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PRINCE, NON SI SA COME © Daniela Tuscano

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Prince lo lessi prima d'ascoltarlo. L'articolo, comparso su "Ciao 2001", s'intitolava "Il principe ambiguo della musica nera" ed era corredato da una delle rutilanti immagini che l'avrebbero reso inconfondibile. Anno 1983 o giù di lì, il cantante (lo showman) fissava l'obiettivo col classico sguardo da sotto in su, caldo e seduttivo, e di sesso, anzi, della sua morbida sat iriasi, nel servizio si parlava parecchio, fors'anche più della musica. Normale in quel tempo, in tutti i tempi, specialmente in quelli facili, e gli anni Ottanta lo erano, ma lui, divenuto popolare come la versione "maledetta" (e truzzarella) di Michael Jackson, col Peter Pan di Gary aveva da spartire meno di quanto si pensasse. Insomma, ok gli urletti ma dopo aver sentito "Purple rain" non ebbi più dubbi: lì c'era Jimi Hendrix, e probabilmente Davis, e anche Zappa, forse più lui degli altri per il suono affaccendato e impren