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16.6.18

esiste ancora il rispetto dell'articolo 21 della nostra costituzione ? i fatti di : Ivrea, srotolano uno striscione per Regeni al comizio di Salvini: identificati e schedati ed Mantova, consigliere di CasaPound parteciperà al Gay Pride: espulso dal movimento



Leggendo le storie che trovate sotto come nel titolo mi faccio la domanda e mi da la risposta . la risposta è NO . Infatti



Fermati e identificati per aver esposto uno striscione dove si chiedeva verità per la morte di Giulio Regeni durante una manifestazione elettorale del ministro dell'Interno, Matteo Salvini. È successo ieri sera a Ivrea, durante il comizio a sostegno del candidato del centro destra Stefano Sertoli al ballottaggio delle comunali che si terranno domenica.

Un piccolo gruppo di manifestanti, attivisti Radicali e di Amnesty International, ha srotolato uno striscione poco lontano dalla Serra, l'edificio simbolo dell'epopea olivettiana scelto dal neoministro per la sua manifestazione, ma subito sono stati fermati dai funzionari della polizia che seguivano il ministro. “Sono stati fermati e schedati mentre manifestano con civiltà contro l’inciviltà di Salvini a pochi metri dal ministro – scrive sul suo profilo Facebook l'ex consigliere comunale di Torino, Silvio Viale - Bravi ragazzi. Sono orgoglioso di voi. Inseguiremo Salvini in ogni dove”.
                                     Lo striscione "incriminato" 

Mentre si teneva il comizio, cui hanno partecipato circa 700 persone, a pochi metri si svolgeva anche un torneo di minibasket e alcuni giocatori hanno srotolato un altro striscione che sottolineava come Ivrea sia una città accogliente, in evidente polemica con le scelte in termini di politica migratoria del nuovo governo. A raccontare meglio l'accaduto una delle attiviste radicali fermate: “Ci hanno fermati, fatto le foto, chiesto i documenti e schedati – spiega – Una ragazza con la maglietta di Amnesty con su scritto 'Protect the human' non è stata neppure fatta avvicinare e, quando ha chiesto spiegazioni, l'hanno minacciata di portarla via”.


La seconda   storia  . E'  all'interno di un partito (  ecco  perchè  sono apartitico e se  voto o  scheda  bianca  o  voto il nome  le persone  )

da repubblica

Mantova, consigliere di CasaPound parteciperà al Gay Pride: espulso dal movimento De Marchi, passato dalla Lega all'estrema destra, sarà in piazza "a titolo personale". Reazione immediata di CasaPound: "Noi politicamente ed esteticamente lontani da certe manifestazioni"








Ha annunciato la sua partecipazione, seppur a titolo personale, al Gay Pride di Mantova: per questo Casa Pound ha espulso dal movimento un consigliere comunale, Luca De Marchi. "De Marchi predilige ancora una volta la ricerca di visibilità personale alla condivisione di intenti con una comunità politica che da sempre è esteticamente e politicamente distante da certe manifestazioni: per questo non ci sono le condizioni perché il consigliere De Marchi possa proseguire la propria attività politica sotto il simbolo del nostro movimento": così si legge in un comunicato del movimento di estrema destra.
Il Gay Pride è in programma a Mantova sabato 16 giugno e ha il patrocinio e un contributo economico dalla giunta di centrosinistra guidata da Mattia Palazzi. De Marchi, che dalla Lega è passato a Casa Pound, era stato eletto in consiglio comunale nel 2015 con una sua lista civica. Nei giorni scorsi, annunciando la sua partecipazione al Pride, aveva spiegato: "Parteciperò per senso civico e per difendere le libertà di tutti, ma la libertà di manifestare, vivere la propria sessualità liberamente o le rivendicazioni di nuovi e futuri diritti alle coppie omosessuali, non hanno nulla a che vedere con la concessione di un patrocinio, come quello che ha inspiegabilmente concesso, la giunta Palazzi". Parole che Casa Pound non ha apprezzato, per questo la sezione regionale del movimento ha deciso l'allontanamento.




Esprimo  la mia piena solidarietà per il coraggio dimostrato da questo consigliare nel riconoscere i diritti altrui pur non essendo fascista. In culo  Alla faccia di chi mi ha rimosso dai contatti fb perchè mi ha creduto tale , vedere: 1) l'invito ad analizzare la vicenda di Aquarius puntando oltre alla consueta analisi che chi semina odio raccoglie odio sul fatto che il fenomeno dell'immigrazione è gestita male., 2) il post : << quando la politica d'allora era politica non come oggi >>in cui consideravo politica quella d'Almirante e il rispetto leale che reciproco che c'era con Berlinguer tanto che Almirante andò al suo funerale , rispetto a quella d'oggi


25.3.16

VINCENZA SICARI: MORTE DI UNA CAMPIONESSA ABBANDONATA DA TUTTO E DA TUTTI ( Fidal e stato italiani ) e le due italiane ritornate salkve ma con mezzi prori dall’inferno di Bruxelles, ignorate dall’ambasciata e dal governo

Oltre  al discusso   caso dei  Maro ( su  cui non mi pronuncio  il processo d'arbitrato  è ancora  in corso ) e  di quello diu Giulio Regeni     ci sono  anche altre due storie   : 1)  il dramma della  ex  maratoneta  vincenza  sicari , forse non ha vinto un premio importante  , 2) la  storia  di  due italiane    scampate   all'attentto di Bruxeels  e    rientarate  in italia   con mezi di fortuna ,  che l'ambasacata italiana   e  lo stato italiano  se  ne sono fregate   (     scometto   che  se  fossero morte   i nostri politicanti   si  sarebbero precipitate   in parata   ai loro funerali  )   di  due  ragazze     che dimostrano  che  lo stato e la diplomazia  italiana   fanno sempre  più schifo e  sono allo sbando    tanto   da creatre  i  soliti commenti imbeli ed  exenofobici  e  le  accuse  di qualunquismo quando lo facciamo notare .
Iniziamo    dalla  prima
   news  trattya  dai seguenti articoli :
A) http://www.atleticalive.it/22526/il-dramma-della-maratoneta-sicari-su-repubblica-mi-sento-morire-e-non-so-perche/
B ) http://www.osservatoreitalia.it/mobile/index.asp?art=7101


Il conto corrente a cui indirizzare le vostre donazioni è intestato a: Vincenza Sicari. IBAN: IT68B0709221900000000105881

E’ tutto il dramma della maratoneta Vincenza Sicari, costretta in un letto di ospedale con un male misterioso di cui ancora non si conoscono le origini, ma che non le darebbe le forze nemmeno di camminare. Queste le sue parole riferite a Capodacqua all’interno del pezzo:
“Sono qui in questo letto; non mi posso muovere; mi sento morire giorno dopo giorno e non so neppure il motivo”
Vincenza Sicari, come viene spiegato su Repubblica, è una maratoneta più volte azzurra, appena 36enne, che al suo attivo vanta anche la partecipazione alle Olimpiadi di Pechino, proprio nella maratona (giunse 29ª con 2h33’31”), e con una partecipazione anche in Coppa Europa (nel 2008) sui 5000. Vincitrice della Turin Marathon nel 2008, e campionessa italiana nei 10.000 nel 2004.Ora, si spiega, sta combattendo la battaglia più dura della sua vita, ovvero quella con un male sconosciuto,
quella che viene definita una degenerazione neuromuscolare di cui non si comprenderebbero le cause. Il male la costringe a letto, senza poter aver le forze per alzarsi. Nell’articolo si spiega come si stiano cercando collaborazioni mediche specialistiche che non arriverebbero. E così questo è il suo lamento:
“Mi sento morire giorno per giorno senza poter fare nulla. Vorrei almeno sapere con certezza che ho”.
Della vicenda si starebbe interessando anche il Presidente del CONI, Malagò. La degenerazione fisica sarebbe iniziata nel 2013: prima una spossatezza frequente, l’impossibilità di correre… anche di camminare, la scoperta di un tumore al timo, la successiva rimozione che non le avrebbe consentito lo stesso di alzarsi dal letto. Oggi, scrive Capodacqua, Vincenza Sicari pesa 40 kg. Questo si legge nel commento finale:
“Vorrei almeno fare tutte le analisi e le ricerche che possano portare ad una diagnosi, mi sento venir meno giorno dopo giorno. Non so se resisterò e fino a quando”.


VINCENZA SICARI: MORTE DI UNA CAMPIONESSA ABBANDONATA DA TUTTO E DA TUTTI

di Roberto Ragone

Questo è il titolo che tutti noi ci auguriamo di non dover mai leggere su di una pagina di giornale.
Vincenza Sicari, 37 anni due giorni fa, lodigiana, una splendida carriera alle spalle come maratoneta – ne ha vinte ben cinque, ventinovesima alla maratona olimpica di Pechino del 2008 – è ora inchiodata in un letto all’Ospedale di Pisa, aggrappata con disperata  determinazione a quella vita che sente sfuggirle minuto dopo minuto, mentre un male sconosciuto la sta divorando. Ma di che cosa è malata Vincenza? Questa è la faccenda più straziante. Il fatto è che non si sa quale sia la terribile malattia che la sta distruggendo, e i medici in Italia hanno alzato bandiera bianca, dopo aver compiuto tutti gli accertamenti possibili. “Vi prego,  - è il suo appello - aiutatemi. Il mio è un calvario, sto andando incontro alla morte. Ed ogni minuto che passa capisco che è una sensazione terribile…”. Nessun ospedale ha saputo darle una diagnosi. Né le Istituzioni, così pronte a polemizzare su farmaci ‘non conformi’ per fare gli interessi delle lobby, hanno risposto al suo appello.
Pare che fare le ricerche per una sola persona non valga la pena, non sia conveniente. “Le Istituzioni? Certo, ho sentito anche il ministro Lorenzin – le sue parole – mi ha detto di chiamare la direttrice sanitaria della Regione Toscana, ma qui non si muove nulla.” Nessuna voce neanche dal mondo dello sport. “Non ho ricevuto alcuna telefonata da parte della FIDAL, e quando ho chiamato il Centro Sportivo dell’Esercito, per il quale ho corso anche a piedi nudi e anche di notte, mi hanno risposto ‘Chiama Malagò’. Il presidente del CONI, almeno lui, ha capito, si è interessato. Gli avevano garantito la massima assistenza quando sono stata ricoverata a Roma, e invece nulla. E lui, mortificato, mi ha detto: ‘Cosa devo fare?’”
Il tempo passa, e Vincenza peggiora sempre più. Tutto questo è iniziato nel 2013, andava ancora bene, poi ha incominciato ad avere febbre, spossatezza, fino a che – lei, maratoneta – a non riuscire a camminare neanche per brevi percorsi. La prima diagnosi parla di ‘malattia degenerativa neuromuscolare’, ma niente di più. Viaggi in tutta Italia, in cerca di soluzione, invano. Anzi, a Roma le hanno anche detto che non poteva rimanere in ospedale, costava troppo per il Servizio Sanitario Nazionale – vedi i tagli sconsiderati e orizzontali – e il posto letto andava liberato.
Ciò che rimane è quella prima diagnosi e una TAC che parla di tumore al timo, nulla di più. Ora è a Pisa, ad aspettare chissà cosa, forse la morte, visto che ormai pesa meno di 40 chili ed è assolutamente immobile. Le rimangono la fede e la forza di volontà.  E così Vincenza è costretta, come tanti altri in questo bel Paese, a rivolgersi all’estero. Solo che i mezzi per farlo non ci sono. Per questo lanciamo un appello per una colletta che le consenta di raggiungere un Centro in cui possano trattare la sua malattia in modo adeguato, mentre in Italia l’impressione è che ognuno abbia voltato la testa dall’altra parte, in attesa che accada l’irreparabile, e così ognuno potrà tirare un sospiro di sollievo, visto che la sua presenza è diventata scomoda per tanti. Chi può fare qualcosa per Vincenza, lo faccia subito.


Per poterla aiutare oltre ai pensieri positivi, oltre che a pregare per lei, oltre che ad inviarle messaggi solidarietà, presenza, è possibile fare una donazione al seguente IBAN: IT68B0709221900000000105881 intestato a Vincenza Sicari per contribuire alla ricerca e cercare di inviare le sue biopsie all’estero e dare speranza per migliorare le sue cure.


LA  SECONDA  


Fiorano: «Nell’inferno di Bruxelles, ignorate dall’ambasciata»

La testimonianza delle due ragazze dell’attacco terroristico a Zaventem. «Ci dicevano solo “in bocca al lupo”: per tornare in Italia ci siamo arrangiate »



FIORANO. «Eravamo da un hostess per farci stampare i biglietti per tornare in Italia quando una ragazza è piombata di fianco a me dicendo “voglio un biglietto adesso per andare a casa, c’è stata un’esplosione”. Una massa di gente ha cominciato ad arrivare correndo; dopo mezzora di confusione ci hanno fatto evacuare tutti con ordine fuori dall’aeroporto».
Stefania Ziribotti, insieme all’amica Silvia Ricci, entrambe fioranesi, si trovavano all’aeroporto internazionale di Bruxelles proprio nel momento dell’esplosione, di ritorno da un viaggio a New York. Sono arrivate a Milano la notte successiva, attese con preoccupazione dalle famiglie.
«Siamo atterrate alle 7,30 per fare scalo, ma per fortuna invece di uscire dal gate per poi rientrare dalla zona partenze, siamo rimaste dentro; il nostro gate era il più lontano dall’esplosione. Dopo circa 2 ore in un’area fuori dall’aeroporto ci hanno portati tutti con dei bus alla stazione dei treni, c’era molta confusione e paura, ci dicevano tutte cose diverse, noi abbiamo preso il treno per Leuven. Qui abbiamo aspettato tre ore in una piazza; la polizia ci ha detto di stare ai lati così nel caso fosse successo qualcosa sarebbe stato più facile scappare; qui abbiamo incontrato un’altra ragazza italiana, Sandra, che ci ha aiutate tantissimo. Dopo ci hanno messo per mezzora in una stanzina dove la gente del posto ci ha aiutato a trovare una sistemazione in un hotel lì vicino». Qualche tentativo di ottenere assistenza dall’ambasciata italiana, Stefania e Silvia l’hanno anche fatto, ma inutile: «Noi la sera ci siamo messe subito a cercare una soluzione per tornare a casa il giorno dopo. La Farnesina e l’ambasciata non ci hanno aiutato per niente, anzi l’unica cosa che ci dicevano era “in bocca la lupo” oppure “potete tornare a casa come volete, a vostre spese e a vostro rischio e pericolo”. Perciò noi la mattina dopo alle 6,30 abbiamo preso un treno da Leuven a Monaco e poi da lì abbiamo preso un aereo per Milano dove ci aspettavano i nostri genitori; anche l’altra ragazza è tornata a casa con noi».
I momenti di paura non sono mancati: «Passavo da momenti di panico – spiega Stefania - a momenti in cui mi dicevo, bene stai calma vai avanti che finirà tutto. Ci siamo rese meglio
conto dell’accaduto in hotel a Leuven, perché nel momento dell’emergenza pensi a troppe cose in una volta e vuoi solo andare via da lì». La mattina dopo il ritorno Stefania è già sul posto di lavoro, niente pause: «È inutile stare in casa a pensare e piangere: voglio tornare alla normalità».



14.2.16

Luttwak choc: “Regeni? Magari l’ha ucciso un’amante. Se uno fa cose pericolose, se ne assuma i rischi”

  Lo  so che  dovrei  stare  zitto  ,  come lo sono stato  fin ora  , per rispetto   alla  famiglia   , non basta quanto ne   parlano  i  giornali  specie  quelli di una determinata  fazione politica  . Ma  certe    cose   non poso passare  sotto  silenzio  . Strano     che   i familiari    non si siano  incazzati  non abbiano preso posizione  contro simili  affermazioni   di Luttwak

12 febbraio 2016 | di Gisella Ruccia
Luttwak choc: “Regeni? Magari l’ha ucciso un’amante. Se uno fa cose pericolose, se ne assuma i rischi”




“Giulio Regeni ammazzato dai servizi segreti egiziani ? Questa è mera speculazione, non sappiamo assolutamente niente su questi servizi segreti, che sono un’entità su cui non c’è nessuna informazione. Magari Regeni è stato ucciso da un’amante, da un poeta o da chissà chi”. Sono le parole choc pronunciate dal politologo americano Edward Luttwak ai microfoni de La Zanzara (Radio24), sulla tragica morte di Giulio Regeni, il giovane ricercatore universitario ucciso in Egitto. “E’ vietato assolutamente picconare il governo egiziano” – ammonisce Luttwak – “perché è quello che ha salvato l’Egitto e anche l’Europa dal regime dei Fratelli Musulmani, la più grossa minaccia esistente. Il governo egiziano ci sta proteggendo. E’ più che un alleato per l’Italia, una barriera protettiva, una diga. Un disappunto, una critica o qualsiasi dichiarazione italiana che eroda l’Egitto sono irresponsabili. Il governo italiano non deve dire niente”. E aggiunge: “Gli italiani sono liberi di viaggiare dove vogliono, sono liberi di esprimersi come vogliono, sono anche liberi di scrivere per Il Foglio o per Il Manifesto, però quando loro fanno queste cose ci sono conseguenze. Il governo italiano deve solo intervenire solo quando c’è una violazione dei diritti umani dalle autorità e non cominciare ad accusare un regime sulla base di nessun fatto”. Luttwak rincara: “Tutti facciamo cose pericolose e irresponsabili e prendiamo rischi. Quando però io prendo un rischio, ad esempio quando faccio SCUBA (immersione subacquea, ndr), non chiedo certo a un governo di compromettere i suoi interessi per quello che succede a me qualora io muoia. Le indagini sulla morte di Regeni? Il governo italiano può agire in maniera amministrativa, senza nessuna pubblicità o dichiarazioni ufficiali di ministri che possano suonare come critiche al governo egiziano”
 Ora  capisco  che la politica  Usa   è quella  di difendere  i propri interessi    cioè i nemico del mio nemico  è mio amico  e  poi  subito  dopo diventa  mio nemico  .  Ma   voi  direte   un opinionista  non fa  conto   è un vecchio rincoglionito  Obama non è più cosi  , ecc.  .  Invece  io  , datemi pure  dell'anti americano   sai  cosa  me ne  frega  ormai ci sono abituato  ,  ma Edward Nicolae Luttwak  non è  un semplice  opinionista  ma consulente strategico del Governo americano.Quindi uno che  nega  per  giunta  in  malafede le  prove  ormai sempre  più schiaccianti  e  butta  merda   su chi non può più difendersi   perchè morto  è    , per essere gentile   con   rispetto per  i coglioni  un Coglione della peggiore  specie  . Mi fermo qui   onde  evitare   di abbassarmi  al   suo livello  ed  evitare    da parte  di amici e   familiari (  mi  era  successo in passato  con la  famiglia   di  Carlo  Giuliani   ma questa  è un altra storia  )  accuse  di strumentalizzazioni e speculazioni   sul loro figlio .  E  ritorno al mio silenzio  


sulla vicenda   . os a che dopvrebbero fare  anche i media  evitando   di chiamare   ed  intervistare  simili stronzi  cretini   per avere  qualche pagina    e ascolto in più  

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...