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18.6.16

breve storia di tutto di matteo tassinari

reve storia di tutto


         di Matteo Tassinari
A differenza dell'Inghilterra, dove i giovani iniziarono ad identificarsi con gruppi di riferimento dai codici e stili propri, ma privi di una visione politica, in America tutto si muoveva in sintonia con la scoperta delle religioni orientali, viste come alternativa politica al modello occidentale. Cominciò tutto con l’impegno politico vero nel rifiuto della guerra in Vietnam, questa era la causa principale che animava migliaia di giovani non solo in America ma in tutto il mondo. Proprio quando si scoprì che tanto la vita è un lampo tra l’oscurità del nulla e quella della bara, come dice Giovanni Soriano in "Finché c'è vita non c'è speranza".

 Stili di vita
Nel 1965 il regista Premio Oscar David Miller, bruciò per protesta la sua cartolina di richiamo alle armi, gesto simbolico che da quel giorno fu ripetuto migliaia di volte da altrettanti giovani fino a farlo diventare un atto dovuto per chi voleva cambiare il mondo con un piccolo ma reale gesto e personale che coinvolgesse milioni di giovani per dare un segnale di movimento, di voglia di cambiare musica. Il segnale venne dato, ma non fu ascoltato. Addirittura in grandi falò pubblici vennero ripetuti, in vari punti degli Stati Uniti, di pari passo con il rifiuto dello stile di vita di una società che non produceva altro che inquinamento e materiale bellico, senza contare la contro parte.
America New Lelt
Attraverso il Movimento pacifista giovanile, nel quale un'anima antimilitarista conviveva a fianco di settori più decisi, pronti e all'erta per la guerriglia urbana, si cercò di bypassare tutti codici delle università per evitare la polizia e forze dell'ordine. La protesta entrò nell'arena politica dando spazio alla New Lelt, pagando più tardi un dazio salatissimo. Un clima sociale surriscaldato spinse gruppi come i Doors, Jefferson Airplane, Country Joe & The Fish, oltre l'utopia, l'avanguardia della svolta politica a ritmo di musica, mutando il linguaggio, il vestire, il vedere la vita e l'incontrarla. Tutte moine per nascondere molto, tanto, troppo narcisismo fino ad oltrepassare la soglia terribile delle banalità e rendersi ridicoli agli occhi del mondo e del Creato. Non è una sconfitta alla Gaber, ma uno squallore alla Squallor!
Il clima surriscaldato, spinse in 
alto, ma molto in alto, pure
troppo, molti artisti
Stella alienata
Dalla pittura alla Graffit-Wall alla Writer Dance Music World, dalla musica alla letteratura, dalla poesia alle manifestazioni creative, pareva davvero che il mondo si muovesse sotto i piedi. Penso che nessuna gioventù abbia vissuto un momento così alto e insicuro, vertiginoso, visionario, come ambiguo e perverso.
In una figura: "amleticamente enigmatico". Oppure pirla che si volevano divertire un pò, privati, chissà da chi, della creatività, dono speciale riservato solo agli illuminati, il resto è solo spuma sgasata, piscia... Vigliacco colui o colei che nega questo! Guai! Ma lasciamo perdere... Le prime band a comporre e cavalcare l’onda della protesta a San Francisco furono i Doors con la stella folle dal cognome Morison, Jefferson Airplane con la formazione fissa del Matrix del 1965, The Fish, Bob Dylan e Leonard Cohen nella maniera più anarchica possibile, con molte attenzioni a non mettere i piedi nella furiosa lotta per non sporcarsi i mocassini lucidi a nuova e comprati alla Sholden English, quasi un paggetti rimbaudiano.
L'onda che  monta
Sull'onda del Movimento californiano, in tutti gli Usa si moltiplicarono manifestazioni in tutto lo stato e poi in tutto il mondo. "Esterina, i ventanni ti minacciano, grigiorosea nube, che a poco a poco in sé ti chiude. Ciò intendi e non paventi". (Eugenio Montale). La lisergia di una ballata può fottere o far male. Ti può andare bene una volta, ma prima o poi arriva,  fatale, ed è un casino apparente e reale. Nessuno vorrebbe essere fra l'incudine e il martello quando la sostanza del quiquibus, e Lsd! Troppe, ma dico veramente troppe, anime rubate, sventole, (sberla), t'arrivano senza conoscere il mittente al cervello, fino alla frittura mista come si fa con il pesce al cartoccio.
Quietismo
Hippies

Negli anni tra il 1965 e il 1967, si sviluppò il più grande movimento giovanile di massa che la storia avesse mai visto, movimento che legava sotto i simboli dei Movimenti Hippies, dei poeti della Beat generation e dei musicisti di quell’area culturale. In quel momento, il quietismo degli hippies è all'improvviso soppiantato dalla volontà rivoluzionaria degli yippies.
Iniziano scontri a san Francisco, Tim Leary vuole riempire di Lsd l'acquedotto di Los Angeles, I Jefferson che creano, forse anche senza volerlo, un movimento di allucinati che si sbrandellano il cervello con potenti misture lisergiche e il mondo è disciolto in una pozione di Lsd25. Come l’America, un poema ai nostri occhi, solo per la sua ampia geografia, capace di abbagliare l’immaginazione, perché in America l’unico peccato è porsi dei limiti. "Dove vai, tu, America, la notte, nella tua macchina scintillante?" (Jack Kerouac). In defintiva, l’America è un errore, un gigantesco errore che condiziona la vita di tutti i popoli, ricchi e poveri, comunisti o fascisti.

Un look minaccioso
Un’intera generazione che pretendeva un mondo diverso, per arrivare al punk, capirai che aspirazioni. Un po’ misero come risultato, fatto che fino a quel momento le nuove mode musicali non avevano intaccato il fondamentale meccanismo del consumismo. Avevano caso mai sostituito vecchi meccanismi con nuovi, visto che qualcosa si doveva pur fare. Come morire, ma i morte lenta, caro Faber.
I giovani avevano scoperto una propria zona esclusiva in cui coltivare stili di vita, abbigliamento, tempo libero, divertimento, ma sempre all'interno di un ben radicato meccanismo di consumo. Per la prima volta, invece, gli hippies mettono in discussione la logica stessa del consumismo.
Il look "straccione", diventato poi fatua espressione di moda, era all'inizio il segno di una minacciosa rivolta contro i valori della società capitalista. La povertà, la semplicità, la vita fuori dalle metropoli, o addirittura la vita in comune, ispirata a una sorta di primitivo e radicale socialismo, erano una lacerante ferita inferta all'America dell'espansione imperialista. La potenza di questo messaggio fu amplificata dal fatto che, come mai era successo prima, analoghi desideri circolavano più o meno in tutto il mondo, in una nuova sintonia che superava distinzioni geografiche e culturali. Tanto ormai il nichilismo l'abbiamo già alle spalle, di fronte abbiamo il nulla.


E il movimento?
Era un'altra anima
Foto dal tempismo perfetto
Importantissima quanto profonda, anzi spesso decisiva, nei momenti più intensi della rivolta. A Berkeley si sviluppò l'ala "politica" del movimento, dapprima con il Free Speech Movement, che adottò la tattica della disobbedienza civile per lottare contro i metodi d'istruzione delle scuole e delle università, contro l'asservimento delle stesse università all'industria militare e, soprattutto, contro la guerra in Vietnam, predicando una "lotta politica
emotiva", fantasia poetica e fratellanza. Esibivano il loro stile di vita alternativo, per molti versi simile a quello degli hippies, nella quotidianità della vita urbana, con l'intenzione di fare della propria esistenza personale una testimonianza politica. 
L'obiettivo era quello di porre l'intera America "in acido", ovvero deridere la società, per così dire, "normale" con surreali dimostrazioni pubbliche (famosa la distribuzione gratuita di denaro nella Borsa di New York) con lo scopo d'innescare una vera e propria rivoluzione permanente. Jerry Rubin fu l'elemento di spicco del movimento "politico" californiano, l'organizzatore del Vietnam Day Committee, guida del movimento.
Cervelli      soffiati
Come cantava Jim Morrison “Vogliamo il mondo” e lo volevano veramente, e subito! C'era molta ignoranza sugli effetti delle droghe. Da qui si possono notare gli effetti collaterali in quanto ancora si provava e basta, non c'era informazione Lsd, Morfina, Cardiostenolo, 0,1, liquidi dai colori tropicali. Buttavamo giù di tutto e tutti insieme ma anche da soli, senza preoccupazione convinti che ogni droga potesse dare solo benessere.
E invece... Gli stadi di paranoia dovute all’assunzione soprattutto di effetto droghe allucinogene, che sul momento dell’azione ti porta sulle ali di Icaro, ma quando l’effetto finisce la fatica è trovare un aeroporto aperto con la pista d’atterraggio sicura e illuminata, in quanto l'atterraggio poteva avvenire anche di notte. Vorrei sapere a quanta gente l'Lsd ha soffiato il cervello, ma queste sono le cose che non si sapranno maio, come gli autori della strage di Ustica!
Avendo      provato
quasi     tutte
le droghe in circolazione, quindi conoscendo non per sentito dire ciò che scrivo, posso dare un giudizio certo e attendibile: Lsd è tra le droghe più devastanti della terra. E' un dolore inspiegabile, metafisico, perché quel che vedi e senti, lo vedi e lo senti solo te e questa immensa solitudine scombussolerebbe la psiche di chiunque, devastandola. Attenzione alla chimica di adesso, è facile incontrare un meccanico che fa di suo l'MDMA o presunta Perfettina. Un'autentica bomba ad orologeria, può andar bene, come può andar male e cadere in stati di paranoia più o meno potenti. 


Per questo       viene chiamata
la droga dei poveri e spesso sono gli adolescenti a consumarla, non c'è nulla di così atroce come le frasi comuni legate al modo popolare di giudicare il drogato, uno sconcio autentico. Intanto il Movimento procedeva a passi da gigante, spinto e sospinto non solo perché i giovani conobbero la droga, ma perché gli stessi giovani implicavano motivazioni più che oneste e sincere alle loro lotta, senza interessarsi di quei periodi e problemi causati da queste sostanze spesso alterate da altre sostanze: il crack è sempre all'erta. Ma erano esausti della cosiddetta cultura conservatrice, tant’è che i giovani che si misero alla ricerca di altre culture o religioni, divenne un fenomeno e spesso con conseguenze anche drammatiche.
Parlare del bene
 e del male 
La vecchiaia oggi è un argomento quasi tabù e paradossalmente innaturale agli occhi della nostra società dell’efficienza a tutti i costi. Non a caso troviamo pubblicità che incitano a “non puoi permetterti di invecchiare”, e a questo ci pensa soprattutto la chirurgia estetica e i numerosi personal trainers che cercano di scolpire muscoli “che non si devono afflosciare” di persone più o meno mature.
A parlare, nel bene e nel male, di questa stagione che fa parte della vita di ognuno di noi, oltre alle trasmissioni televisive di grande audience che tendono a considerarla d’impiccio e di impaccio, ci sono due autori cinematografici che hanno coraggiosamente trattato questo tema ironico e cinico, i Coen e Scorsese, ma questi sono dettagli, perché la mia generazione ha perso, per dirla con Gaber, e la giovinezza, spesso, non è vero affatto che sia un’età felice. Eppure c'è chi dice che ogni ora perduta durante la giovinezza è una possibilità di infelicità per l'avvenire. Dunque?

26.2.16

Benedetta fra i fiumi

Chiedo scusa  al compagno di strada   Matteo  se  introduco un post  mandando a  Fncl    coloro che mi dicono    che   riportando tali post  invito  la gente  a  drogarsi  . Perchè tale gente  non ha capito niente degli anni  70  \80  o  gli ricorda  solo come  anni di droga e terrorismo  . Ma  soprattutto non conosce la  situazioni  \  le storie    di  chi  ci  è   caduto   come quella  di Matteo e  di questa  ragazza 


di cui parla    questo   documentario   di 



Regia: Antonello Branca
Formato originale: negativo 16mm
Produzione: Antonello Branca
Italia, 1976, bn, 66'



Documentario sulla penetrazione della droga a Milano negli anni '70. Filomena ha solo 24 anni e racconta con una lucidita' che toglie il fiato il suo percorso di bimba rinchiusa in collegio, scappata di casa, ripresa dalla famiglia e trattata come donna perduta. Racconta il matrimonio con un ragazzo emigrato in Germania, e la sua incapacita' di adattarsi a questa nuova situazione. Narra l'arrivo a Milano, l'incontro con Antonio e quello con la droga. Un dialogo a due voci traccia il quadro spietato della tossicodipendenza, della ricerca quotidiana della dose e dei tentativi di venirne fuori. Si tratta di un documento struggente, soprattutto per la lucidita', la misura, la maturita' e l'intelligenza di due figure indimenticabili.






Ora  dopo   questa    premessa   lascio  la parola  a   Matteo ed  al  suo  post

Benedetta fra i fiumi


Come Paz avrebbe disegnato Benedetta

 Il Paz, Benny e io


di Matteo Tassinari                                  
Per quel che ne sola vita è breve, l’uomo è cacciatore, gli italiani sono tutti allenatori e per molto tempo saremo morti. Rimanemmo sull’ultimo concetto in forzosa meditazione, per la durata di diverso tempo. Da una busta quelle internamente con le bolle incellofanate da far scoppiare, trassi due insuline Terumo sterili da 5 cc l'una e in due cucchiaia sciogliemmo polvere bianca (Thailandia) e di brown (Turchia).
Infilai il braccio nel vuoto in modo che fosse teso con vene ben gonfie, pronto a farmi un dose d'ingiustizia pagata con soldi miei trovati chissà dove, ma vallo a spiegare alla gente, a chi si ritiene ragionevole, quindi bravi e zelanti indicatori di quale strade imboccare. Bazzecole? Non ho problemi. Però fatti una pera, poi diventane schiavo, scappagli se ti riesce e trovati, se non sei ancora morto nel frattempo, per lei malato fino alla morte dopo 33 anni che non vedo un milligrammo d'eroina. Allora, forse, potremmo intavolare un discorso, di quelli che si fanno guardandosi in faccia, alla pari. E sentirti dissociato ti farà solo bene, restando per sempre coinvolto in cose che preferisci non sapere. Non scrivo tutto ciò in giugno, a caso, e il giusto lavoro "sporco", lo faccio sempre molto volentieri. Un 16 giugno di 24 anni fa, a Montepulciano, per un pera qualsiasi, morì il miglior fumettista e pittore italiano del secolo scorso, Andrea Pazienza detto il Paz!, come fosse stato spintonato, ubriaco di Toradol, per poi essere appeso ad un vortice di polvere divenuto sciarada, ma non sappiamo cosa.

“Siamo qualcosa che non resta,
frasi vuote nella testa e il cuore di simboli pieno”
                                                            (Francesco Guccini, “Incontro”)
Non so che anno fosseforse il 1982, quando un giorno accadde un fatto che oggi ricordo con buona memoria e vivido ricordo e non perché fosse più truculento di altri, niente affatto, perché era gelido come la Tramontana dopo che ha attraversato i Pirenei. Anche se sono trascorsi 33 anni, lo scrivo al presente quel giorno privo di compassione e vissuto con una mia amica, molto speciale.
   Il linguaggio gonfio
Una donna che sapeva leggere il linguaggio del non detto per pura nostra incapacità nell'essere leali, senza lasciare nulla d'incompiuto. Emergendo dagli abissi come un cadavere gonfio di un annegato di droga, Benedetta è alle prese coi fiumi che le fluttuano plasma. L'adolescenza sorprese a tradimento le nostre giovanissime vite e la schiantò con la furia indifferente e sciatta di un uragano, senza che nessuno se ne accorgesse. Nell'anonimato che vi rende tutti colpevoli nei confronti di Benedetta e di me, vigliacchi ipocriti falsi, che appena vi brucia un tendine pensate subito al tumore. Come si capisce che non siete abituati a dolore. Come si vede che vi piace da morire fare le vittime, anche quando siete dei soverchiatori. Vergognatevi di tutte le fandonie che avete detto su questo terreno.




















L'oppio,
la     nostra religione
E’ in una rovinosa ricerca di una vena. Le braccia di Benedetta, più grande di me di un paio d'anni, sono un cimitero di cicatrici: tagli, fori, calli, buchi, tentati suicidi, tatuaggi alla come viene viene. Febbricitante s’infila la spada e comincia il rituale ululato, poi il risucchio per vedere se l’ago aveva centrato la vena oppure no. Benedetta sta da far schifo, astinenza esplosa da un pezzo, per di più suda e trema dal dolore. E’ seduta su di una sedia in cucina. Assisto in silenzio, strafatto per conto mio e steso sul divano con gli occhi a fessura e la tv accesa con il volume al minimo, per cui non le dedico alcuna attenzione. 


















E' un pò più chiaro?
L’astinenza la costringe a scoreggiare forte e assumere piegamenti nel volto che la sua femminilità non avrebbe voluto. Spiegazione dovuta ai più: quando si è in down forte, come quello di Benedetta e hai la roba pronta nell'insulina già calda, l’emozione ti prende così forte allo stomaco che rischi di cagarti addosso senza dedicare al fatto molta attenzione, per cui continui a praticare l’iniezione ignorando completamente l’evacuazione solido-corporea. Se qualcuno storce il naso per lo schifo, allora vorrei dirgli quanto segue. Alla base dell'assunzione delle droghe, di tutte le droghe, anche tabacco e alcol, c'è da considerare se la vita offre un margine di senso sufficiente per giustificare tutta la fatica che si fa per vivere. Se questo senso non si dà, se non c'è neppure la prospettiva di poterlo reperire, se i giorni si succedono solo per distribuire insensatezza e dosi massicce di insignificanza, allora si va alla ricerca di qualche anestetico capace di renderci insensibili alla vita. E' un pò più chiaro? Non penso.


Aiutami, cazzo, aiutami!!!
Benedetta tira su il primo risucchio e dalla cannula della Terumo esce il primo fiotto di sangue. Ma la spada, come un gancio che si stacca dalla propria presa, esce dalla vena. Benedetta torna coll'ago a farsi spazio dentro il braccio. Con quella spada rimestola come avesse in mano un cucchiaio e girasse del minestrone. “Cazzo Matteo, aiutami! Non vedi che son fuori vena?! Dammi una mano, fa qualcosa, per la miseria! Qua si sta seccando tutto! Sto andando giù di testa! Aiutami, cazzo, aiutami!!! Mi scoppia la testa, mi tremano le mani e non riesco a beccare la vena più grossa per non andar fuori vena. La roba mi si raggruma tutta col sangue”. Più che pompargli l’avambraccio, cosa potevo fare? Le presi il braccio e strinsi forte per riuscire a vedere meglio dov’erano 'ste vene. Schizzò un fiotto di sangue sulle pareti e una piccola parte sulla pasta rimasta dal pranzo. Un fatto, in quell’istante, che a Benedetta importava quanto gliene poteva fregare di chi aveva vinto il campionato di Golf americano quell'anno, non essendosene accorta mai di entrambi i fatti.

La      Flebo
spontanea
Eccola di nuovo tornare alla carica come una Giovanna D'Arco di provincia. Inizia a forarsi in una mano, ma a nulla servì. Poi riprova in una gamba. Niente. Le vene erano massacrate e seccate. Nella furia di pizzicare un rigagnolo di sangue, mi butto e provo anch’io nella ricerca di quel rosso che ti fa capire di essere ad un passo dalla felicità malata, ma ridotto com’ero e beccare la vena, era come iscrivere uno che soffre di vertigini ad un corso di paracadutismo.
Il figlio illegittimo di Patty Pravo


Vene otturate
Le vene erano tutte otturate a forza di darci dentro, negli anni con furioso sdegno verso sé stessi, si formano canali che poi seccano, quelli che i tossici chiamano "Flebo spontanea".“No, no, sto perdendo la mia pera! Non ci posso credere, mezzo grammo buttato via! Si sta solidificando tutto, ummfff...”. L’angoscia è spessa: “Come cazzo faccio, non becco la vena, non becco la vena. Non la becco, ti sto dicendo”. Paranoia full immersion. Non beccare la vena significa non sentire il flash, l’impatto che l’eroina ti offre appena saluta il tuo sangue, cioè la parte migliore della storia, quella che ti stravolge e ti lancia per un periodo di tempo precisato nel regno dell’ovatta e degli abbandoni globali per poi ritornare come zombi. “Ma porca puttana vacca troia, evvaffanculo!". E' Benedetta, va capita.
 "Oggi avrei
voglia di quiete"
"Come faccio con ‘staroba! Non becco la vena" e imprecazioni di ogni risma e un suo urlo agghiacciante chiuse per un attimo quella follia, nel tentativo di farsi sta cazzo di pera, mentre con l'ago frugava nel crocevia della mano sinistra. Inizia ad emettere rumori strani, più strani degli altri. Dal suo stomaco partono gorgoglii in continuazione. Come rutti e scoregge si succedono uno dietro l’altra. Sarà al quarto buco. L’astinenza gli sta soffiando addosso tutta la sua inquietante per quanto certa presenza, avendo in mano l’arma che potrebbe spegnere tutte le sue angosce in un solo secondo. Non ho dubbi, è palese, direi.

 E ribuca la carne
Il liquido rosso nell’ago sta coagulandosi. Benedetta sa, e questo la manda in maggior tormenta, s'è possibile. Buca, buca, buca. E ribuca la carne color madre perla. Fruga e buca, fruga e buca, cerca, buca, fruga una vena che da qualche parte nel corpo avrai?! Con mani tremanti tira su lo stantuffo per vedere se l'ago è in vena. Niente. Nella spada solo aria, niente ampolle rosso sangue. Ci riprova, ancora. Poi ancora. Buca, fruga e stramazza. Benedetta mi guarda con uno sguardo mai visto prima, fra il terrore e l’impotenza. Decisa come pochi essere umani al mondo, tira su la maglietta per iniettarsela nel Deltoide, il muscolo dell’avambraccio, almeno, l’effetto della roba le verrà su parzialmente venti minuti dopo e senza risucchio, che è tutt'altra roba, per un tossico o tossica. Un esempio: è come per un alcolista mangiarsi una caramella al liquore oppure tracannarsi con infamia un bicchiere ricolmo di Vodka.















Urlerà ancora? 

Benedetta becca il muscolonon la vena, fa pressione sullo stantuffo e stak!, il plasma ormai denso ottura l’ago e schizzandomelo in vari punti della camicia, la faccia. le mani. Benedetta fugge, non so dove. Io rimango a casa sua da solo, bollito come un patata, o forse più lessato come quel tubero. Mi metto a sedere nel suo divano e piano piano mi allungo fino a stendermi. Apro gli occhi e mi trovo di fronte sua madre che mi chiede chi ero e cosa facevo in casa sua. In realtà mi conosceva e sapeva già di sua figlia e di me.

Sapeva che ci facevamo insieme al ritmo della mattanza, che eravamo quanto non si può dire, che avevamo fatto qualche colpettino assieme (furti, scippi, situazioni strane come trovarsi con un avvocato stimato e danaroso di Bologna in un divano galattico in un attico a far maialate di ogni tipo per poi farci sganciare una cospicua parcella per il nostro impazzimento). Sapeva tutto sua madre perché Benedetta, prima o poi, le raccontava tutto. Bella donna, dall’aspetto giovanile, nonostante gli anni.
Le rispondo con notevoli ammaccature grammaticali, di sintassi neanche parlarne: “Signora, come sta? Quando c’ero, lei c’era. Benedetta, Benedetta, Benedetta, dove ti trovi? Vuoi fuori? Non vedi, c'è mamma?!”.La madre mi guarda come si guarda un beota e parte:“Ascolta scemo quindicenne ho già troppi casini con mia figlia e il resto della mia vita. Se Benedetta fosse qui me ne sarei già accorta. Ma qui non c’è. Si può sapere dov’è?”, mi staffilò secco. Risposi: “Signora, guardi niente storie strane, cioè, non le sto facendo le menate, lo capisce no? Per davvero, non so dov’è Benedetta. Sarei il primo a saperlo volere”. Mi cacciò di casa come un appestato, e non (forse) aveva torto.
L'eroina è come una donna. Non ti perdonerà se oltrepassi la misura
L'eroina degli dei
M’incamminai verso il Roncoun fiume di Forlì dove c’era un bar, Il Lido, che ci radunava un po’ tutti, un luogo proprio adatto per gente come noi, isolato, pieno di scappatoie in caso di "perquise" e tante altre piccole comodità. Non c'ero con la testa. Pensavo a Benedetta. L'episodio in se non mi pare più terribile di altri, la differenza la faceva Benedetta.
Rivedendola, una decina di giorni dopo, fredda, occhi chiusi, bella e ben vestita di una cassa di legno. Un'overdose le aveva schiantato ogni legame con questo detrito di realtà dove c'è anche chi riesce a divertirsi. Pensai subito che non era la peggiore delle notizie che potessero darmi di Benedetta, fra tossici si fa presto a capire ciò che è riparabile e ciò che non lo è più e mettersi, non dico il cuore in pace, ma a farsene un ragione. Ma non so se questo serva qualcosa per aiutare a capire il modus-vivendi di chi, per un periodo della propria vita, ha scambiato Dio con l'eroina.

2.12.14

Granchi rossi in marcia Lo spettacolo australiano


 canzone consigliata in viaggio  -  ex  Csi



Granchi rossi in marcia Lo spettacolo australiano

 

 

 

                                                      La migrazione dei granchi rossi




Una volta l'anno, all'arrivo dei monsoni, quasi 50 milioni di granchi si mettono in marcia attraverso la foresta per raggiungere l'oceano. Christmas Island è una piccola isola montuosa che si trova al largo delle coste dell'Australia. Per la maggior parte dei mesi, è un perfetto e stupendo paradiso, con fitte foreste e coste bellissime. Una volta all'anno si tinge di rosso con milioni di granchi (Gecarcoidea natalis) che migrano dalla foresta verso costa per riprodursi e deporre le uova.
LA SENSIBILITA' DELLA POPOLAZIONE - Da tempo il fenomeno è documentato con foto e video. Gli abitanti sono abituati a vedere questo spettacolo. Anzi, hanno maturato nel tempo un istinto protettivo. Come? Cercando di ridurre le morti accidentali attraverso la costruzione dii ponticelli di diversi o deviando le strade. Proprio sulle strade non è raro trovare dei cartelli che invitano gli automobilisti a fare attenzione.
IL VIAGGIO - I granchi rossi attraversano l'Isola per raggiungere la riva. Qui i maschi scavano tane in cui si verifica l'accoppiamento con le femmine. Le uova si schiuderanno dopo circa un mese in acqua. I giovani granchietti, anche se grandi appena cinque millimetri di diametro, lasceranno poi la riva per migrare verso l'interno e dopo 9 giorni di marcia raggiungeranno l'altopiano. Si rimetteranno in viaggio solo quando arriverà l'età dell'accoppiamento, percorrendo la strada già fatta, ma stavolta al contrario.






emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...