Jole
e Michele, 89 anni lei, 94 lui, sono sposati da settant'anni. Una
storia di solitudine che da silenzio si è trasformata in pianto e alla
fine in urla di disperazione. I vicini hanno chiamato il 113, pensando a
una lite in famiglia o all'irruzione di un ladro. Niente di tutto
questo. Gli agenti hanno trovato Jole e Michele. E hanno cucinato per
loro
#ROMA: STORIA DI URBANA UMANITÀ
È un’estate afosa quella romana. Jole è a casa. Come tutte le sere. Ormai da troppo tempo.
Al Tg scorrono distrattamente le notizie. Attentati, bimbi maltrattati
in un asilo… Jole si chiede il perché di tanta cattiveria… Ma la tv le fa compagnia… Ancora una sera solitaria da passare con Michele. Si, perché Michele, 94 anni, è il suo uomo da quasi settanta. Lei, che di primavere ne ha 89, ne avrebbe di ricordi da raccontare! A chi poi? È tanto che nessuno passa a salutarli… Non è sempre facile la vita. Specie quando la città si svuota ed i vicini sono via in vacanza. A volte la solitudine si scioglie in pianto. A volte è come un temporale estivo. Arriva all'improvviso e ti travolge. Jole e Michele si amano. Ma quando la solitudine è un peso sul cuore, può accadere che perdano la speranza.
Può accadere, come questa volta, che urlino così forte la loro
disperazione che, alla fine, qualcuno chiami la Polizia di Stato.
Non c’è un reato. Jole e Michele non sono vittime di truffe come spesso
accade agli anziani e nessun ladro è entrato in casa. Non c’è nessuno da
salvare. Questa volta, per i ragazzi delle Volanti c’è un compito più arduo da svolgere. Ci sono due anime sole da rassicurare. Una volta dentro l’appartamento, tutto racconta di quella lunga vita insieme. Ma parla anche di quella desolazione per la quale gli agenti sono lì.
Un misero raspo, da cui pendono avvizziti tre acini d’uva, sul tavolo
della cucina, racconta di un digiuno che dura già da troppo tempo. I poliziotti sono pervasi dalla tenerezza. Capiscono che questa volta è diverso. Non ci sono moduli da compilare. Questa sera i codici non servono. Serve essere uomini. Essere veri.
E mentre attendono l’ambulanza per verificare che i coniugi stiano
bene, capiscono che solo un po’ di calore umano potrà ridare
tranquillità a Jole e Michele. Chiedono il permesso di accedere alla dispensa.
Improvvisano una cenetta. Un piatto di pasta con burro e formaggio.
Niente di particolare. Ma con un ingrediente prezioso: c’è, dentro,
tutta la loro umanità. Andrea ai fornelli e Alessandro, Ernesto e Mirko ad intrattenere i due nuovi amici. Questa sera si cena in famiglia! Anche questo è #essercisempre e si trova ogni volta che qualcuno ci chiede aiuto.
Lo so che dovrei raccontare storie più allegre ma : << La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno ed il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle. >> (Sant' Agostino \ Pablo Neruda ) . E vedere che a sofferenza fisica s'aggiunga sofferenza dovuta ala cattiva amministrazione e burocrazia mi fa star male e che magari , scusate il cinismo \ sarcasmo se fosse qualche parente o amico di politicanti tale situazione non si sarebbe verificata Meno male c'è chi come ( news suggeritami dalla bacheca di Luana Lulu scano )
alcuni giorni fa in un parcheggio di Lisbona gli automobilisti hanno visto occupati tutti i posti disponibili da sedie a rotelle, sulle quali erano riportati diversi messaggi "Torno subito", "mi ci vuole solo un po’" e "sono andato a prendere un caffè". Una bella iniziativa che deve fare riflettere.
Ma ora veniamo alla vicenda d'Anna
di Veronica Cursi da il messaggero del 28 Novembre 2013
Anna non ha mai fatto ricreazione in cortile, neppure con il bel tempo, quando tutti gli altri bimbi andavano a giocare in giardino, lei no. E' sempre dovuta rimanere in classe. Prigioniera della sua disabilità. E di un'assurda burocrazia. Anna ha 4 anni ed è affetta da paralisi cerebrale discinetica, una sindrome che le comporta disturbi nei movimenti e la costringe a una vita in carrozzina. Nella sua scuola - la materna Il Gelsomino a San Paolo - non esiste un montascale, uno scivolo, un ascensore. O meglio un ascensore c'è. Ed è anche nuovo di zecca. Solo che da due anni, da quando cioè l'hanno installato, ancora non è stato collaudato.
Così ogni giorno, da quando è cominciata la scuola, Anna deve rinunciare a partecipare ai laboratori di musica, a stare con i suoi compagni in palestra, a fare ricreazione in giardino. A meno che qualche insegnante allenato e di buona volontà la trasporti in braccio. Perché quelle scale, che collegano il pianterreno con il piano inferiore, per lei sono un ostacolo troppo difficile da superare. Quelle scale - come se servisse - le ricordano ogni giorno la sua diversità.
«E' una vergogna - si sfoga la mamma Nunzia Inchingoli - dal primo giorno di scuola mia figlia è costretta a rimanere prigioniera in classe. E non per un grave guasto. Ma perché ci sono problemi burocratici. Il 6 novembre ho presentato un esposto all'VIII gruppo dei vigili richiedendo un intervento. Sono passati più di venti giorni da allora e non si è mosso nulla». Il problema è stato anche al centro di un'interrogazione presentata il 21 novembre al presidente dell'VIII Andrea Catarci. Ma niente. L'ascensore è ancora lì. “Imballato” nel cellophane.
Ma dal Municipio promettono: «Entro Natale entrerà regolarmente in funzione». «Ci sono stati due diversi fattori che hanno rallentato il collaudo - spiega il presidente Catarci precisando che in realtà, considerati i normali tempi tecnici, il ritardo vero è proprio è “solo” di sei mesi - Inizialmente infatti c'è stato un problema di staticità, a cui solo dopo si è aggiunto un problema economico. Di solito i collaudi vengono fatti con rimborsi a fattura: la ditta paga e poi viene rimborsata dal Comune, ma negli ultimi anni vista l'emergenza delle casse capitoline le ditte sono sempre state rimborsate in ritardo e oggi molte si rifiutano di anticipare i soldi. Per questo stiamo cambiando le modalità di aggiudicazione degli appalti: in futuro chi si aggiudicherà la gara dovrà anche fare i collaudi. Perchè cose del genere non accadano più». Perché a pagare adesso è solo Anna.
Lo so che notizie del genere ( vedere articolo riporti sotto di una vicenda avvenuta qualche giorno fa ) sarà, secondo alcuni \e poco importante , ma certe cose m'indignano specialmente quando a farlo è il potere o meglio i suoi addetti . E poi si lamentano se molti odiano le forze dell'ordine .
Il fatto viene denunciato dall'associazione DìGayProject, alla quale si è subito rivolta Giordana, una studentessa lavoratrice romana, di 22 anni (sotto a destra in foto).La ragazza, che vive ad Acilia, aveva salutato la sua amica con un bacio sulle labbra, in un'area tra l'altro visibile dalle telecamere di sorveglianza.Erano da poco passate le 23. "Un bacio a stampo - racconta Giordana all'Huffington Post - una cosa tranquillissima".
La scena è stata notata da un carabiniere in servizio all'interno della stazione. "Ha iniziato ad urlare contro di noi. Cose omofobe tipo 'fate schifo' e 'fate queste cose di nascosto'. Era insieme a tre militari in servizio, e ad una guardia giurata". Il carabiniere (in divisa), a quel punto, si è avvicinato alle ragazze, che hanno subito chiesto conto di quel comportamento omofobo. Lui ha reagito esigendo i loro documenti e ordinando loro di non allontanarsi da lì."Una volta presi i nostri documenti è tornato dagli altri tre militari e ci ha fatte aspettare per venti minuti - continua Giordana - Quando è tornato ha anche detto 'Ora so chi siete, so dove abitate, andatevene".Giordana ha subito deciso di rivolgersi alla caserma di Acilia, per denunciare l'accaduto. Al citofono (la stazione era, infatti, chiusa) le hanno risposto che non erano tenuti a comunicarle le generalità del carabiniere in servizio. "Così ho deciso di andare in un commissariato a raccontare tutto - spiega Giordana - La polizia mi ha parlato del reato di abuso di ufficio, ma è chiaro che ora toccherà alla Procura decidere come procedere"."Sarebbe tempo - prosegue Imma Battaglia - di porre fine per sempre a queste vicende lesive della dignità e della libertà delle persone: non solo offendono i gay, le donne e tutti i cittadini. La grave ignoranza omofobica di un solo agente rischia di screditare l'immagine di tanti colleghi impegnati ogni giorno nella pubblica sicurezza"."Questa spiacevole occasione mi offre ancora una volta il pretesto per ribadire quanto fondamentali e necessarie - in tutti i sistemi e a tutti i livelli - siano azioni di sensibilizzazione e di educazione all'inclusione delle differenze, come ad esempio corsi di aggiornamenti alle forze dell'ordine affinché non confondano i veri atti osceni con gesti d'affetto leciti e dignitosi - sottolinea la creatrice del Gay Village - Di fronte all'atteggiamento rilassato e senza difese di due persone che si salutano, l'attacco immotivato da parte di un agente in divisa si configura come un abuso di potere a sfondo omofobico. Per questo sono necessarie azioni di formazione e perciò chiediamo un incontro con il dirigente di riferimento. Un bacio è un atto d'amore. Ad essere oscene in ogni luogo pubblico sono sempre e soltanto la violenza e la discriminazione"."Dopo questa denuncia, chiediamo che l'Arma dei carabinieri prenda le distanze dal militare che ha compiuto questo atto e porti avanti un progetto ancora più forte contro l'omofobia che punti innanzitutto sulla formazione dei suoi appartenenti - dice il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo Per fare piena luce su questo episodio siamo in contatto con l'Oscad, l'osservatorio congiunto di Polizia e Carabinieri contro le discriminazioni con il quale collaboriamo fin dalla sua costituzione, al quale già diversi giorni fa abbiamo chiesto di reperire i video delle telecamere presenti nella stazione che sono gestite anche in collaborazione con le Forze dell'Ordine. Alle donne che hanno subito questa ingiustizia stiamo offrendo assistenza legale e il massimo supporto nella denuncia in seguito alla quale sono già state contattate da Oscad". "Contro le violenze e l'intolleranza verso lesbiche, gay e trans serve - conclude - un forte impegno e di certo non hanno aiutato le esternazioni di chi, anche all'interno delle istituzioni e della politica, continua a volere Forze dell'Ordine nemiche dei gay. Per noi non deve essere così".
L'Osservatorio contro le discriminazione di polizia e carabinieri prenderà tutti i provvedimenti necessari nei confronti del carabiniere. "Abbiamo ricevuto oggi la solidarietà del Comando di polizia e carabinieri sul caso. Il prefetto Cirillo, vice-capo della polizia e referente dell'Oscad - Osservatorio contro le discriminazione di polizia e carabinieri - e Gaetano Maruccia, comandate dei carabinieri del Lazio e tra i fondatori dello stesso organismo - dice Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center - ci hanno comunicato che stanno già verificando i fatti a seguito della nostra segnalazione, ribadendo che saranno presi tutti i provvedimenti necessari nei confronti del carabiniere che ha fermato Giordana e Irene".
Posso capire ( anche se non concordo perchè reputo il fermo per un semplice bacio , sia etero che omo sulla labbra bigottismo \ arretramento mentale ) perchè ciascuno di noi ha un concetto di verso e variabile di decenza , il fermo per atti osceni . Ma l'insulto no . Meglio il silenzio .
Hai scelto di coltivare il lupo cattivo ( omofobia in questo caso qui maggiori dettagli )contento te è una tua scelta ma non per questo , caro carabiniere, debba venire meno il rispetto verso una persona che ha scelto la sua natura sessuale diversa dalla tua e non da fastidio a nessuno\a e sta non è esibizionismo .
Concludo dedicando alle due ragazze e tutti\e i gay discriminati ed offesi questa poesia ( in realtà è un discorso seguito da una canzone ) di
I media sono tutti concentrati solo sulla morte di Morosini
( me ne sono già occupato precedentemente qui e qui )
mentre si parla poco o quasi niente della morte di un altro grand e del calcio morto per gli effetti collaterali delle porcherie che gli davano medici e allenatori ( salvo i giornali sportivi ovviamen te ) in breve e relegato nelle pagine più interne senza neppure un breve stralcio in prima forse perchè troppo scomodo e riapre vecchie ferite archiviate oltre a far perdere ulteriormente alla santa maria del pallone " ( parafrasi della canzone dei Modena city ramblres vedere url per video e testo ) dando cosi ulteriore ragione e conferma a quelli che i media definivano cassandre e utopisti per poi come le pecore ( salvo eccezioni come report di rai3 che ne parlarono in tempi non sospetti ) dire si sapeva , come Petrini e Zeman
fonte leggo.it di lunedi 16\4\2012O
LUCCA
Lutto nel mondo del calcio. È morto questa mattina nell'ospedale di Lucca Carlo Petrini, ex attaccante della Roma. Aveva 64 anni. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, vestì anche la maglia del Milan nel 1968-1969, del Torino ('69 a '71), con cui vinse la Coppa Italia 1970-1971. Petrini arrivò nella Roma di Nils Liedholm nella stagione 1975-1976.
Petrini, affetto da un grave glaucoma che lo aveva reso quasi cieco, nel 2000 pubblicò la sua autobiografia, intitolata Nel fango del dio pallone, in cui denunciava la pratica del doping che negli anni '60 e '70 era dilagante. Lui stesso confessò di esservi ricorso più volte, con la complicità dei medici delle squadre in cui aveva giocato.
Gli stessi medici che lo hanno curato negli ultimi anni pensano che la sua malattia fosse stata causata proprio dai farmaci dopanti assunti. L'ex calciatore, oltre al doping, denunciò anche gli altri 'vizi' del calcio italiano, denuncia quanto mai attuale oggi, perché riguardava le partite decise in anticipo dalle società, i pagamenti in nero e altre 'bassezze'.
SCRISSE ANCHE UN LIBRO SU BERGAMINI Petrini, che nella sua carriera ha giocato anche nel Catanzaro dal 1972 al 1974, dopo avere smesso col calcio ha scritto anche «Il calciatore suicidato». Per scrivere il volume, Pertrini indagò in prima persona sulla morte del calciatore del Cosenza Donato Denis Bergamini, travolto da un camion il 18 novembre 1989 sulla statale 106 a Roseto Capo Spulico (Cosenza).
Petrini sostenne che la morte del calciatore era avvenuta per mano della criminalità locale, nonostante la magistratura avesse chiuso la pratica attribuendo la morte di Bergamini ad un suicidio. Una tesi quest'ultima, messa in dubbio dalla Procura di Castrovillari che su richiesta dei familiari di Bergamini ha riaperto l'inchiesta ipotizzando che il calciatore sia stato ucciso
Il precedente appello per Villa Flora non ha avuto nessun esito. Nessun aiuto di nessun tipo né volontari né cibo niente, noi siamo allo stremo. Non abbiamo più croccantini e le scatolette dureranno ancora per poco.
A causa dell’alimentazione inadeguata tutti i gattini piccoli hanno la colite, è una situazione disperata.
L’oasi felina di Villa Flora è una struttura del Comune di Roma, ma questo sembra averlo completamente abbandonato e si rifiuta di comprare il cibo per i gatti. Cade nel vuoto ogni mio tentativo di contatto con loro per chiarire la situazione. Abbiamo più di 10.000 euro di debiti e non sappiamo più a chi chiedere prestiti.
Io devo partorire la prossima settimana e sono ancora qui a lavorare per la totale mancanza di volontari.
Vi prego aiutateci a far sopravvivere 230 meravigliosi gatti.
Abbiamo bisogno di TUTTO. cose necessarie ed urgenti:
cibo, sabbia, croccantini, antiparassitari, antibiotici, detersivi e materiali per pulizie (es. guanti usa e getta, sacchi spazzatura, ecc.), disinfettanti, vaccini
...è inoltre importante avere il supporto di volontari che ci vengano ad aiutare per le pulizie e l’alimentazione dei gatti. Occorrono, con ESTREMA URGENZA, persone esperte che ci possano aiutare gratuitamente a fare dei lavori di ristrutturazione in giardino (lavori di muratura e cementificazione).
Abbiamo bisogno di pagare qualcosa ai 3 veterinari che ci curano i gatti, altrimenti, dato che è un anno che il comune non li paga, ci bloccheranno ogni tipo di assistenza. Potete mandarci un aiuto economico o portare qualcosa direttamente a loro.
i vet. sono:
Dott. Baldi; Dott. Aleandri; Clinica SOS veterinaria Colli Portuenzi.
Per chi volesse dare un contributo economico, può effettuare un bonifico al seguente codice IBAN:
IT 63Z0 3069 032931 0000 000 1698
intestato a:
associazione volontari
Gli amici di Carlotta e Pesciolino
oppure PostePay:
4023 6004 5269 3486
intestato a: Londrillo Dolores
(Si accettano anche prestiti)
VI PREGO DI DIVULGARE AI VOSTRI CONTATTI E FAR GIRARE QUESTO APPELLO PIU’ POSSIBILE.
Credo che in questo paese si debba ancora imparare a discutere e magari a polemizzare: ma con serenità e, possibilmente, anche con qualche argomento che vada al di là delle pillole di conformismo e di politically correct.
Non riesco per esempio a capire perché nella nostra opinione pubblica e nei relativi mass media si debba sempre e per forza gridare allo scandalo ogni volta che qualcuno azzarda pareri dietro i quali sia sospettabile la presenza di di tesi o anche solo di proposte che appena appena escano dai solchi ben collaudati delle idées données e delle Verità Inconfutabili garantite dai manuali di scuola media e ripetute dai poligrafi travestiti da ricercatori che impestano le nostre librerie con best sellers regolarmente scopiazzati da vecchi libri di storia. Quelli col Barbarossa cattivo e i lombardi buoni, col Radetzky feroce e i bravi Tamburini Sardi, col “Mamma li Turchi” e col meno-male-che-c’è-stata-Lepanto. Insomma, con la storia detta, ripetuta, collaudata e ribadita sul metro di quei geniali maĩtres-à-penser che molti decenni or sono, mossi a pietà degli studenti pigri, redassero i manualetti noti come “Bignami”. E, se ci si oppone al Bignami, ci si becca la condanna secca come una mannaia: “revisionisti!”.
Ora, premesso che “revisionismo” è parola che dalla storia della politica sé Internazionale” per poi dilagare nel mondo della semistoria e della pseudostoria, è necessario sia chiaro che il lavoro deglistorici, intendo diquelli veri, consiste sempre e inevitabilmente, in gran parte, nella revisione delle tesi e delle letture dei fatti quali gli sono state confidate da chi ha lavorato prima di lui. Non esiste quindi nessuna pagina di storia che sia stata scritta una volta sola e per sempre. La storia è una fatica di Sisifo.
Ecco perché è stata obiettivamente ridicola, al di là di qualunque posizione si voglia difendere, la polemica scatenata dall’orazione del generale Antonio Torre che, commemorando ufficialmente il 20 settembre scorso il 138° anniversario della Breccia di Porta Pia, si è particolarmente soffermato sui 19 caduti dell’esercito pontificio sorvolando su quelli italiani; e che il sindaco di Roma Gianni Alemanno non abbia dal canto suo provveduto a rimediare alla gaffe dell’alto ufficiale: sempre che – ha commentato qualcuno – solo di gaffe si sia trattato e non, orrore, di “scelta di campo” o peggio, raccapriccio, di “revisionismo”.
Ora, va da sé che in una sede ufficiale e paludata, per sua natura retorica e convenzionale, come quella di una commemorazione pubblica, non è mai il caso di lasciarsi andare a discussioni storiografiche: il che del resto non era senza dubbio nelle intenzioni e forse nemmeno nelle possibilità obiettive del generale Torre, che fa il militare e non lo storico.
Quel che però non mi meravigliaaffatto – ormai so da tempo che cos’è l’Italia -, ma comunque continua a indignarmi, è la desolante piattezza del coro, praticamente unanime, di giornalisti, di politici e perfino (e ciò m’è dispiaciuto) di qualche storico serio: tutti allineati e coperti nello stigmatizzare il silenzio di Alemanno o comunque la sua scarsa energia nel difendere, a scanso di equivoci, la tesi ufficiale della quale egli, in quanto sindaco, viene considerato una specie di garante e di custode (e a dire il vero non se ne capisce il perché).
Insomma. Perché mai non si dovrebbe cominciar a dire che in realtà la storia del nostro Risorgimento, così come si svolse tra 1848 e 1870, non andò affatto come andò perché non avrebbe mai potuto andare altrimenti; e tanto meno che non andò per nulla nel migliore dei modi possibili? E, badate, qui ucronia e fantastoria non c’entrano per niente. Il dogma che la storia non si possa scrivere “al condizionale”, “con i se e con i ma”, è una fesseria che nessuno storico serio – a parte un manipolo di paleostoricisti convinti – non dice più da molto tempo. E non sono io ad affermarlo: bensì uno dei più grandi studiosi viventi, David S. Landes.
La discussione non è affatto oziosa: e tanto meno lo sarebbe al livello politico, se non vivessimo in un paese dominato, fra le altre cose, da una disinvolta schizofrenia e da un’impudica ostentazione d’incoerenze. Vorrei proprio che qualcuno mi spiegasse perché, nei nostri manuali scolastici, continua tuttora a trionfare una visione del Risorgimento degna del libro Cuore e delle Maestrine dalla Penna Rossa – alcuni epigoni delle quali sembrano oggi sedere sugli scranni del governo – mentre quel governo stesso si regge con l’appoggio determinante d’una forza, la Lega Nord, che se fosse un po’ meno bécera dovrebbe pur sviluppare, appunto nel quadro di quanto essa stessa sostiene, anche un serio discorso critico sulle scelte che condussero al processo d’unità nazionale, sui metodi che furono adottati per conseguirle, sulle conseguenze a cui condussero. Perché la soluzione unitaria e centralista, voluta dalla monarchia sabauda che mirava all’espansionismo del suo potere dinastico e dai dottrinari “neogiacobini” che seguivano Mazzini e Garibaldi (e una parte dei quali sacrificò al dogma dell’ “unità indivisibile” i suoi stessi ideali repubblicani), non solo per lungo tempo non era stata l’unica possibile, ma era stata quella considerata, anche a livello internazionale, la più avventuristica e pericolosa.
L’unità proclamata nel 1861 e coronata dalla presa di Roma del 1870 andava direttamente contro un millennio di storia italiana, ch’è e sempre stata per sua natura policentrica, municipalistica, regionale e cittadina; e i capi degli stati italiani preunitari, a cominciare dal papa,si erano tutti – sia pur in diversa misura – adattati ad accettare una formula di unità federale, su un modello non lontano da quello che (essa sì in coerenza con al sua storia) fu adottata dalla Germania proprio in quello stesso 1870. E in tale senso, anche se con accentuazioni diverse, si erano espressi gli ingegni migliori e più equilibrati del nostro Risorgimento, dal Gioberti al D’Azeglio al Cattaneo.
Ma il governo piemontese, guidato dal Cavour e dai suoi successori, scelse – fino a un certo punto in accordo con Napoleone III, poi addirittura senza e contro di lui – la politica delle provocazioni, dei colpi di mano e dell’alternanza di menzogne e di atti di violenza per giungere, contro il diritto e la legittimità internazionali, alla violazione patente dei diritti dello stato pontificio. Che oggi tutti, anche senza sapere di che cosa si trattava, si sbracciano a qualificare di “corrotto”, di “incapace”, di “antistorico”, mentre la realtà del tempo non presenta per nulla tale quadro. Né si capisce perché si continui a far finta di non ricordare che la presa di Roma poté compiersi, proditoriamente da parte italiana, non appena, in conseguenza della sconfitta di Sedan, la protezione dell’imperatore dei francesi a Pio IX venne meno. O perché molti abbiano rimproverato il generale Torre per il suo omaggio – da soldato, se non altro – agli zuavi e in genere ai volontari che accorsero soprattutto dalla Francia a difendere il papa che aveva tutto il diritto a non venire attaccato su quel territorio che egli legittimamente governava.
E sarebbe poi stata con certezza peggiore, per esempio, un’Italia federale, di quanto sia stata l’Italietta unitaria che determinò la questione del Mezzogiorno, provocò scandali finanziari gravissimi a ripetizione, inventò infamie fiscali come la “tassa sul macinato” ch’era una vera e propria tassa sulla miseria, coniò “leggi internazionali” e massacrò contadini siciliani (Bronte) e operai (i cannoni ad “alzo zero” del Bava Beccaris, decorato dal “Re Buono”), fu incapace di rimediare al flusso continuo di poveracci che abbandonavano il paese per disperazione e si dimenticò del destino degli emigrati,infine ci gettò inutilmente – e con opportunistica furbizia – nel grande macello della prima guerra mondiale, da cui sarebbero appunto usciti i tanto detestati comunismo e fascismo? Aveva davvero proprio tutti i torti, l’ “infame” Franti?
Così è, se vi pare. Perché non proviamo a discuterne pacatamente, invece di stracciarci le vesti ogni volta che qualcuno prova a commettere l’indicibile peccato consistente di cercar di rimetterci in moto le meningi? E chiamatelo, se volete, “Revisionismo”.
Miei cari amati amici blogger. Come state? .. Io benissimo. Sono davvero felice perchè la mia follia è risultata ottima a detta degli esperti. Vengo ad esplicare:
Mercoledì scorso sono stata invitata a presentare il mio libro. "Prendimi e Uccidimi" nella mitica manifestazione del "Fontanone Estate2008" giunta ormai alla XIII edizione nel prestigioso ambito dell'estate romana.
Potete leggere tutto il programma qui: http://www.fontanone.it (spulciando nel sito al giorno 3 appare la mia locandina) che si concluderà il 14 settembre, vi consiglio vivamente di andare a vedere almeno uno spettacolo.
Da sempre, in quel bellissimo palco all'aperto con affaccio sulla famosa fontana Dell'Acqua Paola, al Parco Della Rimembranza (Gianicolo), vengono ad esibirsi affermati gruppi musicali, attori di teatro di nota fama,(uno per tutti: Arnoldo Foà) affabulatori, fini lettori ed interpreti di poesie e racconti noti, istrioni di ogni tipo e genere, ballerini e perfomer di vario tipo, insomma tutto ciò che fa spettacolo e chi fa spettacolo nel vero senso della parola, "artisti". (veline, vallette, tronisti, uomini e donne, opinionisti,cacciatrici e cacciatori di farfalle varie o mosconi, falsi personaggi, tuttologi, presenzialisti inutili e quant'altro di peggio si vede ogni giorno in tv, sono rigorosamente banditi dal fontanone),
Ma non avevano mai "aperto" alle presentazioni letterarie. Quest'anno i mitici e storici direttori artistici del Fontanone: Enzo Aronica,M.Luisa Bigai e Riccardo Barbera, hanno deciso d'inserire anche altro: "AMORI E CRIMINI" al femminile,(solo il 3) al quale ho partecipato. Intervista, lettura e presentazione del mio thriller a cura di Cristina Cellini.
Ed ecco dove arriva la mia follia. Stanca di rappresentarlo sempre nello stesso modo ormai da otto mesi, (intervista, introduzione racconto e breve biografia, domande sulla storia, progetti futuri ed infine la lettura di un brano da parte di un attore o attrice),
chiedo al direttivo se posso "muovermi in modo diverso" mi danno carta bianca, felice inizio a svolgere e a scrivere la regia della serata. Ho meno di un'ora a disposizione e nessuna intenzione di annoiare il pubblico pagante (non lo sapevo è stata la prima volta nella mia vita, come in un vero teatro) che verrà a vedermi.
Il palco non è grande ed è tutto all'aperto, mentre i posti a sedere sono come quelli di un vero teatro. L'emozione è fortissima e la tentazione di far spettacolo anche. Scrivo e preparo tutto la notte precedente, senza dormire praticamente mai. Chiamo a raccolta cinque attori doc per realizzare la mia idea, attori che mi cambiano continuamente per impossibilità lavorative fino a poche ore prima dello spettacolo e l'ansia sale a mille.
Siamo tutti lì un ora prima dell'arrivo del pubblico, ma nella locandina appesa fuori dal teatro è rimasta, per impossibilità di tempo, la foto di un attore che è stato sostituito da un altro. Voglio subito fare le prove di movimento, battute ecc,ma non è possibile perchè il tecnico deve prima impostare i microfoni e vedere se funzionano. Ok, però se non vi dico come ci muoveremo sul palco e dove andremo a sederci è tutto inutile, no?.
Finalmente posso "dirigere" l'orchestra. I miei amici attori erano convinti di dover leggere un brano a turno in un momento preciso della serata e invece io cosa gli combino? ... Tiro fuori 6 copioncini con didascalie, battute, movimenti e reazioni, tempi e tutto insomma per realizzare una performance tra il teatrale, il cinematografico e la lettura, di una situazione scelta dal libro da rappresentare recitando.
Mi guardano come avessero visto un marziano ballare sulle punte insieme alla Fracci. Gli spiego tutto, il tempo stringe, accettano perchè sono dei grandi amici e non solo bravi attori, e quindi si buttano nella mischia assieme a me.
Le scenografie delimitate da due bellissimi quadri del mio amico Claudio Angeloni.
Gli attori sono: Cinzia Carrea nel ruolo di: "Valeria Majano", Maurizio Matteo Merli è: "Stefano De Bei" Cristina Cellini (e dove scappava pure lei certo) è:la madre 70enne di Stefano, "Giulia De Bei", Nicola Canonico è: "Gabriele Doria". E dulcis in fundu .... Fon Fragassen in arte Claudio Fragasso, che si presta a farmi lo speaker televisivo oltre al televisore stesso da scenografia. Bisogna mimare ogni gesto, c'è solo un tavolo sul palco con delle sedie. Quindi ad un mio gesto preciso e coordinato, "Stefano- Merli" spegnerà la tv impersonata da Fragasso-speaker con un gesto della mano. Cristina-Giulia entrerà in scena fingendo di avere in mano un vassoio ricolmo di gnocchi fumanti. Mentre ad una battuta precisa di Stefano.Merli, Cristina.Giulia farà finta di uscire di scena allontanandosi.
La situazione, per chi ha letto il libro è quella del pranzo con gli gnocchi a casa di Giulia e Stefano De Bei.(pag,116 capitolo XLII)
Tutto è pronto, si va in scena .... Inizio: sedute dietro al tavolo Cristina m'intervista con delle domande preparate da me la sera prima. La cosa è carina e mai noiosa. Nasce una dissertazione amicale e divertente che poi si fa seria quando affronto la tematica dello studio criminale sulle menti dei serial killer. (il pubblico è coperto dal buio in sala i riflettori mi accecano e la paura svanisce, perchè non li vedo)
Finita l'intervista ci alziamo, e come da copione chiamo a salire sul palco i "miei" attori, li presento al pubblico, do la parte ad ognuno di loro, e mentre iniziano a studiarsela, spiego al pubblico cosa sta per accadere e in che punto del libro ci troviamo. Ognuno raggiunge la sua postazione, sistemo la scena in diretta, dando il via con il classico "Azione". Tutto fila a meraviglia e sul finire dell'ultima battuta, blocco il tutto gridando "Stop" poi rivolta al pubblico aggiungo : "Se volete sapere come va a finire la storia leggetevi il libro".
Ecco com'è andata. Applausi e tutto il resto. Credo che mercoledì sia nato un nuovo modo di presentare un libro, miscelando recitazione e rappresentazione teatrale con quella cinematografica. Il tutto è durato meno di 45 minuti, la gente si è divertita, sorpresa, ed ha seguito con vivo interesse l'unico punto del racconto che è anche commedia e non solo adrenalina. Non ho tolto spazio a chi veniva dopo nè pubblico, nessuno è scappato via, dopo invece si, ma questa è un'altra storia.
Voglio ringraziare anche tutti gli amici di myspace che sono venuti facendomi un gran bel regalo, adesso non siamo più virtuali.
Ora ilfilmato completo della serata non ce l'ho perchè non ho potuto riprendere in quanto ne facevo parte, ma Enzo Aronica l'ha fatto e a breve lo metterà su youtube, però ho ripreso la cena svolta tra tutti i partecipanti, meno Cinzia Carrea che è dovuta scappare a casa. La qualità audio e video è la solita del mio cellulare ed io sono decisamente su di giri, finalmente rilassata e un pò brilla, ma non di vino, solo di pura felicità.
Un bacione a tutti voi e buon INIZIO settimana. Rossella