repubblica 11\4\2022
Aveva avuto il battesimo come una bambina, ma chiede la cresima come uomo. La
Diocesi di Torino autorizza il sacramento al fedele che ha affrontato un percorso di transizione sessuale. E Don Antonio Borio, parroco torinese delle Stimmate di San Francesco d’Assisi, racconta perchè e come è stato contattato dal ragazzo.
Quando il ragazzo l'ha chiamata per cresimarsi, cosa ha fatto?
"Non conoscevo questo ragazzo. Quando mi ha contattato, ho chiesto alla Curia come procedere a livello burocratico. Così mi hanno risposto con un link che fa riferimento a una dichiarazione della presidenza Cei del 2003".
Qual era il problema per cui ha avuto dubbi?
"È un fatto giuridico. Il problema è che il nome al momento del battesimo non si può cambiare, va registrato così come è scritto sul certificato, se maschio o se femmina. Parlo della registrazione".
Quindi nessun dubbio legato al sesso?
"La scelta di ricevere alcuni sacramenti, come Comunione, Confessione e Cresima non dipende dal sesso. L'importante è restare nelle regole, tra queste che quelle che poi richiedono di registrare con nome originale. Poi certo tutti i sacramenti prevedono fede, ma non possiamo misurarla se una persona viene da noi e sente di essere a posto con Dio. Di certo non ci sono discriminazioni davanti al Signore per il sesso che uno ha. Lo diceva San Paolo, "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna"".
Ha sentito di recente il ragazzo?
"No, sono diversi mesi che non lo vedo più. So che ricevere il sacramento faceva parte di un suo cammino di fede ma ancora non l'ho cresimato, prima dovrà fare un cammino di preparazione, lo aveva iniziato ma poi interrotto. Non si è più fatto vedere e non ci siamo più parlati".
È la prima volta che riceve una richiesta così?
"Dal '74 sono prete, ho 75 anni, l'età in cui si va in pensione. In passato sono stato a lungo a Caramagna, una bella comunità, ora da tempo sono a Torino e non mi era mai successo ma credo che siano episodi che capiteranno sempre di più. Dovremmo guardare soprattutto le persone, il mio compito è accompagnarle ed essere in contatto con loro, tutti hanno posto nella casa di Dio. Giuridicamente ci atteniamo alle regole che sono altre questioni ma la misericordia di Dio è per tutti. Per il resto ci vuole discrezione e rispetto per le scelte personali".
Può essere l'occasione per riflettere?
"Sì più che parlare di scandalo potrebbe essere davvero il momento per fare una riflessione. Ma intendo una riflessione a livello teologico e giuridico. Rispettando, ripeto, le persone. Bisognerebbe avere sensibilità".