Lo so che Qelsi.itè al 99.99 % un sito fogna , ma ogni tanto anche nelle fogne ci sono delle perle visto che di solito la gente scarica di tutto , ma stavolta ha ragione
Deniz Firat, nella foto, era una giornalista. E’ morta due giorni fa a Maxmur, città irachena fra Erbil e Kirkuk, abitata in gran parte da cristiani e sede di un campo profughi composto dalle minoranze religiose della zona. E’ stata ferita al cuore da una scheggia proveniente da un proiettile di mortaio lanciato dai miliziani dell’IS, I Jahidisti che attualmente tormentano l’Iraq.Laura Boldrini, presidente della Camera sempre così attenta alle donne, non la citerà mai, come si dimenticherà
delle donne dello YJA—Star, gruppo di guerrigliere che ora sta combattendo gli estremisti nella stessa area, permettendo la fuga dei cristiani. Non ne parlerà nonostante le origini di questo gruppo siano nell’estrema sinistra del PKK.
Allo stesso modo non parlerà mai delle donne e degli uomini dell’YPG, le forze curde di difesa del Kurdistan Siriano, che sono entrati in Iraq via terra per assistere le decine di migliaia di profughi Yaziditi in fuga da Sinjar, caduta in mano dell’IS, permettendone l’approdo verso le zone sicure del Kurdistan siriano.Tutte queste donne non posso disturbare I femministi pensieri della Boldrini, che giustamente si gode le proprie sicure e lussuose vacanze.
se prima l'unione sarda era , pur nell'autonomia delle cronache interne , un giornale cassa di risonanza del centro destra e Berlusconiano ( si narra che fosse di proprietà tramite amici di Berlusconi )
, ora con la nuova direzione di
BIOGRAFIA ANTHONY MURONI
Nato a Perth (Australia) nel 1972, sposato, una figlia, è diventato direttore de L'Unione Sarda il 10 giugno 2013. Da due anni conduce la trasmissione "Dentro la Notizia" su Videolina, ha scritto i libri "Peppino Pes, l'inedita confessione del prete-bandito", "Francesco Cossiga dalla A alla Z", "Il sangue della festa. Mortu in Die nodida", "Benedetto XVI dalla A alla Z", "Il volto di Francesco", "Andreotti e la Sardegna"
le cose sembrano stiano cambiando . vedere il post tratto dal blog interno all'unione d'oggi 12\7\2013
(...) “… In che lingua parla? Spero che lo lascerete parlare in sardo e non gli darete dei dispiaceri a questo proposito. È stato un errore, per me, non aver lasciato che Edmea, da bambinetta, parlasse liberamente in sardo. Ciò ha nociuto alla sua formazione intellettuale e ha messo una camicia di forza alla sua fantasia. Non devi fare questo errore coi tuoi bambini. Intanto il sardo non è un dialetto, ma una lingua a sé, quantunque non abbia una grande letteratura, ed è bene che i bambini imparino più lingue, se è possibile. Poi, l’italiano, che voi gli insegnerete, sarà una lingua povera, monca, fatta solo di quelle poche frasi e parole delle vostre conversazioni con lui, puramente infantile; egli non avrà contatto con l’ambiente generale e finirà con l’apprendere due gerghi e nessuna lingua: un gergo italiano per la conversazione ufficiale con voi e un gergo sardo, appreso a pezzi e bocconi, per parlare con gli altri bambini e con la gente che incontra per la strada o in piazza. Ti raccomando, proprio di cuore, di non commettere un tale errore e di lasciare che i tuoi bambini succhino tutto il sardismo che vogliono e si sviluppino spontaneamente nell’ambiente naturale in cui sono nati: ciò non sarà un impaccio per il loro avvenire, tutt’altro. Delio e Giuliano sono stati male in questi ultimi tempi: hanno avuto la febbre spagnola; mi scrivono che ora si sono rimessi e stanno bene. Vedi, per esempio, Delio: ha incominciato col parlare la lingua della madre, come era naturale e necessario, ma rapidamente è andato apprendendo anche l’italiano e cantava ancora delle canzoncine in francese, senza perciò confondersi o confondere le parole dell’una e dell’altra lingua. Io volevo insegnarli anche a cantare: «Lassa sa figu, puzone», ma specialmente le zie si sono opposte energicamente…”. (...)
CARO direttore, questa lettera è, forse, la mia unica alternativa al suicidio. Ciò che mi ha spinto a scrivere è la notizia di un gesto avvenuto nella cattedrale parigina. Un uomo, un esponente di destra, si è tolto la vita in modo eclatante sugli scalini della famosa chiesa per manifestare il proprio disappunto contro la legge per i matrimoni gay deliberata dall'Assemblea Nazionale francese.
Nonostante gli insegnamenti dalla morale cristiana, io ritengo che il suicidio sia un gesto rispettabile: una persona che arriva a privarsi del bene più prezioso in nome di una cosa in cui crede, merita molta stima e riguardo; ma neppure questa considerazione riesce a posizionare sotto una luce favorevole quello che mi appare come il gesto vano di un folle. La vita degli altri continua anche dopo la fine della nostra. Siamo destinati a scomparire, anche se abbiamo riscritto i libri di storia. Morire per opporsi all'evolversi di una società che tenta di diventare più civile è ottusità e evidente sopravvalutazione delle proprie forze.
Il Parlamento italiano riscontrando l'epico passo del suo omologo d'oltralpe ha subito dichiarato di mettersi in linea per i diritti di tutti. Una promessa ben più vana del gesto di un folle. Tutti sappiamo come il nostro Paese sia l'ultimo della classe e che non ci tenga ad apparire come il più progressista. Si accontenta di imitare o, peggio ancora, finge di farlo. La cultura italiana rabbrividisce al pensiero che due persone dello stesso sesso possano amarsi: perché è contro natura, perché è contro i precetti religiosi o semplicemente perché è odio abbastanza stupido da poter essere italiano. Spesso ci si dimentica che il riconoscimento dei matrimoni omosessuali non significa necessariamente affidare a una coppia "anormale" dei bambini ma permettere a due individui che si vogliono bene di amarsi. In questo consiste il matrimonio, soprattutto nella mentalità cattolica. E allora perché quest'ostinata battaglia?
Io sono gay, ho 17 anni e questa lettera è la mia ultima alternativa al suicidio in una società troglodita, in un mondo che non mi accetta sebbene io sia nato così. Il vero coraggio non è suicidarsi alla soglia degli ottanta anni ma sopravvivere all'adolescenza con un peso del genere, con la consapevolezza di non aver fatto nulla di sbagliato se non seguire i propri sentimenti, senza vizi o depravazioni. Non a tutti è data la fortuna di nascere eterosessuali. Se ci fosse un po' meno discriminazione e un po' più di commiserazione o carità cristiana, tutti coloro che odiano smetterebbero di farlo perché loro, per qualche sconosciuta e ingiusta volontà divina, sono stati fortunati. Io non chiedo che il Parlamento si decida a redigere una legge per i matrimoni gay - non sono così sconsiderato - chiedo solo di essere ascoltato.
Un Paese che si dice civile non può abbandonare dei pezzi di sé. Non può permettersi di vivere senza una legge contro l'omofobia, un male che spinge molti ragazzi a togliersi la vita per ritrovare quella libertà che hanno perduto nel momento in cui hanno respirato per la prima volta. Non c'è nessun orrore ad essere quello che si è, il vero difetto è vivere fingendosi diversi. Noi non siamo demoni, né siamo stati toccati dal Demonio mentre eravamo in fasce, siamo solo sfortunati partecipi di un destino volubile. Ma orgogliosi di esserlo. Chiediamo solo di esistere.
la toccante risposta di paola Concia
Gay, Concia: "Caro mondo politico malato"
L'esponente Pd risponde alla lettera del giovane Davide Tancredi pubblicata oggi sul quotidiano La Repubblica: "Rivolgo un atto di accusa verso tutte le istituzioni. Guarite da questa malattia che tanto male fa ai cittadini negando loro il diritto di amare"di ANNA PAOLA CONCIA
Caro Davide,conosco le tue paure profonde, le tue angosce, perché sono state le mie. Sono una donna lesbica che da anni conduce una battaglia durissima affinchè un adolescente italiano non debba sentirsi come ti senti tu. È la ragione prima della mia battaglia: regalare a ragazzi e ragazze omosessuali un mondo migliore di quello in cui ho vissuto io, adolescente omosessuale in fuga da me stessa. La tua è una lettera amara, che chiama in causa la nostra società intera, dalla scuola alle istituzioni, al mondo dei media. Tu non sei nato sbagliato, non hai avuto la "sfortuna" - come dici - di nascere cosi: tu sei come sei, tanto quanto un ragazzo eterosessuale. E come lui hai diritto di amare chi ami.
Il fatto che ti senta sbagliato è colpa nostra, del mondo degli adulti. E quella colpa va rimossa, e quella colpa ce la dobbiamo sentire tutti sulle spalle, come una scimmia. Non devi chiedere di esistere, né pietà né carità né risarcimento, devi chiedere di vivere e amare liberamente per quello che sei. Devi pretendere il rispetto di un diritto molto preciso, fondativo e universale: il rispetto dell'articolo 3 della Costituzione, dove si dichiara compito della Repubblica Italiana "rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana". È il mondo degli adulti ad essere sbagliato, non tu. E il mondo degli adulti deve garantirti il diritto di essere un adolescente rispettato e sereno. Ricorda, ti prego, che non sei solo, non sei il solo a vivere la tua omosessualità in un paese inadeguato. Lo so, le mie parole possono sembrarti vane di fronte alle tue paure, ma ti voglio dire che oggi nel 2013 tu puoi scrivere questa lettera, puoi uscire allo scoperto, puoi trovare condivisione, sostegno, puoi trovare risposte positive. Quel sostegno che tanti come me nella loro adolescenza non hanno trovato.
Sono stati fatti piccoli passi avanti nel nostro paese affinchè un ragazzo omosessuale non si debba sentire come te. E siamo in tanti a lottare, tanti e in mondi diversi. Siamo noi che dobbiamo agire, e sentirci in colpa se non ci riusciamo. Per questo a nome tuo rivolgo un atto di accusa verso tutte le istituzioni. Caro mondo politico: sei tu che sei inadeguato, sei tu che sei malato. Non Davide, non io e tutti gli omosessuali italiani. Care istituzioni, guarite da questa malattia che tanto male fa ai cittadini negando loro il diritto di amare.
Anna Paola Concia PD
A chi mi dice che sono comunista o altre amenità simili dico solo questo che è una battaglia di civiltà cosa che n italia manca a differenza degli Usa per citare l'ultimo caso dove c'è stata l'apertura, storica, agli omosessuali, da parte dell'organizzazione giovanile cattolica dei boy scout mentre
enon è solo a sionistra ma anche a destra che la lettera ha fatto breccia infatti secondo repubblica a farrgli eco è arrivato Giancarlo Galan: "E' giunta l'ora che si riconosca il diritto di essere cittadini italiani anche agli omosessuali, garantendogli quei diritti civili che tutt'oggi si vedono negati". Poi ha guardato avanti, "se è vero che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, questa legislatura sarà occasione di più diritti". Presidente della commissione Cultura alla Camera, Galan ha confessato che "la lettera di Tancredi mi ha commosso. Una richiesta di vita, di libertà, di poter amare ed essere se stesso come chiunque altro, una richiesta matura, consapevole, profonda. Ma le sue parole non mi hanno stupito perché sono vere, dice la verità". "Ciò che purtroppo ancora mi stupisce - ha aggiunto l'esponente Pdl - è che ci sia bisogno di spiegare, o peggio giustificare, emozioni e sensazioni e ci sia, ancora, la necessità di dover chiedere un diritto che dovrebbe essere alla base della nostra società". "La verità che Tancredi è riuscito a spiegare con le sue parole è scomoda, imbarazzante per molte persone. Il perché del presunto imbarazzo delle parole di questo ragazzo - ha continuato il deputato Pdl - risiede non solo in forme di ottusità e arretratezza culturale, bensì, forse peggio, in una forma di ignoranza, ovvero mancanza di conoscenza. Lo Stato deve garantire diritti e non negarli. La nostra carta costituzionale lo sancisce molto chiaramente all'art 3, laddove si proclama il principio di uguaglianza, formale e sostanziale. Un divieto di discriminazione chiaro che - conclude - dovremmo tenere tutti ben presente, a prescindere dall'appartenenza ad un partito politico". Che le loro parole siano state di "buonsenso" è anche il commento di Daniele Capezzone, coordinatore dei dipartimenti del Pdl e presidente della commissione Finanze della Camera: "Il ventaglio delle possibilità normative è ampio: e la mia personale valutazione è che certamente esista più di una soluzione seria e capace di unire tutti".
Uccisa
perché vicina a Gheddafi, nel giorno dell’anniversario della
“liberazione”. E’ il destino di Hala Misrati, la famosa presentatrice
televisiva pro-regime, trovata morta in un carcere di Tripoli. Era la
voce più influente della propaganda dell’ex leader libico, per questo le
“brigate rivoluzionarie”, i ribelli, le hanno tagliato la lingua,
probabilmente anche seviziata e torturata in carcere, causandone la
morte. Secondo il canale al-Arabiya, l’episodio sarebbe avvenuto il 17
febbraio, primo anniversario dell’avvio della cosiddetta campagna di
liberazione dal regime di Gheddafi.
E’ una morte, atroce, ma anche senza dubbio scomoda per chi sta
cavalcando un altro tipo di propaganda, in Occidente e in Europa, e
vuole far credere che davvero sia in atto una “Primavera” di libertà e
un processo di democratizzazione dei Paesi arabi.
Proprio per questo le violenze dei ribelli, spesso efferate, sono state
taciute, durante la guerra civile e pure dopo. Del sacrificio di Hala
Misrati pochi parlano, gli organi di stampa italiani quasi ignorano la
notizia, non dandone alcun risalto. La storia, secondo la logica della
divisione in “buoni e cattivi” di cui anche a casa nostra abbiamo avuto
esempi eloquenti (ogni riferimento alla Resistenza è puramente casuale),
ha deciso che il tiranno Gheddafi, ancorché tollerato per decenni da
tutto il mondo occidentale, era il cattivo. Hanno vinto quindi i buoni, e
certo non si possono sbandierare ai quattro venti i crimini e le
efferratezze dei “liberatori”.
E’ la legge della propaganda, la stessa propaganda per la quale Hala
Misrati è morta. Non faceva più parte dei vincitori, quindi
improvvisamente era diventata il “male”. Davvero un mistero come si
possa concepire e accettare che una donna, solo perché vicina ad un ex
dittatore, venga uccisa in quel modo.
D’altra parte non c’è da stupirsi: la propaganda nostrana ha nascosto le
influenze del fondamentalismo islamico annidate tra i ribelli, e ha
persino fatto credere che il fenomeno delle “Primavere arabe” fosse nato
spontaneamente, grazie al tam tam su internet. La libera e democratica
rete.
Peccato che in Libia solo il 5% della popolazione usi internet. E non è
che in Paesi come Egitto e Tunisia la percentuale sia esagerata: circa
il 18%.
Ci raccontano menzogne su menzogne. E allora perché punire in un modo
così crudele Hala Misrati? Solo perché propagandava, anche con coraggio e
senza mai rinnegarlo, un regime che non faceva più comodo a nessuno?
Chissà dove sono finiti i paladini e le paladine occidentali dei diritti delle donne.
Anche se stando alle ultime news è viva infatti il sito invece d' ammettere l'errore trova più comodo cancdellare anziché rettificare
Michele
Santoro non era il grande conduttore che faceva guadagnare l’azienda? E
rappresentava una vera fortuna per la Rai? E che grazie all’audience
che otteneva riusciva a far fruttare all’azienda milioni di pubblicità?
Si direbbe di no.
E’ di oggi la notizia che il Tribunale Civile di Torino ha condannato la
Rai a corrispondere la tutt’altro che modica cifra di 5 milioni di euro
alla Fiat Gruop Automobiles, a causa di un servizio dai contenuti
considerati denigratori sulla vettura Alfa Mito andato in onda durante
la trasmissione di Annozero il 2 dicembre 2010.
Secondo il dispositivo della sentenza, il comportamento del giornalista
autore del servizio Corrado Formigli è stato “denigratorio perché
scredita il valore di un’auto che è il simbolo di una casa
automobilistica produttrice, e difforme dal vero in quanto atto a
rappresentare una falsa realtà”, mentre la Rai è stata ritenuta
corresponsabile “per il solo fatto di avere messo a disposizione i suoi
mezzi di organizzazione e diffusione, conservando, quale datrice di
lavoro, la potestà di dettare regole di comportamento e di adottare le
concrete decisioni circa i modi di svolgimento della prestazione”.
Santoro, invece, secondo il giudice Mauro Sabbione non c’entra nulla, in
quanto “estraneo all’organizzazione della gara”. Quindi assolto.
Già, perché mai un conduttore dovrebbe essere responsabile di video dal
contenuto denigratorio che vengono mandati in onda durante la sua stessa
trasmissione?
In realtà pagheranno solo i contribuenti: il danno patrimoniale è stato
calcolato nella somma di 1 milione 750 mila euro, quello non
patrimoniale in 5 milioni e 250 mila. Due milioni però dovranno essere
spesi tramite la pubblicazione della sentenza a spese dei condannati,
entro due settimane sui maggiori quotidiani nazionali ed entro un mese e
mezzo sul periodico Quattroruote. La spesa totale, quindi, ammonterebbe
a circa 7 milioni di euro.
Un bel gruzzoletto, non c’è che dire. Il cachet di Adriano Celentano a
Sanremo rappresenta soltanto il 10% delle multa che la Rai dovrà pagare a
causa di Annozero.
Cosa diranno ora coloro che sostenevano che stipendi e buonuscita di
Santoro erano giustificati dall’audience e dal fatto che la Rai
guadagnasse tanti soldi per merito del conduttore? Probabilmente non
diranno nulla. Il problema è che il canone non lo pagano soltanto loro.
Il
Presidente Napolitano è in visita a Cagliari e stavolta ha assaggiato
la protesta, al posto delle solite folle con bandierine di carta. Ormai
interviene senza freni sullo scenario politico e lancia precisi segnali,
come la riforma del welfare. Evidentemente sottovaluta il fatto che il
popolo italiano sta diventando sempre più consapevole del gravissimo
tradimento alla Costituzione, con la cessione di fatto della nostra
sovranità nazionale. Non una parola sullo scellerato Trattato SEM
(Meccanismo Europeo di Stabilità) che veicola gratuitamente i soldi
degli Italiani nella cassa dei banchieri, che saranno immuni da ogni
responsabilità e liberi di manipolare le risorse finanziarie a loro
piacimento, senza alcun controllo istituzionale da parte dei governi e
dei parlamenti degli Stati europei.
Di che va parlando questo Presidente, che da “custode” della
Costituzione va assecondando passivamente la dittatura finanziaria
europea, già responsabile della tragedia del popolo greco e in procinto
di aggredire l’Italia con analogo sistema…?