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21.4.25

c'è rap e rap , ma ancora si considera solo l'aspetto negativo il caso della mancata laurea a horem di Marracash, pseudonimo di Fabio Bartolo Rizzo[2]


Metteno  ordine    fra la  mia cronologia internet   ho letto    della mancata    concessione  della  laurea  ad  honorem  del rapper    Marracash . IL che  dimostra   come  la  paura  e i pregiudizi ,  compresi quelli del  sottoscritto     che considerava   tale  musica   solo sotto  l'aspetto negativo  sulle nuove tendenze  musicali prendano il  sopravvento  .
 Ora  è   vero che  il rap  ,soprattutto derivaro\ il  sottogenereTRAP , contengano  testi misogeni , violenti   , insomma  un linguaggio tossico  e   violenza  verbale   meglio noto come   hate  speech   .  Ma  come  dice  colui  che  l'ha proposta ) , il   docente ordinario di linguistica italiana Fabio Rossi,   ( vedere l'articolo sotto  )   in modo  più argomentato e   in maniera  molto più  competente  di me   esiste rap e  rap ,  e quindi tale  paura   è  sintomo  rispetto a  quanto  ho  già detto  nel  post    :   « le  paure  ed  i  dubbi  inutili,insieme al complottismo e alla disinformazione   fanno  aumentare  le  opposizioni  alla donazione  di organi »   &  d'ignoranza    del mondo reale  e il volersi chiudere  nel  pregiudio   e  in una  torre  d'avorio  mentre  il  paese   reale   procede  tra   come ho detto in un precedente  post    regressione      ed  innovazione   ed   cerca      tra  alti e  bassi    .  Ora     << So che riprenderò\il mio giusto tempo\per non sopravvivere\solo monumento >> mentre    l'intellighenzia   politico   culturale   rimane   e  << si  respira un'aria immobile\controvento non si piscia più\dentro un sogno di radici e di bandiere  >>  (   da  Resistenza marzo '95 -Mau Mau )
La vicenda della mancata laurea honoris causa a Marracash solleva interrogativi che vanno ben oltre il singolo caso. È davvero possibile tracciare un confine netto tra arte e responsabilità sociale? La musica può essere uno specchio, uno strumento critico, una lente d’ingrandimento, senza necessariamente incarnare tutto ciò che racconta?
L’iniziativa del professor Rossi, sebbene naufragata, apre uno spiraglio verso una didattica più contemporanea, capace di integrare linguaggi moderni con la tradizione. Che piaccia o no, il rap è già dentro le aule, nei cuori e nei cervelli degli studenti. Forse, ora più che mai, servirebbe il coraggio di riconoscerlo anche nei corridoi del sapere ufficiale.Che ne pensate?

  adesso  l'articolo    in    questione  


Marracash non riceverà – almeno per ora – la laurea honoris causa in “Scienze dell’Informazione: Tecniche giornalistiche e Social media”. Il motivo? I suoi testi sarebbero stati considerati, dal Consiglio di Dipartimento dell’Università di Messina, un “potenziale rischio di promuovere una cultura legata a contenuti sessisti”, si può leggere a pagina 16 nel verbale pubblicato sul sito del Consiglio di Dipartimento del DICAM (Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne). La proposta di laurea, formulata dal docente ordinario di linguistica italiana Fabio Rossi, è naufragata nel corso dell’ultima, decisiva, votazione.
Il professor Rossi, sostenitore che la musica rap abbia portato importanti rivoluzioni a livello linguistico, si è concentrato particolarmente su una tipologia di rapper: quelli introspettivi o, detti anche, liricisti. Una categoria di artisti che, piaccia o meno, hanno all’interno dei propri testi delle componenti analitico-linguistiche considerabili come cantautorali (della contemporaneità). Possiamo considerare rapper “conscious”, ad esempio, Tedua, Nayt che, con il brano “Di abbattere le mura (18 donne)”, ha omaggiato 18 donne che, ognuna per un differente motivo, hanno avuto un forte impatto per le nostre coscienze collettive. Pensiamo a Liliana Segre, Michela Murgia e Giulia Cecchettin, solo per citarne alcune. Un altro linguista, in questo caso statunitense, vincitore per altro dell’ultimo Grammy per il disco dell’anno grazie anche alla spinta – in termini di streaming e di clamore mediatico – con la traccia dissing nei confronti del rivale Drake, “Not Like Us” è il rapper Kendrick Lamar. Poi abbiamo proprio lo stesso Fabio Rizzo, in arte Marracash.
Artista che, specialmente negli ultimi anni, gode di un’ottima opinione pubblica soprattutto a seguito della pubblicazione della trilogia di album, rispettivamente “Persona”, “Noi, loro, gli altri” (disco che, nel 2022, gli è valso la vittoria di una Targa Tenco per il miglior album) ed “E’ finita la pace”. Il docente Rossi dà grande importanza alla musica contemporanea, vedendola come strumento per entrare più efficacemente nelle menti dei propri studenti. L’incontro tra letteratura e rap, come dimostrano anche diversi video su TikTok, è un fenomeno in costante espansione. Sempre più professori e linguisti, infatti, attingono dai testi dei rapper per presentare agli alunni argomenti “alti”, come la Divina Commedia o testi di poeti del ‘900, attraverso un linguaggio a loro più comune e decifrabile. ⁠
L’ipotesi di conferire a Marracash una laurea honoris causa in “Scienze dell’Informazione: Tecniche giornalistiche e Social media” era stata inizialmente approvata all’unanimità, a novembre 2024, dal Consiglio del Corso di Studi. A gennaio 2025, è arrivato il dietrofront. Durante la votazione di inizio anno, da parte dei rappresentanti del Consiglio di Dipartimento dell’università, per concedere a Fabio Rizzo l’importante riconoscimento, le cose hanno preso una piega diversa, a tratti inaspettata. La votazione si è conclusa con 39 voti favorevoli, 28 voti contrari e 17 docenti astenuti. L’esito ha costretto il professor Rossi a ritirare l’iniziativa, poiché non approvata con la netta maggioranza.
Poco prima dell’ultima votazione, Rossi aveva presentato la proposta, soffermandosi sull’importanza “dell’iniziativa, tanto nell’ottica della valorizzazione delle culture contemporanee, quanto per rispondere alle aspettative degli studenti che vedono nel rap una forma di continuazione della comunicazione poetica del passato”, si legge nel documento pubblicato dall’università di Messina. E ancora: “Il Direttore mette in luce che questa iniziativa rientra nella visione del Dipartimento, che intende guardare anche ai linguaggi e alle forme culturali ed espressive contemporanee. In tal senso, il Direttore sottolinea il ruolo che generi musicali quali il rap hanno nel panorama odierno, intercettando la sensibilità del pubblico giovanile. Il percorso artistico e personale di Fabio Rizzo, in arte Marracash, rispecchia a pieno l’impegno nel trattare, con codici attuali e particolarmente vicini ai ragazzi, tematiche di grande rilevanza sociale (…)”, si legge nella nota dell’istituto siciliano. Dopo l’introduzione presentata dal professor Rizzo, alcune docenti si sono dette timorose “che i testi delle opere di Fabio Rizzo contengano contenuti di natura sessista”. Rizzo, allora, “replica alle colleghe ed evidenzia come determinati timori siano infondati”, viene riportato sempre nel verbale. Alla fine, non c’è stato niente da fare. Il concreto tentativo del professore non è andato a buon termine. Ed è un peccato considerando che, per molti ragazzi, i testi di Marracash siano uno strumento di riflessione interiore.
L’artista è riconosciuto per saper analizzare in modo lucido, “da fotografo”, la realtà e di saperla riflettere all’interno dei suoi brani. È recente un’intervista di Fabio Rizzo con il giornalista Francesco Oggiano in cui trattano temi inerenti alle “camere dell’eco”, alle bolle che si formano sui social e, infine, alle distorte percezioni di molti uomini sulle donne. Ma, al contrario di quanto si possa presumere, durante la chiacchierata, non c’è stato il minimo accenno ad una “cultura legata a contenuti sessisti”, tutt’altro. E così varrebbe anche per i suoi testi. Ma si sa: le interpretazioni dei contenuti rimarranno sempre soggettive. La notizia della sospesa concessione della laurea honoris causa all’artista non è stata commentata né da Marracash né dal suo team.



  

21.11.21

è stato il sosia di massimo troisi , ma non sfrutta l'occasione d'entrare nel mondo del cinema e preferisce fare una vita semplice .

 Ma   non rinega  quell'esperienza  ,  e  da    a  suo  figlio nato  dopo la morte  dell'attore  ,   il nome dell'attore  stesso . Questa  è  la storia di  Gerardo Ferrara era un 31enne di Sapri che in qualche modo somigliava a Massimo Troisi.


Egli  Fu contattato dalla produzione de “Il postino”, alla ricerca di qualcuno che sostituisse nelle scene più pesanti un Massimo sempre più stanco e affaticato per problemi  di  salute .Appena si incontrarono, per entrambi fu come guardarsi allo specchio. Massimo, resosi conto del suo imbarazzo, lo abbracciò e gli disse: “E tu mo’ ti fai vedere”. Per un mese buono fu il suo doppio. Era quello che pedalava sotto il sole di Procida o di Salina, si fermava ad ammirare il tramonto in cima alla collina, con quella bici tra le mani. Durante le riprese sua moglie Elena rimase incinta. Massimo le si avvicinava e le chiedeva: "Come sta Pablito? Mi raccomando, lo dobbiamo chiamare Pablito", che era il nome del figlio del Postino. L'ultimo ciak fu il 3 giugno. Massimo salutò tutti così: “Vi amo tutti, non dimenticatevi di me". Il giorno dopo morì. Oggi Gerardo ha 25 anni in più, una carriera da insegnante, un bed and breakfast e nessun altro ricordo dal mondo del cinema. Ha anche un libro che Massimo gli regalò con una dedica: "A Gerardo, per la pazienza e l'abnegazione con le quali ha reso più piacevole e meno faticoso il mio lavoro". Suo figlio nacque poco dopo la morte di Troisi. Non l'ha chiamato Pablito. D'accordo con sua moglie, decise di chiamarlo Massimo.


 da  Lorenzo Tosa

Pietro Sedda il designer, artista e tatuatore di fama mondiale racconta i suoi nuovi progetti

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