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27.6.08

Quante strade portano al camp


Ma come fa a piacerti Renato Zero? Correvano, o meglio passeggiavano, gli interminabili '70 e davvero non era facile capire come la compagna di liceo più freak e ricca, con le sue vacanze a Londra e le sue dissimulate raffinatezze, trovasse di affascinante e divertente nel carrozzone, nelle svenevolezze, nei travestimenti, nel neomelodico, nel patetico della Zerolandia.
Come spesso accade, la soluzione dell'enigma era contenuta nella sua stessa formulazione: adorava Zero proprio perché era stata a Londra.

E così ci si sarebbe davvero stupiti, a colpi di "ma va là" e di "non scherziamo", se una prefigurazione del professor Fabio Cleto avesse allora assicurato che il circo di Triangolo ed EroZero non era poi molto lontano da quel Flowers di Lindsay Kemp che invece deliziò più di una domenica pomeriggio dei non-sorcini; o dal culto di Ziggy Stardust di David Bowie, già membro della stessa compagnia di Kemp, o infine dalla boccaccesca (anche nel senso delle boccacce) baracconata di The Rocky Horror Picture Show.

Ognuno ha i suoi sentieri per entrare nel camp: Fabio Cleto - professore di letteratura inglese all'Università di Bergamo - del camp è il maggior studioso italiano e compila elenchi di eloquenti coppiette: Oscar Wilde e Madonna, per esempio; o Fassbinder ed Elton John, Versailles e Gore Vidal, la regina madre e Pedro Almodovar... L'accostamento tra Zero e Kemp non è certo più stravagante di questi, e la realtà è che non si può parlare del camp senza con ciò stesso farne almeno un poco.

Così il numero della rivista "Riga", diretta da Marco Belpoliti ed Enzo Grazioli, dedicato al pop camp (il camp nell'era delle mode di massa) e curato da Fabio Cleto, è diventato un discreto caso di camp esso stesso: nella quantità, estendendosi sino a riempire quarantatré volumi (editore Marcos y Marcos; I vol. 352 pagine, 25 euro); nella forma, che mutua quella di un teatrino, tra siparietti, "tirate" e intermezzi; nel metodo degli accostamenti di autori e argomenti, dall'opera lirica sino al camp sovietico e a quello ecclesiastico. La stessa rivista prende l'occasione per un cospiscui restyling grafico curato da Paola Leonarduzzi, che la trasforma in una collana di libri. All'usuale scansione di antologie della letteratura critica, testimonianze e testi inediti, poco noti o scritti per l'occasione, si aggiunge un sontuoso apparato iconografico, vero saggio figurativo diffuso lungo il volume: da Bette Davis nei panni della regina Elisabetta al performer Juan Ybarra travestito da alieno in The Museum of Fetished Identity, passando da Aubrey Beardsley, Liza Minnelli, David LaChapelle e Lou Reed.


Più facile che definire il camp è negargli lo statuto di corrente, forma d'arte, concetto, categoria o - peggio che peggio - scuola. Accostando le copertine dei due volumi di "Riga" si ricostruisce lo sguardo della modella di "Ciglia in fiore", una fotografia del 1965 in cui due corone di petali circondano gli occhi. Il camp sarà dunque una fantasia vegetale, la natura che si trasforma in maquillage, una creatura fitomorfa che ci scruta?
E' una "sensibilità", si dice, riprendendo lo storico saggio di Susan Sontag (qui riproposto) che già nel 1964 ne aveva scorto, dietro alle ammiccanti allusioni, le fondative elusioni. Il camp è un "cifrario privato" che dopo gli anni Sessanta diventa pop, il segreto del travestimento che diventa esibizione smaccata, nel passaggio dalle eccentricità clandestine di fine Ottocento alla scena dello spettacolo globale. Oggi anche i dizionari italiani conoscono la parola "camp", e la definiscono come "affettato, artificioso, manierato". Il raro uso che se ne fa forse enfatizza anche troppo la pur innegabile connotazione di estetica gay e lesbica, Se, come voleva SusanSontag, il camp mette tutto fra virgolette, (non una lampada ma una "lampada", non una donna, ma una "donna") e finisce con ciò col diventare "il trionfo dello stile ermafrodita", allora il suo legame originario con la cultura gay è destinato a divenire meno sostanziale, a sublimarsi e a farsi metodo di lavoro e sguardo. "Il Camp è completamente ingenuo o totalmente consapevole", dice ancora Sontag, e questa propensione all'ambiguità travolge tutti quegli schemi categorici di cui tutti i teorici si sono accorti quando sono caduti: alto e basso, bello e brutto, naturale e artificioso, tragico e comico, kitsch e trash. "Gli uomini sono donne come tutte le altre", disse un giorno Groucho Marx: e il camp segnò un altro punto a suo favore.


Se poi pensiamo che l'enfatica alchimia dei sincretismi stilistici ha come esito la trasformazione del serio in frivolo ci accorgiamo che il potenziale di espansione del camp non trova, nella contemporaneità, limti visibili. Che fare, del resto? Mettere paletti alle paillettes? Chiudere la gabbia quando le piume di struzzo sono già scappate fuori?



Stefano Bartezzaghi (la Repubblica, 26 giugno 2008)







20.6.08

come passa il tempo vent'anni nfàù se ne andava Andrea pazienza

Vent'anni fa ci lasciava Andrea Pazienza. Non ho mai saputo molto di lui, nel periodo della sua fulminea, e fulminante carriera, attraversavo una fase di ripiegamento su me stessa, sbalestrata da quegli Ottanta che i parolai attuali, semplificatori delle coscienze, inflazionano con l'immeritato aggettivo "favolosi". E che invece - parafrasando Paolo Rossi - furono veramente di merda. Gli anni dell'edonismo reaganiano, della Milano da bere, del craxismo (antenato del berlusconismo, già rampante in tv), di Sotto il vestito niente. uesta la non-cultura dominante, incubazione/incubo maligno dello sfacelo odierno. Ma in quel riassettarsi del Potere, nel reazionarismo di ritorno, tecnologico e invasivo, resistevano plaghe di voci libere, scorrette, fugaci anch'esse, come il periodo che vivevano - o, forse, subivano -, senza tetto né legge, anarchici del sentimento prima che del pensiero.Erano i sussulti delle ultime radio indipendenti, gli stordimenti tondelliani, le frasi smozzicate di Vasco Rossi, l'anima libertaria e reduce che venivano immortalati nei tratti nervosi di "Paz". Per ironia della sorte, quel nome che evocava virtù secolari era poi riassunto nel secco contrappunto d'uno sparo da fumetti, "Paz", interruzione esso stesso, nulla di completo, nemmeno nella follia: nulla di catalogabile, e la spirale della frammentazione e dell'incompiutezza restavano la sigla del genio di Andrea. Unico e definito proprio perché mozzato, come la gioventù schieliana dei suoi personaggi segaligni, strappati, adunchi, d'una creatività più ferita che malata, o entrambe le cose; ma consapevole che il futuro prossimo le era precluso, e non le restava che annullarsi, smarginata in un fondo di bottiglia.


 


Daniela Tuscano

10.8.07

Senza titolo 1975

 

PREMIO INTERNAZIONALE


DI POESIA


“RIVIERA DI ULISSE”


MEMORIAL GENNARO SPARAGNA


2’ EDIZIONE 2007


 


Il premio si articola in tre sezioni


 


1-SEZIONE POESIA


Si partecipa inviando una terna di poesie inedita.


2-SEZIONE SILLOGE


Si partecipa inviando una raccolta (min 10- max 25)


poesie inedite.


3– SEZIONE POESIA EDITA (anche per editori)


Si partecipa inviando un’opera edita di poesia.


3BSezione solo per le case editrici che possono inviare un’opera edita per autore(  x l’editore non c’è limite di partecipanti)


 


Regolamento


· si può partecipare a tutte le sezioni


· è richiesta tassa di lettura di 10,00 euro a sezione. Suddetta quota può essere  direttamente allegata agli elaborati, o tramite versamento su postepay (numero 4023600405122245 intestata a Sparagna Irene) in tal caso allegare fotocopia dell’avvenuto pagamento.


· i testi, completi dei dati anagrafici, dell’indirizzo, del recapito telefonico e del curriculum dell’Autore, eventuale e-mail (più copia dell’opera in floppy disc o cdrom per inserimento nel sito internet), dovranno essere inviati in 10 copie entro il 10 Settembre 2007, al segretario del premio:


Sparagna Irene 


via Stazione snc


 04026 Tremensuoli (LT)


 recapito telefonico 393-6593511


indirizzo e mail  irenezago@tiscali.it  


indirizzo web www.irenesparagna.it


·  Se non saranno rispettate le caratteristiche richieste il materiale non verrà preso in considerazione, ne verrà restituita quota e materiale inviato.


· Il giudizio della Giuria è insindacabile;


 La cerimonia di premiazione avrà luogo in data da stabilirsi, entro dicembre 2007


Ai vincitori del premio di poesia  andranno 1200,00 (milleduecento) euro, equamente ripartiti,(400 euro a sezione) il testo della motivazione, pergamena di merito.


In alternativa al premio economico si può richiedere pubblicazione di un libro di 48 pagine con codice isbn (50 copie).


Ai secondi e terzi classificati di ogni sezione andranno opere artistiche, il testo della motivazione, pergamena di merito.


Ai secondi e terzi classificati proposta editoriale per la pubblicazione di 50 volumi .


I vincitori, ai quali sarà tempestivamente comunicata la data di premiazione, dovranno assicurare, con telegramma o con lettera prioritaria, la Loro presenza alla cerimonia conclusiva. L’inosservanza di questa norma comporterà, per i concorrenti, la perdita del diritto alla riscossione dei premi.


I premi rimarranno a disposizione dell’associazione per le  altre manifestazioni.


 

22.4.07

Senza titolo 1774

CERCARE…


 


Cercare negli anfratti


della memoria


 parvenze nitide


come lenzuola


stese al sole,


rintracciare quell’odore


di ricordo che aveva cognizione


di buone felicità


scorgerti  poi


con lo sguardo della mente.



(irene sparagna)

16.4.07

Senza titolo 1758

SALVE A TUTTI,


STA PER VEDERE LA LUCE IL NUMERO DI MAGGIO DEL BOLLETTINO DELL'ASSOCIAZIONE CULTURALE


"STRAVAGARIO EMOZIONALE"....



per questo numero ci sarà lo speciale dedicato alla fetsa della mamma.


mi piacerebbe che partecipaste tutti con poesie, brevi racconti, o lettere per l'occasione.



potete postare su irene@irenesparagna.it




dimenticavo i vecchi numeri di "stravagario emozionale" potete scaricarli da www.irenesparagna.it




dimenticavo chiunque abbia qualcosa da dire può scrivere sul bollettino che verrà inviato via email o può essere scaricato dal sito.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...