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20.4.24

DIARIO DI BORDO N° 45 ( ex n 0 ) anno II un vagabondo stanco sa che deve andare avanti

 canzone suggerita \   colonna  sonora

UNA TERRA PROMESSA - EROS  RAMAZOTTI
ci  vuole  un  fisico bestiuale  - Luca  carboni 

 su  cosa è la rubrica  DIARIO DI BORDO 

Prima  d'iniziare  il n   odierno  dell'ormai consueta   rubrica    diario di bordo    che  dalla    fine  dello    scorso  anno    ha  preso inzio  sul  blog   veniamo   di rispondere ,  aggiungendo un  ulteriore  risposta  alle FAQ    del blog  ,  al perchè del titolo   della  rubrica non periodica    , diario  di bordo , appunto ,  in cui   riprendo articoli , post  , storie  , ecc    ed   in  alcuni casi   d'adesso     mie  riflessioni    \  stati  d'animo         che   ho tralasciato       dai normali  post    .
Questo  post  scritto   è    quello che in realtà avrebbe  dovuto essere   il numero 0  della  rubrica .  IL  post  ( ed  anche  il titolo  alla  rubrica  )   nasce    dalla  lettura  e  dalla riflessione  scatenatami  da questa   poesia , risalente  al 13 aprile 2010,  di Elio Moncelsi ,  trovata  su  il  muro di fronte  al museo Man  di Nuoro   intitolata  proprio 

                                                DIARIO  DI BORDO 



….è come navigare per mare:
ci avventuriamo nell’oceano della vita
attraversando calme piatte,
affrontando furiose tempeste,
diretti verso approdi sognati
di cui abbiamo solo sentito parlare,
verso paradisi perduti o da conquistare
oppure verso niente,
solo per il gusto di viaggiare.
Chi su fragili legni e chi su munite corazzate
solcando onda dopo onda, giorno dopo giorno,
sospesi sopra un abisso immenso
e sotto un cielo che non è nostro,
ognuno di noi segue il suo portolano.
Io leggo la mia rotta nel canto delle stelle,
amo il sole in faccia ed essere baciato dal vento
non mi interessa la meta:
è il viaggio che conta
e la musica del mare.
Come ogni buon navigante
tengo il mio diario di bordo
e sono uso prendere appunti di viaggio
dove annoto sensazioni,
visioni, incontri.
Questi sono i miei dipinti
giorni della nostra vita,
appunti di viaggio
del mio diario di bordo;
non ne sono geloso,  puoi leggerlo, se vuoi  


I miei viaggi e le mie avventure nella vita di tutti i giorni nei suoi vari aspetti ( antropologici , politici , culturali, psicologici \ filosofici ) alcuni poco battuti o esaltati dalla massa per via del politicamente corretto sono sempre un percorso di crescita e di formazione della mia opera d'arte. in questi giorni me la devo vedere con le proprie ferite e delusioni e frustrazioni. Quelle che ed il mio caso continuo a portami dietro e finiscono col decidere per me per scegliere al mio posto. infatti spesso orgoglio e fierezza sono i nemici più pericolosi di un pirata e bucanieri e il pirata redbeppeulisse s'appresta ad impararlo nuovo mollando gli ormeggi verso la verità dell'oceano tra salsedine , spazi aperitivo d'occhio, in acque fitte d'insidie e pericoli di ogni genere. Ma mi fermo, nel silenzio della notte come l'astromo acculturato di ( Walter Whitman  poeta  americano 1819-1892  )  a  riflettere    ed  mi accorgo    che  non intendo come  ho  fatto   in passato    farmi mai  più  ( ma  mai dire mai  , perchè ogni  ritorno è possibile  ed è una  lotta perenne  )   consumare dal rancore  e dall'odio   oltre  che :  rimanere in un circolo  vizioso   cioè  il rispondere  \ replicare  ad   una cattiveria con un altra  cattiveria o   gesto  peggiore   , si sprecano tempo ed    energie  nel cercare   vendetta ed  annullare quelle persone    che  mi  hanno : insultatyo  ( con parodie, sfottò\prese in giro ,  pagine  web    e post  diffamatorie )    deluso, ingannato ,  fatto soffrire  , penare  .  Ma soprattutto Perchè   io  vagabondo  che  non sono  altro  anche   se  :<< [...]   Ho troppe ferite e le mie gambe sono stanche \Ho le palle piene e i piedi fumanti\ Ma c'è un gioco da fare e una ruota che riparte\ E un vagabondo sa che deve andare avanti  ( IL  Vagabondo Stanco-  Mcr   ) >> nostante  tutto - Infatti  


quindi   meglio   come   suggerisce   sul  gruppo  \1  pagina   comunity   facebook     filosafando  


 Beatrice PerfettiRiflessioni
Non guardare il cellulare, non controllare se è ancora sveglio, non ti fissare sulle cose che ha fatto qualche volta, non avere aspettative. Non immaginare che alcune persone possano cambiare, non immaginare che possano nascere attenzioni e sentimenti che non ci sono stati fino ad ora. Non essere malinconica anche stasera, molto probabilmente non ne vale la pena. Non rincorrere. Chi ti vuole, ti saprà trovare, non ti lascerà ore ad aspettare un segno di vita o una risposta, non creerà silenzi ma riempirà il vuoto che qualche volta pensi ti accompagni da sempre. A volte capita solo di volere bene alle persone sbagliate. Sbagliate per noi. Perché se non sei tu la priorità, se non sei tu il centro del cuore, vuol dire che qualcosa non va, uno sbaglio da qualche parte c'è. Lo sbaglio però non sei tu. Ti meriti qualcosa di più, ti meriti una carezza, delle parole che sappiano strapparti un sorriso. Ti meriti la buonanotte, un messaggio in cui qualcuno ti dice che non riesce a smettere di pensare a te. Ti meriti qualcosa di veramente speciale; non accontentarti, non sprecare lacrime, non sprecare sogni. Lascia andare...
Laura Messina

ovvero il dimenticare ed in alcuni caasi il perdono . con questo è tutto  alla prossima  

 


 




27.6.21

Vercelli, tariffario per punire il "revenge porn": 1500 euro per minacciare l'ex, diecimila per ucciderlo. ma poi la situazione gli sfugge di mano e viene ricattata dal tipo che aveva pagato

 ecco cosa succede quando la giustizia è lenta , scarsa ed farranginosa

Vercelli, tariffario per punire il "revenge porn": 1500 euro per minacciare l'ex, diecimila per ucciderlo. Una donna si rivolge a un pregiudicato per avere vendetta. Ma la situazione le sfugge di mano perchjè viene allo stesso tempo ricattata dal tipo che doveva eseguire la vendetta


 repubblica  del  22 GIUGNO 2021

Pubblicano le sue foto intime in rete, così organizza una spedizione punitiva contro l'ex e contatta un pregiudicato che le propone un ricco tariffario, fino all'omicidio, con possibilità di assistere. Ma quando si pente, viene minacciata a sua volta, e le viene estorto del denaro. La vicenda, avvenuta nel Vercellese, si è conclusa nei giorni scorsi con l'arresto in flagranza per estorsione di un uomo e una donna, gli autori delle minacce, ma tutto inizia almeno un anno fa. Gli agenti della squadra mobile di Vercelli, con un'indagine lampo coordinata dalla Procura, hanno infatti ricostruito

quanto accaduto, grazie alla testimonianza della donna vittima di minacce che, impaurita, ha deciso di denunciare tutto. È stata lei, circa un anno fa, a scoprire sui social che erano stato pubblicate diverse sue foto intime. Da allora aveva ricevuto anche diverse telefonate chiedendole prestazioni sessuali a pagamento.  La situazione le ha causato "uno stato di forte depressione", spiegano gli investigatori, al punto da cercare di trovare una soluzione. Credendo che l'autore fosse il suo ex, con cui la relazione era terminata in modo burrascoso poco prima della pubblicazione delle foto, si sarebbe rivolta a un suo conoscente, che lei chiama "Fabio", 35enne di origini slave, noto pregiudicato della zona. Ha chiesto di intimidire l'ex con minacce. Fabio avrebbe accettato in cambio di denaro "variato in virtù della tipologia del gesto criminale da attuare - spiegano gli investigatori -. In generale l'elenco delle possibilità andava dalla minaccia verbale sino all'uccisione con conseguente occultamento del cadavere". L'omicidio le sarebbe costato almeno 10mila euro e a cui avrebbe potuto assistere per avere certezza, sia dal vivo che in videochiamata. La donna però avrebbe rifiutato e scelto la "tariffa base", quindi intimidazioni verbali, che le sarebbero costate 1.500 euro con un acconto versato subito di 250.Quando ha raccontato della sua intenzione al suo compagno attuale, lui l'ha convinta a desistere. Insieme hanno contattato Fabio chiedendo di lasciar stare ma questi di tutta risposta ha chiesto comunque la somma altrimenti avrebbe chiamato le forze dell'ordine. Impauriti dalla denuncia, la coppia ha deciso di pagare. Quando però lui è ricomparso chiedendo altro denaro, pari a 1.700 euro, ricattandoli con una registrazione, i due sono andati a denunciare dalla polizia, dicendo che l'appuntamento per la consegna era fissato per il giorno dopo (mercoledì scorso) davanti all'ospedale di Vercelli. Così si sono presentati anche gli agenti travestiti da medici per non farsi notare. Dopo la consegna del denaro, quando le vittime erano al sicuro, gli agenti hanno fermato Fabio e la sua fidanzata, 48 anni, italiana che l'accompagnava, ed è scattato l'arresto. 

25.9.18

Carabiniere dà fuoco ai peluche della figlia e la chiude nella casa che brucia: una vendetta dopo la separazione

Semre peggio  .  Mi viene  da chiedermi scusate  il mio sfogo  qualunquista lanciato come un messaggio in bottiglia  sui  social  a  commenti    di questo articolo   trovato non ricordo se  con    newsrepubblic  o squid    aggregatori  di news   per  smartphone     ma   non trovo altre parole  .
Tale  fatto mi  ha  lasciato sgomento   \  basito   oltre che  senza parole e triste  . A  dirlo  è un  ex  teppista  e  bullo  ,  che usava  la cvendetta per  reagire  ai torti subiti  . Ma  poi grazie  a brutte  esperienze  (  ne  ne  parlo perchè non m  va  di riaprire  vecchie ferite  ed  un passto  che voglio  archiviare  \ strappare pagina  )   ed  ad aiuti    letterari   e  cinematografici (    il  conte  di montecristo  ed in parte  V  per  vendetta   ) sono riuscito  ad  uscirne  in tempo   ed  a lottare  per  non caderci  e non farmi prendere   la mano    farmi trascinare   e  chissàmagari arrivcare a gesti  simili o quasi   come questo . In quanto  si essa  ti da'  piacere    e soddisfazioni ma  sonom soddisfazioni effimere  e  frustranti  che  alla  fine  generano circoli viziosi,  sensi di colpa  (  vedere  post  precedenti oppure  qui   se non volete  perdere  tempo  a cercarlo )   ed rimpianti ed  rimorsi ed  ti  fanno soo stare male  .


ma le nostre forze armate come ... gli addestrano i loro esponenti ? ed i servizi sociali che fanno dormono e s'intascano scaldando sedie i soldi ?




Non riusciva ad accettare la separazione dalla moglie e si è vendicato sulla figlia piccola. Dando fuoco a tutti i peluches che aveva in casa. Ma non è stata l'unica follia dell'uomo, un carabiniere di Brescia. In pieno incendio, infatti, ha chiuso casa e impedito l'uscita alla stessa figlia ed altri parenti che sono stati salvati dai vigili del fuoco.
È accaduto nella notte a Passirano, in provincia di Brescia. È stato lo stesso militare a chiamare i soccorsi in evidente stato di agitazione. L'appartamento è stato dichiarato inagibile.




Ora    essendo tale afrticolo  troppo  sintetico ,  peggio di  un lancio d'agenzia     ho  cercato  con goolge   ulteriori news el'articolo almeno fra quelli più completi che ho trovato è questo di https://infodifesa.it/


CARABINIERE DÀ FUOCO AI PELUCHE DELLA FIGLIA E LA CHIUDE NELLA CASA CHE BRUCIA: UNA VENDETTA DOPO LA SEPARAZIONE




Non riusciva ad accettare la separazione dalla moglie e si è vendicato sulla figlia piccola. Dando fuoco a tutti i peluches che aveva in casa. Ma non è stata l’unica follia dell’uomo, un carabiniere di Brescia. In pieno incendio, infatti, ha chiuso casa e impedito l’uscita alla stessa figlia ed altri parenti che sono stati salvati dai vigili del fuoco.
Le fiamme sono in breve tempo divampate diffondendosi per tutta l’abitazione, mentre il padre di famiglia si limitava ad osservare il suo operato.L’incendio ha continuato sempre più a propagarsi, mentre l’uomo è uscito tranquillamente dall’appartamento, senza avere un minimo rimorso. Tutt’altro. Una volta fuori, questi avrebbe addirittura chiuso in casa la figlioletta ed alcuni parenti, spezzando inoltre la chiave nella serratura per impedire qualsiasi accesso dall’esterno, e condannandoli così al rogo. Ad un tratto, deve essere tornato in sè, rendendosi conto di cosa avesse fatto. È stato proprio lui a chiamare i vigili del fuoco, in preda ad una forte agitazione.








L’intervento degli operatori è stato tempestivo. Sopraggiunti sul luogo segnalato, dove si trovava ancora l’uomo in stato di choc, hanno provveduto ad estinguere le fiamme ed a trarre in salvo le persone intrappolate nella casa. Fortunatamente, se si tralascia il grande spavento, non ci sono state gravi conseguenze per nessuno.
Sul posto, naturalmente, sono arrivate anche le forze dell’ordine. L’uomo, dichiaratosi colpevole, è stato arrestato e condotto in caserma, per essere ascoltato. Si tratta di un carabiniere forestale, da poco separato dalla moglie. Sarebbe proprio questa la causa scatenante del raptus di follia che lo ha portato ad appiccare l’incendio. Il militare non avrebbe infatti accettato la fine del matrimonio. Il rancore e la forte gelosia nei confronti dell’ormai ex moglie lo avrebbero convinto a commettere una strage familiare, coinvolgendo la stessa figlia minorenne.
Non si sa ancora se la donna si trovasse all’interno dell’abitazione data alle fiamme: tutti i coinvolti, ad ogni modo, sono salvi.
I vigili del fuoco hanno dichiarato l’appartamento inagibile, mentre i carabinieri hanno aperto un’indagine finalizzata a chiarire le dinamiche di tutta la vicenda. Si cerca di capire, inoltre, se il carabiniere abbia già mostrato in passato comportamenti lesivi o pericolosi.

5.5.17

Svolta sul caso Fano Tv: "Sede data alle fiamme per un amore finito


Svolta sul caso Fano Tv: "Sede data alle fiamme per un amore finito"






















Gli investigatori puntano il dito contro una nota pesarese che aveva una relazione con un giornalista dell'emittente localeBOLOGNA - Potrebbe non c'entrare affatto un servizio scomodo, il faro della telecamera che illumina e diffonde verità che si preferiva rimanessero segrete. Insomma, l'attentato a Fano a Tv potrebbe non avere avuto come obiettivo l'emittente in quanto tale, ma uno dei suoi giornalisti. Un collaboratore che aveva intrecciato una relazione con una donna - un volto noto del pesarese - che, lasciata, si sarebbe vendicata facendo appiccare le fiamme alla sede della tv locale. E' questo lo scenario che ipotizzano gli inquirenti.
Incappucciato dà fuoco a sede di Fano Tv: ripreso dalle telecamere
A darne notizia è stata la st

essa emittente, presa di mira, a fine marzo, da un uomo incappucciato che dopo aver versato liquido infiammabile all'ingresso della sede tv, ha appiccato il fuoco. Le fiamme fortunatamente sono rimaste circoscritte e i danni sono stati lievi; gli uffici della redazione inoltre erano vuoti a quell'ora, i giornalisti se ne erano andati da poco.
"La cronaca purtroppo ci racconta che quando un 'amore' è malato, le conseguenze tra le persone possono essere imprevedibili. E le vittime non sempre sono donne. In questa triste storia - ha precisato l'emittente locale - il nostro collaboratore è a tutti gli effetti una vittima. La 52enne con cui si è frequentato per qualche mese, aveva intenzione di colpire lui e soprattutto il suo lavoro a cui è molto legato. Fano TV era dunque l’obbiettivo migliore per raggiungere il suo scopo".
Secondo quanto le indagini hanno potuto finora accertare, l'esecutore materiale dell'attentato è un pregiudicato. La mandante, un volto noto del pesarese, candidata in passato alle elezioni regionali, sposata con un nome importante dell'economia locale. Ora saranno i riscontri sui telefonini di mandante, esecutore e intermediaria ad avvalorare o meno questa pista.

2.2.17

Vasto divisa dopo la tragedia. Arcivescovo: "Con una magistratura più veloce si poteva evitare"

non giudico come ho già detto nel   finale    del post precedente ma condivido in pieno quello che riporto sotto dopo   questi  url che riassumono la  vicenda  


Articoli CorrelatiOmicidio Vasto: legale Di Lello: Omicidio Vasto: legale Di Lello: "D'Elisa non ha mai chiesto scusa"

 Dramma Vasto, Recalcati: Dramma Vasto, Recalcati: "Se l'uomo eleva la vendetta alla dignità della giustizia"

   repubblica   02 febbraio 2017


L'avvocato Cerella: "D'Elisa non si era mai neanche scusato. Tre mesi dopo aveva ottenuto il permesso di guidare la moto". Il procuratore della città: "Clima d'odio e un'incomprensibile campagna di Giustizia". Di Lello in carcere. Il capo d'imputazione sarà formalizzato domani dopo l'interrogatorio del pmdi KATIA RICCARDI

Da sinistra: Italo D'Elisa, Roberta Smargiassi e Fabio Di Lello







VASTO - ll giorno dopo una vendetta resta solo il vuoto. Tre famiglie distrutte, ognuna ha perso un figlio. Roberta Smargiassi morta a 34 anni, investita da Italo D'Elisa, il 22enne che non si era fermato al semaforo rosso, ucciso ieri da Fabio Di Lello, marito di lei, che l'ha freddato con tre colpi al cuore. Era distrutto da un dolore che niente è servito a lenire.
"Con un intervento rapido della giustizia e una punizione esemplare" la tragedia si sarebbe potuta evitare, dice l'arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto, monsignor Bruno Forte: "La magistratura deve fare il suo corso ma nel modo più rapido possibile. Una giustizia lenta è un'ingiustizia".
La città che si era stretta intorno a Di Lello oggi legge la cronaca nera dei giornali, domani seppellirà i suoi morti. Fa spallucce, innocente per non aver premuto il grilletto della semiautomatica che Di Lello ha abbandonato sulla tomba della moglie. Ma c'era stata una campagna di odio intorno a D'Elisa. Subdola, silenziosa, partita dalla rete e solidale solo nel voler spingere avanti chi, infine, ha sparato sperando di trovare sollievo. Nessuna giustizia, solo vendetta. "Non c'è vendetta che può essere ritenuta giustizia. La vendetta è un atto immorale", conclude l'arcivescovo.
Restano i commenti, tentativi innaturali di trovare giustificazioni. Ha fatto bene, ha fatto male. Chiacchiere da social network, domande, facili risposte che dividono l'opinione pubblica, i Montecchi e i Capuleti di Vasto e Roccavivara. Da lì viene la famiglia del ragazzo ucciso. "Italo D'Elisa, dopo l'incidente, non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente con la moto. Dava fastidio al marito di Roberta. Quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi" dice a Radio Capital, l'avvocato Giovanni Cerella, già legale di parte civile per il procedimento che riguardava l'incidente e ora difensore di Fabio Di Lello.

Omicidio Vasto: legale Di Lello: "D'Elisa non ha mai chiesto scusa"



"D'Elisa - dice l'avvocato - tre mesi dopo l'incidente aveva ottenuto il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare". "Fabio era sotto shock, era depresso per la perdita della moglie, andava molto spesso al cimitero, pensava giustizia non fosse stata fatta ma incontrandolo non ho mai avuto l'impressione che stesse ipotizzando una vendetta. Sono rimasto sbalordito quando ho saputo. Lui non aveva dimestichezza con le armi".
L'ex difensore diventato attaccante, è in carcere. Il capo d'imputazione sarà formalizzato domani dopo l'interrogatorio del pm Gabriella De Lucia, alla presenza del suo legale. Di Lello al cimitero c'è andato anche ieri, subito dopo l'omicidio, per appoggiare la pistola sotto la lapide che visitava ogni giorno promettendo giustizia a un ricordo. Il rinvio a giudizio per D'Elisa, accusato di omicidio stradale, era stato firmato alla fine del 2016 e a breve ci sarebbe stata la prima udienza dinanzi al gup di Vasto. Ma a 22 anni, senza precedenti, senza omissione di soccorso, senza guida in stato di ebbrezza, e col dubbio che Roberta avesse il casco messo male, non sarebbe finito in prigione. Infine, sulla tesi difensiva di D'Elisa l'avvocato Cerella chiarisce: "Tutte sciocchezze. C'è una perizia che ha fatto piena luce sulle responsabilità".

Fabio Di Lello era stato calciatore di buon livello nei tornei dilettantistici abruzzesi fino ai primi anni del Duemila. Nella sua carriera ha indossato le maglie di diverse formazioni regionali, come quelle del Casoli, della Virtus Cupello, del S.Paolo Calcio Pro Vasto e del Vasto Marina. Aveva esordito ancora minorenne nel campionato nazionale di serie D con la Vastese
Nel dicembre scorso, il legale di D'Elisa, l'avvocato Pompeo Del Re, puntualizzava che il suo assistito non era "un pirata della strada" in quanto "subito dopo il sinistro, pur essendo anch'egli ferito e gravemente scosso, non ha omesso soccorso, ma ha immediatamente allertato le autorità competenti e chiesto l'intervento del personale medico-sanitario". Inoltre, affermava che gli esami "medici e ospedalieri avevano accertato "che il medesimo non guidava in stato di ebbrezza, né con coscienza alterata dall'uso di sostanze stupefacenti", concludendo "come la dinamica del sinistro evidenziasse una serie di fatalità non imputabili all'indagato".
Fatalità non è una parola appagante. È solo caso, non un semaforo rosso. E le frasi della difesa avevano offeso ancora. La famiglia di Roberta Smargiassi aveva replicato tramite Cerella: "Il capo di imputazione a carico dell'uomo è omicidio stradale aggravato dalla violazione delle norme sulla circolazione stradale relative all'eccessiva velocità e al mancato rispetto del segnale con luci rosse dell'impianto semaforico". E ancora. "Le responsabilità dell'accaduto sono chiaramente ed unicamente riconducibili all'indagato".
L'avvocato Cerella già allora insisteva sul punto delle scuse: "Nessun componente della famiglia del 21enne, indagato compreso, ha espresso pentimento", le dichiarazioni fatte dalla famiglia del giovane erano inoltre ritenute dai congiunti di Roberta "offensive e dolorose". E la rete, Internet, Facebook, hanno propagato l'onda di rabbia, impotenza, dolore. Per il procuratore della Repubblica di Vasto Giampiero Di Florio è grave. Parla di clima di odio, ingestibile per una mente indebolita da una perdita del genere. "Claque di morbosi - dice Di Florio - che ha portato avanti un'incomprensibile campagna di Giustizia in assenza di un procedimento entrato nell'aula del Tribunale e quindi di una discussione indirizzata. Questa claque doveva aiutare Fabio a venirne fuori, invece hanno alimentato il suo sentimento della vendetta ogni giorno".
Il luogo dove è stato ucciso Italo D'Elisa, di fronte al Drinkwater Café



16.12.14

MONIKA ERTL la ragazza che vendico il Che e i fuggitivi di Alcatraz

  Musica  consigliata  il  cd    cent'anni  di  solitudine   dei  Modena city ramblers  1998 in particolare    questa



Qualcuno\a  di voi  si  chiedera  ma   che  cos'hanno in comune queste due  storie   ?  ribellione   e libertà  oltre il suo fascino e la   loro Utopia  . Infatti   la vendetta  per  quanto comprensibile possa essere   non è mai legale   anche  quando avviene  nella legalità . Idem per la  fuga  da  un  carcere , a 
meno che la condanna  non sia ingiusta   o ci sia  rinchiuso da  una dittatura  . Tali elementi   li sto    ritrovando  sia  nella   I  serie  di Orfani  nella  II   serie     Orfani - Ringo  della Bonelli .
Ma  basta  con le spiegazioni   e veniamo  alle storie  vere  e proprie 
La  prima  è  quella  di  Monika Ertl passata  ala  storia  per  aver  vendicato  Ernesto che  Guevara  . Oltre  i link  e  l'articolo  sotto     trovate  uan suia  biografia   in La ragazza che vendicò Che Guevara. Storia di Monika Ertl   di   Schreiber Jürgen .
La  seconda  è la   famosa  Fuga da Alcatraz  . Inizialmente   credevo  fosse solo   un film  più precisamente  Il film, girato proprio nella stessa prigione di Alcatraz 16 anni dopo la sua chiusura permanente .  Poi  ho scoperto   che  esso si basa sul libro omonimo di J. Campbell Bruce, e descrive la vera storia dell'evasione di tre detenuti: Frank Morris e i fratelli John e Clarence Anglin, avvenuta nella notte dell'11 giugno 1962. Fuga  fallita per   morte  dei protagonisti   ma  poi  .....  lo  leggerete  sotto  .
Ma  ora bado alle ciancie   e veniamo al post  vero e proprio  .

PRIMA
 da   

Monika aveva 34 anni quel primo aprile 1971, quando si presentò al consolato boliviano ad Amburgo, dicendo di vole...r chiedere un visto e parlare col console. Entrò nel suo ufficio, gli puntò contro la pistola, sparò tre volte. Quintanilla cadde ucciso sul colpo. Sul petto, tre fori a forma di V, forse per dire "Vittoria". Sulla scrivania, Monika lasciò un biglietto con scritto "Vittoria o morte", lo slogan dell' Eln, l'Esercito di liberazione nazionale dei guerriglieri boliviani.
Monika era nata nell'Alta Baviera ma cresciuta in Bolivia, figlia di Hans Ertl, tedesco emigrato compromesso con il nazismo. Fin da giovane, era scossa dalle spaventose ingiustizie sociali in
Bolivia; il padre, che pure la adorava "come fosse un figlio maschio, lei che sa sparare come un uomo", la invitava a lasciar perdere. Monika sposò un ricco boliviano-tedesco, ma nel 1969 divorziò e lasciò la famiglia. Divenne l'amante di Inti Peredo, l'erede del Che. "E' un Cristo con la pistola", diceva innamorata. Anche Inti cadde, ucciso dal torturatore Quintanilla, che si fece fotografare fiero accanto al suo cadavere.
Monika giurò a se stessa di vendicare il Che e Inti. Fuggì in Germania, ebbe alloggio in una comune dell' ultrasinistra in un appartamento nello stesso palazzo del consolato boliviano. Laggiù la dittatura militare aveva messo al sicuro Quintanilla come console. I generali temevano la maledizione di Fidel Castro, che aveva detto "gli assassini del Che, li voglio tutti morti". Temevano i commandos del Ministerio de la Seguridad cubano, non una giovane bavarese. Sparò con una pistola procuratagli da Giangiacomo Feltrinelli attraverso la rete internazionale dell' ultrasinistra, poi fuggì in Bolivia e fu tradita e uccisa nel 1973 in un' imboscata organizzata dal criminale nazista Klaus Altmann Barbie.

Invano il padre, informato della morte di lei, chiese la consegna della salma. Gliela negarono, forse per non mostrare se era stata torturata prima dell' uccisione. Monika rimase una combattente senza tomba caduta nella giungla. Si dice che i suoi resti riposino “simbolicamente” in un cimitero di La Paz; in realtà si trovano in qualche luogo sconosciuto della Bolivia, in una fossa comune senza croce ne nome.
Così è stata la vita di questa donna che, secondo la destra fascista di quegli anni, ha militato combattendo “nel comunismo” e pertanto “nel terrorismo” in Europa; per alcuni il suo nome è rimasto inciso nei giardini della memoria come guerrigliera, assassina o forse terrorista, per altri come donna coraggiosa che ha compiuto una missione e vissuto una vita all'insegna dell'obiettivo rivoluzionario. Noi siamo tra questi ultimi e per questo le rendiamo il più alto onore.

A mio parere, concordando con http://www.lotta-continua.it/,  la  siua vicenda << (...)   è la costola femminile di una rivoluzione che ha lottato per le utopie della sua epoca e che, vista con i nostri occhi, ci obbliga a riflettere ancora una volta su questa frase:.“Mai sottovalutare il coraggio di una donna” >>


La  Seconda

Fuggire da Alcatraz è impossibile"
Il computer dimostra che non è vero

 

Uno studio riscrive la storia della più celebre evasione dalla prigione di San Francisco, quella che ispirò il film con Clint Eastwood. I tre evasi, dati per dispersi, potrebbero avercela fatta.
Solo due detenuti (nel 1937) sono riusciti a fuggire da Alcatraz e ad arrivare vivi a San Francisco. Gli altri 34 che ci hanno provato sono tutti morti nella traversata della Baia, annegati o vittime di ipotermia, uccisi dalle guardie oppure riacciuffati. Un nuovo studio, però, realizzato con le più moderne tecnologie, potrebbe riscrivere la storia delle evasioni dal carcere più famoso del mondo, portando a cinque il numero di prigionieri riusciti nell'impresa, quasi impossibile, di lasciare l'isola e di arrivare sulla terraferma, superando le insidiose, gelide e mortifere acque dell'Oceano Pacifico. Il
l'isola di  Alcatraz
caso in oggetto è quello dei fratelli Clarence e John Anglin e del loro compare Frank Morris. Evasi nel giugno 1962, in un modo tanto incredibile da aver dato ispirazione al film "Fuga da Alcatraz" con Clint Eastwood: dopo aver scavato con i cucchiai un buco dietro al wc delle loro celle, hanno atteso la notte. Quindi hanno infilato sotto le coperte dei fantocci, con tanto di testa realizzata con scarti di gomma e capelli veri, per poi infilarsi nel tunnel e darsi appuntamento in un ambiente inutilizzato dietro alle pareti perimetrali, da dove era possibile aggirare le mura. Una volta fuori hanno raggiunto la spiaggia e con impermeabili e materiale di fortuna hanno messo insieme una zattera. Poi si sono
I fratelli Anglin e Franck Morris negli anni Sessanta e con l'aspetto che avrebbero oggi
messi in mare.
CHE FINE HANNO FATTO? - Le autorità non hanno mai certificato che fine abbiano fatto, tanto che a tutt'oggi vengono dati ufficialmente per "dispersi", anche se per esperti e storiografi non ci sarebbero dubbi: sono annegati durante la traversata. Il nuovo studio, realizzato in Olanda, dà invece un'altra versione. E' stato calcolato al computer che quel giorno, tra le 23.30 e mezzanotte, ora della fuga, maree e correnti avrebbero non solo consentito, ma addirittura agevolato la traversata dei tre fuggitivi. Che sarebbero dunque riusciti ad arrivare a San Francisco, e precisamente nella parte nord del Golden Gate Bridge. Riconquistando di fatto la libertà.
CACCIA RIAPERTA - Alla luce dello studio, dunque, le stesse autorità hanno deciso di non archiviare il caso, ma di mantenere aperto sui tre un mandato di cattura. E addirittura sono state diramate foto dei tre evasi invecchiate grazie al computer, per consentire a chiunque li riconosca di denunciarli alla polizia. Se così fosse, la conclusione del caso sarebbe ancora più rocambolesca della fuga.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...