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9.8.24

Clamorosa protesta Settebello: di spalle alla giuria durante l'inno, poi gioca con un uomo in meno ., Il braciere olimpico è ancora lì: e dopo? ., Ma se c'è la parità e competizioni miste , nel nuoto artistico non vengono chiamati anche gli uomini ? ., In Cina alcuni fan guardano le Olimpiadi con troppo trasporto ., gli “Holy Games” organizzati dalla parrocchia di San Giovanni Bosco


Clamorosa protesta Settebello: di spalle alla giuria durante l'inno, poi gioca con un uomo in meno © Getty e Calciomercato.com

La clamorosa e orgogliosa protesta del Settebello dopo l'ingiustizia subita negli ottavi di finale contro l'Ungheria: canta l'inno di spalle alla giuria, poi gioca con un uomo in meno.L'Italia della pallanuoto maschile affronta la Spagna nella partita per il quinto posto delle Olimpiadi di Parigi 2024, ma non dimentica e porta avanti le polemiche per il grave torto abritrale subito nella partita con l'Ungheria, l'annullamento di un gol e un'espulsione che hanno condizionato l'incontro. L'Italia ha presentato ricorso, ma è stato respinto . Prima di scendere in vasca, gli Azzurri di Alessandro Campagna hanno deciso di protestare ancora con la giuria: il Settebello ha infatti cantato l'inno di Mameli voltandosi di spalle, dimostrando il proprio disappunto. LA SPAGNA 'PARTECIPA' - Anche la Spagna ha "partecipato" alla protesta: gli iberici lasciano prendere la prima palla allo sprinter italiano Francesco Condemi, il giocatore espulso ingiustamente contro l'Ungheria. poi Campagna chiama immediatamente timeout sostituisce Condemi tra gli applausi della Defense Arena. Condemi si è quindi tolto la casacca.L'Italia ha poi giocato volontariamente con un uomo in meno, in sei, per 4 minuti restando neutrale in attacco con la Spagna che si è adeguata abbassando i ritmi. In seguito la gara è ripresa regolarmente.


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Il braciere olimpico è ancora lì: e dopo?



(Ryan Pierse/Getty Images)




Dopo quattordici giorni di Giochi olimpici il braciere, o calderone olimpico, è sempre lì, sul pallone aerostatico sopra Parigi che era stato acceso durante la cerimonia di apertura: la tradizione vuole che il fuoco olimpico continui a bruciare per tutta la durata delle competizioni e che sia messo in un posto all'aperto, visibile a tutti. In tutte le edizioni dei Giochi il braciere viene fatto diventare una specie di attrazione turistica, ma forse mai come questa volta: a Parigi per accedere all'area sotto al braciere bisogna acquistare un biglietto, ma in generale il fatto che sia in aria lo rende visibile da molte zone della città e quindi molto fotografabile, cosa che lo sta facendo apprezzare particolarmente.
Al punto che si è iniziato a discutere della possibilità di tenerlo lì anche dopo la fine dei Giochi: la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha detto che ne sarebbe felice, così come il primo ministro Gabriel Attal e il presidente Emmanuel Macron. Sarà lo stesso Macron a dover decidere eventualmente, anche se non è semplice: rispetto a tutte le edizioni precedenti dei Giochi questo calderone era stato concepito in maniera del tutto particolare, con una “fiamma ecologica” che non utilizza energia fossile, ma è fatta in realtà da una luce circondata da una sorta di vapore acqueo che dà l'idea del fuoco vivo. Non era stato pensato per resistere più a lungo delle Olimpiadi e non è chiaro se si possa fare, o quanto bisognerebbe eventualmente investire (sarà anche un sistema ecologico, ma a quanto sembra è piuttosto costoso).

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Ma  se  c'è  la  parità  e  competizioni  miste   , nel nuoto artistico    non vengono    chiamati  anche gli uomini ? 



A queste Olimpiadi per la prima volta anche gli uomini erano ammessi nel nuoto artistico (quello che fino a poco tempo fa era “sincronizzato”): nessuna nazionale ne ha convocato uno, però, nonostante ce ne fossero.Infatti Che nessuna squadra avrebbe inserito degli uomini era però in parte stato previsto, visto che in un anno e mezzo sarebbe stato complicato per molte nazionali prepararsi a un tipo di competizione così diversa dal passato. Nel podcast del Post Tienimi Parigi Giorgio Minisini ha infatti spiegato che gli esercizi sarebbero necessariamente stati diversi, visto che «otto donne nuotano in un certo modo, e per inserire un uomo all’interno della squadra non puoi semplicemente sostituirlo a una donna: bisogna costruire l’esercizio in modo diverso».
Secondo Minisini, «se il nuoto artistico vuole inserire veramente gli uomini sarebbe ideale introdurre il doppio misto», dove appunto le regole rendono obbligatoria la presenza di uomo e di una donna. Questo però significherebbe introdurre una gara nuova, che per il CIO è evidentemente più impegnativo che non cambiare semplicemente le regole a una gara già esistente, come ha fatto con le squadre.
La World Aquatics ha commentato dicendo che, pur sapendo che «sarebbe stata una sfida per gli uomini ritagliarsi uno spazio in appena 18 mesi, eravamo comunque fiduciosi che qualcuno ce l’avrebbe fatta».

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Sun Yingsha (a sinistra) e Shen Meng (a destra) salutano il pubblico dopo la finale di tennis tavolo femminile (AP Photo/Petros Giannakouris)


In Cina alcuni fan guardano le Olimpiadi con troppo trasporto :E si accaniscono online contro gli avversari, anche quando appartengono alla squadra cinese: una donna è stata arrestata per insulti eccessivi sui social  una donna è stata persino arrestata per insulti eccessivi sui social.

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La piazza della chiesa di Saint Sulpice alla periferia di Parigi, dove sono in corso gli “Holy Games” organizzati dalla parrocchia di San Giovanni Bosco




Parigi Freccette, tiro con l’arco, mini tornei di pallavolo, judo e basket. Ragazzi, genitori e adulti provenienti da tutte le parti del mondo impegnati nel conquistare la loro medaglia dell’amicizia con lo sfondo della maestosa chiesa di Saint Sulpice. Il sagrato è animato da decine di giovani, trasformato in oratorio olimpico. Nell’antistante piazza del Comune, su un mega schermo si possono seguire in diretta i momenti essenziali delle varie gare “vere” dei Giochi, purchè ci siano francesi in competizione ovviamente, con tutt’attorno un anfiteatro dove assistere a spettacoli musicali, e serate di confronto culturali. Sono gli “Holy Games” (giochi santi) che padre Xavier Ernst, salesiano, parroco di San Giovanni Bosco, parrocchia alla periferia di Parigi, ha fortemente voluto. Una festa dello sport cittadina, anche se non l’unica, sostenuta dai diversi municipi parigini con l’intento di coinvolgere i giovani. «In questo che è il 6° arrondissement, nel cuore della città dice padre Ernst- ci siamo messi in gioco, abbiamo accettato la sfida, per essere partecipi, nel crisma, ai valori del fondatore dei Salesiani San Giovanni Bosco a questa festa mondiale dello sport». Con Xavier, così lo chiamano i tanti volontari provenienti da diverse regioni della Francia con nel cuore e nelle gambe il messaggio e lo spirito delle Gmg. E che qui vogliono vivere un’Olimpiade alternativa, fatta si di sport, ma anche di incontri di preghiera, di riflessione alla luce del messaggio di don Bosco nel coinvolgere per lo più i giovani in un cammino di fraternità. Padre Xavier ricorda che dietro questo volontariato c’è l’intero ispettorato salesiano d’Oltralpe. Quando ci incontriamo sul sagrato, l’ideatore di questa festa ha appena parcheggiato in un locale in restauro della chiesa, la sua bici da corsa. Ciclismo e boxe sono i due sport che più lo attraggono. Si è appena lasciato alle spalle nel caotico traffico parigino una ventina di chilometri percorsi a velocità sostenuta, tanta è la distanza fra il Villaggio Olimpico a questo meraviglioso luogo di culto. Che con Notre Dame ancora alle prese con i lavori di restauro, è per qualche mese la chiesa madre di Francia. E dove l’arcivescovo, monsignor Laurent Ubrich, presiede le cerimonie più rappresentative. Al Villaggio Olimpico, Xavier con altri pastori di chiese cristiane, copte, protestanti, ortodosse, valdesi anima momenti di preghiera per gli atleti ma anche per i loro accompagnatori, tecnici e dirigenti nel centro religioso multifunzionale. La messa cattolica viene celebrata nella parrocchiale di Saint Ouen, a pochi passi dalla casa degli atleti. «E’ incredibile – aggiunge il prete salesiano – quanti ragazzi ai vertici della loro carriera sportiva sentano il bisogno di un confronto, di un conforto, di avere il sostegno della fede prima di quella che per tutti è una prova importante della loro vita. Questa mattina tre ragazze dell’atletica, una jamaicana, una finlandese e una australiana, hanno voluto condividere l’inizio di un nuovo giorno nella preghiera, hanno chiesto l’amicizia con Cristo. Si è parlato della tanto discussa Cerimonia d’Apertura, ci siamo addentrati nella loro vita. Tutte sono rimaste colpite dall’attenzione che la chiesa cattolica universale riserva all’Olimpiade, ma più in generale al mondo giovanile ». Come non vedere allora in questa festa di persone e bandiere, l’opportunità per far conoscere lo spirito di Don Bosco? «Qui c’è tanto bene, le sfide sono ai valori più alti, dai giovani arriva tanto di buono. Sta a noi saperlo interpretare», spiega Xavier. In questa piazza i giovani salesiani, tutti con una preparazione spirituale e pedagogica, accanto alle bancarelle con i libri e le pubblicazioni che raccontano don Bosco, fanno conoscere la grande intuizione del loro fondatore: gli oratori. Anche qui si vive la modernità di questi spazi, che in Italia ma non solo, hanno rallegrato l’estate di milioni di ragazzi che hanno frequentato i Grest grazie alla disponibilità di migliaia di animatori. Sono i volontari salesiani, multi lingue, che davanti a Saint Sulpice sanno coinvolgere tutte le sere centinaia di persone in concerti, con band multicolori che ballano, cantano, si divertono fino a tarda notte. E naturalmente pregano. Un evento che vuole coinvolgere anche le tante famiglie che non hanno potuto lasciare la città per le vacanze, e sono costretti a convivere questa caotica estate parigina. «La chiesa di Francia – dice il padre salesiano – ci ha chiesto di vivere questi Holy Games dialogando attraverso lo sport con i tanti giovani che ogni giorno incontriamo, per arrivare attraverso Cristo e il nostro fondatore a metterci al collo la medaglia della fraternità».

«Io, maestra nera nella scuola italiana. Oggi c'è chi non si vergogna più di essere razzista» la storia di Rahma Nur

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