeto del nonno, a Policoro (Matera). «Non ho
avuto gli aiuti comunitari perché la laurea in Architettura mi ha penalizzato, ma sono andato avanti lo stesso, lavorando sodo: io e mio papà da soli. Non avrei potuto farlo senza una laurea, perché lo studio mi ha aperto la mente, ed è quello che ci vuole per fare impresa. Un tempo si parlava di braccia rubate all’agricoltura, oggi sono i cervelli a tornare alla terra». E nella sua azienda, Biotesoro, ora crescono anche limone caviale, ortaggi e fragole.
Veronica Barbati aveva già le idee chiare quando ha scelto di laurearsi in Economia e gestione dei servizi turistici: voleva dare una marcia in più all’azienda agricola di famiglia con un agriturismo. Ha avuto un primo finanziamento nel 2010, a 21 anni, e un altro l’ha appena ricevuto per introdurre un’area camper nel suo Agriturismo Barbati, dove coltiva vitigni autoctoni e ortaggi e propone esperienze di campagna per famiglie, molto gettonate. È anche presidente dei giovani di Coldiretti e a chi volesse fare richiesta dei fondi europei per gli under 40 raccomanda: «Fate attenzione ai bandi regionali e lavorate a un buon progetto. Viene richiesta una montagna di documenti e certificazioni, ma non scoraggiatevi. Le soddisfazioni, anche economiche, arrivano».