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10.4.19

La democrazia è fatta da tutti noi

di cosa  stiamo parlando 
https://ulisse-compagnidistrada.blogspot.com/2019/04/riflessioni-linguistiche-dopo-luscita.html





questo  articolo  di Stefano  Sotgiu   pubblicato  sulla  nuova  di qualche  giorno  fa  ha  un titolo proprio  appropriato.  Infatti   non  ho  mai  capito   (  visto  che non siamo anche se    l'italia  ha   un posto  molto basso  nella classica  della    libertà  di  stampa  e  quindi  nella libertà  d'espressione  )   come   mai   molti    che scrivono    ai  giornali  o siti   preferiscono  non  firmarsi   o nel  farsi oscurare  il  volto  quando  non è  necessario  . Inoltre  conferma  quanto   quando  dicevo   precedentemente nel   post  : <<  riflessioni  politiche  sul nuovo  attendismo  della  sinistra  e non solo >>    discussione  poi    continuata    qui  sulla  mia bacheca  di Facebook 
Però allo stesso capisco  essendo cresciuto  politicamente    quando  tutto  crollava   cioe è  fra  1989\1992  e la  sfiducia    negli anni  successivi e     che ancora  vige  tutt'ora    , anche se non sono completamente d'accordo perché : << (...) c'è un gioco da fare e una ruota che riparte \E un vagabondo sa che deve andare avanti \ Ascoltami, madre \Perdonami, madre Ho lottato, ho bestemmiato ed ho pianto \Ma in fondo non è niente \È la vita \È la vita soltanto ( ... )  da il vagabondo stanco dei Mcr >>  . Ma  non  mi arrendo  anche se  mi  sconforto   ad essere   come   il  donchisciotte  di Guccini e quindi solo   e  quando mi  dicono    armati  e  parti     oppure  vai  avanti  tu  . Ma   ancora     non so   come   e   fin   quanto   il  mio impegn   è  come  : <<  (....) il mare aperto dei sentimenti \le vele al vento del mio pensiero finché quel vento mi resisterà  >> ( la mia patria Sabrina Guzzanti ) e  non mi  posiziono  su    posizioni attendiste   o  da  retroguardia    . Ed  in lotta  come  una  nave  pirata  contro i miei  genitori  che  m'invitano   alla  prudenza   e  alla moderazione  

14.6.17

In una mostra l'epopea della Strada delle 52 Gallerie sul Pasubio A Schio si ripercorre il secolo di storia della retrovia del fronte divenuta oggi meta del turismo escursionistic

la prima guerra  mondiale  non  fu  solo battaglie  , morti ma  anche retrovie   

In una mostra l'epopea della Strada delle Gallerie sul Pasubio

A Schio si ripercorre il secolo di storia della retrovia del fronte divenuta oggi meta del turismo escursionistico


SCHIO (Vicenza). La strada delle gallerie sul Pasubio compie quest’anno cento anni. È un’opera della guerra combattuta sulle nostre montagne, le Prealpi Vicentine, è nata con essa, densa della sua storia. Quando la percorriamo ogni passo ne porta le tracce e il ricordo
Inizia a Bocchetta Campiglia, a 1216 metri di altezza, e termina a 1980 metri a Porte del Pasubio, una sella, un passo. Durante la guerra lì eral’immediata retrovia del fronte: uno snodo di mulattiere, sentieri e camminamenti, il punto di arrivo di tutto un sistema di teleferiche, ma anche un affastellamento di case, baracche, ricoveri in caverna a formare una piccola città aggrappata alle rocce, che i soldati chiamavano “el Milanin del Pasube”.
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                    La 33a compagnia minatori a Bocchetta Campiglia. Archivio famiglia Zappa

A guerra appena finita il CAI di Schio scelse di costruire proprio lì, a Porte, il suo rifugio alpino, sui resti di una di quelle case, un gesto fortemente simbolico, di adozione della montagna da parte di una città e di tutti i paesi delle valli, una casa della guerra mantenuta viva per proteggerne la memoria. Inaugurato nel 1922, si chiamava rifugio Pasubio.Ampliato via via negli anni è oggi quello che conosciamo come il rifugio Papa. La strada delle gallerie vi arriva dopo un percorso di più di sei chilometri scavato interamente nella roccia, di cui due chilometri e trecento metri distribuiti in 52 gallerie.
Tre ore di cammino attraverso luoghi e scenari sempre mutevoli, di incantata bellezza. Fu costruita dalla 33a compagnia minatori del Genio in soli dieci mesi, e iniziando nel pieno di uno degli inverni più freddi e nevosi del secolo, a fine gennaio del 1917, quando il Pasubio era coperto da metri e metri di neve.Serviva a mettere in difesa i crinali della Bella Laita e di Forni Alti, l’unico tratto del fronte della montagna che rimaneva ancora pericolosamente scoperto, ma doveva anche aprire una nuova via di accesso a Porte del Pasubio.
All’uscita della 13a galleria. Archivio famiglia Zappa
uscita della 13a galleria. Archivio famiglia Zappa
Per riuscirci dovette inoltrarsi, o meglio inerpicarsi su un lato della montagna allora del tutto sconosciuto, ancora inesplorato, aspro, selvaggio, un groviglio di torrioni, dirupi, e strettissimi canaloni, un territorio di cui non c’erano perciò rilievi topografici e in cui non esisteva nessuna traccia di sentiero preesistente da seguire, che indicasse o suggerisse la via.«Si decise di innalzarsi man mano – scrisse il tenente Cassina, uno degli ufficiali protagonisti dell’impresa – e di condurre avanti contemporaneamente un sentiero, che permettesse di studiare il tracciato ulteriore della strada. Lo scopo principale che ci proponemmo innanzitutto – continua Cassina – fu quello di raggiungere la cresta della parete rocciosa che s’elevava a picco, di fronte a Bocchetta Campiglia. Poi, avremmo deciso il da farsi. Infatti noi sapevamo di dover raggiungere Forni Alti e il Passo di Fontana d’Oro, ma non avevamo la minima idea del come avremmo potuto arrivarci, perché la Bella Laita, che bisognava attraversare, era inaccessibile».È così che iniziò, cent’anni fa, l’epopea della costruzione della strada. Richiese ai soldati che vi presero parte, ma in particolar modo agli ufficiali, un coinvolgimento profondo. Fu per loro, se ci si può permettere di dire così parlando di un fatto della guerra, al tempo stesso un’impresa e un’avventura, del fare, dell’osare, della giovinezza.
In baracca_gara di fotografi. Da sinistra Ricci, Fuselli, un ufficiale non identificato, Ruffini
Lo si avverte a ogni passo della “memoria” del tenente Cassina, scritta appena finita la guerra e «fatta di ricordi freschissimi», che fa da filo conduttore alla grande mostra che quest’anno il CAI di Schio, con il Comune di Schio e l’Unione Montana dei Comuni del Pasubio e dell’Alto Vicentino dedicano alla strada.Le sue parole ci trasmettono il senso dell’ignoto, dell’esplorazione, dell’interrogare la montagna per cercare il passaggio, la sfida a trovare ogni volta la soluzione per forzarla con una strada. Ma anche la consapevolezza orgogliosa di essere diventati via via una squadra, che ha saputo darsi un metodo di lavoro forte, fondato sulla divisione e al tempo stesso condivisione dei compiti.
In baracca_gara di fotografi. Da sinistra Ricci, Fuselli, un ufficiale non identificato, Ruffini

Oggi, la strada delle gallerie, unica nel suo genere per come in essa sono venuti a unirsi storia, ingegno umano e grandiosità dei luoghi che attraversa, è divenuta una meta per migliaia e migliaia di escursionisti che vengono ogni anno a percorrerla da ogni parte d’Europa.Da opera della guerra è diventata un luogo della pace, una strada speciale, “un cammino”, cioè uno di quei percorsi che non sono più solo delle vie di accesso, degli itinerari per arrivare a dei luoghi, ma sono diventati dei luoghi essi stessi, una di quelle strade che sono allo stesso tempo percorso e meta, esperienze che racchiudono in sé il loro significato


La mostra a Palazzo Fogazzaro
La strada delle gallerie ha cent'anni, una grande mostra dedicata alla strada: aperta sino al 24 settembre. Curata da Claudio Rigon, è promossa dal CAI di Schio, assieme al Comune di Schio e all’Unione Montana dei Comuni del Pasubio e dell’Alto Vicentino.Ricostruisce e ripercorre tutta la storia della strada, la sua costruzione ma anche il dopo, a partire da quando, appena finita la guerra, cominciò a essere percorsa da chi saliva in visita al Pasubio e iniziò a diffondersi e ad affermarsi il suo mito.
Una mostra sulla strada delle Gallerie: parla il curatore Claudio RigonClaudio Rigon: la strada delle gallerie è un luogo amatissimo, non solo a Schio e dintorni. Una mostra a palazzo Fogazzaro ne racconta l'epopea, il curatore la racconta
L’esposizione è costruita soprattutto attraverso fotografie (quasi trecento il totale, integrate da documenti e oggetti), riunite per piccoli nuclei significativi capaci ognuno di raccontare un pezzetto di storia. È divisa in tre sezioni: ognuna ha un suo senso compiuto oltre che un suo specifico allestimento.La costruzione della strada è naturalmente il tema della prima sezione, la sua epopea ripercorsa attraverso le fotografie scattate dal tenente Zappa, che era al comando della 33a compagnia nella fase di avvio dei lavori, ma anche poi dai tenenti Ruffini, Ricci, Ortelli, dal sottotenente Cassina e da altri ufficiali protagonisti dell’impresa, e infine quelle raccolte dal capitano Picone, il nuovo comandante.Sono fotografie molto belle, dense e vere, uniche. Sono molte, più di un centinaio. Per la gran parte non sono mai state viste, o pubblicate. Le abbiamo ritrovate presso le famiglie degli ufficiali di allora, con cui abbiamo stabilito un contatto e anche un’amicizia. Alcune anche in archivi, spesso disperse e separate dalla loro storia: abbiamo esposto solo quelle di cui siamo riusciti a ricostruirne la storia. Una dopo l’altra ci riportano indietro nel tempo, a quei momenti e a quegli uomini, ci restituiscono il senso di quell’epopea.La seconda sezione indaga il primo affermarsi del mito. Lo fa riproponendo le fotografie fatte fra il 1922 e il 1925 da Mario Zuliani, un fotografo di Schio, e che furono pubblicate in un libretto edito dal CAI di Schio. Si intitolava appunto La strada della Prima Armata ed ebbe un ruolo importante nel farla conoscere e nel fondarne il mito.È un libretto, quello di Mario Zuliani, solo apparentemente semplice: le gallerie fotografate una di seguito all’altra, salendo. A volte un’entrata, a volte il tratto che separa due gallerie successive ripreso da un’uscita, altre volte un interno.Di tanto in tanto una visione d’insieme del percorso fatto. Sessantaquattro fotografie in tutto, qualcosa che poteva riuscire monotono e che invece restituisce l’esperienza dell’andare, del guardare, dell’essere lassù. Un’opera concettuale ante litteram. Infine la terza sezione che riguarda gli anni a seguire, fino ai nostri giorni. Le campagne di manutenzione, certi interventi, l’escursionismo di massa. E naturalmente i fotografi: per chiederci come sia cambiato, nel corso di cento anni, il modo di guardare, e di raccontare la strada. E quale significato abbia il fatto che le sue ultime rappresentazioni, quelle con cui si chiude la mostra, le si veda su schermi comandati da computer: da un lato la sua mappatura fatta con lo scanner laser, dall’altro il suo percorso in 3D.
INFORMAZIONI

Informazioni e prenotazioni
tel. 0445 691392 dal lunedì ore 9.00 – 13.00 e negli orari di apertura della mostra
cultura@comune.schio.vi.it

Orari di visita
Da mercoledì a domenica ore 10.00 – 19.00; lunedì e martedì chiuso. Aperture straordinarie 17 aprile, 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno

Biglietti
Il biglietto è personale e dà diritto a 2 visite
  • Intero € 5.00
  • Ridotto € 3.00  (giovani 13 – 25 anni, residenti nel comune di Schio, Soci CAI)
  • Scuole € 2.00 (2 accompagnatori gratuiti per ogni classe)
  • Gratuito per bambini e ragazzi fino ai 12 anni
Visite guidate
Tariffa comprensiva di biglietto d’ingresso, per gruppi: a persona € 7.00
Laboratori per bambini a tema: a persona € 6.00
(attivati con un minimo di 10 partecipanti). Durata complessiva 90 minuti

Per le scuole
Visita guidata interattiva per le scuole di ogni ordine e grado, differenziata per età e contenuto.
Durata complessiva di 1 ora.
Per studente € 3.50 (insegnanti e accompagnatori gratuita)
Laboratorio didattico per le scuole: laboratori con reperti e materiali fotografici inediti.
Durata complessiva di 1 ora.
Per classe € 70.00

Informazioni e prenotazioni:
Biosphaera: tel. 0445.1716489  gallerie100anni@biosphaera.it

Accesso e servizi per disabili
La mostra è completamente accessibile.

Visite guidate alla città
Sono previste, su prenotazione, visite turistiche a Schio e al suo patrimonio di archeologia industriale per i gruppi che volessero effettuare oltre alla visita alla mostra anche un percorso guidato alla città.

Come arrivare
In auto: autostrada A4 Milano-Venezia, A31 Valdastico, uscita Thiene-Schio, poi SS122 per Schio.
SS 46 del Pasubio da Vicenza-Costabissara-Motta-Isola Vicentina-Malo.
In treno e bus
Stazione di Schio, sulla linea Vicenza -Schio.

Parcheggio
Parcheggio interrato a pagamento in piazza Falcone e Borsellino, sul retro di Palazzo Fogazzaro
parcheggio adiacente alla Fabbrica Alta, via Pasubio 149, in parte a pagamento
parcheggio gratuito in via Milano, con passaggio pedonale attraverso la Stazione ferroviaria, 5 minuti a piedi (400 m). Palazzo Fogazzaro, Via Fratelli Pasini, 44, 36015 Schio VI
Per ulteriori informazioni: www.stradadellegallerie.it


 ufficiale non identificato, RuffinIn baracca_gara di fotografi. Da sinistra Ricci, Fuselli, un ufficiale non identificato, Ruffini










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