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17.6.24

Linda Feki, la musicista: «In ospedale a Napoli hanno provato a non farmi abortire con ecografie falsate. È stato umiliante»

 

di   solito   questo nostro blog   non racconta  storie    di  vip  ed  influenzer    hanno  già  troppa (  al  90 %  dei casi autoidotta  e  creata  ad  arte  )   pubblicità  per i  fatti loro   .....   nella maggior  parte  dei  casi   . Ma qui   si tratta   di  una  storia      vergognosa    che  non riguarda    solo  lei  ma  tutte le  donne     che decidono   d'intrapendere  il percorso dell'aborto  .Scelta    condivisibile  o meno     di vita .  Scelta  \  decisione    che   dovrebbe    essere   rispettata     , ma  soprattutto   la  donna  che  decide    di farlo    va  tratta    con umanità  .Quello     che    ha  subito   , e  che  subiscono  tutte le  donne  ,   che 
vogliono  intrapendere  tale  dolorossima  scelta    è  violenza  psicologià ed  etica pari  a quella  del  femminicidio .  on sapendo  cos'altro  dire    se  non  solidarietà  e  vicinanza   al lei    vi  lascio   con la  sua  storia  .  A    voi  ogni  ulteriore     commento



Linda Feki, 33 anni, conosciuta come LNDFK, è una musicista e producer emergente. Di 
padre tunisino e madre italiana, vive a Napoli e attualmente lavora al suo nuovo album. Tre mesi fa ha deciso di abortire, un'esperienza che si è rivelata drammatica e che ha voluto condividere sui social. «Mi sono sentita umiliata. Per questo ho voluto raccontare cosa mi era successo. E moltissime mi hanno scritto, raccontandomi esperienze simili, anche peggiori della mia», ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera.
L'aborto
Linda Feki ha descritto l'inizio del suo incubo presso l'ospedale San Paolo di Napoli. «Il ginecologo mi visita, non chiede nemmeno il mio nome, ma se avessi un partner e che lavoro facesse. E poi il suo conto non mi tornava». Il medico affermava che Linda fosse alla decima settimana, mentre lei era sicura di essere all'ottava. «Aggiunge che se eravamo arrivati fino a questo punto, parlava al plurale nonostante mi fossi presentata da sola, voleva dire che il bambino in realtà volevamo tenerlo». Decisa a chiarire la situazione, Linda ha consultato un ginecologo privato che ha confermato la sua valutazione: «Mi spiega che erano stati messi dei parametri sbagliati. Conferma che ero all’ottava, come dicono anche al Cardarelli, l’ospedale dove a questo punto decido di andare». Ma anche qui non è stato facile. «La ginecologa decide per l’intervento, nonostante ci fossero le condizioni per accedere all’IVG con farmaco, mi mettono in una stanza con altre due donne proprio di fronte alle partorienti. Né al mio compagno né a quello delle altre è consentito l’accesso».Linda ha denunciato anche altre difficoltà significative: «Quando ho chiesto a un’infermiera di staccarmi la flebo lei mi ha risposto di no perché era un’obiettrice. Alla fine dell’operazione il personale medico ci ha tenuto a ribadire il messaggio secondo cui dal momento che la pratica era risultata così dolorosa ci avrei dovuto pensare bene la prossima volta e stare attenta. È stato brutale, hanno fanno di tutto per farmi sentire in colpa».






La condivisione
Linda ha deciso di condividere la sua storia sul suo profilo Instagram per sensibilizzare e dare voce ad altre donne, e dopo averlo fatto ha ricevuto molti messaggi di solidarietà, ma anche di odio: «Moltissime donne mi hanno raccontato le loro esperienze, troppo spesso traumatiche. Mi ha colpito il fatto che la maggior parte di loro non ha potuto raccontarlo a nessuno, per il giudizio subito che alimenta il senso di colpa, e mi hanno ringraziato per averlo fatto al loro posto. C’è chi ha segnalato anche esperienze più positive della mia, soprattutto in regioni come la Lombardia o la Toscana, e sto lavorando ad una lista di ospedali consigliati in base a tutte le esperienze inviatemi. Ho ricevuto anche tanti messaggi di odio, in cui sono stata insultata e definita un’assassina».

29.8.21

gli avvoltoi complottisti usano un presunto ( ma non tanto ) femminicidio per giustificare il loro no ai vacini . il caso della la farmacista 37enne trovata morta in casa nel pomeriggio del 25 agosto dal compagno a Castelfranco .

 di cosa stianmo parlando 


da   https://www.facebook.com/groups/analfabetismofunzionale
Una giovane donna purtroppo viene trovata morta dal compagno nel suo appartamento ( vedi url sopra ) per cause ancora da chiarire . Ovviamente gli avvoltoi e le carogne gongolano (merdacce con rispetto per la merda ) dando già la colpa al vaccino. Oggi si paventa la possibilità di un omicidio di genere o meglio un femminicidio , infatti la procura ha aperto un inchiesta in merito per omicidio volontario, e ovviamente tali minus habentes non ci stanno: è tutto un complotto per insabbiare la verità . Ma certa gente lo sa cos'è il pudore ? che altro dire se non che è una dura fatica trattenermi da odiare le persone ed incanalare ( vedere i miei post precedenti in particolare questo : non esistono più gli odiastori di una volta ) l'odio non verso le persone ma verso il loro pensiero .
E che mi sono Mi sono proprio rotto le .... di parlare con certi odiatori complottisti è come dare le perle ai porci . Infatti Va bene avere dei dubbi , ed odiare perchè fa parte della natura e dell'animo umano . Ma arrivare a negare tali situazioni ed insistere fa di te una carogna , un asino impastato che non ha rispetto per simili tragedie omicidio o suicidio oppure omicidio inscenato in suicidio .

17.8.21

Troppi obiettori in Sicilia, gli aborti tornano clandestini di Eugenia Nicolosi



Cinque ginecologi su sei rifiutano di interrompere le gravidanze. La denuncia delle associazioni: "Molte donne costrette all'illegalità"
17 AGOSTO 2021 


Un tasso di obiezione di coscienza inferiore solo al Molise e alla provincia autonoma di Bolzano rende la Sicilia il posto in cui gli aborti clandestini e la legge 194, quella che dal 1978 regola le interruzioni volontarie di gravidanza in Italia, coesistono. Tenendo presente che i tempi per questi interventi sono limitati, visto che le donne — a seconda del metodo — possono interrompere una gravidanza al massimo entro i primi 90 giorni dal concepimento, chi decide di farlo nell’Isola si scontra con intoppi di ogni genere. E non sono poche le donne che valicano i confini regionali o della legge pur di farlo.
Obiettori 5 ginecologi su 6
Il calvario inizia con la difficoltà di sapere come, quando e dove: i siti del ministero della Salute e dell’assessorato regionale alla Sanità non fanno cenno alle modalità di accesso. Da quanto emerge dalle testimonianze, da Palermo a Catania il sistema è ipertrofico: i consultori spesso ignorano il telefono e gli ospedali tendono a rimandare di settimana in settimana l’appuntamento, anche solo telefonico, chiesto da chi ha bisogno di informazioni. A monte di tutto ciò, i report del ministero e degli osservatori indipendenti concordano nel registrare un tasso di obiezione di coscienza dell’82,7 per cento, che in alcune province è pari al 100 per cento, come per esempio a Marsala. Di conseguenza, nel 2019, l’Istat dava 5.281 interruzioni volontarie di gravidanza in tutta la Sicilia, un numero inferiore a quello della sola città di Milano, 5.326. Ancora un dato: grazie alle mappe online delle associazioni pro-choice si scopre che l’accesso all’Ivg farmacologica con Ru486, possibile solo entro le prime 9 settimane, è attuata solo in otto strutture in tutta la Sicilia.
Toppi obiettori in Sicilia, la denuncia di operatori e volontari: "La legge 194 è disattesa"
Alla ricerca di un ambulatorio
Le storie dietro questi numeri sono violente: Sara racconta di aver litigato con lo staff sanitario che per ore ha tentato di dissuaderla, Claudia ha ascoltato le preghiere di una suora a fianco a lei durante tutta l’attesa, Valentina non trova nel suo Comune ginecologi che le facciano l’ecografia che certifica lo stato di gravidanza fondamentale per procedere e Lucia, lavoratrice con due bambini, deve affrontare dei pellegrinaggi a ovest perché in Sicilia orientale nessuno le fornisce la Ru486. Messina è dove inizia l’avventura di Virginia che dopo decine di telefonate e viaggi in lungo e in largo durante un periodo di “zona rossa” è riuscita a interrompere la gravidanza a Palermo pochi giorni prima dello scadere dei termini legali. «Io non sono obiettore ma tutto lo staff lo è, quindi non facciamo Ivg — racconta Giorgio, ginecologo di una struttura nel messinese — sono una decina all’anno le donne che vengono per questo e cerco di aiutarle mettendole in contatto con colleghi altrove».
Le scelte del personale non medico rispetto a come porsi davanti le Ivg sono un’altra variabile che incide: il ministero della Salute, nel 2016, dava un tasso di obiezione di coscienza negli staff delle strutture italiane pari all’85,2 per cento. Dalla zona di Agrigento raccontano: «Ho fatto l’Ivg farmacologica al Giovanni Paolo II di Sciacca. Dopo diverse ricerche ho capito che potevo rivolgermi solo a un ginecologo in tutta la provincia».
In viaggio verso il nord
Nell’intero territorio trapanese c’è un solo ospedale in cui si può abortire per scelta e a Catania «abbiamo dovuto aprire un consultorio noi — dice Maria Giovanna Chiovaro, del collettivo “Non una di meno” — tra ospedali che chiudono e consultori fantasma le donne sfiorano la disperazione delle ultime ore. Alcune per avere la certezza di farlo partono per il nord perché qui a Catania la Ru486 praticamente non esiste, quando arrivano da noi sono esauste». A Palermo il tasso di obiezione è leggermente inferiore, tuttavia «il diritto all’Ivg è in pericolo: noi stiamo andando tutti in pensione e oggi le classi di specializzazione sono tutte di futuri obiettori», dice Francesco Gentile, dell’ospedale Cervello.
Ma perché? «A parte un esiguo gruppo di colleghi che lo fa per motivi religiosi gli altri scelgono di dare le spalle a un carico di lavoro enorme e meno siamo più è difficile applicare la legge». Alcuni anni fa al Cervello fu finanziato un progetto che agevolava e sveltiva le Ivg. «Mi riferiscono che in quel periodo nessuno era più obiettore, poi finito il progetto e quindi i soldi ecco di nuovo l’obiezione — sottolinea Gentile — ne deduco che se ci fosse un riconoscimento economico il tasso di obiezione si dimezzerebbe. È un invito a valutare l’idea di incentivare queste procedure. Non è più possibile che in una nazione esista una legge e contemporaneamente una percentuale così alta di obiettori». Una visione confermata da una collega più giovane che attacca: «Sono una delle poche in Sicilia a praticare l’Ivg — dice Rosalia, ginecologa non obiettrice — E confermo anche che la Ru486 è difficilissima da trovare, nonostante la legge, soprattutto dalle parti di Messina». Poi c’è il problema dei colleghi obiettori: «Mi ci scontro spesso — racconta — d’accordo non fare le Ivg ma nemmeno è giusto scaricare tutte le pazienti a noi negando informazioni e a volte anche esami specifici. Siamo sommersi di lavoro».
Una questione di fede
Chi fa obiezione di coscienza si appella spesso alla fede. «L’ho fatto per motivi religiosi — spiega un medico di Palermo — mi sentivo troppo in colpa e ho smesso. Credo sia però doveroso aiutare le pazienti a procedere facendo da tramite tra loro e i colleghi: non occorre entrare nel merito della loro decisione, presa giustamente in autonomia». Da Catania una ginecologa obiettrice spiega che non ha mai praticato le Ivg per motivi religiosi e che «l’obiezione quando c’è è totale: non fai differenza tra Ivg e aborto terapeutico, non interrompi nessuna gravidanza». Il che rimanda all’articolo 9 della legge 194: «L’obiezione di coscienza — si legge nella norma — non può essere invocata quando l’intervento è indispensabile per salvare la vita della donna». La legge del 1978, però, è di fatto una legge costantemente disapplicata.
«Se non ci fossero le associazioni — commenta Maria Angela Fatta, attivista di Non una di Meno — tante donne non saprebbero come fare, per non parlare di migranti o altre fasce fragili: stiamo tornando a parlare di aborti clandestini e conosciamo i rischi che ne derivano, ma purtroppo alcune non hanno altre modalità. Tutto a causa della mancanza di controlli sul tasso di obiezione, di informazione pubblica e di amministrazioni locali che operano secondo la loro morale lasciando le donne a informarsi tramite passaparola». Dalle diverse province sono tante le ragazze che contattano la rete associativa del capoluogo per essere aiutate: «Grazie alle reti si sa che qui va un po’ meglio — continua Fatta — ma siamo ben lontane da una situazione dignitosa».
Boom di anestesisti obiettori
E se il tasso di obiezione tra i ginecologi cresce di anno in anno, lo stesso accade tra gli anestesisti: nel 2017 le statistiche del ministero della Salute registravano un’obiezione di coscienza tra gli anestesisti pari al 49.3 per cento su tutto il territorio nazionale, in sostanza la metà. Anche in questo caso il tasso di obiezione è più alto a Sud e in Sicilia il valore è del 79,2 per cento. «Non stento a crederlo — commenta Silvia Peralta, anestesista e rianimatrice del Cervello — quello sull’obiezione è un dialogo aperto a livello nazionale tra noi, anche se al momento rispetto a quanto accade tra i ginecologi c’è più equilibrio». Semplicemente gli anestesisti obiettori non vengono messi di turno quando ci sono da fare le Ivg.
«Li comprendo — continua Peralta — nemmeno io lo faccio a cuor leggero, mentre sono lì cerco di convincermi che sto facendo altro». Un tema sollevato da molti medici è l’abuso della procedura, anche quella chirurgica, da parte di donne che sembrano non usare contraccettivi: «Ero a Trapani anni fa e ho visto praticare l’Ivg a una donna per l’ottava volta — conclude l’anestesista — e non è un caso rarissimo. È chiaro che c’è un problema di informazione generale rispetto alla salute riproduttiva».
C’è dell’altro che cresce di anno in anno: sono i collettivi, le associazioni e i canali informativi che sollevano la questione tra sit-in, tour di sensibilizzazione e richieste di ascolto rivolte alle istituzioni. «La questione delle Ivg annulla per magia il divario tra nord e sud — osserva Adele Orioli, responsabile delle iniziative legali dell’Unione atei e agnostici razionalisti — la Sicilia e Bolzano negano questo diritto in modo identico. In Italia l’obiezione è al 70 per cento e sulle spalle dei pochi non obiettori grava anche la responsabilità di assistere le donne di San Marino e di Città del Vaticano, dove le Ivg sono ancora un reato con tanto di pena detentiva, sono costrette a valicare i loro confini. Accade qui e accade ora».

27.3.20

Coronavirus, M5s contro Lega calcio: “L’Italia lotta per la vita, loro chiedono l’abolizione del divieto di pubblicità sull’azzardo”


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Coronavirus, il calcio italiano sfrutta l’emergenza come scusa per ottenere adesso ciò che lo Stato non ha concesso in passato

lo so che , la canzone consigliata ( e di cui riporto sotto il testo ) per il post d'oggi si paragona il calcio alla religione per considerarlo   come  un  nuovo oppio dei popoli e  delle  masse  



SANTA MARIA DEL PALLONE - MCR

E' un oppio che mischia il sudore con l'incenso per chiudere gli occhi e per scacciare i guai le candele e la partita, i santini e le bandiere è un'estasi mistica, rapisce il cuore. Un popolo prega Signora Santità ha bisogno di una giuda e adesso chiede protezione a chi vede, provvede e protegge dai guai. Santa Maria del pallone E' tutto fermo, tutto dorme, stasera tutto tace è una droga leggera e si dimentica il passato di ladri e di briganti, di ciccioni e lesotofanti quando arriva il sacerdote è tutto cancellato e l'uomo in cappuccio accende una candela sorride per il popolo della televisione guardate comprate, adorate il vostro Dio Santa Maria del pallone E' uno scandalo, il terzino ha messo a terra il centravanti entusiasmo tra le folle per un dribbling fulminante un inchino alla moviola, il Padre Nostro è sul rigore e alla fine tutti pronti per andare in processione e l'uomo in cappuccio sta a capo del corteo ha scritto un nuovo articolo della costituzione guardate e pregate per Santa Maria guardate e comprate per Santa Maria guardate e votate per Santa Maria
Santa Maria del pallone

 Ma purtroppo questa è la realtà dello sport quello ufficiale ed agonistico . Infatti Ormai , come traspare dal titolo on esiste più il calcio ( e non solo ) di una volta ora è tutto € ovvero business . Infatti rimpiango , anche se non l'ho vissuto direttamente \ in prima completamente per questioni anagrafiche sono cresciuto con quello , nonostante alcuni grandi campioni che

corrotto degli anni 80 , quello delle origini di cui parlano i documentarti e con nostalgia pur odiandolo i miei genitori . Infatti leggo sul ilfattoquotidiano.it d'ieri quest'articolo    che conferma     la  canzone   dei  Mcr   sopracitata. Ecco  l'articolo citato






Mentre all’estero il sistema sta cercando di trovare al suo interno le risorse, il primo istinto dei nostri presidenti è stato quello di bussare alla porta del governo per battere cassa. Non per avere soldi, ma provvedimenti funzionali a racimolare qualche milione
                                di Lorenzo Vendemiale




Da una parte il calcio, fermato dal Coronavirus, terrorizzato dalle perdite milionarie e da un futuro sempre più incerto. Dall’altra la politica, che ha un Paese intero in ginocchio a cui pensare e non può permettersi di fare regali a nessuno, tantomeno a una banda di presidenti ricchi e litigiosi che anche nell’emergenza stanno dando il peggio di sé. Così la “lista della spesa” del mondo del pallone rischia di trasformarsi in un autogol. Come il ritorno delle sponsorizzazioni da scommesse, su cui il Movimento 5 stelle (che quel divieto l’aveva fortemente voluto) è già contrario: “C’è un Paese che lotta contro il coronavirus con medici, infermieri, e tantissimi lavoratori in prima linea, a rischio della loro salute e vita, e cosa fa la Lega Calcio? Chiede che venga abolito il divieto di pubblicità sull’azzardo”, la dura critica dei parlamentari Francesco Silvestri, Massimo Baroni, Giovanni Endrizzi e Matteo Mantero.
Le dichiarazioni dei parlamentari 5 stelle[  una  delle poche   cose  buone   che    hanno  fatto  e   stanno facendo     corsivo mio   ]  aprono le polemiche sugli aiuti al calcio. Le pretese del pallone CESIM - Centro Studi e Iniziative di Marineo: D. PASSANTINO, PANEM ...del resto non potevano passare inosservate. Da quando è stato sospeso il campionato, i patron si sono messi a fare i conti su quanto perderanno e come superare la crisi, specie quelli che già di solito hanno bilanci tenuti in piedi per miracolo con debiti e plusvalenze fantasiose. Il n.1 della Figc, Gabriele Gravina, si è preso l’onere di raccogliere le istanze e fare sintesi, ma non è semplice. La Serie A non ha mai brillato né d’iniziativa, né di generosità: mentre all’estero il sistema sta cercando di trovare al suo interno le risorse (in Inghilterra la Lega dei campionati minori ha subito messo a disposizione 50 milioni di sterline; in Spagna la Federazione sta studiando un piano da mezzo miliardo di prestiti agevolati con le banche), il primo istinto dei nostri presidenti è stato quello di bussare alla porta del governo per battere cassa.
panem-et-circenses-graficanera | ~ gabriella giudiciIl calcio in realtà non vuole soldi. O meglio, qualche presidente vorrebbe pure quelli, ma visto che non è aria si sono fatti più furbi: provano a ottenere provvedimenti che generino ricavi. Ma a volte le proposte sono discutibili. La prima è il ritorno degli sponsor da betting. In passato almeno la metà delle squadre di Serie A aveva un partner nel mondo delle scommesse (la Lazio con un main sponsor arrivava fino a 7 milioni l’anno). Poi è arrivato il decreto Dignità: la Lega ha lamentato una perdita di 100 milioni, probabilmente sono meno considerando che nella più ricca Premier League il giro d’affari è di circa 80 milioni, ma comunque cifre notevoli. Da allora i club erano tornati più volte alla carica, scontrandosi però sempre con la contrarietà del governo. Adesso con la scusa del coronavirus i club tornano alla carica e incassano l’ennesimo no dei 5 stelle: “L’azzardo di massa è una illusione che drena miliardi di euro dall’economia reale e produttiva, non ci sono parole per commentare una iniziativa simile”.

Panem et circenses – Enterprises…
Le scommesse non sono l’unico provvedimento controverso: si parla anche di una nuova legge sugli stadi, più permissiva (come se fosse quello il vero motivo per cui non si fanno impianti in Italia, e non i troppi tentativi di speculazione…). Addirittura di riforma della Legge Melandri, per tornare alla vecchia vendita soggettiva che faceva la fortuna solo dei grandi club, o eliminare il divieto di esclusiva (ma cosa c’entrano i diritti tv col Covid?). È giusto che in nome dell’emergenza si approvino riforme strutturali che in condizioni normali non verrebbero prese nemmeno in considerazione. Il dibattito è aperto. Per il presidente del Coni Giovanni Malagò la richiesta è ragionevole: “In un momento in cui si prendono misure senza precedenti, è buona logica provare a chiedere qualcosa che prima non si era riuscito ad ottenere, visto che le risorse non potranno esserci per tutti. Su questo il ministro è stato molto chiaro”.
Già, cosa ne penserà Vincenzo Spadafora, sulle scommesse (che non piacciono al suo partito) e sul resto? Per ora aspetta di vedere le richieste, ma fin qui il ministro ha sempre sottolineato la sua volontà di aiutare tutto lo sport, senza lasciare nessuno indietro, e questa potrebbe essere anche la direzione dei suoi interventi: misure complessive, rivolte all’intero movimento piuttosto che a una singola disciplina. Anche perché difficilmente il ministro sarà in vena di regali nei confronti di un mondo, quello del pallone, con cui si era scontrato solo poche settimane fa , quando si trattava di sospendere i campionati. Il calcio qualcosa otterrà (anche perché nella lista preparata da Gravina ci sono anche diverse proposte di buon senso). Ma farà meglio a non chiedere troppo.

 concludo   il post  sulle  note  una  vita  da mediano  di Ligabue     e  con  questo  elenco    che  è la  mia  colonna  sonora  del post   d'oggi






2.2.14

Roma L'oltraggiosa scritta contro le vittime istriane e dalmate è comparsa sul muro in zona Tor Marancia nel Municipio VIII e che porta la firma "Socialismo e Libidine" con il simbolo del partito Comunista.

più che rossi e libertini   come dice  sotto     questo articolo di http://www.affaritaliani.it  direi ignoranti perchè ignorano che nelle foibe morirono senza nessuna distinzione ideologica anche dei loro compagni


.

"Sesso e foibe". Writer rossi e libertini
L'oltraggiosa scritta contro le vittime istriane e dalmate è comparsa sul muro in zona Tor Marancia nel Municipio VIII e che porta la firma "Socialismo e Libidine" con il simbolo del partito Comunista




"Sesso, foibe e rock and roll": così recita la scritta comparsa sul muro in zona Tor Marancia nel Municipio VIII e che porta la firma "Socialismo e Libidine" con il simbolo del partito Comunista. "Un atto gravissimo, oltraggioso e offensivo nei confronti della storia di Roma" dichiara Andrea De Priamo, portavoce romano di Fratelli d'Italia. "La nostra città infatti accolse i profughi istriani, giuliano e dalmati in fuga dall'orrore e di recente grazie all'amministrazione di centrodestra sono state consegnate le chiavi della Casa del Ricordo alle associazioni degli esuli, messo una targa al centro che accolse gli esuli nel Rione Esquilino e patrocinato le mostre organizzate al Vittoriano dalla Presidenza del Consiglio".

15.6.12

Fino alla fine

Se la ride beato Tuccia, e ne ha ben donde: il garantismo dei giudici suoi congeneri glielo permette. L'ha quasi uccisa, ma si sa, le donne provocano sempre, così ha decretato il tribunale. Del resto, Tuccia è in buona compagnia: il giudice della corte di appello di Firenze, un altro uomo, ha ridotto da trenta a sedici anni la pena di Simone Baroncini, operaio pisano detenuto al Don Bosco, che la notte fra l’8 e il 9 dicembre del 2009 strangolò Vanessa, appena ventenne, sul greto del fiume Serchio. Lei aveva rifiutato un approccio, lui non poteva permettere quest'onta al suo onore.
E state sicuri che non giungerà alcuna solidarietà da parte di altre associazioni umanitarie, per i diritti civili ecc.: son robe da femmine, interessano solo loro, mica tutta l'umanità. La donna è umanità parziale; quando lo è. E del resto i maschietti hanno dimostrato in questi anni che la figura del satiro-padrone a loro piace moltissimo. L'Italia è una repubblica sfondata sullo stupro.

16.1.12

Fosse Ardeatine, storico tedesco accusa l'Italia "Roma scelse di non perseguire gli assassini

 (...)  Ma ho scoperto l'altro giorno guardandomi allo specchio
Di essere ridotta ad uno straccio
Questo male irreversibile mi ha tutta divorata
È un male da garofano e da scudo crociato

  (....)
Modena City Ramblers   40 anni  in Riportando tutto a casa  1994

 il  ritornello   di  questa   canzone  in  canna  nello stereo    conferma    questa  notizia   presa   da  
da  repubblica  online d'oggi 15\1\2012

Il settimanale Spiegel rilancia la ricerca di Felix Bohr su documenti provienienti dall'AA, il vecchio ministero degli Esteri. Da cui verrebbe alla luce la volontà comune di Roma e Berlino, a fine anni 50, di evitare l'estradizione e il processo ai criminali. Le ragioni del governo democristiano: evitare di dare l'esempio ad altri Paesi per rivalersi sui criminali di guerra italiani, ma anche per non incrinare i rapporti con la Germania di Adenhauer e non dare un vantaggio propagandistico al Pci

I documenti scoperti da Bohr portano alla luce il contenuto di un colloquio che l'ambasciatore tedesco Manfred Klaiber ebbe nell'ottobre 1958 con il capo della procura militare di Roma, colonnello Massimo Tringali, nella sede diplomatica tedesca. Dopo il colloquio, Klaiber scriveva a Bonn che il colonnello Tringali aveva "espresso che da parte italiana non c'è alcun interesse a portare di nuovo all'attenzione dell'opinione pubblica l'intero problema della fucilazione degli ostaggi in Italia, in particolare di quelli alle Fosse Ardeatine".
All'ambasciatore tedesco, Tringali aveva spiegato che ciò "non era auspicato per motivi generali di politica interna" e "esprimeva l'auspicio che dopo un doveroso e accurato esame, le autorità tedesche fossero in grado di confermare alla Procura militare che nessuno degli accusati era più in vita o che non era possibile rintracciare il loro luogo di residenza, oppure che le persone non erano identificabili a causa di inesattezze riguardo alla loro identità".
Il colonnello italiano avrebbe aggiunto che, nel caso in cui le autorità tedesche fossero arrivate dopo un'inchiesta alla conclusione che tutti o parte dei responsabili dell'eccidio vivevano in Germania, "la Bundesrepublik era libera di richiamarsi all'accordo italo-tedesco di estradizione e di spiegare che le informazioni richieste non potevano essere fornite, in quanto la Bundesrepublik in base ai suoi regolamenti non estrada i propri cittadini".

L'ambasciatore Klaiber, iscritto al partito nazista dal 1934 ed entrato sotto Hitler nel ministero degli Esteri del Terzo Reich, aveva aggiunto una nota personale in cui appoggiava la "ragionevole richiesta" italiana, a cui bisognava fornire una "risposta assolutamente negativa". Il risultato fu che nel gennaio 1960 dall'AA di Bonn arrivò all'ambasciata tedesca a Roma la risposta che nel caso della maggior parte dei ricercati "non è possibile al momento rintracciare il luogo di residenza", esprimendo anche il dubbio che "essi siano ancora in vita". Un addetto dell'ambasciata annotò che "ciò corrisponde al risultato atteso".
Le ricerche di Felix Bohr hanno invece accertato che, in alcuni casi, sarebbe stato facile rintracciare criminali nazisti che alle Fosse Ardeatine ebbero un ruolo non di secondo piano. Carl-Theodor Schuetz, che aveva comandato il plotone di esecuzione, lavorava presso il 'Bundesnachrichtendienst', i servizi segreti tedeschi. Kurt Winden, che secondo Kappler aveva collaborato alla scelta degli ostaggi da fucilare, nel 1959 era il responsabile dell'ufficio legale della Deutsche Bank a Francoforte. Per quanto riguarda invece l'Obersturmfuehrer Heinz Thunat, nel 1961 il suo indirizzo era "noto", ma un funzionario dell'AA scrisse a Klaiber e Tannstein di comunicare agli italiani che "su Thunat non si è in grado di fornire informazioni".
Risultato: il procedimento per gli altri responsabili dell'eccidio alle Fosse Ardeatine venne archiviato in Italia nel febbraio 1962.

16.8.09

sarebbe quesyta la prevenzione contro il cancro e i tumori ? chimata per la prevenzione dopo che è morta di tale maltti


colonna sonora di questa news è
 Sul palco - Leo ferre' di Alessio Lega in sotto il parvè la spaiaggia


Ormai sono stanco di commentare visto che episodi del genere sono , quando non si tratta di morti , all'ordien del giorno

unione sarda del 13\8\2009

Sant'antioco
La Asl avvia l'operazione prevenzione, ma alle visite vengono convocati i morti. Verrebbe da sorridere, se non fosse che la questione è molto seria. Lo sa bene Giorgia Longu, 26 anni, di Sant'Antioco, figlia di una donna deceduta a causa di un tumore a maggio del 2007. Ebbene, la destinataria della lettera con la quale la Asl 7 del Sulcis invita a sottoporsi ai controlli per la prevenzione del tumore alla cervice uterina, è proprio la mamma che, durante il calvario della malattia, ha dovuto penare per riuscire a sottoporsi a visite di controllo e terapie varie.
Basti dire che, causa lunghe liste d'attesa, era stata prenotata per la radioterapia a luglio del 2007. È morta due mesi prima. «Per questo quando, mercoledì mattina, ho ricevuto la comunicazione della Asl, non ci volevo credere. Mi sembrava una presa in giro - racconta indignata la giovane donna - mi sono ritornate in mente le lunghe sofferenze di mia madre, i disagi subiti a causa di disservizi e liste d'attesa infinite. Come è possibile, mi sono chiesta, che ora che non c'è più, la invitino a sottoporsi ad una visita per la prevenzione?» Non si tratta di un ritardo postale.
 Nella comunicazione c'è anche la data stabilita per il controllo: 22 settembre 2009. Inoltre la fascia d'età cui è rivolta l'operazione prevenzione: 25 e 64 anni. E qui arriva un'altra beffa. «Io ho 26 anni e non ho ricevuto alcuna comunicazione al riguardo - aggiunge Giorgia - di recente mi sono sottoposta a degli accertamenti specifici, viste le cause della morte di mia madre, ma ho dovuto pagare di tasca. Altro che prevenzione. Mi chiedo quante altre persone, vive, abbiano bisogno di fare queste analisi e non vengono convocate. Invece lo fanno con le persone che, purtroppo, sono morte». Ieri mattina Giorgia ha persino chiamato alla Asl per fare presente il disguido e si è sentita rispondere che è sufficiente disdire la visita. «Mi sembra assurdo, non so come possano accadere simili episodi, ma questo fatto mi ha provocato tanta rabbia. Chissà quante persone ci sono in lista d'attesa e quante sono costrette a fare le visite a pagamento perché alla Asl non stanno neppure attenti a chi mandano gli inviti per i controlli».


CINZIA SIMBULA



Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa Agitu Ideo Gudeta, la regina delle capre felici.

Il 29 dicembre 2020 veniva uccisa la regina delle capre felici.È stata ferocemente uccisa Agitu, la regina delle capre felici, con un colpo...