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19.8.25

diario di bordo n 142 anno III Dalla Barbagia all’Interpol per collegare le polizie europee ., Alghero, una biblioteca tra i gatti e i ginepri sulla spiaggia di Maria Pia., L’uomo in fiamme

 
 nuova   sardegna   1\8\8\2025

 L’avventura professionale dell’esperto di reti e sicurezza informatica, Gianstefano Monni. Dalla Corte internazionale dell’Aia a Lione
Dalla Barbagia all’Interpol per collegare le polizie europee

                                      di Valeria Gianoglio






Nuoro «Cosa faccio di lavoro? Roba di computer». Quando deve spiegare a una delle tante affettuose “tziedde” nuoresi poco avvezze alle moderne tecnologie, come guadagni da vivere, in genere, Gianstefano Monni e la sua autoironia, decidono di tagliare corto. Ma in realtà, nel mezzo di un curriculum sterminato, il suo attuale incarico e professione potrebbe, tutto sommato, essere riassunto in pochi termini: da due anni, infatti, dirige il gruppo di ingegneri dei sistemi informativi dell’Interpol, nella sede centrale di Lione. Unico nuorese tra tutti i 1272 dipendenti tra la Francia e Singapore, con solo un altro sardo a far parte del gruppone. «In sostanza – spiega – progetto soluzioni per collegare in senso logico le forze di polizia dei 195 Stati membri dell’Interpol. Il team che gestisco si occupa di creare soluzioni per le forze di polizia di tutto il mondo. Ad esempio crea un sistema di condivisione delle informazioni sulle armi rubate, o per condividere le informazioni sui crimini che colpiscono i bambini, per rendere il servizio di law enforcement può efficace, affidabile e veloce». «In poche parole – aggiunge, ridendo – faccio cose, vedo gente».
E non gli manca davvero la voglia di prendersi in giro, insomma, a Gianstefano Monni, come spesso, del resto, succede alle menti più brillanti. Ma la sua storia personale, in realtà, è fatta di esperienze di lavoro serissime, incarichi prestigiosi, e tante esperienze all’estero.
Cinquantadue anni, nuorese di nascita ma genitori dorgalesi – Giacomo e Lucia Fancello – giovinezza trascorsa tra i cortili vicino all’Agrario e le aule del liceo Scientico Fermi. E i primi “incarichi” importanti nel mondo del digitale e dei pc – come confermano i suoi amici di sempre – quando l’allora parroco del Sacro Cuore, don Giovannino Puggioni, gli aveva chiesto una mano per informatizzare l’archivio parrocchiale con tutti i sacramenti impartiti. Poi gli anni di Ingegneria informatica al Politecnico di Torino, e la laurea con una tesi sulle reti “software defined”, prima del ritorno in Sardegna. Ma il rientro nell’Isola, per Gianstefano Monni, è stata solo una parentesi, anche se ricchissima di nuove avventure professionali: dal lavoro di ricercatore al Crs4 di Cagliari all’Ailun di Nuoro.
E ancora consulenze per enti pubblici e aziende, sempre come esperto di digitalizzazione dei processi e nello sviluppo di soluzioni avanzate per la sicurezza delle reti. Una competenza sterminata che nel 2013 lo ha proiettato a un altro incarico prestigioso e a varcare di nuovo i confini dell’Isola: fino alla Corte penale internazionale dell’Aia, dove ha guidato la “migrazione” della rete e dell’intera infrastruttura nella nuova sede. E subito dopo in Irlanda, dove si è occupato sempre della sicurezza delle reti anche per la Zurich insurance. Finisce lì? Manco per niente: perché nel frattempo Gianstefano Monni deposita pure quattro brevetti internazionali legati alla sicurezza informatica, che introducono grosse innovazioni in settori chiave come la gestione intelligente delle politiche di sicurezza di rete.
E infine l’ultima grande sfida, in ordine temporale: l’avventura all’Interpol. Dal 2023 guida l’ufficio di ingegneria, coordina progetti strategici in cybersecurity e non solo: si occupa, insomma, di progettare soluzioni per collegare le forze di polizia di tutti i 195 Stati membri dell’Interpol. Tanti anni di lavoro per i quali ha lasciato l’adorata Sardegna e insieme alla moglie Maria Francesca Pau e a due bei gattoni lo ha fatto come scelta precisa e per diverse ragioni. «Nel 2014 – spiega – in Sardegna avevo raggiunto un punto in cui era impossibile crescere ulteriormente, e lavorare da autonomo nell’Isola era diventato impossibile per molte ragioni. E poi mi aveva chiamato il tribunale internazionale e il caso ha voluto che avessero bisogno proprio delle competenze che avevo acquisito nei due anni precedenti».
E ciò che davvero per lui ha fatto la differenza, nel lavoro all’estero, sta nel fatto «che se non ti piace quello fai puoi sempre cambiare. Ogni ruolo che ho assunto era quello che in Italia sarebbe stato un contratto a tempo indeterminato, ma la voglia di crescere e laroutine mi hanno sempre spinto a cercare, e accettare, ruoli diversi e ripartire in contesti completamente diversi».
«Della Sardegna? – dice – mi manca tutto o quasi, ma la Sardegna sta sempre lì. Non siamo alberi, ma le radici sono sempre quelle e ce le portiamo dietro ovunque. Sono dentro di noi e il legame lo senti ancora più forte quando sei lontano. Ma, detto questo, soprattutto in certe professioni e per certe opportunità devi comunque imparare a convivere col fatto che se vuoi avere certe occasioni devi uscire e accettare le sfide. Poi, se ci sono i voli, puoi sempre tornare. In Sardegna bisognerebbe garantire a tutti e per tutti che restare, partire o tornare, siano scelte fatte liberamente, e non imposte perché non hai alternative».


Alghero, una biblioteca tra i gatti e i ginepri sulla spiaggia di Maria Pia
di Luca Fiori


Inviato ad Alghero Il sentiero di sabbia affonda sotto i piedi, il profumo dei ginepri si mescola alla salsedine. Poi, all’improvviso, tra le ombre lunghe della pineta, appare una scritta azzurra in inglese: “Beach Library”. Due parole semplici, che raccontano una magia. Dietro, il mare di Maria Pia ad Alghero, una tavolozza di azzurri che sfuma nell’orizzonte verso Capo Caccia, e qualche gatto che sonnecchia pigramente tra le radici contorte degli alberi, dove ha trovato casa una colonia felina. È qui che il tempo sembra rallentare, per lasciare spazio a un rito antico, quasi dimenticato: sfogliare un libro o un quotidiano. Quindici anni fa, Stefano Filippi ha deciso che la spiaggia poteva diventare un salotto letterario.



Cinquantacinque anni, nato ad Alghero, socio dello stabilimento balneare “Hermeu”, racconta la sua idea davanti ai libri che ha raccolto in tutti questi anni e sistemato con criterio negli scaffali in legno. Alle sue spalle il mare che si muove lento e un bagnino - maglietta rossa e radiolina in mano - controlla con attenzione i bambini sul bagnasciuga. «Sono trent’anni che lavoro tra gli ombrelloni, ma un giorno mi sono chiesto: perché non portare i libri qui, dove la gente viene per staccare la spina?». E così, sotto il più grande ginepro della pineta, ha montato delle mensole e le ha riempite di storie. Romanzi, saggi, fiabe, thriller nordici e libri per bambini. In italiano, ma anche in francese, inglese, tedesco.
«Prendi un libro, leggilo, riportalo o scambialo con un altro. Nessuna regola, nessun pagamento, solo il piacere di leggere», dice, mentre un alito di vento fa frusciare le pagine dei quotidiani come ali leggere. La scena è da cartolina viva: gli ombrelloni arancioni punteggiano la spiaggia, il mare disegna riflessi di luce, i gatti si stiracchiano al sole e catturano lo sguardo dei turisti. E tra le risate dei bambini e il rumore delle onde, c’è il silenzio raccolto di chi legge sotto l’ombrellone. «Il bello è la sorpresa negli occhi degli
stranieri – racconta Stefano – non se l’aspettano. Per loro è una novità assoluta vedere una biblioteca sulla sabbia».
Poi ride: «Sai qual è la cosa più fotografata insieme al mare? La scritta Beach Library». E non ci sono solo libri. Sugli scaffali, accanto alle riviste colorate e i cruciverba, ci sono i quotidiani. «Il più richiesto? La Nuova Sardegna, senza dubbio», sorride Stefano. A confermarlo è Marcello Pizzi, turista romano, abbronzato e sorridente, che si autodefinisce di un’altra epoca. «Io i quotidiani li compro ancora. Sono un nostalgico di un’altra epoca – spiega – per me il giornale è carta, odore d’inchiostro, trovarlo qui in spiaggia è una vera comodità». In prima fila tra i clienti di Stefano: algheresi e sassaresi, molti dei quali sono “fidelizzati”.
«Ci sono persone che conosco da una vita – spiega – e a loro so che devo conservare ogni giorno una copia del quotidiano. «La lettura della Nuova Sardegna sul lettino in estate non può mancare – spiega Carmelo Carta – la leggo dalla prima all’ultima pagina. In spiaggia, sotto l’ombrellone – sorride il pensionato – il piacere della lettura è maggiore». Giuseppe Fiori e Giacomo Usai confermano: «Il giornale lo compriamo tutti i giorni e la comodità di trovarlo qui a due passi dal mare è impagabile». Intanto i gatti si acciambellano tra la sabbia e le radici e le pagine si aprono e chiudono sotto gli ombrelloni colorati. Tra i libri e i quotidiani, la “Beach Library” è diventata un punto di riferimento. Qui non si sfoglia solo un romanzo o La Nuova Sardegna, si riscopre il piacere di leggere anche in vacanza, davanti a un mare che toglie il fiato e Capo Caccia sullo sfondo.
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L’uomo in fiamme
Celestino Tabasso  unione  sarda  19\8\2025

Nel lessico perbenista dell'informazione scrivere in un titolo che Tizio “è morto” suona un po' forte: si preferisce la formula “Addio Tizio”, se era arcinoto, altrimenti si annuncia compuntamente che Tizio “si è spento”. Eppure sull'88enne Ronnie Rondell Jr quasi tutti hanno titolato che è morto. Non era così celebre da meritare un Addio e sarebbe stato ridicolo annunciare che si è spento: era quello avvolto dalle fiamme che stringe la mano a un altro signore, il suo collega stuntman Danny Rogers, sulla copertina di “Wish you were here” dei Pink Floyd. Rondell, spiegava domenica il Post, dovette mettersi in posa quindici volte, sempre con pochi secondi a disposizione perché la tuta ignifuga che indossava sotto i vestiti poteva reggere fino a un certo punto. Oggi per confezionare un'immagine del genere basterebbe dare qualche istruzione all'intelligenza artificiale, non servirebbero nemmeno il tempo e la cura artigiana necessari fino all'altro ieri per provarci con photoshop. Figurarsi rischiare la pelle e giocarsi un baffo e un sopracciglio come accadde a Rondell. Però quell'immagine ha una poesia stralunata che il digitale, ancora così pacchiano nel suo iperrealismo grafico, non raggiunge. E a costo di fare sciovinismo analogico e anagrafico, va detto anche che un altro disco come “Wish you were here” lo aspettiamo da cinquant'anni.

27.6.24

Giovani sempre più boomer ? , stesse lamentele di mamma e papà: «Non voglio parlare con un robot quando chiamo il servizio clienti!»

premetto che no sono della milenianas  o della    generazione Z ma vicino ( se volete etichettarmi ) vista la mia età ai boomer . Chi ha scritto quest articolo è fazioso ed in malafede paragonare le due generazioni perchè le proteste \ lamentele dei giovani sono in parte giuste e comprensibili . Infatti con il voler semplificare troppo la vita si è perso ogni contatto umano e con il mondo reale ( e credo che se continuerà cosi l'unica attività umana che rimarrà sarà , sempre chje le macchine nonce la freghino , quella onanistica 😂😥) .




Giovani sempre più boomer, stesse lamentele di mamma e papà: «Non voglio parlare con un robot quando chiamo il servizio clienti

                                         di Hylia Rossi

Un ciclo continuo e inarrestabile. Un giorno sei parte dei "giovani", pronto a distruggere lo status quo, un cuore rivoluzionario che batte forte nel petto e il giorno dopo... ti svegli col pensiero di quel nuovo modello di lavastoviglie in cima alla lista desideri. La battaglia tra le generazioni è sempre diversa e sempre la stessa e non c'è nulla di cui sorprendersi, ma rendersi conto degli anni che passano e di somigliare sempre più ai propri genitori non è mai facile (anche se si guarda a mamma e papà come a degli eroi). Non è passato molto tempo dal trend che ha visto i social pieni di "ok boomer", due semplici parole usate da giovani e giovanissimi per sminuire le paternali e i commenti più conservatori dei baby boomer, vale a dire la generazione dei nati tra il 1946 e il 1964 (e che col tempo è stata usata nei confronti di un atteggiamento paternalistico, a prescindere dall'anno di nascita). E in questo poco tempo tanti di coloro che scrivevano "ok boomer" si sono resi conti di condividere e supportare tante lamentele proprio con i boomer che tanto criticavano. 

Gen Z e Millennial come i "boomer"

Più si va avanti con l'età e più frequentemente ci si rende conto di aver detto qualcosa che somiglia paurosamente a qualcosa che i più "grandi" dicono spesso. Le lamentele dei boomer, allora, diventano immediatamente più comprensibili. Lori ha chiesto su Twitter: «Qual è la lamentela più boomer che avete?» e sono arrivate migliaia di risposte, alcune delle quali hanno ottenuto tantissimi consensi. «Avere un hobby manuale, che non ha nulla a che fare con la tecnologia e il digitale, come lavorare il legno, cucire, disegnare e via dicendo, fa bene alla salute mentale. I social media stanno distruggendo questi hobby e spingono le persone a pensare che le uniche cose che vale la pena fare sono quelle che "vengono bene" in foto o in video e portano fama online», scrive qualcuno



Per quanto riguarda il fenomeno dei video tutorial, un utente commenta: «Il fatto che devi vedere un video per imparare a fare qualsiasi cosa anziché leggere il manuale di istruzioni mi fa bollire il sangue nelle vene. Voglio poter controllare il modo in cui entro in contatto con le informazioni e imparo, voglio poter saltare e andare alla parte che mi interessa».Ci sono poi lamentele molto più concise e che immaginiamo facilmente pronunciate da un anziano un po' burbero: «Le serie tv sono troppo scure, non si vede niente, il volume delle pubblicità è troppo alto, i fari delle macchine sono troppo luminosi», «Ci sono pubblicità ovunque. Ogni tre secondi. Pubblicità, spot, pubblicità... Basta!», «La musica di sottofondo nei ristoranti è troppo alta, non siamo mica in discoteca, vorrei riuscire ad avere una conversazione», «I bambini non imparano più a scrivere in corsivo!», «Odio i menu con il codice QR nei ristoranti, voglio quello cartaceo, fisico», «Smettetela di far uscire le serie tutte insieme! Voglio vederli piano piano, di settimana in settimana, insieme al resto del mondo, così che si possa discutere tutti insieme del nuovo episodio come si fa in una società come si deve!».


19.4.24

diario di bordo n 44 anno II USO STRUMENTALE \ PROAGANDISTICO DEL TERMINE MADE IN ITALY.,il caso Canfora \ meloni dove sta l'insulto ? ., il 25 aprile osteggiato dall'ignoranza ed negazionismo di da Fdi ., uso improprio dell'immagine di Berlinguer nelle tesseredi partio


USO  STRUMENTALE  \  PROAGANDISTICO DEL MADE  IN ITALY

è  vero che  ormai  i mercato ed  l'industria   sono  sempre più glòbali , ed  le  responsabilità  del  declino industriale  italiano  è   responsabilità  dei  governi  d  degli  anni 80\2000  ma  oltre  a non  fare  .....  pe reistere   ed  essere  competitivi    ,  fanno solo  per  propaganda  e  per  avere  i vosti  dei nazionalisti \   sovranisti     ma  poi   non sono coerenti    In fatti    leggo  che  


Per Urso un suv tedesco e uno giapponese: niente auto italiane nel garage del ministro al made in Italy 
Dagospia riporta la dichiarazione patrimoniale dell’esponente di governo che ha contestato il nome “Milano” per il nuovo modello Alfa Romeo

                      (ansa)

Una vettura tedesca e una giapponese. Non c’è traccia d’Italia nel garage del ministro Adolfo Urso che, in nome appunto del made in Italy, ha contestato Stellantis, gruppo partecipato da Exor che controlla anche Repubblica, per la scelta di battezzare “Milano” il nuovo modello del marchio Alfa Romeo. L’amministratore delegato della casa automobilistica del Biscione, Jean-Philippe Imparato, in seguito alla polemica ha deciso di cambiare il nome dell’auto in “Junior”. "Un'auto chiamata Milano non si può produrre in Polonia”, aveva contestato Urso. Ora Dagospia risponde pubblicando la dichiarazione patrimoniale del ministro dell’Industria e made in Italy. E risulta, appunto, che il parco auto di Adolfo Urso è composto da una Volkswagen T Cross del 2021 e da una più datata Toyota Raw4, immatricolata nel 2006. Due suv, nessuno dei quali è riconducibile all’Italia. Nei giorni scorsi il ministro Urso ha ribadito che l'Italia ha bisogno di più case automobilistiche, non solo di Stellantis aprendo quindi all'industria cinese che, con il marchio Dongfeng ha reso noto di essere pronta ad avviare produzione nel Paese.


il  caso  Canfora  \ meloni   dove  sta  l'insulto  ?


 una  interessante   discussione   avuta    su  

  •    Quindi, offendere qualcuno, definendolo nazista, è storia? 
  •   secondo   me  invece   più che insulto per me è un opinione condivisibile o meno . Infatti visto che qualcuno\a la cosidera insulto l stesso camfora non l'ha più,,ripetuta . ed ha detto che << nessuno si bagna er due volte nello stesso fiume >> .
  • Qualsiasi aggettivo può essere qualificato come "opinione". La definizione di "nazista" è una offesa palese e grave, soprattutto se fatta ad una figura istituzionale; in questo caso le pene previste vengono aumentate. E, comunque, non è storia
  •  ****  ma tu hai sentito Canfora come spiegava la genesi e il significato di questa frase? Mi sa di no.
  • Si  **** E non mi convince per niente, anzi!Ma non deve convincere me, deve convincere il giudice.Comunque erano belli i tempi quando ci si indignava per Berlusconi che dava del Kapò a Schulz....
  • ****Per carità, non è cambiato niente, è così dalla notte dei tempi. Mi ricordo, negli anni 70, una diatriba tra Berlinguer e Forattini. Quest'ultimo accusava, nelle sue vignette, il segretario del PCI di essere diventato un borghesuccio e l'aveva ritratto seduto in poltrona con il monocolo che sorbiva una tazza di te, mentre sotto le sue finestre infuriava una manifestazione operaia. Berlinguer si incazzò e Forattini fece finta di scusarsi disegnandolo vestito da operaio metalmeccanico, pronto ad unirsi alla manifestazione operaia successiva. Secondo me, chiunque di loro abbia torto o spari balle se la prende di più, vedi D'Alema, vedi Renzi e, ai loro tempi, Craxi e Berlinguer. Meloni è fascista dentro, come La Russa, perchè prendersela tanto ?

#Fdi vuole lavare i fondi all'#anpi :<<è #antisemita e nega le #foibe. E il preferto la eslude dal #25aprile : che c'entrano i #partigiani con la #liberazione ?



Questa destra oltre essere faziosa su certe vicende storiche complesse ed ancora aperte visto che a cause interne e internazionali non abbiamo ancora fatto completamente i conti ( il caso delle vicende dl confine orietale     \ terre irridente nel quale foibe ed esodo istriano\dalmata sono la punta dell'icerbeg ) è ignorante che non capisce quello che legge vedi il caso del romnzo il romanzo Dalla stessa parte mi troverai (Edizioni Sur) di Valentina Mira ( ne ho parlato precedentemente qui sul blog ) ed avrebbe bisogno di consultare un vocabolario \ ed un enciclopedia vista l'errata equiparazione antisemitismo con antisionismo ( su cui evito i ritornarci per non essere troppo : noioso ed saccente ) e accettare acriticamente quello che gli impongono altre nazioni



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La foto degli occhi di #EnricoBerlinguer sulla nuova tessera del PD. BERLINGUER :<< meno male che ho avuto un ictus >>

21.12.22

Buzzanca senza Lando © Daniela Tuscano

 Di Buzzanca non amavo Lando. Il Lando degli anni '70, il Lando dei fumetti sexy, il Lando "montatore", nomignolo che non necessita di spiegazioni. Le femministe facevano bene a detestare lui e film pessimi come "La schiava io ce l'ho e tu no", e hai voglia a dire che si trattava di satira, o più modestamente di sfottò: c'era complicità invece, ed egli del resto ci credeva, da siculo d'annata, nel maschio "selvaggio" che riaffermava il suo antiquato virilume. Non lo sopportavi quel Lando, anche per altri motivi. Perché era attore vero, brillante nel varietà, versatile e generoso in TV, e grande, finalmente grande al cinema. Sanguigno e massiccio, verista e sinistro nei "Viceré", alla fine masticato e scialato, come tutti i vecchi, che ne sentivi l'odore e quasi la putrefazione e insieme la tenerezza, strepitoso nel ruolo d'un vecchio omosessuale con l'altro "mostro sacro" Carlo Delle Piane in "Chi salverà le rose". Pellicola che in qualche modo ha prefigurato la sua triste fine, e che lo riassume, e ci fa perdonare anche Lando. Buzzanca non nascondeva le asperità, le scorrettezze, le pulsioni animali e la depressione. Sincero. E bravo, innegabilmente bravo. Nel suo barocco anacronismo, ci mancherà.


                                     © Daniela Tuscano

13.12.22

[ 24 giorni senza vedere le partite dei mondiali ] anche i fallimenti e la nostalgia posso essere preziosi

in sottofondo  

midnight sun" - Nilüfer Yanya


Come   si può  riassumere    il mio post  precedente   di questo diario  << La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede >> Pier Paolo Pasolini ( 5 marzo 1922 – 2 novembre 1975 )

anche  la  nostalgia  e i  fallimenti  (  vedere    post    dell'amica   Angela  Melis  )  come dicevo    nel  titolo  possono essere  preziosi per  rincominciare  e  ripartire  dopo   una   caduta   e   ci   aiutano a raccoglierci*  Infatti   è  ingiusto  che il passato   si  scomparso  nel  nulla  senza  aver  fatto niente  per  conservarlo o rallentarne   tale  fenomeno  o  peggio riscritto    a vantaggio    di alcuni   .


----  perché  questo  avviene  ?

  ----    perché  la memoria   \  il ricordo   di epoche  felici   accende  la  fantasia dei popoli e  delle  persone  regolandolo  oltre  che  a  se stessi    speranza  . 

---   Ma cosi  sei nostalgico    dei bei tempi andati **

---  beh vero  , ma  chi  non lo è  .   Ed  è  questo   soprattutto quanto  questa  si trasforma in qualcosa  di positivo  ed  costruttivo      e non è  solo    rimpiangere   il  passato  e   piangersi addosso    da fastidio    alcuni  ,  in particolare  ai : succubi  , lacchè  ,  servi  consapevoli ed  inconsapevoli .  Infatti    essi detestano la  speranza  altrui   e  che  sia  data  speranza .  Soprattutto  odiano  le potenzialità  del ricordare   e  non dimenticare   . Essi   << Camminano sopra l'acqua, passano attraverso al muro.\Nascondo il passato, parlando del futuro,\e se trovano la cruna dell'ago, se la mangiano di sicuro.>>*** e  cancellano    e  riscrivono   il passato  . 

--- capisco 

<< Ma  ora  bado alle  ciance   ed  alle incertezze   è  tempo    d'inoltrarsi   nell'oscurità  >>  ( topolino   n  3499  ) come ho fatto nei mesi più  bui   di quest'anno orribile (  vedere   post     di quest'estate  )   e ancora  farò  fino a  gennaio per  poi continuare  un cammino  più tranquillo   






Colonna sonora

*

**

***

6.12.22

[17 giorni senza mondiale ] nostalgia


“ La conoscenza è nella nostalgia. Chi non si è perso non possiede ”
                               Pier Paolo Pasolini ( 5 marzo 1922 – 2 novembre 1975 )

                        

 Ieri mentre uscendo  dalle poste ho incontrato  quel mio amico  con cui ho avuto una discussione sulla politica   nel calcio    e  nello  sport   (  la  trovate  qui)  . Egli mi ha dato  ragione   .   Infatti  

-----   Ho  riflettuto      su  quello  che  mi stavi dicendo      l'altra  volta  e  ho trovato      conferma   leggendo quest articolo  a   forma  del grande  Gigi Riva  sull'ultimo numero dell'espresso  



---  l'ho letto  anch'io  .  e  pur      non avendo raggiunto la  crisi  dei   50  ed  avendo   vissuto   non  solo      mondiali  in  cui  l'influsso politico  stava  andando scemando  fino a  quelli    di  Russia  2018  ma  la  politica    come s'intendeva  una  volta      ormai  in declino  mi viene      un po'  di  Nostalgia   .  Infatti essa  è  un sentimento che ha tante facce: nostalgia di casa per i milioni di persone che hanno lasciato la loro terra in cerca di una vita migliore; nostalgia di sicurezza per coloro che proprio da questi si sentono minacciati; nostalgia di un progresso economico che si immaginava garantito a tutti, ma anche, e forse soprattutto, nostalgia di una politica in cui credere e riconoscersi. Si sente crescere la fatica di vivere e si pensa che tornare indietro sarebbe il modo migliore per andare avanti. Vengono rimpianti, così, uomini e idee di tempi conclusi: Moro,, Almirante  ,  Berlinguer, persino Craxi e Andreotti, con l’utile dimenticanza di scandali e ombre per non compromettere apologie tardive. E si guardano i nuovi politici con la diffidenza    e  in alcuni  casi anche  ostilità  che in verità ci meritano, soprattutto quelle persone   che, a lungo nostalgici di un’epoca tragica, cercano oggi di mostrarsi liberi dall’imprinting del passato  Esercizio inutile, perché la nostalgia ai nostri giorni è un impulso scomposto che invade la comunicazione, inondando la Rete di parole pronunciate nel passato o anche strumento di personaggi come Trump che l’hanno sfruttata per vendere un passato mai esistito e    riscriverlo  . 

 -- Quindi la nostalgia   un sollievo   visto  come  essa  è   centrale anche nelle arti, con grandi film del passato come “Nuovo Cinema Paradiso” o il recentissimo “Nostalgia” di Martone, e che si sia sottoposta per secoli al trattamento di poeti e scrittori, diventando rimembranza per Leopardi, spleen per Baudelaire, nostalgia del futuro per Musil. Tra il passato idealizzato e il futuro minaccioso manca, però, un protagonista centrale: il presente. Non piace a nessuno perché ha annientato il vecchio e l’ha sostituito con il peggio. Anche se forse è proprio quella del presente la nostalgia più dolorosa  come ha    scritto   nel tuo precedente post  : <<  [ 13 giorno senza mondiali ] Ritornare e riportare tutto a casa >> avevi detto  che ritornavi a casa   ed  ne  avevi  nostalgia  ?  

-----  In effetti  si        ma chi non è ha . Ma intendevo nel senso di ripartire o rincominciare non del ritornare indietro . Infatti
  Non bisognerebbe mai ritornare:
perchè calcare i tuoi vecchi passi,
calciare gli stessi sassi,
su strade che ti han visto già a occhi bassi ?
Non troverai quell' ombra che eri tu
e non avrai quell' ora in più
che hai dissipato e che ora cerchi;
si scioglierà impossibile il pensiero
a rimestare il falso e il vero
in improbabili universi.
                                                                        [...]   
                                    Non Bisognerebbe - Francesco Guccini  

---  capisco     non bisognerebbe  .....  

 Proprio mentre     concludo   questo  post     da cellulare  di mia  madre    che  guarda le  storie   di  Facebook o  di Instagram le  prime  note  di  Nostalgia Canaglia  di  Albano Carrisi

20.10.19

perchè abbiano paura di cambiare ? e la nostalgia che essa porta il caso di daniele carbini

Leggendo   questa    frase

TUTTI ABBIAMO PAURA DI CAMBIARE.UNA DELLE RAGIONI PRINCIPALI DELLA RESISTENZA A COMPRENDERE,E' LA PAURA DEL cambiamento C.Rogers
 

mi è  venuto  in mente    questa  storia    pubblicata   sulla pagina  fb   di   Daniele Carbini  ,  mugniaio  , foilosofo  , creatore artigiano di pipe  e penne   , da me  precedentemente intervistato per  queste pagine 


Stasera per un attimo sospendo il mio rehab da social e non vi parlo di pipe e non vi mostro solo pipe, ma qualcosa di profondamente ignoto a molti.
Quelli che vedete in foto 
Nessuna descrizione della foto disponibile.

si chiamano laminatoi, ovvero quelle macchine che macinano il chicco di grano in diversi passaggi, da cui poi escono sfarinati e sottoprodotti.
Ebbene, oggi dopo, 33 anni di servizio, gli operai e mio padre hanno cominciato a smontare i nostri laminatoi perchè da domani comincerà la sostituzione con dei laminatoi nuovi, più moderni e più efficienti.
A fine serata sono entrato a vedere il punto della situazione, ho scattato qualche foto e le lacrime scendevano copiose, senza riuscire a trattenerle, vinto dall'emozione.
L'immagine può contenere: ciboQuei laminatoi, che sono stati i rulli macinanti delle nostre farine dal 1986 ad oggi, tonnellate di farine, da cui sono stati realizzati pane, pasta, pizze e dolci, ci saluteranno e andranno in pensione.
Quei laminatoi hanno permesso a me di studiare, ai miei fratelli uguale, alla mia famiglia di realizzarci un futuro ed un presente, faticoso ma fatto anche di soddisfazioni e di moderata agiatezza. Ci hanno dato da mangiare e vestire, case, auto, sfizi e necessità, copertura di malattie e feste di gratitudine.
Scendono in me le lacrime copiose e non sono riuscito a trattenere l'emozione, perchè l'industria artigiana non è solo il prodotto finito che il consumatore vede e usa, ma è anche le macchine da cui vengono fuori, che ne hanno permesso la realizzazione, quelle macchine che sono state fedeli servitori di 
decine di operai che si sono succeduti in tanti anni, in 33 anni, sotto l'amorevole e meticolosa guida di mio padre.
Nessuna descrizione della foto disponibile.

Quando pensate ad un nostro pacco di farina non pensate solo al prodotto finito che vedete e che toccate con mano, che usate con soddisfazione, ma pensate a tutto ciò che ne ha permesso la realizzazione. Pensate che spesso dietro c'è una piccola storia di vita molto importante, per me molto importante, c'è la storia mia e della mia famiglia.
Scusate per questo post, per un'ora mi sono chiesto se era il caso di condividere una cosa pare me così importante ed intima con il mondo social di oggi. Non faccio altro che ripetermi che non dovrei farlo, che è intimo, personale.
A voi sembrerà curioso, scrivo molto, amo scrivere, amo dialogare e anche scontrarmi, vi sembra che dica moltissimo e quasi tutto di me. Non è così, ci sono moltissime cose che tengo profondamente nascoste e che non condivido con nessuno. L'amore ad esempio, difficilmente ne parlo, anche con gli amici più cari. Quando lo faccio dico un millesimo e mi fermo subito. Non ne parlo. Non lo farò. È roba mia. Lo tengo per me. Il lavoro che mi offre da vivere e da mangiare lo stesso, non ne parlo mai. È intimo e radicato allo stesso modo. Sono moltissime le parti di me fortemente ignote e che vogliono che rimangano tali o al limite condivise solo con chi li ha vissute con me. In quei rulli c'è un pianeta intero di amore, fanculo. Bene, ritorno nel rehab. 
*vi chiedo scusa.

vi lascio      con queste    due  canzoni   

Paolo Bonfanti - Bei tempi andati
bei tempi -  J-Ax 

21.4.18

«Io, un ladro gentiluomo: tanti furti e nessun erede». Tutti i colpi del veneziano Vincenzo Pipino . la cui storia diventa un film

non esistono più i ladri di un volta





VENEZIA. Settantacinque anni, 25 dei quali passati in carcere, il veneziano Vincenzo Pipino ora ha deciso di "appendere i guanti al chiodo" per sopraggiunti limiti di età. In questa intervista con Sabrina Tomè ("la Nuova Venezia") racconta i suoi colpi più clamorosi, dal Canaletto all'incursione a Palazzo Ducale, "ma senza mai usare violenza, il furto è un atto d'amore per gli oggetti". e adesso gireranno un film sulla mia vita». Circa 5 mila i colpi messi a segno in decenni di attività e per i quali ha finito di scontare la pena (dopo 15 sentenze) nel luglio scorso


La sua epopea diventerà un film: "Sono stato contattato dalla Th20 Century Fox" 




27.5.17

c'era volta .... primna di facebook

Paolo Bonfanti - Bei tempi andati


Sergio Pala
9 hC'era una volta...
Quando Mark zuccamarina non aveva inventato sto cavolo di social tutti conducevamo un'esistenza più tranquilla e rilassata. Poi me ne é arrivato sto tipetto qui, che, fiutato l'odore dei soldi attippo segugio della Val Brembana, ha posto fine a questo Eden. Oddio. I cafoni, i maleducati sono sempre esistiti. Ma, per tale connotazione, venivano relegati ai margini della società civile. Nascevano, vivevano e morivano nel quasi totale anonimato.Ed era giusto così. Ora invece, te li ritrovi ogni santo giorno..attippo camion alla Fumosa *, simili alla sabbia che ti si annida nei boxer. Fastidi di cui faresti volentieri a meno. Che una volta, molti tra questi Lord inglesi, svezzati a pane e Montessori, non avevano la possibilità di esternare a mezzo mondo quanto la loro mente dopo breve travaglio partoriva. Vuoi tu per il timore di una querela, vuoi tu per il timore di prenderle di santa ragione. Invece ora mi diventano invincibili, affilano la tastiera e protetti dallo scudo - schermo combattono attippo Isis contro la buona regola dell'educazione. E perdono. Perdono perché l'offesa qualifica loro, ed io li considero tre volte peggio di quel che scrivono. Ma non lo dico. Chiamatemi codardo. O semplicemente educato. O cauto. Perché rischiare una querela per far il figo su Facebook è roba da ricovero coatto. La noia porta a questo. Chi non riesce ad avere un dialogo civile e senza offendere scelga altri svaghi. Non mi riferisco ad un singolo episodio. Che sta preghiera " dacci oggi il nostro insulto quotidiano" è da interrompere. Vacciniamoci tutti contro sta pericolosa epidemia. E con le belle giornate andiamo al mare...anche se c'è la sabbia pazienza. Leviamocela dalle palle. E la gente maleducata pure. A dopo.
* frazione  fra  tempio p e Bortigiadas





Manuale di autodifesa I consigli dell’esperto anti aggressione Antonio Bianco puntata n LX IMPARATE A “LEGGERE” IL LINGUAGGIO DEL CORPO

 Il linguaggio del corpo da solo non basta a prevenire femminicidi o violenze, ma può essere un segnale precoce utile se integrato con educ...