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17.4.21

fare il contadino non è più un mestiere disonorevole ma una moda ? «QUESTO MESTIERE NON MORIRÀ MAI PERCHÉ CI DÀ IL CIBO», DICONO TUTTI QUELLI CHE VI SONO RITORNATI

 

  • GENTE
  • DI GAETANO ZOCCALI
  • Ritorno alla terra dopo la laurea: è boom di giovani agricoltori

    VALENTINA DOPO LA BOCCONI HA INIZIATO A COLTIVARE ORTAGGI. VERONICA HA STUDIATO ECONOMIA E ORA SI OCCUPA DI VITIGNI. SONO 55 MILA I RAGAZZI CHE FANNO IMPRESA CON LA TERRA: UN RECORD IN EUROPA. «LA FATICA È TANTA, MA SI GUADAGNA BENE»

    LA SIGNORA DELLE CAPRE Ponteranica (Bergamo). Federica Cornolti, 30 anni, con i due pastori australiani Lucky e Aika, mostra la stalla di Val del Fich, creata con i contributi europei. Ci alleva sessanta capre da latte di razza Saneen. È laureata in allevamento e benessere animale.

    Voglio andare a vivere in campagna, ma vivo qui in città, e non mi piace più... Toto Cutugno lo cantava, in molti lo hanno sognato e tanti, tra i più giovani, sono davvero passati a questa scelta di vita nel 2020. In controtendenza rispetto all’andamento dell’economia, infatti, Coldiretti svela che c’è stata una corsa alla terra degli under 35, che hanno abbandonato altri settori per dedicarsi all’agricoltura, con un balzo del 14 per cento rispetto a cinque anni fa. Così l’Italia ha conquistato un primato europeo: 55 mila ragazzi alla guida di imprese verdi.


    La terra ha dato prova di essere un pilastro ben solido, e la nuova coscienza green dei consumatori indotta dalla pandemia ha dato un’accelerazione al fenomeno. Ben 40 mila giovani italiani hanno scommesso sulla campagna facendo domanda per i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea con il Programma di sviluppo rurale (PSR 2014-2020), finanziamenti a fondo perduto per il 50-70 per cento della cifra, spesso impiegati per recuperare terreni di famiglia in abbandono.



     Purtroppo, solo metà delle domande è stata ammessa, anche a causa della burocrazia complessa, ma questo non scoraggia perché, dati alla mano, è dimostrato che le aziende agricole condotte da giovani raggiungono un fatturato fino al 75 per cento superiore alla media, grazie alle loro capacità di innovazione e alle esperienze multisettoriali. Essere contadini oggi, infatti, richiede idee e competenze multiple, come dimostrano

    diverse storie di successo.

    «Puoi avere il prodotto migliore del mondo, ma se vuoi venderlo lo devi raccontare nel modo giusto», dice a Gente Valentina Stinga, 31 anni, a capo di Rareche di Sorrento (Napoli). In pieno lockdown la giovane contadina-blogger ha lanciato la vendità online delle sue conserve, subito andate a ruba. Laureata alla Bocconi, Valentina lavorava per Booking.com quando ha cominciato a interessarsi alla terra. «Mi occupavo delle masserie pugliesi in affitto, e vedendo quelle tenute ho pensato di piantare anche io delle zucchine sui terreni di famiglia, quasi per gioco, ma mi sono appassionata e ho pensato di farne il mio lavoro. All’inizio gli amici mi hanno dato del

    la matta, invitandomi a non sprecare anni di studio, invece lo studio serve in ciò che faccio, eccome», racconta. Lei coltiva ortaggi e verdure senza serre, in primis i grossi pomodori di Sorrento, da insalata. «L’idea delle conserve nasce come progetto di economia circolare, per non sprecare i pomodori maturi.
    Poi, facendo la salsa, ho scoperto che aveva un sapore straordinario». Motivo per cui sta preparando una richiesta di finanziamento per ingrandirsi. «Lavorare la terra è faticoso, non ci siamo fermati nemmeno un giorno in lockdown, ma se c’è la passione non pesa». Tra chi ha già ottenuto l’aiuto dall’Europa c’è Lorenzo Ottoni di Asola (Mantova), 21 anni, primo agricoltore millennial. «Ho ricevuto 20 mila euro. Metà li ho usati per pagarmi parte del trattore con autoguida satellitare, che serve per fare un lavoro di precisione, senza ripassare nello stesso punto. Con il resto ho comprato nuove mucche italiane». Sui trattori Lorenzo aveva iniziato a lavorarci per passione, durante gli studi di Meccanica motoristica. «A 19 anni, però, ho voluto rilevare l’azienda con

    35 vacche del nonno ottantacinquenne, e ho chiesto un prestito in banca». Ora Lorenzo  è arrivato a 200 capi, e coltiva anche soia, pomodori e mais. «È il mestiere più vecchio del mondo ed è quello che dà più soddisfazione perché si lavora con un ciclo completo, dal seme al prodotto finito».A Illegio (Udine) Marco Zozzoli, 31 anni, ha rinunciato al posto fisso di perito metalmeccanico per avviare Il Vecjo Mulin, dove coltiva duecento varietà di ortaggi in estinzione. Matteo Andreatti, 25 anni, di Apicoltura Gocce d’Oro di Bedollo (Trento), produce miele bio da apicoltura transumante e con i 40 mila euro avuti dall’Europa ha avviato un moderno laboratorio. Federica  Cornolti, 30 anni, di Ponteranica (Bergamo), grazie ai fondi europei ha fatto rivivere alcuni terreni per allevarci 60 capre e fare i formaggi Val del Fich, che vende porta a porta. Poi ha aggiunto piccoli frutti per le marmellate e grazie a un bando del Parco dei Colli ha appena acquistato un trattore.

    Salvatore Palmieri, 33 anni, architetto, progettava gli interni delle vetture Fiat a Pomigliano d’Arco, fino a quando una proposta di lavoro all’Alfa Romeo di Milano lo ha messo di fronte a una scelta: «Non era giusto abbandonare il Sud, così ho recuperato l’agrumeto del nonno, a Policoro (Matera). «Non ho
    avuto gli aiuti comunitari perché la laurea in Architettura mi ha penalizzato, ma sono andato avanti lo stesso, lavorando sodo: io e mio papà da soli. Non avrei potuto farlo senza una laurea, perché lo studio mi ha aperto la mente, ed è quello che ci vuole per fare impresa. Un tempo si parlava di braccia rubate all’agricoltura, oggi sono i cervelli a tornare alla terra». E nella sua azienda, Biotesoro, ora crescono anche limone caviale, ortaggi e fragole. 
    Veronica Barbati aveva già le idee chiare quando ha scelto di laurearsi in Economia e gestione dei servizi turistici: voleva dare una marcia in più all’azienda agricola di famiglia con un agriturismo. Ha avuto un primo finanziamento nel 2010, a 21 anni, e un altro l’ha appena ricevuto per introdurre un’area camper nel suo Agriturismo Barbati, dove coltiva vitigni autoctoni e ortaggi e propone esperienze di campagna per famiglie, molto gettonate. È anche presidente dei giovani di Coldiretti e a chi volesse fare richiesta dei fondi europei per gli under 40 raccomanda: «Fate attenzione ai bandi regionali e lavorate a un buon progetto. Viene richiesta una montagna di documenti e certificazioni, ma non scoraggiatevi. Le soddisfazioni, anche economiche, arrivano».





    20.9.19

    invece di protestare e lamentarsi per i licenziamenti alla Rw fabbrica di delel bombe nella guerra in yemen si ritornasse a fare i contadini ? la storia di Antonio Occhioni da cuoco ad ortolano bio

    non esistono più le mezze misure .Se un  discorso serio fatto su  questa  pagina     facebook a cui  partecipo

    invece di lamentarsi pensino che ci sono tante terre incolte che aspettano d'essere coltivate da quelle parti.e che se si vuole non si rimane senza lavoro

    LANUOVASARDEGNA.IT
    Domusnovas, l’azienda annuncia il ridimensionamento: via 160 lavoratori in due mesi




    ottiene    risposte come queste  


    Stefania De Prai Facile fare battute spiritose quando non sei tu quello che ha una famiglia da mantenere e si è perso il lavoro (e in una regione depressa come la Sardegna trovarne un'altro non è facile...) Non lo trovo molto simpatico.

    Nessuna battuta  , almeno non in questo caso  , ma  una verità scomoda  . Chi lo dice   che  fare  il contadino    sia dequalificante .  Mio padre  ed  mio zio   sono stati mantenuti agli studi   da mio nonno  che   prima di lavorare  all'Inail   faceva  coso  come i  bisnonni ,  l'ortolano ed  il contadino  . Ed  mio padre   ha sempre lavorato in campagna  prima di convertirsi e creare  un vivaio  ed un negozio di fiori   .  Nonostante  le  disgrazie e  le  calamità  :   dell'incendio  del 1983 ed  la nevicata del 1986 
    La sardegna  prima delle   chimere industriali della petrol chimica  a Porto torres  , Ottana  ed  macchiareddu   e poi     del turismo rapina  con la  costa  smeralda e  porto rotondo e  la  deturpazione delle coste    , con le  basi    ed  i poligoni  militari  ed  ora  con il mater olbia ha sempre      vissuto di pastorizia  ed   agricoltura  . Ora  che  i modelli imposti , alcuni  morti e  falliti  ,diventati cattedrali nel deserto o  quasi ( le industrie  )  o  proprietà privata  o  di rapina (  la speculazione delle coste  )  o d'avvelenamento  (  i poligoni  e  le basi militari  )  ed  ora   la    privatizzazione della sanità  a scapito di quella pubblica  con il mater olbia   . Penso che  l'unica soluzione sia il ritorno ala terra  .  

    Ed  peer questo che        riporto questa  storia    tratta   dalla nuova sardegna del 18\9\2019 magari può essere   da  spunto   per  i giovani     che vi lavoravano  o le loro famiglie  a   non vivere  solo di sussidi  \  reddito di cittadinanza  e   magari riuscire  a  trasformare   \  riconvertire   con la creazione  di    una cooperativa  \  consorzio    l'industria delle  armi in un  industria  di conserve  o  altro legata   ai prodotti del territorio


     Da cuoco a ortolano bio: la nuova vita di Antonio Santa Teresa, dopo anni dietro i fornelli della rosticceria si è dedicato alla terra. Con il suo negozietto trainato da un trattore vende i prodotti nelle vicine frazioni                                     di Walkiria Baldinelli






    SANTA TERESA. Ortolano per scelta. Antonio Occhioni, 56 anni, da un lustro ha cambiato vita: tolto il cappello da cuoco che indossava nella sua rosticceria, ha deciso di dedicarsi alla terra. E in un ettaro di terreno coltiva prodotti genuini e biologici. Durante la settimana, con il suo casottino realizzato su un carrello trainato da un trattore – entrambi furono fabbricati nel 1968 – , fa la spola tra il suo orto a Porto Pozzo in cui abita, e la vicina frazione di San Pasquale. Una filiera corta apprezzata da residenti, visitatori e turisti, soprattutto nel periodo estivo. Il suo “negozio” ambulante non passa inosservato e per molti è diventato un'attrazione: immancabili i selfie scattati per ricordare le vacanze in terra gallurese o davanti alle cassette della verdura. Sul trattore c'è un via vai di bambini, quasi tutti raccontano di non esserci mai saliti. C'è anche chi tiene in mano un modellino di questo mezzo agricolo e chiede di potersi sedere su questo di colore arancio parcheggiato in uno spiazzo che costeggia via Nazionale, la statale che taglia in due il paese di Porto Pozzo. Oltre a essere fonte di attrazione è diventato anche un “dissuasore” naturale di velocità per gli automobilisti che di solito sfrecciano lungo questa arteria di collegamento. Alla vista della colorata casetta delle verdure su ruote, rallentano la loro corsa. «Ho scelto un mestiere che mi fa sentire libero – spiega Antonio –. Amo la vita di campagna, ho un ettaro di terreno che coltivo da almeno dieci anni, con una guardiana d'eccezione: Nuvola, la mia cagnolina. Lavoro all'aria aperta, dalla produzione alla vendita ambulante, senza sosta. Sono sempre stato a contatto con i clienti, sino al 2015 avevo una rosticceria. Nelle ore di chiusura ogni giorno mi recavo nel mio paradiso agricolo, dove coltivavo uno dei miei sogni più grandi: diventare ortolano». Una passione nata con Antonio, a cui però non aveva mai dato seguito. «Eppure già a otto anni volevo fare questo mestiere. Un lavoro duro e difficile, ma ricco di soddisfazioni. Basta stringere le mani delle persone affezionate ai miei prodotti. Arrivano a Porto Pozzo o a San Pasquale da ogni parte della Gallura per fare acquisti».

    Dopo aver rimesso a nuovo il trattore e il carrello immatricolati 51 anni fa, ora Antonio sta studiando il modo di poter usare anche durante la stagione invernale inverno il suo negozietto ambulante. E di aggiungere un’altra tappa al suo mercatino: Santa Teresa. «Cinque anni fa sono stato uno dei primi ortolani a chiedere la licenza per il commercio itinerante – racconta con orgoglio –. Ma posso vendere direttamente anche dove ho l’orto». Nelle cassette di legno c'è la verdura di stagione: patate, pomodori, zucchine, melanzane, fagioli, aglio e cipolla. Appesi alle pareti gli oggetti simbolo del suo percorso da ortolano. «Vecchi cestini impagliati o di pelle, con disegni raffiguranti i costumi tradizionali

    sardi – spiega –. Questa vecchia bilancia, la falce che uso per tagliare il grano. Insomma, tutti oggetti che hanno segnato il percorso di quello che oggi è diventato il mio mestiere. Un mestiere ricco di soddisfazioni, una scelta di vita che rifarei. Non ho nessun rimpianto».

    5.4.17

    Luigi, 24 anni e pastore per vocazione: "Per il mio gregge ho rinunciato all'università"



    Siamo a Carpino, in Puglia, sul Gargano. Luigi ha 24 anni e quando ne aveva 18 ha fatto una scelta radicale: fare il pastore come suo padre e suo nonno. "Dopo il diploma i miei genitori avrebbero voluto che mi iscrivessi alla facoltà di Veterinaria, ma sentivo che se avessi lasciato le nostre greggi sarebbe tutto scomparso nell'arco di pochi anni". Una scelta guidata anche da una visione innovativa della pastorizia, volta al biologico. Luigi aspetta che l'erba dei pascoli cresca in maniera spontanea, evitando l'uso di fertilizzanti, e per i suoi capi sceglie soltanto medicinali che non lascino residui nel latte o nelle carni. "Fare questo tipo di scelte - conclude - comporta più sacrifici e spese maggiori, ma io ho deciso di fare questo lavoro perché ho rispetto per la natura, per gli animali e soprattutto per gli uomini che mangiano i formaggi che produco"(di Lorenzo Scaraggi)

    9.12.12

    Decrescita felice per rispondere alla crisi "Si coltivano orti e si vendono più bici"

    non ricordo la fonte  di questo interessante articolo

    "La paura c'è" ma gli italiani reagiscono alla crisi anche con "difese strenue": è quanto si rileva dal rapporto annuale del Censis sulla situazione sociale del Paese.
    In due anni 2,5 mln di famiglie hanno venduto oro o preziosi; l'85% ha eliminato sprechi ed eccessi, il 73% va a caccia di offerte; il 62,8% ha ridotto gli spostamenti per risparmiare benzina, si vendono meno auto. Alla contrazione della vendita delle auto ha risposto un boom delle biciclette: ne sono state vendute 3,5 milioni; 2,7 milioni di italiani coltivano ortaggi da consumare ogni giorno.

    LE SPESE - La sanità costa cara agli italiani. Nel 2011 le famiglie hanno tirato fuori di tasca loro (out of pocket), per acquistare beni e servizi sanitari, ben 28 miliardi di euro, pari all'1,76% del Pil. Lo evidenzia il 46° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. Una spesa sostenuta soprattutto per far fronte alla scarsità di cure domiciliari e integrazione socio-sanitaria, necessarie per sostenere l'aumento dei malati gravi e cronici. E anche se, secondo l'Ocse, la spesa out of pocket italiana nel 2010 è stata pari al 17,8% della spesa sanitaria complessiva, quindi al di sotto della media Ocse del 20,1%, gli italiani spendono molto di più di altri Paesi europei come Francia (7,3%), Regno Unito (8,9%) e Germania (13,2%). Del resto, come evidenziano i dati del Ministero della Salute, il numero medio di ore erogate a ciascun caso preso in carico dall'assistenza domiciliare integrata nel 2008 è stato di circa 22 ore. Il che rende inevitabile per le famiglie supplire alle mancanze del sistema pubblico, e sostenere costi spesso insostenibili, quando si tratta di malattie gravi o croniche. Ad esempio, la stima dei costi sociali diretti a carico delle famiglie, fatta dal Censis, vede una spesa di 6.403 euro per l'ictus, di 6.884 euro per il tumore e 10.547 per l'Alzheimer. Ciò evidenzia, secondo il Censis, come il modello assistenziale socio-sanitario sia capace di coprire solo una parte dei bisogni, lasciando scoperti proprio i soggetti che più ne avrebbero bisogno, soprattutto nel lungo periodo.

    POLITICA E SOCIETA' - Italia "separata in casa" per sopravvivere alla crisi: da una parte ci sono le istituzioni politiche alle prese con il rigore sui conti, dall'altra i soggetti economici e sociali, che, "rimasti soli", attuano "affannose strategie di sopravvivenza".

    I CONSUMI FAMILIARI - "Risparmio, rinuncio, rinvio": il rapporto annuale del Censis indica così "le tre 'r' dei consumi familiari", alla base del crollo delle spese. "Nel primo trimestre 2012 la flessione delle spese delle famiglie è stata del 2,8% e nel secondo trimestre vicina al 4% in termini tendenziali". Nel 2012 i consumi reali pro-capite, pari a poco più di 15.700 euro, "sono tornati ai livelli del 1997". Mentre è in "drastica riduzione"anche la propensione al risparmio, "dal 12% del 2008 all'attuale 8%".

    BOOM DI CERCA LAVORO - "Tra primo semestre 2011 e primo semestre 2012 il numero delle persone in cerca di lavoro è aumentato di oltre 700mila unità", a 2,75 milioni. "Incremento davvero eccezionale, +34%", rileva il Censis nel rapporto annuale. Mentre è "anticiclica" la dinamica dell'occupazione femminile, con 110mila nuovi posti tra 2010 e 2011, +1,2%; "Tendenze destinate a consolidarsi ancora di più nel 2012", con un saldo di +118mila unità nel primo semestre. In controtendenza anche l'occupazione nelle coop.

    LA CRISI COLPISCE LA LETTURA - Gli unici mezzi di comunicazione che riscuotono un successo crescente sono quelli che integrano le funzioni dei vecchi media nell'ambiente di Internet, come gli smartphone e i tablet. E' quanto si legge nel capitolo del rapporto del Censis dedicato a comunicazione e media. Prosegue l'emorragia della carta stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012), che erano il 67% degli italiani cinque anni fa, sono diventati oggi solo il 45,5%. Perde lettori anche l'editoria libraria: ormai meno della metà degli italiani legge almeno un libro all'anno (49,7%), anche se si segnala un +1% per gli e-book. La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti percentuali nell'ultimo anno ed oggi l'utenza si assesta al 62,1% degli italiani (90,8% tra i giovani). Continua anche la forte diffusione dei social network: è iscritto a Facebook il 66,6% delle persone che hanno accesso a Internet (il 41,3% dell'intera popolazione). Al tempo stesso i telefoni cellulari (utilizzati ormai da 8 italiani su 10) aumentano ancora la loro utenza complessiva (+2,3%). La televisione continua ad avere un pubblico che coincide con la totalità della popolazione (il 98,3%: +0,9% rispetto di utenza complessiva rispetto al 2011), ma cambiano i modi guardarla: il 42% degli italiani collegati ad Internet cerca i canali su YouTube per costruirsi i propri palinsesti. Anche la radio resta un mezzo a larghissima diffusione (la ascolta l'83,9% della popolazione: +3,7% in un anno).

    «Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

      corriere  della sera   tramite  msn.it  \  bing    Rahma Nur insegna italiano, storia e inglese alla scuola elementare Fabrizio De André d...