questo articolo di Stefano Sotgiu pubblicato sulla nuova di qualche giorno fa ha un titolo proprio appropriato. Infatti non ho mai capito ( visto che non siamo anche se l'italia ha un posto molto basso nella classica della libertà di stampa e quindi nella libertà d'espressione ) come mai molti che scrivono ai giornali o siti preferiscono non firmarsi o nel farsi oscurare il volto quando non è necessario . Inoltre conferma quanto quando dicevo precedentemente nel post : << riflessioni politiche sul nuovo attendismo della sinistra e non solo >> discussione poi continuata qui sulla mia bacheca di Facebook
Però allo stesso capisco essendo cresciuto politicamente quando tutto crollava cioe è fra 1989\1992 e la sfiducia negli anni successivi e che ancora vige tutt'ora , anche se non sono completamente d'accordo perché : << (...) c'è un gioco da fare e una ruota che riparte \E un vagabondo sa che deve andare avanti \ Ascoltami, madre \Perdonami, madre Ho lottato, ho bestemmiato ed ho pianto \Ma in fondo non è niente \È la vita \È la vita soltanto ( ... ) dail vagabondo stanco dei Mcr >> . Ma non mi arrendo anche se mi sconforto ad essere come il donchisciotte di Guccini e quindi solo e quando mi dicono armati e parti oppure vai avanti tu . Ma ancora non so come e fin quanto il mio impegn è come : << (....)il mare aperto dei sentimenti \le vele al vento del mio pensiero finché quel vento mi resisterà >> ( la mia patria Sabrina Guzzanti ) e non mi posiziono su posizioni attendiste o da retroguardia . Ed in lotta come una nave pirata contro i miei genitori che m'invitano alla prudenza e alla moderazione
la prima guerra mondiale non fu solo battaglie , morti ma anche retrovie
In una mostra l'epopea della Strada delle Gallerie sul Pasubio
A Schio si ripercorre il secolo di storia della retrovia del fronte divenuta oggi meta del turismo escursionistico
SCHIO (Vicenza). La strada delle gallerie sul Pasubio compie quest’anno cento anni. È un’opera della guerra combattuta sulle nostre montagne, le Prealpi Vicentine, è nata con essa, densa della sua storia. Quando la percorriamo ogni passo ne porta le tracce e il ricordo
Inizia a Bocchetta Campiglia, a 1216 metri di altezza, e termina a 1980 metri a Porte del Pasubio, una sella, un passo. Durante la guerra lì eral’immediata retrovia del fronte: uno snodo di mulattiere, sentieri e camminamenti, il punto di arrivo di tutto un sistema di teleferiche, ma anche un affastellamento di case, baracche, ricoveri in caverna a formare una piccola città aggrappata alle rocce, che i soldati chiamavano “el Milanin del Pasube”.
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La 33a compagnia minatori a Bocchetta Campiglia. Archivio famiglia Zappa
A guerra appena finita il CAI di Schio scelse di costruire proprio lì, a Porte, il suo rifugio alpino, sui resti di una di quelle case, un gesto fortemente simbolico, di adozione della montagna da parte di una città e di tutti i paesi delle valli, una casa della guerra mantenuta viva per proteggerne la memoria. Inaugurato nel 1922, si chiamava rifugio Pasubio.Ampliato via via negli anni è oggi quello che conosciamo come il rifugio Papa. La strada delle gallerie vi arriva dopo un percorso di più di sei chilometri scavato interamente nella roccia, di cui due chilometri e trecento metri distribuiti in 52 gallerie.
Tre ore di cammino attraverso luoghi e scenari sempre mutevoli, di incantata bellezza. Fu costruita dalla 33a compagnia minatori del Genio in soli dieci mesi, e iniziando nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, a fine gennaio del 1917, quando il Pasubio era coperto da metri e metri di neve.Serviva a mettere in difesa i crinali della Bella Laita e di Forni Alti, l’unico tratto del fronte della montagna che rimaneva ancora pericolosamente scoperto, ma doveva anche aprire una nuova via di accesso a Porte del Pasubio.
All’uscita della 13a galleria. Archivio famiglia Zappa
Per riuscirci dovette inoltrarsi, o meglio inerpicarsi su un lato della montagna allora del tutto sconosciuto, ancora inesplorato, aspro, selvaggio, un groviglio di torrioni, dirupi, e strettissimi canaloni, un territorio di cui non c’erano perciò rilievi topografici e in cui non esisteva nessuna traccia di sentiero preesistente da seguire, che indicasse o suggerisse la via.«Si decise di innalzarsi man mano – scrisse il tenente Cassina, uno degli ufficiali protagonisti dell’impresa – e di condurre avanti contemporaneamente un sentiero, che permettesse di studiare il tracciato ulteriore della strada. Lo scopo principale che ci proponemmo innanzitutto – continua Cassina – fu quello di raggiungere la cresta della parete rocciosa che s’elevava a picco, di fronte a Bocchetta Campiglia. Poi, avremmo deciso il da farsi. Infatti noi sapevamo di dover raggiungere Forni Alti e il Passo di Fontana d’Oro, ma non avevamo la minima idea del come avremmo potuto arrivarci, perché la Bella Laita, che bisognava attraversare, era inaccessibile».È così che iniziò, cent’anni fa, l’epopea della costruzione della strada. Richiese ai soldati che vi presero parte, ma in particolar modo agli ufficiali, un coinvolgimento profondo. Fu per loro, se ci si può permettere di dire così parlando di un fatto della guerra, al tempo stesso un’impresa e un’avventura, del fare, dell’osare, della giovinezza.
In baracca_gara di fotografi. Da sinistra Ricci, Fuselli, un ufficiale non identificato, Ruffini
In baracca_gara di fotografi. Da sinistra Ricci, Fuselli, un ufficiale non identificato, Ruffini
Oggi, la strada delle gallerie, unica nel suo genere per come in essa sono venuti a unirsi storia, ingegno umano e grandiosità dei luoghi che attraversa,è divenuta una meta per migliaia e migliaia di escursionistiche vengono ogni anno a percorrerla da ogni parte d’Europa.Da opera della guerra è diventata un luogo della pace, una strada speciale, “un cammino”, cioè uno di quei percorsi che non sono più solo delle vie di accesso, degli itinerari per arrivare a dei luoghi, ma sono diventati dei luoghi essi stessi, una di quelle strade che sono allo stesso tempo percorso e meta, esperienze che racchiudono in sé il loro significato
La mostra a Palazzo Fogazzaro
La strada delle gallerie ha cent'anni, una grande mostra dedicata alla strada: aperta sino al 24 settembre. Curata da Claudio Rigon, è promossa dal CAI di Schio, assieme al Comune di Schio e all’Unione Montana dei Comuni del Pasubio e dell’Alto Vicentino.Ricostruisce e ripercorre tutta la storia della strada, la sua costruzione ma anche il dopo, a partire da quando, appena finita la guerra, cominciò a essere percorsa da chi saliva in visita al Pasubio e iniziò a diffondersi e ad affermarsi il suo mito.
L’esposizione è costruita soprattutto attraverso fotografie (quasi trecento il totale, integrate da documenti e oggetti), riunite per piccoli nuclei significativi capaci ognuno di raccontare un pezzetto di storia. È divisa in tre sezioni: ognuna ha un suo senso compiuto oltre che un suo specifico allestimento.La costruzione della strada è naturalmente il tema della prima sezione, la sua epopea ripercorsa attraverso le fotografie scattate dal tenente Zappa, che era al comando della 33a compagnia nella fase di avvio dei lavori, ma anche poi dai tenenti Ruffini, Ricci, Ortelli, dal sottotenente Cassina e da altri ufficiali protagonisti dell’impresa, e infine quelle raccolte dal capitano Picone, il nuovo comandante.Sono fotografie molto belle, dense e vere, uniche. Sono molte, più di un centinaio. Per la gran parte non sono mai state viste, o pubblicate. Le abbiamo ritrovate presso le famiglie degli ufficiali di allora, con cui abbiamo stabilito un contatto e anche un’amicizia. Alcune anche in archivi, spesso disperse e separate dalla loro storia: abbiamo esposto solo quelle di cui siamo riusciti a ricostruirne la storia. Una dopo l’altra ci riportano indietro nel tempo, a quei momenti e a quegli uomini, ci restituiscono il senso di quell’epopea.La seconda sezione indaga il primo affermarsi del mito. Lo fa riproponendo le fotografie fatte fra il 1922 e il 1925 da Mario Zuliani, un fotografo di Schio, e che furono pubblicate in un libretto edito dal CAI di Schio. Si intitolava appunto La strada della Prima Armata ed ebbe un ruolo importante nel farla conoscere e nel fondarne il mito.È un libretto, quello di Mario Zuliani, solo apparentemente semplice: le gallerie fotografate una di seguito all’altra, salendo. A volte un’entrata, a volte il tratto che separa due gallerie successive ripreso da un’uscita, altre volte un interno.Di tanto in tanto una visione d’insieme del percorso fatto. Sessantaquattro fotografie in tutto, qualcosa che poteva riuscire monotono e che invece restituisce l’esperienza dell’andare, del guardare, dell’essere lassù. Un’opera concettuale ante litteram. Infine la terza sezione che riguarda gli anni a seguire, fino ai nostri giorni. Le campagne di manutenzione, certi interventi, l’escursionismo di massa. E naturalmente i fotografi: per chiederci come sia cambiato, nel corso di cento anni, il modo di guardare, e di raccontare la strada. E quale significato abbia il fatto che le sue ultime rappresentazioni, quelle con cui si chiude la mostra, le si veda su schermi comandati da computer: da un lato la sua mappatura fatta con lo scanner laser, dall’altro il suo percorso in 3D.
INFORMAZIONI
Informazioni e prenotazioni tel. 0445 691392 dal lunedì ore 9.00 – 13.00 e negli orari di apertura della mostra cultura@comune.schio.vi.it
Orari di visita Da mercoledì a domenica ore 10.00 – 19.00; lunedì e martedì chiuso. Aperture straordinarie 17 aprile, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno
Biglietti Il biglietto è personale e dà diritto a 2 visite
Intero € 5.00
Ridotto € 3.00 (giovani 13 – 25 anni, residenti nel comune di Schio, Soci CAI)
Scuole € 2.00 (2 accompagnatori gratuiti per ogni classe)
Gratuito per bambini e ragazzi fino ai 12 anni
Visite guidate Tariffa comprensiva di biglietto d’ingresso, per gruppi: a persona € 7.00 Laboratori per bambini a tema: a persona € 6.00 (attivati con un minimo di 10 partecipanti). Durata complessiva 90 minuti
Per le scuole Visita guidata interattiva per le scuole di ogni ordine e grado, differenziata per età e contenuto. Durata complessiva di 1 ora. Per studente € 3.50 (insegnanti e accompagnatori gratuita) Laboratorio didattico per le scuole: laboratori con reperti e materiali fotografici inediti. Durata complessiva di 1 ora. Per classe € 70.00
Informazioni e prenotazioni: Biosphaera: tel. 0445.1716489 gallerie100anni@biosphaera.it
Accesso e servizi per disabili La mostra è completamente accessibile.
Visite guidate alla città Sono previste, su prenotazione, visite turistiche a Schio e al suo patrimonio di archeologia industriale per i gruppi che volessero effettuare oltre alla visita alla mostra anche un percorso guidato alla città.
Come arrivare In auto: autostrada A4 Milano-Venezia, A31 Valdastico, uscita Thiene-Schio, poi SS122 per Schio. SS 46 del Pasubio da Vicenza-Costabissara-Motta-Isola Vicentina-Malo. In treno e bus Stazione di Schio, sulla linea Vicenza -Schio.
Parcheggio Parcheggio interrato a pagamento in piazza Falcone e Borsellino, sul retro di Palazzo Fogazzaro parcheggio adiacente alla Fabbrica Alta, via Pasubio 149, in parte a pagamento parcheggio gratuito in via Milano, con passaggio pedonale attraverso la Stazione ferroviaria, 5 minuti a piedi (400 m). Palazzo Fogazzaro, Via Fratelli Pasini, 44, 36015 Schio VI