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9.2.12

lo stato italiano ha usato tortura prima del g8 di genova 2001 ?






da http://it.paperblog.com/storia-di-de-tormentis-la-democrazia-e-le-torture-di-stato-in-italia-789865/

Storia di De Tormentis, la democrazia e le torture di Stato in Italia

Creato il 02 gennaio 2012 da Andreaintonti

«In questo paese ci sono più persone che scrivono libri di quelle che li leggono» diceva un mio vecchio professore universitario, e che il nostro sia un paese di non-lettori non è certo una novità. Capita, peraltro, che ci siano poi delle vere e proprie “bolle” su libri che vengono creati raffazzonando materiale altrui e leggende metropolitane, ma che hanno però tutte le luci della ribalta (nonché varie ospitate e trasmissioni speciali sulla terza rete Rai) e libri che, magari anche solo in parte, tentano di spostare quei riflettori sulle tantissime zone d'ombra della nostra storia e che, per questo, non godono della stessa fortuna.
Proprio uno di questi ultimi casi potrebbe permettere al nostro paese di fare un salto di qualità, una crescita intellettuale se vogliamo, favorendo una discussione che da troppo tempo viene rimandata e che riguarda una manciata di anni, quelli che i libri di storia hanno definito “di piombo”. Il libro in questione è “Colpo al cuore: dai pentiti ai “metodi speciali”, come lo Stato uccise le Br. La storia mai raccontata”, scritto dal giornalista Nicola Rao nei mesi scorsi ed edito da Sperlink&Kupfer.

Premetto che ancora non ho avuto modo di mettere le mani sul libro, per cui questa non sarà assolutamente una recensione. Quello che mi interessa, invece, viene sviscerato su internet in questi giorni grazie al prezioso lavoro del blog Baruda.net. Ad oggi, il tentativo di raccontare dei metodi illegali usati dallo Stato (no, qui non esistono pezzi di Stato “deviato” e “non-deviato”) contro i gruppi che, a sinistra, scelsero la lotta armata tra i Settanta e gli Ottanta sono stati affrontati solo da due libri (al contrario dei tanti – non sempre utili – scritti sulla criminalità organizzata): uno è quello, appena citato, di Nicola Rao. L'altro si chiama “Le torture affiorate”, fa parte di una più ampia collana (cinque libri) chiamata “Progetto Memoria”, una «ricerca storico-documentaria sull'esperienza armata che ha attraversato l'Italia negli anni 70-80», come è possibile leggere sul sito della cooperativa “Sensibili alle foglie” (fondata nel 1990da Renato Curcio, Stefano Petrelli e Nicola Valentino nel carcere romano di Rebibbia), un altro dei libri che difficilmente vedremo “recensiti” da Fabio Fazio e soci.
Si è sempre detto, a torto, che “i cattivi” fossero gli operai, gli studenti o i “militanti” che scelsero la lotta armata e che i “buoni” fossero gli uomini dello Stato, belli e ligi al dovere ed al rispetto delle regole come quelli che ti fanno vedere nei “serial” in televisione. Poi, però, arriva un De Tormentis qualunque a scombinare i piani.

Storia di De Tormentis, la democrazia e le torture di Stato in Italia


 Foto proveniente dalla perizia del medico legale Mario Marigo, 3 febbraio 1982 Padova.Tracce di tortura compiuta con elettrodi sui genitali di Cesare Di Lenardo,militante delle Brigate rosse in carcere da 29 anni



Il “professor” De Tormentis. No, quello non è un cognome vero. “De Tormentis” è l'eteronimo – ripreso da un trattato medievale sulla tortura scritto dalla scuola bolognese di giurisprudenza tra la fine del 1200 e l'inizio del 1300 - con cui è noto il funzionario dell'Ucigos ("Ufficio centrale per le investigazioni generali e le operazioni speciali", oggi diventato “Polizia di prevenzione”) che in quegli anni girava questure e caserme del Belpaese insieme ad una squadra speciale con il compito di estorcere informazioni ai militanti – o presunti militanti – delle Brigate Rosseattraverso metodi – come il waterboarding - che oggi, se contestualizzati in paesi come l'Afghanistan, l'Iran o l'Iraq, non abbiamo problemi a definire come “torture” o “violazione dei diritti umani”. In una intervista al quotidiano Secolo XIX pubblicata nel giugno 2007, è lui stesso a delineare il suo curriculum, iniziato negli anni Cinquanta e conclusosi con il ruolo di questore dopo tre decenni, passando attraverso la Sicilia dei Liggio e dei Riina, Napoli e l'ispettorato antiterrorismo creato da Emilio Santillo, fino all'approdo all'Ucigos. Nella stessa intervista è lui stesso a dare indicazioni sulla sua identità – facilmente rintracciabile con una non troppo complessa ricerca in rete – dicendo di essere raffigurato nella fotografia che immortala il ritrovamento della Renault 4 rossa in via Caetani dove si trovava il corpo di Aldo Moro. A Napoli, siamo nel 2004, diventa commissario per la federazione provinciale di Fiamma Tricolore, partecipando tra il 1986 ed il 1987 ai processi contro la colonna napoletana delle Br, al cui smantellamento aveva concorso lui stesso con i suoi metodi “speciali”.
Oggi “De Tormentis” fa l'avvocato proprio presso il foro napoletano, notizia che – ovviamente – non è piaciuta proprio a tutti i suoi colleghi. «Come Codesto Ordine comprenderà non è certo particolarmente “edificante” per chi esercita questo mestiere ormai da qualche annetto apprendere che un “collega” si vanta pubblicamente di avere torturato, quando era un poliziotto, dei cittadini arrestati prima di affidarli al Magistrato competente», scrive l'avvocato Davide Steccanella (il sottolineato non è opera mia) di Milano in una “richiesta chiarimenti” all'Ordine degli Avvocati di Napoli[1].
Il primo velo su De Tormentis e le

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...