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10.12.17

come sopravvivere alle festività natalizie VIII simboli identitari ( presepe , albero , canti natalizi , religiosi , ecc ) si o no ? e le relative polemiche strumentali - politiche





Ma che  ...  rottura    ogni natale   è sempre  la  stessa  solfa   del tipo

Risultati immagini per presepe si o presepe no bufale


  :  gli islamici non ci fanno fare il presepem o  non ci fanno cantare  i nostri  canti o recite  a tema  natalizio  o , ecc  .
Risultati immagini per presepe si o presepe noVolevo tenere  tale  tema  ,  cercando    d'essere il più neutro possibile   avendo molti  amici\che  atei  o   di diverse   confessioni    lontano  dalla  consueta   guida  del  sopravvivere  al natale  e  alle  sue  festività  . Ma  Come  giustamente  mi hano   fatto   sia  numerosi  articoli    al 90  % bufalistici   \  fake  news  e  malpancisti 
 che   si trovano su  pagine  fb  e   su pseudo  siti  di  contro informazione ormai presenti  anche  nel più semplice  aggregatore  di notizie   che ripetono ( vedere    foto sopra  all'inizio del post )  la  solita  cantilena  ciclica   :    del natale  proibito  per  legge  nelle  scuole   ed  amenità  simili   ., Ma   soprattutto   come  mi  ha  fatto   notare  con il suo  sfogo    l'amica blogger  dellla prim 'ora   e adesso  anche  facebookiana





Tina Galante                                                                                                                           Ieri alle 10:08 ·
 San Potito Ultra, Campania ·
Cominciano i soliti scontri sul Natale, le tradizioni e i simboli identitari.
Nulla di male se non fosse che i cattolici, a differenza mia e di altri miei amici, non considerano la loro una credenza come le altre ma la vogliono imporre come verità assoluta.
Per fortuna noi eretici siamo tutelati e non possono mandarci al rogo, ma pure la bocca ci vogliono tappare e gridano alla blasfemia con una facilità che fa venire la pelle d'oca

Risultati immagini per presepe si o presepe no  




Inizialmente   avevo pensato per  i motivi   già spiegati nelle  righe precedenti  di lasciar  perdere  e  tollerare   perc hè ogni uno di noi  il natale  e le  sue  festività le  vive  come meglio crede   . Ma  purtroppo  negli  ultimi  25\30   dopo  anni di  convivenza  ed  tolleranza  fra  atei \  agnstici   con cattolici identitaria  si sta   assistendo    ad  un clima  d'intolleranza   e mancanza  di rispetto  . Infatti   basti vedere  lo   "  scandalo  "  e l'indignazione  ,   lo leggerete   nelle  righe  sotto  ,   che ha  suscitato    questo evento  riportato  tramite l'aggregatore  mobile  (  app  celllulare  )  newsrepublic    perchè sul sito originale  https://www.piovegovernoladro.info/ (   trovate  qui   l'articolo originale  )    è impossibile   il copia \  incolla    

VELO E TURBANTE NELL'IMMAGINE DELLA NATIVITÀ: SCOPPIA LA BUFERA SULLA CHIESA DI VENTIMIGLIA (Islamizzazione?)

Dec. 09, 2017, 17:50

Un uomo col turbante, una donna col velo. Intrusi, si direbbe, forse una goliardata, forse una provocazione di qualche filo-islamico, forse un'iconografia religiosa molto discutibile dal punto di vista storico.Di sicuro è scoppiato un polverone dopo l'avvistamento, sulla facciata della chiesa di Sant'Agostino a Ventimiglia, di un'immagine della Natività dove oltre a Gesù Bambino, Giuseppe e Maria si trovano una figura con il velo che sembra un hijab e un'altra con il turbante.La presenza di quelle immagini da molti viene considerata frutto della presenza di centinaia di migranti nella zona, al punto che si pensa che la proiezione di quella foto sia stata architettata proprio da un musulmano che vive nella comunità.Il prete della Chiesa, ovviamente, è andato su tutte le furie. «Non so chi sia stato. Chi ha proiettato un'immagine del genere su una proprietà privata ha commesso una scorrettezza visto che io non sono stato informato – s'è scatenato don Angelo Di Lorenzo – non so neppure con quale scopo abbia voluto proiettare questa immagine».Da sinistra, la donna con il velo sembra essere Maria, accanto a lei c'è Gesù bambino. quindi l'uomo con il turbante e con l'aureola, che secondo alcuni potrebbe essere Giuseppe, poi la donna col velo e l'uomo con i capelli rossicci. Chi sono? Ma soprattutto chi li ha inseriti nella Natività ?
Ecco  quindi   il  mio  sfogo   , ripreso  ( quindi chi  misegue  anche su  fb  e  twitter     può  non leggerlo )  
Ora  lo  so che scrivere tali cose è come dare le perle ai porci . Ma non ce la faccio a leggere tali post d'ignoranza e xenofobia anche da gente antifascista ed antinazista .
Risultati immagini per perle ai porci
Infatti non vedo dove stia lo scandalo e l'indignazione dei nostri islamofobici \ malpancisti quando il velo ( ovviamente quei due tradizionali hijab e chador non quello tipicamente islamico salafita niqbab o il recente burka ) ed il turbante erano diffusi in oriente già prima dellla nascità del'islam cioè pre islamiche .                                      E poi se ci pensiamo bene , cari cattolici\che conservatrici e non ed accatto ( cioè quelli che sono quasi miscredenti ed ipocriti ) tali cose erano anche se in forma diversa , è un classico esempio di sicretismo culturale ed assimilazione non passiva degli influssi della cultura arabo -bizantina , studiate la storia cazzarola , la ritroviamo nelle tradizioni e nei costumi del sud d'italia , ora quasi scomparsi come quotidianità ma diventati folkore e usati nelle feste religiose e laiche . E poi uan dubbio , che vi dovrebbe venire , ma natività , non è avvenuta in medio oriente ? e come mai non provate lo stesso maldipancia rigurgito qua ndo vedete le suore , se ancora ce ne sono le donne anziane dei vostri paesi con il capo coperto con un velo simile e d allo stesso differente del hijab .

Allora  come  sopravvivere   ed  evitare  d'incazzarsi     quwando sui  giornali , in rete  ed  in tv  ,  o  nei basr  \ osterie non si parla  d'altro ?
  Nei  giornali  ed  in internet   con il metodo  'sti cazzi    cioè   già  dai titoli    assonanti  (   vedere  articolo  riportato  )  non m'ineressa  passo oltre .  Nei bar  e  nei locali    cambiare  discorso  se  si è in compagnia  , allontanarsi  o far  finta  di   niente  se   è un vostro vicino di tavolo  , ecc  a parlarne  . In tv : ilmetodom'sti cazzi  ( cambiare  canale o  ad  allontanarvi  se    a  guardare   trasmissioni  o tg  in cui  si parla  di tali sciempiaggini   sono familiari  o partner  ) oppoure   se  è spolo un servizxio  mettere  il  tassto mute  , perchè (  qualcuno  che vede  lontanio  ,   40 anni fa  lo aveva prevvisto  )  :
[... ]

notte italiana
c'e' una luce blu'
e' in ogni casa
che brilla la tivvu'
e tutti intorno
seduti a guardare
davanti a questo focolare
il padre al figlio dice
senti un po'
solo un consiglio
io ti do'
tu nella vita
comandi fino a quando
ci hai stretto in mano
il tuo telecomando
                                      [...   si la  vita  è tutta  un quiz  - renzo arbore

  con questo  è tutto  . alla prossima  puntata  








14.2.15

18 magistrati impegnati per il piccione ucciso Già sei gradi di giudizio per la vicenda del volatile colpito col fucile ad aria compressa da un lega

Se oltre a lamentarci di quella  che ormai è diventata  una ciampanella\e   della  giustizia  italiana  , eviteremo di fare   come la storia  che riporto  li sotto ,  cause  per  questioni di lana  caprina o   quanto meno  di cercare  cavilli o azzeccagarbugli  anziché pur  di non  accettare regole e  pene  , forse la  giustizia    inizierà a migliorare 

da  oknews  che  riporta  un articolo del corriere del sera  del 13\2\2015 


di Giuseppe Guastella 
Il                                      Tribunale di Milano(Fotogramma)

Per quasi 5 anni 18 magistrati si sono occupati della morte di un piccione in un andirivieni di processi che è la dimostrazione lampante di come la giustizia italiana possa riuscire a perdere tempo pestando acqua in assurdi bizantinismi. E non è ancora finita. Tutto comincia il 6 giugno 2010 quando un avvocato di 50 anni si affaccia ad una finestra della sua villetta nella zona est di Milano e con un colpo di fucile ad aria compressa centra un piccione che cade morto nel cortile del palazzo a fianco. I vicini, secondo i quali da due anni l’avvocato sparava agli uccelli, chiamano i Carabinieri. 
Ai militari che bussano alla villetta si presenta un uomo «in palese stato di ebbrezza alcolica», scrivono nel verbale firmato in quattro, che dice di avere sparato perché anni prima suo figlio si era ammalato ed era «entrato in coma a causa di uno di questi volatili». Per rimuovere la carcassa dell’animale deve intervenire un mezzo speciale del Comune. Uccisione di animali con crudeltà e «getto pericoloso di cose» (il proiettile) in luogo privato di uso altrui, recita l’accusa formulata dal pm della Procura al gip Bruno Giordano, che quattro mesi e mezzo dopo il fatto emette un decreto penale condannando il reo confesso a ottomila euro di multa. L’imputato non ci sta, si oppone e chiede di essere giudicato con il rito abbreviato. Per quei reati la prescrizione è di cinque anni. I primi due vanno via ancor prima che il fascicolo arrivi sul tavolo del giudice Andrea Ghinetti che il 6 marzo 2012, su richiesta di un secondo pm, condanna l’avvocato a un mese e 20 giorni di arresto con la condizionale. 
La cosa potrebbe finire qui, ma anche stavolta lo sparatore non si ferma e, avvalendosi di ogni suo diritto, fa appello perché, sostengono i suoi due difensori, le prove erano insufficienti, nessuno ha
visto sparare, i Carabinieri non hanno «redatto un verbale per constatare lo stato del piccione» e, poi, chi l’ha detto che l’uccello è stato ucciso dal proiettile? Non potrebbe essere che si è fatto male da solo andando a sbattere contro un ramo? E «se fosse davvero morto per cause naturali?». E la confessione? «Inutilizzabile» perché resa senza la presenza di un avvocato. 
Il processo d’appello (tre giudici e un sostituto procuratore generale per l’accusa) l’ 8 ottobre 2012 conferma la condanna dopo aver analizzato il caso da capo a piedi. Neppure questo basta a far desistere gli avvocati che spostano la battaglia in Cassazione. La prescrizione continua a correre. 
Bisognerà aspettare 16 mesi prima di sapere cosa 5 giudici della terza sezione penale rispondono al pm che, manco a dirlo, chiede la conferma della condanna. Gli ermellini approfondiscono anche loro il caso, quasi ci si appassionano. Vergano tre pagine di motivazioni che confermano come al solito la condanna. Ma attenzione, solo per l’uccisione dell’animale rimandando indietro la questione del «getto pericoloso» perché non era stata sufficientemente motivata dall’Appello. Si torna a Milano il 30 gennaio 2015, Corte d’appello, sezione quarta. Il ricordo del piccione continua a vivere solo nelle aule di giustizia. Tre giudici e il sostituto pg Gaetano Amato Santamaria, che con tutti gli altri che li hanno preceduti fanno la bellezza di 18 magistrati con i quali hanno lavorato qualche decina di cancellieri e impiegati, per l’ennesima volta analizzano la sorte dell’animale finendo perfino a disquisire se il «getto» potesse riguardare la caduta «del corpo stesso del piccione ferito e agonizzante precipitato tra le persone» e non il pallino che lo ha trapassato ad un’ala. Sentenza confermata di nuovo anche per il secondo reato. Ci vorrebbero 30 giorni per le motivazioni, ma il presidente Francesca Marcelli le deposita il 10 febbraio. 
Il gong finale della prescrizione suonerà a giugno 2015, ma c’è ancora la possibilità di un ricorso in Cassazione: altri sei magistrati. Resta la condanna definitiva per il primo reato, ammesso che ci sia un magistrato dell’esecuzione che tra i fascicoli che gli sommergono l’ufficio abbia anche lui tempo da dedicare al povero piccione e al suo uccisore.


25.1.15

Ma  è possibile  che per   questioni di lana caprina   cioè  << Manca la firma autografa  in una mozione  >> ed  <<   In consiglio comunale non si parla di Olocausto >> . La  vicenda  è  sucessa  a  Monsampietro Morico (Morìco in dialetto fermano )  un comune italiano di 700 abitanti, della provincia di Fermo nelle Marche 

da   http://www.informazione.tv/it/Politica/ consultato il 25\1\2015 ore 20.50

Manca la firma autografa. In consiglio comunale non si parla di Olocausto


Monsampietro Morico. 
“Un cavillo burocratico ha fatto sì che il Consiglio Comunale di Monsampietro Morico dello scorso 22 gennaio sia stato uno dei più brevi mai tenuti nel piccolo comune fermano”. Inizia così la denuncia del gruppo “Partecipazione democratica”. Tre proposte dell’opposizione presentate via email sono state escluse dall’ordine del giorno per mancanza della firma, pur riportando chiaramente il nome dei consiglieri proponenti. Tra queste anche un momento di riflessione in occasione della Giornata della Memoria. Opposizione che ha reso tutti i documenti a riguardo pubblici, per far capire bene cosa sia accaduto.
Foto testoGli amministratori del gruppo Partecipazione e Trasparenza proponevano di approvare un regolamento per le spese di rappresentanza e di destinare parte dell’indennità del sindaco alla locale scuola primaria. Per lo stesso motivo, non è stato discusso un ordine del giorno di solidarietà per le vittime dell’Olocausto in occasione della Giornata della Memoria.
“Siamo sbalorditi da quanto accaduto - dichiarano i consiglieri di opposizione - Il fatto che il Consiglio Comunale non si sia espresso con un atto commemorativo per la Giornata della Memoria è molto grave. Nonostante la diversità di opinioni politiche, noi riteniamo che non si possa prescindere da un comune terreno di valori: per questo, nel nostro documento, chiedevamo ai consiglieri di maggioranza di sottoscrivere la nostra proposta. Questo non è avvenuto, e per mancanza del numero minimo di firme il documento non è stato neppure discusso. Sarebbero bastate le firme di tre consiglieri della maggioranza per garantire il voto su una questione su cui, ne siamo convinti, si sarebbe registrata unanime convergenza. Questa è davvero una brutta pagina per il consiglio comunale di Monsampietro Morico.” I consiglieri di opposizione hanno già provveduto a sottomettere nuovamente i documenti, che saranno discussi in occasione del prossimo consiglio comunale.




2.1.15

Maria grazia Calligaris invece di occuparsi dei pronblemi delle carceri si occupa di uan questione di lana caprina ovvero dela mancanza dela bandiera dei 4 mori

se invece la deputata Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme (Sdr), si occupaasse veramente della situazione delle carceri o  di come  la  nostra isola   sia   ridiventata   dopo l'emergenza  deglianni 70\80  terra  di deportazione  di mafiosi  o di gente  che    vi amrcisce in attesa  di unprocesso    come   questo caso   \  storia (http://m.livesicilia.it/2011/09/28/viaggio-al-termine-del-carcere-duro_110127/  )  E  non di questioni di lana caprina come quella riportatata sotto farebbe meglio e svolgerebbe meglio il ruolo di presidente dell'associazione.

   Da Unione  sarda  online del 2\I\2015

Carcere di Uta, manca bandiera 4 Mori
Un'associazione denuncia l'assenza

Carcere di Uta, manca bandiera 4 Mori Un'associazione denuncia l'assenza                                                 Il carcere di Uta

Sono state sistemate le bandiere dell'Italia e quella dell'Europa.
"E' inspiegabile e inaccettabile l'assenza della bandiera dei Quattro Mori nel villaggio penitenziario di Cagliari-Uta. Mentre sono state issate fin dal primo momento il Tricolore e la bandiera dell'Europa, quella della Regione Sardegna, a 40 giorni dal trasferimento dei detenuti, non figura ancora nel pennone", lo denuncia Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme (Sdr), facendo osservare che "non risulta alcuna norma nazionale che ne vieti l'esposizione, anzi".
"L'utilizzo della bandiera sarda - ricorda Caligaris - è regolata dall'apposita legge regionale che definisce le caratteristiche del vessillo, il protocollo e le sanzioni. La bandiera della Regione è esposta all'esterno degli edifici sedi della Regione, dei comuni e delle province, degli enti strumentali della Regione, degli enti soggetti a vigilanza o controllo della Regione, degli enti pubblici che ricevono in via ordinaria finanziamenti o contributi a carico del bilancio regionale, degli enti che esercitano funzioni delegate dalla Regione, nonché all'esterno degli altri edifici dei medesimi enti sui quali ordinariamente si espongono bandiere". "Nel penitenziario di Cagliari-Uta - evidenzia la presidente di Sdr - è presente un presidio medico, totalmente a carico della Regione. Dal 2012 infatti sono state approvate le linee guida che contenenti gli indirizzi per l'organizzazione dell'assistenza sanitaria dei cittadini privati della libertà e il trasferimento del personale dal ministero della Giustizia alle Asl. Non c'è alcun dubbio quindi sul fatto che la bandiera debba essere esposta in tutte le strutture penitenziarie dell'isola e a maggior ragione a Uta dove è previsto anche un'area di degenza per i detenuti ammalati".

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...