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15.3.18

L'ultima frontiera di C'è posta per te: rendere show il volto della crisi desolante spettacolo di Maria De Filippi. Che sbatte in prima serata storie di ordinaria desolazione. Non più fatti privati, ma vere e proprie colonscopie di un paese che soffre e viene ridotto ad attrazione nuda


ci manca  , ma mi sa  che  ci siamo vicini che  trasmetteranno in diretta  o  in differita     programmi   direttamente  dal cesso  , mentre  facciamo  .... plin plin oppure  ,popo popo   o   mentre  ...... copuliamo o  facciamo attività  onanistica  . Purtroppo  ha  ragione  La  Guzzanti  di cui  ho citato la canzone precedente  




 http://espresso.repubblica.it/visioni/2018/03/07/news/l-ultima-frontiera-di-c-e-posta-per-te-rendere-show-il-volto-della-crisi-1.319305?ref=RHRR-BE

Non c’è nessuna novità nel prendere 
i panni accartocciati dal cesto nello sgabuzzino e decidere di lavarli nella piazza televisiva. È talmente una solfa già vista che quasi non ci si fa più caso. Però quando l’Italietta desolante si ostina a volersi superare, come accade puntualmente tra una busta e l’altra 
di “C’è posta per te”, sorge il dubbio dell’accanimento terapeutico. Non basta più litigare davanti alle telecamere, spruzzare veleno familiare su tutto l’albero genealogico, denunciare corna 
e malefatte dopo l’arrivo del postino 
in divisa. La frontiera è stata ormai scavalcata. E si è passati a storie di ordinaria desolazione, dove la parola crisi si infiocchetta per la prima serata e viene regalata come un piatto ricco al buffet.





Così accade che ci sia una moglie povera ma onesta che per esprimere il suo amore al coniuge si presti ad elencare 
nel dettaglio tutte le difficoltà economiche che l’hanno inaridita. 
Non più fatti privati, ma vere 
e proprie colonscopie di un paese che soffre e viene ridotto ad attrazione nuda 
e cruda. Uno show che si nutre dell’umiliazione dell’altro, mentre Maria passeggia elencando come le Pagine Gialle i sacrifici a cui costringe un’ordinaria esistenza di precariato: «Trentotto centesimi per tre pacchi di pasta lunga, 59 per quattro di pasta corta. E per Natale niente casa di Frozen per la bambina, costava troppo». Nessuna dignità, nello srotolare la storia dettaglio dopo dettaglio, navigando con leggerezza tra le lacrime scomposte dei protagonisti intimiditi dalle luci. E nessun ritegno quando i bambini ricchi entrano 
in studio con mosse provate e riprovate accompagnando l’ospite di turno per regalare assegni, canzoni e cotillon 
in mezzo a trionfali sorrisi. In sintesi, 
uno spettacolo indecoroso. 
Come se la tv fosse un pagliaccio ridente capace di risollevare animi e finanze con una risata, gongolando in attesa dei dati di ascolto del giorno dopo.
Un piccolo schermo col cerone e le scarpe buffe dove chi è preso di mira è quel lato debole dell’umano pubblico che ormai ridotto ai minimi termini si presta a perdere ogni senso della misura. 
Ma quel pagliaccio in realtà è il mostro 
di IT. E prima o poi lo lasceremo 
nella busta.





HO VISTO COSE BELLE
In fondo non si chiede poi tanto a un programma tv: solo di essere brillante, visivamente gradevole, capace di raccontare delle storie, in grado di farci sorridere e perché no, emozionare. Semplice. Ed è quanto ha fatto per 
la seconda stagione Riccardo Rossi con “I miei vinili”. Su Sky arte, 
con intelligenza a 33 giri.



HO VISTO COSE BRUTTE
Luca Tommassini perché 
lo hai fatto. Il passaggio 
da X Factor ad Amici sembra un gesto da marito di mezza età che per l’illusione di una facile giovinezza 
si butta tra le braccia di una blanda ventenne. Ma un curriculum solido come il suo che razza di bisogno 
aveva di essere immerso nell’arena degli urletti formato Instagram?







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