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6.9.12

Censura preventiva allo stadio: approvato l’albo degli striscioni


 da  http://www.ilqualunquista.it

Dalla nuova stagione calcistica non sarà più possibile recarsi allo stadio portando con sé un cartellone con su scritto: “Ciao mamma!”. Pena, sequestro preventivo dello striscione sovversivo. Se si vuole salutare la propria madre sperando che qualche telecamera riprenda il cartellone bisogna prima accedere al sito dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, compilare dei moduli ed iscrivere il messaggio “Ciao mamma!” nell’albo nazionale degli striscioni. Non è detto che l’efficiente commissione dell’ente approvi e accetti l’iscrizione all’albo di un semplice saluto volto ad un proprio genitore perché potrebbe sempre riscontrare qualche messaggio criptico volto ad istigare l’odio tra tifoserie.
Non si sa mai.
La misura restrittiva dovrebbe servire a mettere da parte quei pochi di buono che definiscono i partenopei “colerosi” o partenopei che sono convinti che “Salerno puzza di merda“, quelli che portano svastiche o inneggiano al nazismo o al fascismo. Ma siamo sicuri che l’Osservatorio isoli esclusivamente queste forme comunicative? E se qualcuno volesse criticare aspramente il governo Monti? Oppure il vecchio governo Berlusconi con il suo ministro Maroni, autore di uno dei provvedimenti più inutili della storia italiana (la tessera del tifoso)?
E se qualche ultras burlone si divertisse a prendere in giro Pato evidenziando la sua relazione con Barbara Berlusconi? Cosa ci sarebbe di male? Ovviamente nulla, ma l’ente preposto alla verifica di questi messaggi senza dubbio respingerebbe l’inserimento di uno sfottò del genere all’interno della graduatoria.
Questo provvedimento alimenta la censura preventiva. Siamo certi che gli striscioni recanti offese o diffamazioni continueranno a campeggiare nelle curve (entrano costantemente bombe carta e petardi, figuriamoci un pezzo di carta), mentre “Ciao mamma” scomparirà dal momento che nessuno si prenderà la briga di registrare una tale amenità.
Quando non si riesce a fronteggiare i “violenti” si applica la censura.
Davide Ferrante

23.6.12

napolitano predica bene ma razzola male Trattativa Stato-mafia, 20 anni fa per Napolitano il Colle si poteva attaccare

ritorno ancora vedere qui il post precedente    sulle la  smentita  ( anzi pseudo  smentita  ) di Napolitano sulle trattive  tra stato & mafia . Visto  che  non


preferisce scendere  a compromessi  o trattare  come dicono molti con essa

Trattativa Stato-mafia, 20 anni fa per 

da  http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/23/

Napolitano il Colle si poteva attaccare

Il presidente della Repubblica attacca i giornali che parlano di sue pressioni nelle indagini sul patto segreto tra istituzioni e Cosa nostra: il Capo dello Stato non va attaccato, è la linea del Quirinale. Ma nel 1991 era lui a scrivere sull'Unità un duro articolo contro il suo predecessore Francesco Cossiga

Bei tempi quando al Quirinale c’era Francesco Cossiga. Politici e giornalisti potevano dire di tutto sul Presidente, e quando qualcuno provava a fare il corazziere di complemento veniva travolto da autorevoli padri della Patria, schierati come un sol uomo in difesa della libertà di opinione e di stampa. Il Fatto Quotidiano non c’era ancora, purtroppo. C’era invece Giuliano Amato, vicesegretario socialista, braccio destro di Bettino Craxi. A lui nemmeno allora andava giù che si criticasse il Colle. Disse un giorno: “Il capo dello Stato è oggetto di un’autentica campagna che, a ondate successive, persegue l’esplicito scopo di destabilizzare le istituzioni”.

DUE GIORNI FA Napolitano ha rispolverato la formula utilizzata 21 anni fa dall’amico socialista: “Si è alimentata una campagna di insinuazioni e sospetti nei confronti del presidente”. E ancora ieri sera l’Ansa ci segnalava che “i collaboratori del presidente si interrogano su chi possa esserci dietro, sulla regia dell’operazione”. Stesse parole, contesti simili. Nella primavera del 1991 la Prima Repubblica agonizzava sotto i colpi dell’antipolitica (Lega Nord, referendum elettorali di Mariotto Segni), i partiti strologavano di riforme istituzionali in senso presidenziale e l’inquilino del Quirinale era nervoso. E se oggi Napolitano parla di “insinuazioni”, Cossiga, che era più scoppiettante, parlava di “miserabili insinuazioni”. Sarà forse per quell’aggettivo di troppo, e perché l’insulto era rivolto a lui, che Eugenio Scalfari parlò di “attentato alla libertà di stampa”. Ma erano altri tempi. Amato, ancora craxiano, era in minoranza. Le sue accuse contro le strategie destabilizzanti facevano inorridire i difensori della democrazia. Così il cronista politico de l’Unità Pasquale Cascella (oggi portavoce di Napolitano) intervistò il presidente dei senatori Dc, Nicola Mancino, e gli alzò la palla con maestria: “Qui girano sospetti di un complotto…”. E Mancino, che allora al Quirinale non si poteva neppure avvicinare, perché Cossiga quando invitava i maggiorenti Dc lo lasciava fuori, schiacciò la palla come compete a un vero democratico : “Allora, Amato farebbe bene a fare nomi e cognomi dei complottatori. Per quanto ci riguarda l’idea di una nostra compartecipazione al complotto è semplicemente ridicola”. L’intervista uscì sul giornale fondato daAntonio Gramsci il 2 maggio 1991. E quel giorno lo scontro diventò incandescente.

A fianco di Mancino, e contro Amato, scese in campo, ebbene sì, Giorgio Napolitano, firmando un duro articolo destinato alla prima pagina de l’Unità. La sua linea su Cossiga ipotizzava tre strade: l’impeachment, le dimissioni volontarie, o la decisione del presidente della Repubblica di “astenersi da interventi impropri”. L’altezza del Colle non lo intimoriva certo. E per l’amico socialista furono sonori schiaffoni. Scrisse il futuro sacerdote dell’intoccabilità del Colle (se occupato da lui): “C’è da chiedersi a chi possa giovare il sempre più ostentato schierarsi del Psi come ‘partito del presidente’, contro tutti i supposti protagonisti e complici di un presunto complotto contro il capo dello Stato”.

E ANCORA: Cossiga, “è purtroppo attivamente coinvolto in una spirale di quotidiane polemiche, di difese e di attacchi di carattere personale e politico, fino alla sconcertante e francamente inquietante distribuzione di etichette e di voti a giornali”. Poi il colpo finale al povero braccio destro di Craxi: “Perché Amato non confuta nel merito le tesi di chiunque tra noi, come sarebbe legittimo, anziché emettere indistinte denunce, riferendosi a una campagna contro il capo dello Stato che sarebbe stata promossa non si sa bene da chi e per quali calcoli, e di cui sarebbe partecipe il Pds? Non ci si risponda con la facile formula del ‘partito trasversale’”. E infatti Amato non evocò il partito trasversale, ma si limitò a evocare, con 21 anni di anticipo, l’asse Napolitano-Mancino: “Ho parlato di campagna, non di complotto. Spiace dover constatare che prima Mancino, poi Napolitano ritengano che si tratti della stessa cosa”. Proprio come oggi. Campagna, complotto, notizie, tutto uguale, tutto sbagliato, tutto vietato. Che nostalgia dei tempi di Cossiga, quando la libertà dei giornalisti era difesa da Napolitano.

emergenza femminicidi non basta una legge che aumenti le pene ma serve una campaga educativa altrimenti è come svuotare il mare con un secchiello

Apro l'email  e tovo  queste  "lettere "   di  alcuni haters  \odiatori  ,  tralasciando  gli  insulti  e le  solite  litanie ...